ANDREA ZAMBURLIN

Giovane regista dell’area torinese, Andrea Zamburlin, oltre ad essere stato regista di videoclip musicali, si occupa principalmente di cinema: ha diretto finora tre cortometraggi tra i noir e il fantastico stile “Ai confini della realtà”, regalandoci tre piccole perle dal taglio maturo e dal sapore dolce/amaro. Conosciamolo meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ANDREA ZAMBURLIN?
Innanzitutto un saluto a chiunque stia leggendo queste righe! Allora, Andrea Zamburlin è un ragazzo di 21 anni ormai (il 9 agosto) che ha avuto un percorso un po’ particolare per quanto riguarda il cinema: essendo un grande appassionato di manga e cartoni animati (soprattutto giapponesi da come si può facilmente intuire guardando i miei corti; mi riferisco a suoni o inquadrature) da piccolo ho sempre desiderato diventare un disegnatore (sono bravo a disegnare ovviamente) e promisi ai miei genitori che avrei fatto IL RE LEONE 2!! Tempo qualche anno ed ecco che siamo arrivati al 3 ah ah…abbandonai la via del disegnatore e intrapresi quella del tecnico degli effetti speciali ma anche lì, guardando i backstage dei dvd dei miei film preferiti (il primo che ho veramente amato è ARMAGEDDON per la regia di Michael Bay, il mio maestro!!!), capii in breve tempo che non ero così cervellone dei computer. Allora un giorno dissi “cavolo, io voglio raccontare le storie!”… et voilà! Eccomi diventare regista e sceneggiatore!
Dal punto di vista umano sono molto solare, so di essere simpatico e caratterizzato da una certa stupidità genuina (forse non riesco a spiegare bene cosa intendo!), mi piace tantissimo scrivere e ascoltare la musica, sono molto sportivo e non ci so assolutamente fare con le ragazze nella fase del corteggiamento (faccio sempre la cosa sbagliata al momento “giusto” e la cosa giusta al momento “sbagliato”)… in generale cerco di comportarmi come una brava persona.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE PRECEDENTI, I PRIMI DUE CORTI E I DUE VIDEO MUSICALI?
Il primo corto in assoluto si chiama “The One” ed era un corto incredibilmente idiota e demenziale, fatto per provare a giocare con la telecamera e farsi due risate con gli amici. Su “Youtube” è caricato un Trailer! Il primo vero corto serio, pensato per voler dire e comunicare qualcosa è stato “Déjà-vu” nel 2006 (foto a destra), il quale ha ottenuto grandiosi risultati a tantissimi concorsi, soprattutto considerando il fatto che all’epoca avevo solo 18 anni (è stato trasmesso anche da Rai3 a “Screensaver”); "Untitled" (foto a sinistra) è nato necessariamente per partecipare al bando di concorso del Centro Sperimentale di Roma (proprio grazie ad esso ho passato la prima selezione, arrivando ad essere tra i 36 ragazzi selezionati su tutta Italia; poi al colloquio Paolo Sorrentino e soci mi hanno giudicato bravissimo ed in gamba, ma troppo giovane….bah)… quindi avevo bisogno di una storia forte, toccante ma che mi permettesse anche di poter usare la telecamera in una certa maniera per dimostrare di essere in gamba; il video musicale dei Take That è nato per un contest di Mtv e Universal Music nell’agosto del 2007. Il succo era di inventare il video della nuova canzone del gruppo e il più bello, votato dal pubblico, sarebbe andato in onda! Pensato e “storyboardato” assieme ad un mio amico nel giro di un paio di pause pranzo, lo abbiamo realizzato in men che non si dica e siamo arrivati addirittura in finale! Però non abbiamo vinto! L’altro video musicale, “Nato per uccidere” degli Acusma, è nato grazie al destino! Io stavo facendo il filmato di un matrimonio e tra gli invitati c’erano anche loro, i quali hanno suonato qualche pezzo ed è subito scattata la sinergia! Da lì a breve loro hanno inciso in studio il brano e io ho avuto modo di pensare al video. Credo che il risultato ottenuto sia molto buono!
CI È SEMBRATO DI CAPIRE CHE I TUOI PRIMI DUE LAVORI, “DEJA-VU” E “UNTITLED”, FOSSERO LEGATI FRA LORO PUR PRESENTANDO DUE STORIE E DUE TEMATICHE DIFFERENTI. VUOI SPIEGARCI L’IDEA CHE STA ALLA BASE DEL RAPPORTO TRA I DUE CORTI?
