TRE CRISTALLI DI GERMANIO, “QUALCOSA” CADE DAL CIELO, IL “SEGRETO” DELLA BELL TELEPHONE…

Luglio 1947, deserto del New Mexico. “Qualcosa” precipita dal cielo.

Viene subito convocato il Generale Nathan Twining, della base aerea di Wright Patterson, il quale rimane alcuni giorni negli edifici di Alamogordo, a poca distanza dallo strano crash avvenuto nel deserto, mentre i frammenti dell’oggetto caduto vengono analizzati – su decisione del Presidente degli Stati Uniti, Harry Truman – da un comitato speciale costituito sia da militari che da uomini di scienza, ovvero il famoso, o famigerato, Majestic 12. Anzi, alcuni membri di tale comitato suggeriscono a Twining di inviare una parte del materiale recuperato da quel “qualcosa caduto dal cielo” ai Bell Laboratories, a Murray Hill, nel New Jersey. Perché?

Non lo sappiamo, però sappiamo che mentre la spiegazione ufficiale data pochi mesi più tardi agli avvenimenti di Roswell, ove campeggia il solito trito e ritrito “pallone sonda”, qualcosa accade proprio nei laboratori dove erano confluite alcune speciali parti che costituivano il cosiddetto “pallone”, banalmente perdutisi tra la polvere e i rovi del deserto.

Questo potrebbe essere stato lo scenario che ai militari si presentò nell’estate del 1947, nel deserto del New Mexico, dopo quel che viene definito “UFO-crash”.

I giornali dell’epoca dettero grande risalto a questo misterioso evento. Molte attuali tecnologie sono forse nate in quel giorno?

Facciamo ora un lungo passo indietro nel tempo…

1884. New Jersey, laboratori di Menlo Park.

Thomas Alva Edison osserva l’effetto termoelettrico, detto proprio “Effetto Edison-Richardson”, che consiste nell’emissione di un flusso di elettroni da parte di un filamento riscaldato a un’adatta temperatura. Però le numerose applicazioni di questa scoperta trovano soluzione nel campo dell’elettronica solo molti anni dopo, quando Sir John Ambrose Fleming, nel 1904, utilizza tale effetto per realizzare il Diodo, valvola termoionica in grado di “raddrizzare” segnali elettrici, ossia di convertire un segnale sinusoidale in uno “pulsante” costituito solo da semionde positive.

Lo stranissimo groviglio di fili inseriti in quella che sembra una lampadina è il primo Diodo realizzato da John Ambrose Fleming nel 1904, nella foto in basso.

Bisognerà ancora attendere altri due anni per vedere nascere il Triodo – concepito come evoluzione del Diodo – inventato da Lee de Forest e formato da un filamento di Tungsteno che si riscalda per “Effetto Joule” quando viene percorso da corrente elettrica, oltre ad un elettrodo chiamato Anodo o Placca. Il Triodo è invece una valvola derivata dal Diodo a cui è stata aggiunta una Griglia controllo, permettendo così di applicare ad essa il segnale da amplificare e prelevarlo, con maggiore ampiezza, sulla Placca. L’evoluzione dei cosiddetti “tubi termoionici” è poi proseguita nel tempo, con l’aggiunta di altri elettrodi che hanno dato origine al Tetrodo con quattro elettrodi, al Tetrodo a fascio, al Pentodo e così via.

Ma il principio di funzionamento è rimasto sempre lo stesso fino al 1945 circa, cosa che appare eclatante anche nei documentari o nei film di guerra dove i militari comunicano tra di loro con ingombranti apparecchi “a valvole” e quasi… “a manovella”!

L’Audion, una delle primissime “valvole”, inventato da Lee de Forest nel 1906. Salvo perfezionamenti tecnici il principio di funzionamento dei “tubi elettronici”, delle “valvole”, è rimasto sempre lo stesso fino al 1945. Poi… ci fu Roswell.

