BJÖRN LARSSON AI BOREALI

Il Festival della Cultura del Nord Europa, denominato “I Boreali”, dopo varie tappe tra cui Milano, Venezia, Cagliari, Trento, è giunto il 17 e 18 ottobre a Matera, la Capitale europea della Cultura 2019. Tanti gli eventi in programma per le due giornate organizzate dalla casa editrice Iperborea in collaborazione con l’associazione Amabili Confini e OnyxLibro. Gli incontri riguardanti vari ambiti artistici, si sono svolti tra Casa Cava e la Biblioteca provinciale T. Stigliani e hanno interessato non solo gli adulti ma anche gli alunni delle Scuole Minozzi, Fermi, Pascoli e Manzi-Semeria. Questi ultimi sono stati coinvolti in attività di gruppo e laboratori di lettura su fiabe e favole. Tra i testi letti e interpretati da citare quelli di Ulf Stark, che è stato uno dei importanti scrittori svedesi per l’infanzia, e di Katarina Taikon. Presentato, inoltre, dal curatore Bruno Berni e dallo scrittore Luca Doninelli il sesto volume delle serie di fiabe nordiche, “Fiabe norvegesi”. Mentre Leonardo Piccione ha parlato del suo testo di storie legate ai vulcani islandesi dal titolo “Libro dei vulcani d’Islanda”. Fondamentale la partecipazione al festival di Björn Larsson, uno degli scrittori svedesi più conosciuti e letti in Italia. Larsson insegna letteratura francese ed è noto soprattutto per il romanzo bestseller “La vera storia del pirata Long John Silver”. L’autore a Matera ha presentato il suo ultimo libro “La lettera di Gertrud: l’identità tra scelta e destino”, dedicato alla questione ebraica, alle radici e al concetto di libertà. Gli abbiamo posto alcune domande e lui (in un ottimo italiano), gentilmente, ci ha risposto.

COME MAI UNA TEMATICA COSI’ COMPLESSA COME LA QUESTIONE EBRAICA?

Ho voluto raccontare una storia di identità per cui ho preso un esempio drammatico, complesso, quello più controverso. Ho un mio amico ebreo sposato con una svedese e si ritrova in questo limbo dentro le due culture. Oggi  ognuno difende ossessivamente la propria identità sia religiosa, politica o sessuale, per questo ritengo necessario tornare all’umanesimo.

HAI ANCHE SCRITTO STORIE IN CUI IL MARE HA UNA GRANDE IMPORTANZA…

Certo, per me il mare è importante. Lo dico come persona. Ho dedicato al mare due libri, ma è presente anche in altre mie storie. In sé non è un tema letterario ma ci sono gli uomini e le donne che lo attraversano che possono eventualmente essere interessanti.

A QUESTO PROPOSITO IL TUO ROMANZO “LA VERA STORIA DEL PIRATA LONG JOHN SILVER” E’ STATO UN OMAGGIO AL GRANDE SCRITTORE ROBERT LOUIS STEVENSON, AUTORE DE “L’ISOLA DEL TESORO”?

Sì, io ho fatto una mia ricerca su “L’isola del tesoro”. Quanto al pirata Long John Silver, ciò che mi ha spinto a scrivere il romanzo è stato il fascino di questo personaggio e di questo libro che ho letto quando ero giovane e che continua ad affascinare tantissimo. Stevenson ha creato un mito ossia un personaggio che non è pirata tipico, ma in un certo senso è universale, perché tutti abbiamo un po’ di lui.

C’E’ POI IL ROMANZO “I POETI MORTI NON SCRIVONO GIALLI”. SI TRATTA DI UN TESTO IRONICO O DI UN GIALLO VERO E PROPRIO?

Ho cercato di raccontare una storia in sé. Oggi il 50% dei romanzi pubblicati in Svezia sono gialli e invece la criminalità non rappresenta il 50% della società; io non ho niente contro il genere però adesso è troppo. La mia è sì una storia gialla, ma ha una fine che non esiste in un altro giallo, ne sono sicuro!

INVECE “IL CERCHIO CELTICO” E’ ETICHETTABILE COME THRILLER?

Non voglio etichettarlo come un libro di genere. E’ stato pubblicato come thriller in Francia, come romanzo in Germania e come libro di mare in Inghilterra, dunque scappa un po’ da tutti i generi!

Filippo Radogna