VIMANA, GLI UFO DEL PASSATO

Si chiamano Vimana e sono in pratica macchine volanti che solcavano i cieli della Terra migliaia di anni fa. Lo rivelano testi antichissimi: non solo la Bibbia, ma anche il Ramayana e il Mahabharata parlano di mezzi volanti che sfrecciavano nel cielo. Addirittura illustrano com’erano fatti e da cosa erano alimentati… e tutto questo risale addirittura al tempo dell’Impero Rama, in una terra “contemporanea ad Atlantide”, scomparsa per i terrificanti conflitti dell’ultimo Kali Yuga.

Ma andiamo un po’ con ordine.

La loro esistenza è presente nei miti e nelle tradizioni di molte culture e antichissimi scritti ne parlano: si tratta di una delle pagine più accattivanti sui misteri legati alla vera Storia del genere umano che riguarda reperti e testimonianze storico-archeologiche che fanno pensare alla presenza, in un remoto passato, di tecnologie incredibilmente avanzate. Come, ad esempio, le tracce dell’esistenza di macchinari volanti alcuni millenni di anni fa: i Vimana, appunto.

E’ sicuramente difficile credere a una cosa del genere, eppure nei meandri delle testimonianze più lontane possono annidarsi documentazioni inquietanti, esattamente come quelle che riguardano gli odierni Ufo o Ovni che dir si voglia.

Partiamo dalla Bibbia. Ricordate Elia rapito in cielo su un carro di fuoco? Il suo e altri casi contenuti nel libro sacro dei cristiani testimonierebbero, secondo alcuni studiosi, la presenza sulla Terra, in tempi antichissimi, di vere e proprie macchine volanti. Anche Ezechiele e Salomone solcano da un luogo all’altro il cielo con carri fiammeggianti o spinti da turbini di vento. E non manca chi viene portato via da incredibili aeromobili. La Bibbia tuttavia non è l’unico libro antico a parlarne. Se ne trova traccia anche in testimonianze sumere ed egizie, negli scritti cinesi e soprattutto in India, dove l’evidenza della questione si fa addirittura prorompente.

Testi come il Ramayana e il Mahabharata, oppure altri come il Samarangana Sutra-dhara, il Mayamatam (attribuito al celebre architetto Maya), il Rig Veda, il Yajurveda e l’Ataharvaveda descriverebbero senza possibilità di fraintendimento, almeno secondo quanto sostengono i ricercatori, dei veri e propri mezzi volanti.

Lo stesso farebbero anche libri di minor importanza come Satapathya Brahmana, Makandeya Purana, Rig Veda Samhita, Visnu Purana, Harsacarita e altri. Una fondamentale disamina sul contenuto di questi antichi testi sarebbe stata realizzata dallo storico Ramachandra Dikshitar.

La questione, ad approfondire gli antichi scritti indiani, risulta particolarmente affascinante perché alcuni di essi, come il Samarangana Sutradhara, sembrano spiegare addirittura come erano costruite quelle stupefacenti macchine volanti definite appunto Vimana. La parola stessa, in sanscrito, assumerebbe vari significati, a seconda del contesto e dell’epoca. In linea generale, tuttavia, la traduzione più arcaica sembrerebbe corrispondere a “oggetto che attraversa il cielo”.

C’è chi sottolinea come il termine sia composto dal prefisso “VI”, che significa “uccello”, e dal suffisso MAN, che indica un “luogo (volante) abitato”. Ma non è tutto: si apprende infatti che le macchine volanti erano costruite in materiale leggero e, allo stesso tempo, forte e ben modellato, specificando che per realizzarle erano necessari ferro, rame, mercurio e piombo, dando quindi anche una loro descrizione costruttiva. Queste incredibili meraviglie tecnologiche, ovviamente sempre in base agli antichi testi e alla loro interpretazione, erano in grado di spostarsi a grandi distanze e potevano sfrecciare nell’aria, ma anche immergersi sotto la superficie di laghi e mari.