Certo avete ragione, seppur trattando tematiche principali differenti e storie completamente diverse, sembrano effettivamente “legati”. Di sicuro il comune denominatore è il senso di destino. Io personalmente credo nel destino, credo che nulla sia casuale perché in qualche maniera ogni azione deriva comunque dalla decisione di fare una determinata cosa piuttosto che un’altra. Quindi nulla è lasciato al caso. Senza alcun dubbio poi, alcuni concetti come quello di cercare in tutti i modi di non avere rimpianti, presente prepotentemente in “Untitled” (la frase finale – a destra due scene) si va a ricollegare a “Déjà-vu” (le foto a sinistra) proprio per il senso di rimpianto che devasta il mio personaggio. Un po’ per motivi di tempo un po’ perché sarebbe stato fuori luogo farlo dire in “Déjà-vu”, ho creato una storia che mi potesse permettere di dire quella frase (in “Untitled”).
PASSIAMO AL TUO PIÙ RECENTE FILM, “SARA”. CE NE VUOI PARLARE?
“Sara” (foto a sinistra e destra) è stato folgorante. Mi ricordo che mi trovavo al bowling una sera ed all’improvviso ho avuto l’ispirazione. Ho preso dei post-it dal mio borsello (io vado sempre in giro con i post-it a portata di mano) e una penna e ho iniziato a scrivere. Nel giro di 20 minuti era pronto, ovviamente non nella sua versione definitiva ma molto vicina. Una cosa era chiara sin dall’inizio: volevo qualcosa di puro intrattenimento, azione e ritmo incalzante. Era questo l’obbiettivo di “Sara”. Poi ovviamente ho inserito alcuni elementi fantastici tipo la costante di Plank (che ci tengo a precisare che quello che dice Stefano in “Sara” sta alla base di una vera e propria teoria scientifica….l’illuminazione mi è arrivata ad una lezione di fisica all’università in cui il professore ha proprio parlato di questa teoria).
Inoltre è stato girato in alta definizione (720p a 25fps con alcuni pezzi girati a 576p ma 50fps per ottenere dei super rallenty).  
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO E PER UN CERTO TIPO DI MISTERO IN GENERALE, UN PO’ TIPO “AI CONFINI DELLA REALTÀ”. CHE SIGNIFICATO HANNO PER TE QUESTE TEMATICHE?
Sono sempre stato un tipo a cui piace il fantastico e la fantascienza perché ti permette di creare realmente storie ma in un contesto che fuoriesce dal reale stesso (scusate il gioco di parole). In parole povere, sei più libero di fare ciò che vuoi perché altrimenti, se così non fosse, la gente direbbe che appunto non è credibile perché “non reale”. Così in “Déjà-vu” i déjà-vu sono l’elemento fantastico, in “Untitled” la parte finale è completamente irreale per dare un finale speranzoso e carico di ottimismo (quando invece senza di esso sarebbe stato tristissimo), in “Sara” il personaggio principale, aumentando la sua costante di Plank  diventa una specie di Super-Saiyan e sconfigge i cattivi etc….
UN ALTRO TEMA PORTANTE DELLE TUE PRODUZIONI È IL RAPPORTO AMORE/MORTE. COME MAI QUESTA CONTRASTANTE UNIONE, SPESSO TRA L’ALTRO VENATA DA UNA SOTTILE VENA DI TRISTEZZA?
La morte è l’antitesi dell’amore. Quindi ogni volta che c’è tanto amore, c’è anche tanta paura di perdere la persona che si ama. Il loro connubio nei miei corti c’è perché nelle storie serviva tale rapporto, altrimenti “Dèjà-vu” non sarebbe stato credibile e soprattutto “Untitled”, di sicuro quello che più sentito personalmente perchè realizzato in un determinato periodo della mia vita dove volevo fare sapere a tutti quanto era innamorato. Poi “Sara” è una grande prova d’amore, il film è retto proprio grazie all’amore del protagonista verso la sua donna, e di cosa sia disposto pur di salvarla.
Io penso che l’amore è il traino di tutto questo pazzo mondo e quindi mi viene assolutamente spontaneo parlarne (e magari della morte intesa come annullamento del primo) nei miei film, anche perché come si dice: ogni storia che valga la pena del racconto è a proposito di una ragazza. E mi pare giusto. In fondo il pubblico deve poter tifare per il protagonista, soffrire con esso e combattere con lui. Ma serve una motivazione! Pensate a “Titanic”, “Armageddon”, “Il Signore degli Anelli”, “Pearl Harbor”, “Harry Potter”, “Matrix”….che film sarebbero senza che i protagonisti combattano senza amore???
SE NON VADO ERRATO, IN QUASI TUTTI I TUOI LAVORI HAI INSERITO IL MONDO DELLO SPORT, A VOLTE TOCCATO SOLO IN MANIERA MARGINALE, MA PUR SEMPRE PRESENTE. DALLA PALLAVOLO AL CALCIO AL RUGBY. CHE RAPPORTO HAI CON LO SPORT E COME LO CONIUGHI CON IL RESTO DELLE TUE ATTIVITÀ?
