MYRIAM AMBROSINI E… PHANTAZO

E’ tornata con un nuovo romanzo la nostra Myriam Ambrosini: con “Phantazo” stavolta ci catapultiamo direttamente nel genere horror e nel mondo dei fantasmi ma, come sa ben fare Myriam, i brividi che arrivano dalle pagine di questo suo nuovo lavoro hanno uno spessore tutto loro. Scopriamolo insieme.

CIAO MYRIAM, BEN RITROVATA SULLA ZONA MORTA. L’ULTIMA VOLTA CHE CI SIAMO SENTITI SI PARLAVA DEL TUO ROMANZO “UN CUORE ALTROVE”, OGGI CI RITROVIAMO INVECE IN PIENA EMERGENZA SANITARIA E CON UN MONDO COMPLETAMENTE DIVERSO DA COME CE LO SAREMMO IMMAGINATI! COSA HAI FATTO IN TUTTO QUESTO TEMPO E COME HAI AFFRONTATO IL LOCKDOWN E LA PANDEMIA DI CORONAVIRUS?

Curioso: il 7 marzo di quest’anno usciva dalle stampe il mio ultimo romanzo “Phantazo” e il 9 scattava il lockdown. Curioso soprattutto in merito alla location di questa mia ultima fatica letteraria, partorita quando di Covid 19 e di pandemia non si parlava, né era ancora lontanamente possibile immaginare questo tanto improbabile e funesto scenario.

Cosa ho fatto durante il lockdown… Per me in effetti non è cambiato molto dal punto di vista pratico: quello dello scrittore è un lavoro solitario e dunque, stando in casa, se possibile, ho scritto ancora di più.

Psicologicamente invece le mie emozioni si sono incanalate verso le paure, i dubbi, le ansie e gli interrogativi di tutti. Ho provato a fornire loro risposte con racconti e versi che avevano – ahimè! – la pandemia e i suoi effetti come tematica principale.

HAI COMUNQUE CONTINUATO A SCRIVERE, PROVA NE E’ L’USCITA DEL TUO RECENTE ROMANZO “PHANTAZO”, CE NE VUOI PARLARE?

Volentieri… ”Phantazo” si svolge in un microcosmo quale si trova ad essere un ospedale, la voce narrante è un fantasma di donna senza alcun ricordo di sé, neppure del suo stesso nome, ma con una potenziata empatia per tutto ciò che attiene alla fragilità dell’animo umano e con particolare attenzione all’impatto che “il dolore”, fisico e psicologico, esercita su tutti noi.

COME E’ NATA L’ISPIRAZIONE DELLA STORIA?

Probabilmente dai lunghi anni di volontariato presso un grande ospedale romano e raccogliendo, in quel contesto, confessioni e speranze.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE DI QUESTA NUOVO LAVORO?

La difficoltà non è consistita tanto nella creazione dei personaggi, quanto nella loro analisi e nel tentativo di scavare a fondo nella loro anima.

HAI AFFERMATO IN MERITO: “LA TRAMA DI QUESTO ROMANZO IN REALTÀ È PIUTTOSTO SEMPLICE, PERSINO SCARNA, MA NON COSÌ PER I CONTENUTI”.VUOI SPIEGARCI COSA INTENDI?

Per rispondere a questa domanda torno al concetto precedente: non è la trama lo scheletro portante di questo romanzo, ma l’osservazione dell’animo umano, soprattutto a confronto con la malattia, la paura, la morte, non scevre però di speranza e di riscatto.

CITANDO SEMPRE LA PRESENTAZIONE DEL TUO LIBRO, SI PARLA SPESSO ANCHE DI RICERCA DELL’EMPATIA. VOGLIAMO APPROFONDIRE ANCHE QUESTA TEMATICA?

Come non provare a divenire empatici in un tempio del dolore quale è un ospedale? E’ ciò che appunto fa quel “fantasma di donna”, lì, inspiegabilmente per lei, intrappolato. Probabilmente un mio, sino a un certo punto, inconsapevole transfert.

ULTIMA DOMANDA, QUALI PROGETTI HAI IN SERBO PER IL FUTURO?

Ancora nebulosa la via… Da poco ho comunque iniziato e mi sto dedicando a una personale rivisitazione – in forma per lo più epistolare – della vicenda di vita di Lucrezia Borgia. Ma di ciò che è ancora in fieri mi è, per il momento, difficile parlare.

BENE, DUNQUE RESTIAMO IN ATTESA DI PROSSIMI SVILUPPI. ALLA PROSSIMA

Davide Longoni