FRANCO FORTE, GUIDO ANSELMI E… ROMOLO – IL PRIMO RE

Sono passanti molti anni da quando il luminare del giornalismo italiano Indro Montanelli pubblicò il volume “Storia di Roma”, saggio rientrante nella lunga e fortunata serie della “Storia d’Italia”. Nell’introduzione al volume il grande giornalista specificava che il suo lavoro non aveva nulla di aulico e celebrativo, come le noiose pagine studiate al Liceo, ma solo un intento divulgativo scritto in modo semplice e accattivante, facilmente accettabile dalla grande massa dei lettori. In tale scia, anche se questa volta sotto forma di romanzo storico, possiamo collocare il volume di Franco Forte e Guido Anselmi “Romolo – Il Primo Re” (Mondadori 2019- pagg. 355, euro 19,00). I due autori, infatti, senza sussiego, con uno stile accattivante e soprattutto con una narrazione agile e coinvolgente raccontano la storia della fondazione di Roma, mettendo al centro Romolo, il creatore dell’Urbe, uomo dai tanti pregi e con molteplici manie, violento, vigoroso e intelligente. Tra mito e realtà storica, basata su attente ricerche, vengono raccontate le vicende che riguardano Romolo, Remo (che visse male il confronto con il più capace fratello) e i tanti personaggi che li attorniarono. Tutto ciò in un territorio che da inospitale e piccolo villaggio diverrà via via nei secoli la capitale di un potente Impero e di una delle più importanti civiltà che l’uomo abbia espresso. E proprio partendo dal testo su Romolo, con Franco Forte, stimato giornalista e autore di romanzi storici (e non solo) di successo, abbiamo  spaziato in una conversazione che ha toccato vari punti, dalla letteratura alla storia, dalla scuola al cinema.

ANZITUTTO PERCHE’ UN ROMANZO SU ROMOLO? COSA VI PROPONEVATE CON GUIDO ANSELMI? NE SONO STATI SCRITTI ALTRI SUL FONDATORE DI ROMA?

Che io sappia questo è il primo romanzo storico su Romolo e sulla fondazione di Roma. Quello che ci proponevamo, io e Guido Anselmi, era di dare vita a un personaggio, e a una storia, che riuscissero a slegarsi in qualche modo dalla leggenda, per dare corpo a una vicenda entusiasmante, che ha dato vita non solo a una delle civiltà più straordinarie della Storia, quella dell’antica Roma, ma anche a tutta la società attuale. Si tratta della prima pietra (anzi, del primo solco) di tutto ciò che è seguito nei quasi tremila anni che sono trascorsi, e non poteva restare tutto legato a semplici leggende, a storie mitologiche senza costrutto. Così abbiamo provato a discriminare, a razionalizzare, a cercare i riferimenti concreti che possono avere dato vita alla leggenda di Romolo e Remo, e crediamo di essere riusciti a raccontare una storia credibile e plausibile con i lasciti storici. Una storia, a nostro avviso, persino più avvincente della leggenda stessa.

COSA RAPPRESENTA QUESTO PERSONAGGIO PER LA NOSTRA STORIA?

Romolo era un visionario, un ragazzo e poi un uomo che aveva capito che il solo modo per sopravvivere e prosperare fosse riunire il popolo intorno a un ideale comune, per dare forza a un concetto di comunità molto all’avanguardia, per i tempi di cui parliamo. Per inseguire questo sogno ha dovuto affrontare prove terribili, fra cui anche l’opposizione con il fratello Remo, terminata nel sangue versato da Romolo in nome di un futuro che non poteva essere mortificato dal desiderio personale di rivalsa che animava Remo. Roma nasce dal sangue, non solo di un popolo che ha lottato strenuamente per imporsi su un mondo primitivo e selvaggio, ma anche della persona più cara al fondatore di Roma.

MA ROMOLO E’ REALMENTE ESISTITO? QUANTO C’E’ DI LEGGENDA E QUANTO DI REALTA’?

Direi che questo è impossibile stabilirlo con certezza. Di certo, ogni leggenda nasce e si alimenta da qualcosa di vero, da persone, eventi e azioni che poi con il tempo i racconti popolari hanno ingigantito e ammantato di un’aurea mitica e mitologica, per dare più risalto ai racconti intorno ai fuochi. Ma se si procede al contrario, se si parte dalla leggenda per cercare coerenze logiche e fatti coerenti con l’epoca, allora si può cercare di capire che cosa potrebbe essere accaduto, magari sfruttando le situazioni più straordinarie del mito per costruire scene d’impatto per il lettore, ma senza mai abbandonare la coerenza storica e la plausibilità con il contesto di cui si scrive.