Lee De Forest, inventore del Triodo, con una delle sue rudimentali “creature”. Si noti che sullo sfondo si legge la data del 29 gennaio 1947. Dopo pochissimi mesi “qualcosa” cadde a Roswell “dall’alto dei cieli”…

Il “glorioso” ricevitore radio – rigorosamente “a valvole”! – in uso fino al termine della Seconda Guerra Mondiale nell’esercito USA. Due anni dopo la tecnologia compie passi da gigante. Merito anche del possibile UFO-crash di Roswell?

 

Interno del ricevitore radio BC342. Si notino le sei “valvole” (nere), in primo piano, sulla sinistra e al centro. Anche il Dottor Roberto Volterri, autore di questo articolo, lo ha usato a lungo nella sua attività di sperimentazione nel campo delle comunicazioni radio in onde corte…

Torniamo ora a pochi mesi dopo lo strano incidente di Roswell…

24 dicembre 1947. Bell Laboratories di Murray Hill.

Un piccolo gruppo di lavoro costituito da tre scienziati, William Shockley, direttore della ricerca, John Bardeen, brillante fisico teorico e Walter Brattain, abilissimo sperimentatore, riesce finalmente a mettere a punto la realizzazione di un nuovissimo dispositivo elettronico in grado di amplificare segnali elettrici: è nato il Triodo allo “stato solido”, ovvero… il Transistor!

Ma lo strano – oppure è il solito “caso” che ci affligge in ogni circostanza in cui non si riesce a trovare una razionale spiegazione? – è che, fino a quel momento, scarsissime sono le cognizioni scientifiche in merito a un’innovativa tecnologia atta a trattare opportunamente, amplificandoli, debolissimi segnali di natura elettrica.

Fino a quel momento, appunto, fino all’estate del 1947…

A onor del vero, qualche vano tentativo di comprendere la fisica di alcuni particolari materiali (dapprima il Solfuro di Piombo, ossia la Galena, poi il Germanio e il Silicio) in campo elettronico era stato compiuto, ma con risultati pressoché nulli.

Si dice infatti che fin dal 1939 Shockley abbia dichiarato “[…] sono certo che un amplificatore che faccia uso di semiconduttori al posto dei tubi a vuoto – cioè le “valvole” – sia in linea di principio possibile […]”.

Poi, però, venne la guerra, terminata nel 1945 facenti uso – come accennato di già – delle “care, vecchie valvole” usate anche nella “radio della nonna”.

Sopra, William Shockley, seduto, John Bardeen e Walter Brattain nel 1948. Sotto quello che è ufficialmente ritenuto il primo Transitor realizzato dall’uomo il 16 dicembre 1947. Pochissimi mesi dopo l’incidente di Roswell…

Arriva il Premio Nobel!

La ricerca, nel dopoguerra, riprende. Brattain si ostina a creare una struttura costituita da un metallo e da un frammento di Germanio o di Silicio, separati da un isolante, struttura a cui si applica una tensione positiva (al metallo) per prelevare elettroni (cariche negative) dal semiconduttore in serie al circuito esterno. Il dispositivo, però, non funziona!

Anzi, proprio Brattain scrive che “[…] il nostro lavoro era diretto verso una comprensione degli aspetti fondamentali del problema, anche se eravamo ben consapevoli dell’importanza di un amplificatore a semiconduttore, ammesso che fosse possibile realizzarlo […]”.

Poi avviene l’incidente di Roswell, giungono nei laboratori dove lavorano i tre fisici, alcune parti di “qualcosa” precipitato nel deserto e – quasi per incanto, diciamo così, anche se qualcuno sostiene che le basi teoriche dell’invenzione erano di poco antecedenti al Secondo Conflitto Mondiale – si intuisce che quei materiali, il Silicio e il Germanio, non vanno bene così come Madre Natura li ha prodotti, ma devono essere opportunamente drogati (ebbene sì, è proprio il termine tecnico!) mediante l’aggiunta di infinitesimali quantità di altri elementi: si ottenevano così il Germanio e il Silicio di tipo N (Negativo) o P (Positivo), che consentivano una “resistività” controllabile tramite l’applicazione di debolissime tensioni elettriche. Erano nati i “semiconduttori”.

