LA STIRPE DELLA GRU

Dopo “La grazia dei re” e in attesa del secondo capitolo della saga di Ken Liu, Oscar Fantastica presenta una nuova voce del fantasy di ispirazione orientale, con l’autoconclusivo “La stirpe della gru” di Joan He, oriunda cinese trapiantata negli Stati Uniti dove risiede nell’iconica e emblematica città di Philadelphia.

Il libro immerge in un mondo alternativo, ma basato su Cina e Giappone medievali, a cominciare dalla bellissima copertina, una rielaborazione delle stampe di quelle terre lontane, ancora oggi famose e amate, presenti nei musei e non solo, visto che continuano a essere prodotte e riproposte, come un classico che non passa mai di moda.

Hesina di Yan è la principessa ribelle del suo regno, desiderosa da sempre di vivere nell’anonimato: un giorno però deve fare i conti con la realtà, con la morte dell’amato padre e deve prenderne il posto, facendo subito i conti con una situazione non facile.

Ufficialmente, il re di Yan è morto per cause naturali, ma Hesina si convince che sia stato assassinato, da qualcuno della corte, che si nasconde dietro una facciata insospettabile, tra giochi di potere e corruzione: i sospettati possono essere molti, e diventa difficile capire di chi fidarsi. Del resto, i consiglieri pensano che una giovane regina sia facilmente influenzabile e vogliono scatenare una guerra contro il regno confinante di Kendi’a, accusandoli di aver ucciso il re, con dietro ovviamente altri giochi e interessi, ma Hesina decide di non stare ai loro giochi e compie una scelta molto coraggiosa e pericolosa.

A Yan la magia è al bando da secoli, ma Hesina si rivolge a un’indovina, il Giaggiolo Argenteo, rischiando di essere accusata di tradimento e messa a morte, perché la sua posizione non la salverebbe. Il Giaggiolo Argenteo le consiglia di contattare Akira, un prigioniero in carcere, con non pochi segreti e conoscenze, che diventerà l’unica persona di cui potrà e dovrà fidarsi.

“La stirpe della gru” è un romanzo avvincente, che si chiude nel suo arco di pagine senza ulteriori seguiti, una storia ideale da alternare a lunghe saghe che magari non hanno ancora la loro conclusione, come quella di Ken Liu e ovviamente l’opera eterna di Martin. Una storia che piacerà a chi ama la cultura dell’Estremo Oriente, dai fan dei manga a chi ha adorato film come “La tigre e il dragone”, “Hero” e “La foresta dei pugnali volanti”, capace di presentare un’ambientazione nuova per storie eterne, su archetipi sempre di sicura presa.

Elena Romanello