SAINT-GERMAIN, IL SEGRETO DELL’IMMORTALITA’

È durante l’inverno del 1735 che sentiamo parlare per la prima volta del conte di Saint-Germain. Ci troviamo in Olanda e un affascinante giovane di non più di 25 anni comincia a farsi notare, grazie ai suoi modi raffinati e al carisma ipnotico, nei salotti dell’alta nobiltà. Nel 1743 lo ritroviamo di nuovo in Inghilterra, prigioniero con l’ingiusta accusa di spionaggio. Mentre dieci anni più tardi, nel 1753, ricompare a Vienna in qualità di amico e confidente del maresciallo Belle-Isle che nel 1755 decide di condurlo con sé a Parigi alla corte di Luigi XV.

Questo amabile e brillante intrattenitore, solitamente vestito con un abito viola scuro e una cravatta di satin bianco, che a tutti si presentava con il nome di conte di Saint-Germain, dimostrò presso le corti di cui era ospite e a chiunque avesse il piacere di conversare con lui, non solo di essere un uomo di vasta cultura  – conosceva infatti diverse lingue straniere, dal portoghese all’inglese dall’italiano al francese e cantava, componeva e suonava il violino in modo sublime – ma di avere memoria di fatti accaduti nei secoli passati.

In occasione della sua permanenza parigina, la contessa Von Gerby, il cui marito era stato ambasciatore presso la Serenissima nel 1710, parlando con il conte sostenne di aver incontrato a Venezia un suo parente. Saint-Germain, invece, fece notare che non si trattava di suo padre o di un suo familiare bensì proprio di lui. A seguito di questa risposta la contessa stupita esclamò: “Mio caro signore, è impossibile. Il conte di Saint-Germain che ricordo io aveva già allora la vostra età”.  Quest’ultimo, con tutta calma ribatté affermando: “Ma io sono molto vecchio”.

Allo stesso modo un nobile parigino, meravigliato e di certo anche invidioso delle ricchezze del conte e del suo seguito di numerosi servitori, cercò, rivolgendosi ad uno di questi ultimi, di smascherarlo dicendo: “Sono pur certo che egli sia un bugiardo quando riferisce della sua età”. E il servitore che lo aveva udito, con calma rispose: “Ovviamente monsieur, potete esserne certo. Pensate che egli racconta di essere in vita da più di quattromila anni, ma io sono al suo servizio da soli duecento anni e al tempo in cui mi prese con sé disse di averne tremila”.

Questi sono soltanto alcuni dei tanti esempi, riportati in numerose testimonianze, che mostrano come il conte di Saint-Germain cercasse di dar prova del fatto di essere pressoché immortale.

In ogni caso molti considerano la sua figura come una delle più enigmatiche e affascinanti della storia, sia dell’occultismo che dell’alchimia, mentre altri lo definiscono solo un vile truffatore.

Di lui Sir Horace Walpole dice di non conoscere la sua vera identità, ma di essere rimasto profondamente colpito dalle qualità “di costui che potrebbe essere definito come un folle oppure come uno straordinario genio”. Finanche Giacomo Casanova nelle sue Memorie, riferisce del loro incontro avvenuto nel 1760 in Olanda. Saint-Germain si trovava nuovamente lì in missione diplomatica esattamente come Casanova era stato inviato per conto del governo francese. Di lui, il noto avventuriero scrive: “Un uomo straordinario, che dice di essere nato trecento anni fa, di conoscere i segreti della medicina universale, di poter padroneggiare le forze della Natura, e di saper lavorare e fondere i diamanti …”

Di quest’ultima abilità in particolare, Saint-Germain diede prova nel 1755 allo stesso Luigi XV il quale dopo avergli consegnato un diamante del valore di seimila franchi, se lo vide restituire perfettamente pulito e puro, e di conseguenza rivalutato di altri quattromila franchi.

E’ possibile a tale proposito che il conte abbia soltanto scambiato le gemme, ma rimane di fatto un mistero come un uomo, dal passato praticamente sconosciuto, avesse a sua disposizione tutto il denaro di cui effettivamente il conte poteva vantarsi. Comunque siano andate le cose, in quella particolare situazione, il risultato fu la fiducia incondizionata del re, il quale volle ricambiare la genialità di Saint-Germain facendo allestire al Trianon un laboratorio perfettamente attrezzato, concedendo inoltre allo stesso conte di essere ospite degli appartamenti del castello di Chambord.