Nei laboratori della Bell Telephone di Murray Hill si comprende inoltre – la leggenda dice… per caso! – che deve essere asportato lo strato isolante che era stato inserito tra metallo e Germanio. A quest’ultimo materiale vengono quindi applicati due contatti metallici molto vicini e, inviato a uno dei due elettrodi (la Base) un debolissimo segnale elettrico, da un altro elettrodo (il Collettore) se ne ricava una “copia” molto amplificata.

I Bell Laboratories di Murray Hill dove è nato il Transistor. Forse con qualche “aiuto” esterno…

Alcuni anni più tardi, nel 1956, ai tre inventori del Transistor viene conferito il Premio Nobel per la Fisica. Sic stanti bus rebus, dunque! Così sono andati i fatti poco più di sessant’anni fa, tra il New Mexico e qualche attrezzatissimo laboratorio di ricerca del new Jersey. Nulla di strano?

Ė veramente possibile che la nascita del Transistor sia dovuta a un’operazione di “retroingegneria” effettuata a Murray Hill su parti di apparecchiature recuperate da ciò che rimase del materiale appartenente all’oggetto che sarebbe precipitato a Roswell?

Ė realmente pensabile che quasi dall’oggi al domani sia nata, o, quantomeno, abbia preso decisivo impulso, una tecnologia del tutto innovativa, basata su tre sottili stati di Silicio “drogato”, che gettava letteralmente alle ortiche – portando le nostre conoscenze di elettronica quasi… “dalle stalle alle stelle” – tutta una tecnologia durata almeno mezzo secolo, basata invece su un principio fisico che prende letteralmente origine dalla cara, vecchia lampadina di Edison?

Non lo sappiamo con certezza, ma… ci affascina il solo pensarlo!

In futuri articoli cercheremo anche di “far luce” – sembra proprio il caso di dirlo! – su più che innovative invenzioni quali il Maser e il suo più diretto parente, il Laser. Però – volendo vedere anche in episodi di molti secoli or sono un’impronta “non di questo mondo” – nel libro ARCHEOLOGIA DELL’IMPOSSIBILE (Eremon Edizioni, 2010) ho anche cercato di interpretare in chiave molto “tecnologica” alcuni strani apparecchi descritti negli scritti veterotestamentari, quali l’Arca dell’Alleanza, la Pila di Bagdad e il Pettorale del Gran Sacerdote ebraico…

A sinistra, il Gran Sacerdote ebraico con sul petto uno strano “apparecchio” i cui commenti biblici parlano di Urim e Tummim, con un traslato significato di “colpevole” e “innocente”, di “acceso” e di “spento”, di ON e di OFF, di “zero” e di “uno”, ovvero… il linguaggio caratteristico dell’algebra booleana alla base di tutte le apparecchiature elettroniche digitali…

Roberto Volterri

L’Autore, pur occupandosi in ambito universitario di Microscopia Elettronica e degli aspetti più concreti della ricerca archeologica, ha tentato di ricostruire impossibili oggetti, basandosi in alcuni casi su testi biblici, in altri su testimonianze storiche e in qualche caso facendo “atto di fede” nei confronti di qualche studioso del passato che ha sostenuto di averli visti o di averli realizzati egli stesso. Pila di Baghdad? Arca dell’Alleanza? Lumi eterni? Bussola Caduceo? Specchi ustori? Urim e Tummin? Lente di Layard? Sono degli oggetti “impossibili”… ma non per tutti e, seguendo le indicazioni fornite in questo libro, anche voi riuscirete a realizzarli facilmente!