IL FANTASTICO FINNICO DELLE EDIZIONI VOCIFUORISCENA

Le Edizioni VociFuoriScena ci propongono due uscite per la collana “Bifröst – Area finnica” a metà strada tra il fantastico e la mitologia.

Iniziamo con IL FURTO DEL SAMPO (254 pagine; 20 euro) di Uno Harva, Eemil Nestor Setälä e Väinö Salminen con traduzione e cura di Marcello Ganassini ed Elisa Zanchetta.

Nel Kalevala, Elias Lönnrot ha appoggiato il ciclo maggiore dell’épos e l’intero nucleo dell’opera su un oggetto misterioso, il sampo costruito da Ilmarinen, il “fabbro celeste” artefice del firmamento, per ottenere la mano della fanciulla del Nord, poi saccheggiato dagli eroi di Kalevala, desiderosi di portare nelle proprie terre la prosperità che il “mulino miracoloso” aveva garantito a Pohjola. Dopo la pubblicazione dell’epopea di Finlandia e Carelia, gli studiosi si sono chiesti cosa effettivamente rappresentasse questo simbolo tanto grandioso quanto sfuggente e, al riguardo, sono proliferate una miriade di interpretazioni diverse tra loro: per il compilatore del Kalevala si sarebbe trattato di un’immagine sacra, la statua riccamente decorata del dio biarmo Jómali, per Carl Axel Gottlund il vaso di Pandora, per Jens Andreas Friis un tamburo sciamanico e per Iivar Kemppinen un’immagine allegorica del sole.

L’autore, Uno Harva (1882 – 1949), il maggiore studioso finlandese di religioni uraloaltaiche, nonché colonna portante nell’interpretazione fenomenologica del materiale orale, ci offre con questo saggio una prospettiva nuova di indubbia validità scientifica: il sampo sarebbe il prodotto dell’incontro tra il tema mitologico norreno del Grotti, lo strumento posseduto dal re dei dani Fróði, capace di macinare ogni bene, un motivo demetrico autoctono, e l’immagine centrale della cosmologia uralica, il pilastro che regge il cielo o axis mundi e il “chiodo del Nord”, la stella polare attorno alla quale ruota la volta del “coperchio screziato” (kirjokansi), elemento del quale i popoli del Settentrione avevano elaborato rappresentazioni votive riccamente ornate.

Il libro è inoltre arricchito da due saggi, rispettivamente dell’insigne linguista Eemil Nestor Setälä (1864 – 1935) e dell’etnologo Väinö Salminen (1880 – 1947), indispensabili per seguire le premesse e il séguito dell’appassionante vicenda interpretativa di questo enigmatico oggetto della mitologia kalevaliana.

L’enigma del sampo forse non sarà mai del tutto svelato ma lo studio del simbolo cosmico più arcano e affascinante della tradizione nordica è una chiave preziosa per comprendere la complessa profondità della lirica popolare baltofinnica.

Chiudiamo questa breve carrellata con il saggio MITOLOGIA FINNICA (228 pagine; 20 euro) di Christfrid Ganander, con la prefazione di Jouko Hautala e la traduzione di Luca Taglianetti e Marcello Ganassini.

Il 21 novembre 1741 nasceva Christfrid Ganander, lessicografo e mitografo finlandese. Fu tra i primi folkloristi a registrare proverbi, indovinelli, credenze e canti popolari finnici. Tale materiale gli servì per la compilazione del Nytt finsk lexicon, un vasto dizionario della lingua finnica, destinato a rimanere però inedito, e proprio questa Mythologia Fennica. Completata nel 1789, sotto gli auspici dell’Aufklärung tedesca, quest’opera è in assoluto la prima trattazione scientifica di ampio respiro sulla mitologia finlandese e, insieme, una delle sue più preziose fonti a monte dell’imponente lavoro di riorganizzazione effettuato da Elias Lönnrot per il suo Kalevala. Impostato in forma enciclopedica, la Mythologia Fennica espone elementi tratti da tutti i livelli della tradizione, sia colta che popolare. Da un lato, vi sono i temi legati al mondo letterario delle saghe scandinave, dai miti sul misterioso “fondatore” Fornjótr alle battaglie degli antichi re svedesi contro gli stregoni finnar, per arrivare ai resoconti dei navigatori vichinghi sui misteriosi popoli incontrati lungo le più remote rotte nord-orientali. Ma Ganander riporta anche una notevole quantità di materiale folklorico finnico e lappone, che espone affidandosi all’autorità dei runot raccolti dalla viva voce del popolo. Tra divinità, spiriti guardiani ed esseri soprannaturali, tra riti sciamanici e celebrazioni sincretiche, spiccano le tradizioni sui possenti Kalewan pojat, i “figli di Kalewa”, tra i quali il lettore riconoscerà i principali eroi kalevaliani – Wäinämöinen, Ilmarinen, la signora di Pohjola, il malevolo Soini (Kullervo) – le cui fisionomie, non ancora addomesticate dalla penna di Lönnrot, si affacciano qui con tratti sovrumani e terrifici. Con l’attenzione del naturalista e con l’entusiasmo del pioniere, Christfrid Ganander si sforza di far luce sul materiale mitico-leggendario della più remota periferia d’Europa, con analisi a volte ingenue, a volte sorprendenti, aprendo la strada alla successiva stagione del risveglio nazional-romantico finlandese.

Buona lettura.

A cura della redazione