EDIZIONI VOCIFUORISCENA… DALLA TUNDRA NOTTURNA AI MĀORI

Le Edizioni Vocifuoriscena ci segnalano due uscite molto interessanti, che spaziano dalle leggende al folklore, ma sempre con una strizzatina d’occhio al fantastico.

TUNDRA NOTTURNA (256 pagine; 16 euro) di Samuli Paulaharju è la nuova uscita per la collana “Lapis – Area finnica”, con traduzione e note di Marcello Ganassini.

Nelle terre più settentrionali d’Europa, quando la lunga notte polare – che i finlandesi chiamano “kaamos” e i lapponi “skábma” – copre i fiordi rocciosi del Finnmark e le rupi desolate della tundra sotto la cappa impenetrabile dell’oscurità, la vita è pietrificata nel ghiaccio e la natura sprofonda nel sonno. Ma per le creature ultraterrene, questo è il momento di uscire da grotte, fosse e anfratti e dare inizio alle loro infernali attività.

I pochi uomini che osano sfidare la natura più aspra per pescare merluzzi nelle acque tempestose dell’Artico, o per pascolare i loro piccoli greggi di renne, si trovano sulla via schiere di spettri, peikot e anime inquiete degli inferi il cui unico compito è tormentarli. Per gli sventurati affrontare e sconfiggere le creature arcane delle tenebre selvagge significa confrontarsi con gli aspetti più cocenti, reconditi e inquietanti della propria coscienza, l’unico lume che la folata gelida non può spegnere.

I quindici racconti della raccolta TUNDRA NOTTURNA spaziano dal fantasy all’horror e costituiscono non solo il primo e più suggestivo esempio di letteratura gotica d’ambientazione artica, ma anche il frutto e l’eredità letteraria degli studi approfonditi di Samuli Paulaharju sulle tradizioni, i miti e le leggende che costituiscono il patrimonio culturale del profondo Nord.

Leggiamo due brevi estratti.

«Dalle pendici del tunturi, tra le basse betulle del pendio si ode il lungo, dolente ululato di un lupo, poi un secondo ululato altrettanto lungo dall’altura di fronte: un lupo risponde all’altro. Sul ciglio di una spoglia palude risuona l’atroce schiamazzo di un äpärä…»

«La cima del pagliaio rotola giù e spunta una testa – la testa di un vecchio. Una faccia sporca e raggrinzita si alza lentamente, si alza ancora… la fronte, gli occhi, il naso, la bocca, il mento, si vedono il collo e la spalla. Gli occhi acquosi fissano privi di vita, lucciconi scintillano agli angoli delle palpebre. Un enorme pomo d’Adamo si muove su e giù sul collo scarno, come se il vecchio stesse inghiottendo qualcosa.»

Samuli Paulaharju (1875 – 1944) è stato uno dei massimi etnografi di Finlandia. Conclusi gli studi magistrali, ha iniziato una quarantennale attività di raccolta di miti, costumi e tradizioni popolari in numerosi viaggi che lo hanno portato fino alle regioni più remote della Lapponia settentrionale, dalle terre dei finni di Svezia e Norvegia a quelle dei sámi orientali della penisola di Kola.

La collana “Bifröst – Area austronesiana” invece ci propone la lettura di MITOLOGIA MĀORI (462 pagine; 24 euro) di Sir George Grey, volume con la cura e la traduzione di Valeria Muscarà, una prefazione scritta da Dario Giansanti e 28 illustrazioni di Beatrice Emmi, un’edizione che ristabilisce capitoli ed episodi “censurati” nell’edizione inglese, per la prima volta ristabiliti sulla base del testo originale in lingua Māori.

Il 14 aprile 1812 nasceva a Lisbona Sir George Grey, militare, esploratore, politico inglese, che ha unito spiccati interessi in etnografia e glottologia alle esigenze dell’amministrazione delle colonie britanniche dell’emisfero australe. Nel corso della sua lunga carriera, è stato governatore dell’Australia Meridionale, della Colonia del Capo e, per due volte, della Nuova Zelanda, paese dove ha trascorso gran parte della vita, divenendone primo ministro nel 1877. Tra i suoi numerosi lavori in campo etnologico spicca la registrazione delle tradizioni epico-leggendarie dei Māori, parte delle quali è confluita nel libro “Ngā māhinga a ngā tūpuna” (1854), la cui traduzione in inglese, “Polynesian mythology” (1855), ebbe un ruolo importantissimo nel diffondere i miti e la cultura dei Māori presso il grande pubblico dell’Età Vittoriana.

«Sebbene molto dobbiamo a Grey e ad altri folkloristi, grazie ai cui sforzi è stata tramandata una parte non indifferente dei testi mitici e magici dei Māori, tentare una valutazione complessiva della mitologia neozelandese è reso problematico non solo a causa del fatto che, già a metà dell’Ottocento, quando si cominciò a registrare la tradizione degli indigeni della Nuova Zelanda, questa era già entrata in crisi, ma anche a causa del filtro ideologico di coloro che raccolsero il materiale.»

I Māori della Nuova Zelanda rappresentano l’estrema propaggine sud-occidentale dell’imponente movimento di diffusione dei navigatori polinesiani attraverso l’Oceano Pacifico, e Aotearoa, la “grande nube bianca”, è il nome con cui battezzarono la loro terra, colonizzata più di mille anni fa.

Quando Sir George Grey (1812 – 1898) ricevette l’incarico di governatore generale della Nuova Zelanda, ebbe notevoli difficoltà a gestire questo popolo fiero e bellicoso, e fu costretto a studiare la lingua e le tradizioni dei Māori allo scopo di guadagnare prestigio ai loro occhi (e meglio sottometterli alle esigenze della politica coloniale britannica).

Il risultato dei suoi sforzi è questo classico della letteratura etnologica: la più antica e autorevole raccolta di miti e leggende dei Māori. Dai racconti cosmogonici, che hanno il loro nucleo nel ciclo di Māui-tikitiki-a-Taranga, il trickster dell’intera Polinesia, fino alle “saghe” storico-leggendarie legate all’esplorazione e alla colonizzazione di Aotearoa – importanti sul piano delle rivendicazioni politico-territoriali dei Māori –, il corpus di racconti tradizionali raccolto in questo libro affascina per l’ampiezza di registro e la freschezza narrativa.

Rivalità, intrighi, astuzie, navigazioni, imprese guerresche, storie d’amore e di magia, incantesimi e maledizioni costituiscono il suggestivo affresco di una civiltà che, tecnicamente allo stadio neolitico, è stata tuttavia in grado di creare un mondo concettuale di grande complessità e raffinatezza.

Leggiamo un breve estratto: «… lentamente si solleva Tāne Mahuta, atua e padre dei boschi, degli uccelli e degli insetti, e lotta con i genitori; invano combatte con le mani e le braccia per separarli. Ecco, si ferma; ora la sua testa è fermamente piantata contro sua madre, la terra; solleva i piedi e li appoggia contro suo padre, il cielo; tende la schiena e le membra con grande sforzo. Così Rangi e Papa vengono separati…»

Buona lettura.

A cura della redazione