QUALI SONO GLI ASPETTI SALIENTI CHE VENGONO FUORI DAL ROMANZO?

Ci proponevamo di raccontare una bella storia, tutto qui. Con personaggi altrettanto affascinanti e complessi, per ricostruire un mondo ben diverso da quello che l’immaginario popolare potrebbe avere in mente. Molti credono che il Lazio arcaico fosse un mondo quasi bucolico, di verdi colline e pascoli, ma la realtà era ben altra: siamo 770 anni prima di Cristo, e lo scenario è quello selvaggio e primordiale di una terra paludosa e con foreste fitte e pericolose, battuta da banditi e da bestie feroci, in cui sopravvivere era un esercizio di lotta continua, che impegnava tutti. In questo contesto la forza di volontà di un uomo come Romolo, capace di legare a sé interi popoli, emerge come un raggio di luce nelle tenebre, contribuendo a creare la leggenda che tutti conosciamo.

IN CHE MODO AVETE ORGANIZZATO IL LAVORO DI AUTORI E COME NASCE LA VOSTRA COLLABORAZIONE?

L’idea di base di questo progetto era di scrivere sette romanzi sui sette re di Roma. Romolo è solo il primo re. Il progetto è mio, ma ho deciso di condividerlo con altri autori di qualità, con cui suddividerci lo studio delle fonti e la scrittura dei volumi. Guido Anselmi è il coautore del primo romanzo, ma fa parte di un collettivo di scrittori che stanno lavorando su tutto il progetto dei sette re di Roma, che mi auguro possa presto vedere la luce.

E’ UN LIBRO CHE POTREBBE ESSERE ADOTTATO COME TESTO DI NARRATIVA NELLE SCUOLE?

Me lo auguro, perché insegnerebbe moltissimo ai ragazzi, e soprattutto darebbe loro modo di apprendere concetti fondamentali del nostro patrimonio storico e sociale divertendosi, anziché dovendo piegare la testa su vetusti libri di scuola che sono aridi di emozioni e si limitano a snocciolare date e freddi riferimenti cronistorici.

A PROPOSITO DELLA STORIA COME DISCIPLINA DI STUDIO, E’ DI QUESTI GIORNI L’APPELLO DELLA SENATRICE  A VITA LILIANA SEGRE, AL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE MARCO BUSSETTI, DI REINSERIRE IL TEMA STORICO AGLI ESAMI DI MATURITA’ IN QUANTO NON PIU’ PREVISTO. COSA NE PENSI?

Mah, non lo so, alla fine la Storia non credo debba essere imposta ai più giovani, bensì consigliata, suggerita, magari proponendogliela in modo divertente, come succede nei romanzi storici. Se poi si appassioneranno, potranno imparare moltissimo, senza il fardello della nozionistica a limitare il necessario lavoro della fantasia. In fondo, parlare di storia antica significa ricostruire qualcosa di cui conosciamo ben poco, e la narrativa è uno strumento potente per mettere l’immaginazione al servizio di questo lavoro di recupero del passato.

BELLA LA COMBINAZIONE, QUEST’ANNO, TRA L’USCITA IN CONTEMPORANEA DEL ROMANZO E DEL FILM “IL PRIMO RE” DI MATTEO ROVERE. LO HAI VISTO? COSA NE PENSI? CI SONO FATTI E INTERPRETAZIONI CHE POSSONO ACCOMUNARE LE DUE OPERE?

Il film “Il primo re” è straordinario. Interpreta molto bene la barbarie di quel periodo, e in effetti parrebbe ispirato al nostro romanzo, anche se sappiamo che non è così. Ma evidentemente questa storia era da troppo tempo nell’aria, e aveva bisogno di essere proposta al pubblico. Il film lo fa a modo suo, raccontando un frammento della vita di Romolo e Remo, con una interpretazione molto personale del regista del momento della fondazione. Il nostro romanzo si occupa invece di raccontare un periodo di quasi trent’anni, dal concepimento dei gemelli fino a quando Roma comincia a brillare di splendore. Ma le suggestioni e le “immagini” trasmesse da libro e film mi sembrano davvero molto in sintonia, il che non può che farmi piacere.

Filippo Radogna