SOLITUDINIS MORBUS

Con SOLITUDINIS MORBUS (64 pagine; 16,90 euro) torna con l’ottavo volume la collana dedicata a Sergio Toppi da parte di Nicola Pesce Editore. Questo straordinario cartonato raccoglie tre rari gioielli del grande maestro milanese.

In “Bois Brocèlan 1909” faremo un picnic nella foresta di Brocelandia… ma attenzione a certe donne anziane che indossano un cappello a punta e sanno volare sulle loro scope!

“Black and Tan 1920” è ambientato nei primi del Novecento, durante gli scontri tra l’esercito britannico e gli indipendentisti dell’Armata Repubblicana Irlandese (IRA): una storia che stavolta si fonderà con il mondo magico delle leggende irlandesi.

Infine nel racconto che dà il titolo al volume, vedremo quello che può provocare la troppa solitudine alla fervida fantasia del guardiano di un faro: il sonno della ragione genera mostri!

Anche in questo volume l’arte di Toppi esplode in tutto il suo fragore e ogni sequenza ha un suo senso e una sua logica ben precisa all’interno del messaggio finale dell’opera: il Maestro non rompe mai la gabbia ma vi costruisce attorno la storia. Roberto Diglio nella prefazione scrive: «Rompere la gabbia significa dire al lettore che le regole sono cambiate, che il ritmo scandito da forma e posizione viene cambiato, che la velocità è stravolta. In questa tavola la gabbia non è rotta poiché non dice se le regole sono state rotte o meno. Il linguaggio del fumetto è complesso tanto quanto quello cinematografico, quello pittorico, quello letterale e quello musicale messi assieme. Tutto viene regolamentato da un semplice elemento visivo che permette al nostro cervello di indagare nel pensiero dell’artista: lo spazio bianco. Cosa succede tra due vignette? Cosa avrebbe inserito l’artista per riempire quel divario?». Anche in questo splendido volume il Maestro dei Maestri diventa quindi creatore del “non detto”. Ecco perché l’opera di Toppi continua a far sognare in ogni sua forma: perché nessuno potrà mai riempire quello spazio di cui solo l’autore conosce il contenuto… Ancora una volta siamo di fronte a «uno straordinario caleidoscopio di stili di cui solo il grande Maestro poteva essere capace».

A cura della redazione