Da qui in poi, e ovviamente in maniera comprensibile, aumentarono le invidie nei confronti di Saint-Germain. In particolare quelle del duca di Choiseul che cercò in ogni modo di screditare la figura del conte, dimostrando che si trattava solo di un imbroglione.

In realtà, benché molti avessero messo in dubbio le capacità di Saint-Germain  di trasformare il vile metallo in oro, di poter tingere la seta e il cuoio di qualsiasi colore e di aver attraversato i secoli grazie ad un elisir da lui stesso brevettato, i suoi esperimenti – per quanto ne sappiamo – avevano dato ottimi risultati.

Questo riferisce il ministro dell’Olanda austriaca Coblenz che per Saint-Germain aveva allestito un altro laboratorio negli stabilimenti di Tournai, riferendo tra l’altro al cancelliere austriaco ogni genere di meravigliosa scoperta fatta dal conte.

I dettagli di questa vicenda probabilmente erano contenuti nel dossier raccolto su di lui – e contenente gran parte dei suoi segreti – durante la dominazione Napoleonica. Ma questo documento, dall’inestimabile valore per i seguaci di occultismo e gli studiosi di alchimia, è andato distrutto durante il periodo della Comune.

Dal 1764 in poi non si hanno molte informazioni riguardo agli spostamenti fatti da Saint- Germain. Più tardi lui stesso avrà occasioni di riferire dei suoi viaggi in India e della nomina, avvenuta senza una specifica motivazione, a generale dell’esercito russo durante la guerra russo-turca nel Mediterraneo (1768-1774).

Lo ritroviamo così, al termine della guerra, nel 1774 nell’Anspach (oggi Neu-Aspach, comune tedesco situato nel distretto di Darmstadt) al seguito di Carlo Alessandro, marchese di Brandeburgo. Anche quest’ultimo, come molti altri prima di lui, era rimasto fortemente impressionato dalla personalità di Saint-Germain e soprattutto dalle sue conoscenze in campo scientifico. Per questo motivo gli aveva offerto di continuare i suoi esperimenti nel castello di Triersdorf.

A questo punto si perdono temporaneamente le tracce del conte che anziché Saint-Germain inizia a farsi chiamare conte Tzarogy per poi dichiarare, qualche tempo dopo, la sua vera identità ossia il principe Rakoczy, uno dei tre eredi al trono di Transilvania.

Molti hanno creduto a questa versione dei fatti associando facilmente le misteriose origini slave del conte alla sua immortalità e dunque al mito del vampirismo. Oggigiorno sembra difficile accettare l’esistenza di un simile legame, ma molti biografi e narratori contemporanei hanno saputo sfruttare questo enigma contribuendo a creare un’ulteriore aura di mistero. Tra questi ultimi Chelsea Qinn Yarbro, scrittrice californiana, si è ispirata al personaggio storico di Saint-Germain per dare vita ad una saga, che ricorda da lontano la raffinatezza di costumi e ambientazioni de Il vampiro di Polidori, in cui l’eroe è un immortale gentiluomo, esperto conoscitore di tutti i misteri alchemici e occulti, ma costretto a nutrirsi di sangue come un qualsiasi altro vampiro.

Meno recentemente, invece, alcuni personaggi fondatori di gruppi esoterici, come Madame Blavatsky o Rudolf Stainer, hanno asserito di essere stati ispirati dalla figura del conte di Saint-Germain se non di averlo addirittura incontrato. Similmente al mito di immortalità che aleggia intorno alla figura di Casanova o di Cagliostro, allo stesso modo Saint-Germain continuerebbe tutt’oggi i suoi esperimenti come alcuni hanno preso a riferire successivamente all’ipotetico anno della sua morte avvenuta tra il 1784 e il 1786. Senza dubbio, però, la più curiosa e inspiegabile delle leggende è quella che lo vedrebbe passeggiare, durante la vigilia di Natale, nei giardini del Pincio a Roma.

Giusy Tolve