Lo sport è sempre stato parte integrante della mia vita e penso che aiuti a vivere, sia dal punto di vista fisico che sociologico. Inoltre ora ho terminato il primo anno all’Università di scienze motorie di Torino (SUISM). In “Untitled”, che è molto molto molto autobiografico, Jack gioca a calcetto perché anche io giocavo a calcetto ma ho dovuto smettere a causa della rottura del legamento crociato anteriore sinistro. Una volta operato non me la sono sentita di tornare a giocare nella squadra, quindi ora mi limito a farlo con gli amici.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Di solito prendo spunto da me stesso. O meglio, dalla mia vita. Poi ovviamente sconfino e ingigantisco! Delle volte invece parto da una scena in particolare che mi piacerebbe girare o da una frase che mi piacerebbe fare dire, e ci costruisco la storia attorno! Come ho già detto prima “Untitled” è di sicuro il più personale e il più “sentito” a livello sentimentale, per ovvi motivi (chi vedrà il corto capirà). A livello personale una fonte inesauribile di fantasia è la musica. Mi infilo le cuffie e inizio a scrivere, perché la musica mi aiuta sì a ricordare determinati momenti della mia vita, ma anche a produrre vere e proprie scene! Senza la musica sarei perso! Infine per dovere di cronaca volevo precisare che “Déjà-vu” l’ho fatto prima che uscisse al cinema il film di Tony Scott (tra l’altro la mia teoria è ben diversa) e per “Untitled” ho preso spunto da un altro corto, che si chiama “Strike Zone”, per la regia di un giovane ragazzo, purtroppo deceduto, Cameron Duncan (il soggetto iniziale è comune ma poi le due storie seguono piste completamente diverse).
NEI TUOI FILM FAI UN PO’ DI TUTTO, A VOLTE PERFINO L’ATTORE. QUAL È LA TUA ASPIRAZIONE MASSIMA?
Ah ah! A tutti i concorsi a cui partecipano mi chiedono sempre la stessa cosa! Perché faccio anche l’attore? La risposta è semplice e banale! Mi piace vedermi sullo schermo (narcisista!) e poi non sono neanche malvagio a recitare! Per questo motivo in ogni mia creazione mi ritaglio sempre un piccolo ruolo (ad esclusione di “Déjà-vu” dove sono il protagonista). Per il resto non posso fare a meno di montare, sceneggiare, montare il sonoro, riprendere e curare la fotografia etc… devo essere dentro a tutto il processo creativo! L’unica cosa che mi manca ma desidero tantissimo, è saper comporre (sappiate che comunque ci sto lavorando anche su quello!). Ad ogni modo sì, io sono il capo di tutta la squadra ma vorrei anche ringraziare i miei amici (la Fighi Production) che riescono ad essere credibili anche senza essere attori veri (e Gabriele Massari ha composto le musiche originali di “Sara”…è davvero talentuoso!) e mi danno una mano nei giorni di ripresa (soprattutto il valoroso Giorgio). Comunque la mia massima aspirazione è quella di essere un bravo regista!
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Attualmente ho in cantiere un paio di cortometraggi (molto vari nel genere tra di loro, dal drammatico al fantastico-fumettoso allo sportivo scanzonato) tra cui il remake di un mio stesso cortometraggio incompiuto intitolato “The Match”, disponibile solo su “YouTube”……..ma soprattutto ho terminato la prima stesura e iniziato la revisione del mio primo lungometraggio “A9”; se dovessi definirlo lo farei dicendo che una sorta di fusione tra “Déjà-vu” e “Sara”, in grandissimo stile. Non a caso dovrò cercare dei produttori seri e disposti a rischiare in un progetto ambizioso, perché un film del genere, IN ITALIA, non si è mai fatto. Il potenziale è enorme. La voglia di farlo c’è. Basta solo che mi diano la possibilità di dimostragli quanto valgo e che ne vale la pena. E’ tutto top secret ovviamente ma posso solo accennarvi che si tratta di una storia d’amore infarcita di azione, filosofia sul tempo, la memoria, lo sport e lotta! Le carte in regola ci sono tutte! Speriamo! Se un giorno lo vedrete al cinema potreste dire “io ci avevo creduto!!”.
Grazie a tutti per l’attenzione, se posso permettermi vorrei invitare tutti i lettori a vedere i miei cortometraggi su “YouTube” cercando “zamburlin andrea” oppure il canale di “abedestino” (il mio nome utente). Grazie mille ancora per l’occasione.
Detto fatto. Grazie a te e… in bocca al lupo!

06/07/2008, Davide Longoni