IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA…

e vidi dietro a noi un diavol nero, scrive l’Alighieri nel XXI Canto dell’Inferno, nella V Bolgia dell’VII Cerchio, riferendosi a un qualsiasi angelo caduto – forse uno dei Malebranche, nero, alato, armato di un bastone uncinato con cui costringe i dannati, i Barattieri, a stare immersi nella pece bollente – come quelli che spesso ritroviamo raffigurati anche a tutto tondo, sotto forma di inquietanti statue, nelle nostre chiese.

Nelle pagine che seguono, per i lettori di La Zona Morta vorrei illustrare, in un necessariamente breve excursus di carattere storico-artistico, la presenza delle raffigurazioni del Diavolo nelle chiese, nei luoghi destinati alla preghiera, al culto dei Santi, in definitiva all’eterna lotta del Trascendente e dei rapporti umani contro il Male, il lato oscuro dell’esistenza.

Da sempre, nel raffigurare entità maligne, “sulfuree”, ogni artista ha avuto in mente l’idea di diversità, di mostruosa alterazione della fisionomia umana, proprio per impressionare, terrorizzare, i peccatori mediante le terribili minacce degli infernali tormenti che essi avrebbero potuto subire da parte di quelle creature tanto diverse dalle raffigurazioni delle quasi evanescenti e angeliche creature che rappresenterebbero il lato in luce, il Bene da sempre contrapposto al Male.

Dapprima sotto forma di esseri umanoidi, a volte piccoli e deformi, a volte sotto le sembianze di un vecchio magari dotato di artigli e zoccoli caprini, a partire dall’XI secolo nelle raffigurazioni delle chiese cominciano ad apparire demoniache figure sotto le sembianze di animali quali caproni, lupi, gatti e l’onnipresente pipistrello.

Naturalmente non mancano le regolamentari corna!

Nella chiesa cimiteriale di San Pietro Vecchio, a Favria, piccolo comune a pochi chilometri da Torino – in un affresco della prima metà del Trecento, su una parete del sottotetto – l’Angelo caduto è addirittura quadricefalo e almeno un paio delle sue orrende teste emettono infernali fiamme.

Il Diavolo quadricefalo della chiesa di Favria (Torino) con infernali fiamme emesse dalle quattro bocche.

Ma ciò che incontreremo in questo breve articolo sarà il non inconsueto accostamento del Diavolo con l’Acqua Santa contenuta in meravigliose sculture che ornano molte chiese del nostro Belpaese.

Inizieremo la nostra ideale passeggiata da Roma, dalla grande e bella Basilica di San Paolo fuori le mura.

Entrando dalla parte del chiostro e dando un’occhiata al transetto di destra, all’occhio degli innumerevoli turisti compare subito il gruppo marmoreo composto da un atletico Diavolo impaurito, con corna, coda e ali di pipistrello, il quale inutilmente cerca di nascondersi, di allontanarsi dall’Acqua benedetta, coprendosi il viso con un braccio. Forse vergognandosi di soccombere davanti a un’innocente creatura…

Infatti, accanto al pavido simbolo del Male, una bambina cerca di immergere la manina nell’Acqua Santa per farsi il Segno della Croce per allontanare da sé il Male incombente.

Il Diavolo alato e l’Acqua Santa nella Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma. La bella scultura è opera di Pietro Galli per la duchessa di Bauffremont, da lei poi donata a Pio IX nel 1860.

Ma perché l’Acqua Santa? Non basterebbe farsi il solo Segno della Croce?

No, poiché nella liturgia cristiana l’acqua è indispensabile per dar luogo a una delle cerimonie facenti parte delle sei categorie in cui la teologia dogmatica suddivide i “Sacramentali”, ossia Orans, Edens, Confessus, Dans, Benedicens e infine Tinctus.

I “Sacramentali” , introdotti dopo il XII secolo, consistono in azioni o cose con cui la Chiesa cerca di ottenere effetti spirituali. Orans, ad esempio, consiste nell’orazione domenicale e nelle preghiere personali o pubbliche; Edens è l’assunzione di cibi benedetti, quale l’Ostia consacrata durante la cerimonia dell’Eucarestia; Dans sono le opere di bene tramite elemosine, e così via.

Ma è Tinctus il “Sacramentale” che raggruppa i rituali in cui è prevista l’aspersione, l’uso in genere, sia dell’Acqua Santa sia delle unzioni sacre.

La più diffusa cerimonia, quella che vede protagonisti tutti i cristiani osservanti che entrano in una chiesa, è proprio quella di bagnare la punta delle dita della mano destra nell’apposita acquasantiera e poi farsi il Segno della Croce.

In qualsiasi chiesa cristiana troveremo sempre un’acquasantiera sotto forma di un catino in marmo, a volte a forma di grande conchiglia, a volte simile a un calice incastrato nel muro. L’Acqua Santa utilizzata durante la cerimonia del Battesimo, secondo la tradizione, vorrebbe l’aggiunta di un po’ di sale per ricordare un episodio biblico in cui Eliseo – profeta ebraico dell’VIII secolo a.C. – versò del sale nelle acque del fiume Giordano sia per purificarle, sia per allontanare con esso l’Angelo caduto, il Demonio.