A proposito dell’argomento il Vaimanika Shastra rappresenta un vero e proprio manuale, scritto in sanscrito, che illustra proprio le caratteristiche tecniche di un Vimana e spiega addirittura come va pilotato. Si tratta però, è il caso di dirlo per dovere di cronaca, di un lavoro attribuito al XX secolo, ottenuto – si dice – da un medium tramite scrittura automatica… quindi la sua attendibilità è tutta da dimostrare. Vi si afferma che i Vimana citati negli antichi scritti vedici indiani sarebbero stati degli avanzati velivoli. Si sostiene inoltre che il Vaimanika Shastra sia solo una piccola parte (un quarantesimo), di un’opera molto più consistente, lo Yantra Sarwasa (che si potrebbe tradurre come “Il tutto sulle macchine”), elaborato da Maharishi Bharadwaj e da altri saggi a vantaggio dell’umanità. Altri sostengono però che quei contenuti risalirebbero a testi antichissimi.

Nelle oltre 200 strofe del Samarangana Sutradhara viene specificato poi quale fosse l’utilizzo dei Vimana, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Non solo. Quanto viene scritto in quel libro è quanto mai intrigante e costringe a più d’una riflessione. Il Vimana – si legge testualmente – “è forte e durevole, il corpo deve essere costruito come un grande uccello volante in materiale leggero. Al suo interno va inserito il motore a mercurio con il suo apparato di riscaldamento in ferro posto in basso. Per mezzo del potere del mercurio che permette la messa in moto, un uomo che si siede all’interno del mezzo potrà percorrere una grande distanza nel cielo in modo meraviglioso. Con le stesse modalità, seguendo le istruzioni descritte, potrà essere costruito un Vimana grande come il tempio del Dio in movimento. Dovranno essere costruiti quattro contenitori resistenti di mercurio nella struttura interna. Quando questi verranno riscaldati dal fuoco controllato dai contenitori di ferro, il Vimana svilupperà una potenza di tuono attraverso il mercurio. Successivamente si convertirà in una perla nel cielo”.

Anche Ramayana e Mahabharata, due dei più grandi poemi della mitologia indiana (Sanatana Dharma), contengono la descrizione di un Vimana, rappresentato come una macchina volante a doppio ponte, cilindrico e dotato di oblò e cupola, che volava alla velocità del vento ed emetteva un suono melodioso. Ma si tratta solo di alcuni esempi, perché sono tanti i libri sacri dell’India che parlano di Vimana suddividendoli in diverse categorie: facendo una sintesi dei testi, possiamo dire che ne esistevano essenzialmente quattro tipi, definiti Shakuna Vimana, Sundara Vimana, Rukma Vimana e Tripura Vimana.

La cosa più sconvolgente, e misteriosamente interessante, di tutto questo è il fatto che stiamo parlando dell’India di almeno 15.000 anni fa e, in particolare, quella del cosiddetto Impero di Rama, situato in una terra ritenuta contemporanea ad Atlantide. Terra che, alla stregua di quel mitico continente, sarebbe scomparsa a causa di guerre e disastri naturali, lasciando solo piccole tracce della sua passata esistenza. In India sarebbero tuttavia sopravvissuti numerosi testi, come quelli citati prima appunto, che serbano il ricordo di quella civiltà fatta risalire, da alcuni, addirittura a 30mila anni fa.

La tradizione che affonda nella notte dei tempi vuole che le apocalittiche guerre e i disastri di cui si parla nel Ramayana e nel  Mahabharata siano state l’epilogo dei terrificanti conflitti dell’ultimo Kali Yuga, come vengono chiamati i cicli temporali della tradizione indiana.

Non è però facile collocare nel tempo gli Yuga. Certi studiosi, come El Kunwarlal Jain Vyas, ritengono che esistesse un ciclo Yuga Maggiore della durata di 6mila anni e un ciclo Yuga Minore della durata di 360 anni. In ogni caso gli studi più accreditati ritengono che Rama appartenesse al ventiquattresimo ciclo Yuga Minore, e che ci sia un intervallo di 71 cicli tra Manu e il periodo Mahabharata, cosa che ricondurrebbe, per l’appunto, a un periodo di almeno 26mila/30mila anni fa.

Di testimonianze di oggetti volanti non identificati nel corso della Storia ce ne sono parecchie, sicuramente quelle relative ai Vimana sono fra le più minuziosamente dettagliate e ampiamente documentate… sia che si tratti di realtà o di semplice fantasia.

A cura della redazione