Dunque, attenendosi a ciò che prescrive il rituale romano, l’Acqua Santa dovrebbe essere preparata con un particolare rito esorcistico compiuto sia sul sale sia sull’acqua, seguiti da una benedizione affinché l’acqua stessa riceva la virtù della Grazia divina e sia atta a scacciare i demoni, possa guarire le malattie e possa apportare salute all’anima e al corpo.

Vade retro Satana!

Lasciando ora la complessa teologia dogmatica, da Roma spostiamoci verso alcune chiese del Molise dove nelle acquasantiere è ben visibile – in un’inconsueta raffigurazione – l’obiettivo di allontanare il Demonio proprio grazie alla presenza dell’Acqua Santa. O, più esattamente, raffigurando il Male sotto forma del biblico serpente e il Bene sotto forma di tre pesci “trinitari” che immediatamente ci riconducono a uno dei primissimi modi con cui i cristiani indicavano il Cristo mediante  un acronimo derivato dalle iniziali della frase greca “Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore” – ichthýs – ossia uno stilizzato pesce.

Ad esempio, nel paese di Jelsi, in provincia di Campobasso, nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo, nell’acquasantiera realizzata tra XVI e XVII secolo troviamo i classici tre pesci, posti a triangolo, a difesa degli attacchi da parte del Maligno

Jesi, Campobasso, chiesa di Sant’Andrea apostolo. Nell’acquasantiera i tre pesci simboleggianti la Santissima Trinità allontanano il Male, il Demonio…

Analogamente, nel paese di Cercemaggiore (Campobasso), proprio all’ingresso della chiesa di Santa Maria della Libera, nell’acquasantiera sono ben visibili i tre pesci che simboleggiano il Bene, mentre due serpi, il Male, cercano invano di aggredirli.

Cercemaggiore, Campobasso, chiesa di Santa Maria della Libera. Ben due serpenti, il Male, cercano invano di aggredire la “Santissima Trinità” simboleggiata dai tre pesci.

A Poggio Sannita (Campobasso), nella chiesa dedicata a Santa Vittoria il serpente, il Demonio, appare costretto a fuggire dall’Acqua Santa  e sembra che i fedeli dopo aver bagnato la punta delle dita nell’acqua, la facciano sgocciolare proprio sulla testa del serpente, forse per accrescere la funzione apotropaica del gesto sacro…

Poggio Sannita (Campobasso), chiesa dedicata a Santa Vittoria. Qui il serpente, il Male, tenta di fuggire dall’Acqua Santa…

Per concludere questa necessariamente breve carrellata all’interno di alcune chiese italiane dove il Diavolo, sotto varie forme, appare contrapposto al Bene sotto forma dell’Acqua Santa, rechiamoci nel Santuario di Barbana, in provincia di Gorizia, dove un Diavolo munito delle solite ali da pipistrello è costretto a sobbarcarsi sia il peso di un’acquasantiera a forma di enorme conchiglia ma soprattutto un simbolico peso ben maggiore, rappresentato dall’Acqua benedetta in  essa contenuta.

La stupenda scultura è opera dell’artista gradese Lorenzo Boemo il quale si ispirato ad analoga opera d’arte visibile nella chiesa di Santa Lucia di Piave, in provincia di Treviso, realizzata nel 1928 da un francescano, il Beato Claudio Granzotto.

Santa Lucia di Piave, Treviso. L’acquasantiera con il Demonio faticosamente costretto a supportarla ma, in particolare, a sostenere il simbolo del Bene, l’Acqua Santa…

In un prossimo articolo ci soffermeremo più a lungo sull’acquasantiera di Rennes-le-Chaâteau, minuscolo paesino della Francia meridionale nella cui chiesa i fedeli vengono accolti da un’inquietante, demoniaco, personaggio…

Rennes-le-Chaâteau, il Demone che sorregge l’acquasantiera.

Roberto Volterri

Tra i moltissimi argomenti trattati nel libro KILLERS – GLI APOSTOLI DEL MALE, libro – che ha riscosso anche il plauso del Maestro del Brivido, Dario Argento! – i primi capitoli sono dedicati a quelle donne  di solito appartenenti alla meravigliosa altra metà del cielo, – le Sacerdotesse del Male –  le quali, in compagnia di strani personaggi, hanno lasciato un incancellabile, nerissimo, ricordo anche nella storia del nostro Bel Paese.

Per completare gli argomenti trattati in tale volume, Enigma Edizioni ha appena pubblicato OMICIDI – IL FASCINO DEL MALE, nuove inchieste, ampiamente documentate, su killers, seriali o meno, vissuti in un passato più o meno lontano o anche viventi, i cui nomi appaiono sempre scritti con inchiostro “rosso sangue” nelle cronache dei quotidiani o in trasmissioni televisive dedicate all’affascinante universo criminologico.