ELETTRONICA E “FANTASMI” DELLE COSE E DEGLI ESSERI UMANI

L’argomento della possibile presenza di una sorta di “invisibile” fantasma intorno alle cose e agli esseri umani è estremamente interessante e ha appassionato chi scrive sin dal lontano 1975, anno in cui iniziai a progettare e costruire tutta una serie di Generatori d’Alta Tensione atti a sperimentare in un campo che si rivelava foriero di notevoli sorprese.

Appariva – e per certi versi appare tuttora –  affascinante concepire l’entità biologica Uomo come costituita non solo da un corpo fisico, tangibile, ma anche da una sorta di corpo energetico in esso compenetrato e dotato, forse, di capacità che una volta sarebbero state definite magiche. Forse esistente anche dopo la morte del corpo fisico…

È ben noto a tutti che attorno al capo di persone venerabili santi,  l’iconografia religiosa tradizionale “suggeriva” di porre una vera e propria “aureola”, spesso dorata, simboleggiante quel ‘quid’ di diverso che agli occhi dei ‘sensitivi’ poteva distinguere tali personaggi dai comuni mortali.

Da sempre l’iconografia religiosa mette in evidenza una sorta di “aura” solo intorno al capo di personaggi “santi” e venerabili…

Lo so, lo so qualsiasi studioso di iconologia – Erwin Panofsky dal lontanissimo Altrove in cui sta, mi perdoni! – non la penserebbe affatto in questo modo e attribuirebbe la presenza dell’aureola – raffigurata anche in forma quadrata quando il ”venerabile” personaggio era ancora in vita – a significati aventi valenza prettamente simbolica.

Ma se anche “non è tutto oro ciò che luccica”, se anche la presenza di una sorta di cerchio dorato attorno al capo di persone alle quali si attribuivano poteri “divini” viene “ufficialmente”  motivato dal volerli distinguere dai “comuni mortali”, ciò non toglie che raffigurazioni simili siano state rintracciate anche in ambiti culturali “non sospetti” (antica India, Grecia classica, ecc.) lasciando così il dubbio che “qualcosa” fosse effettivamente stato percepito da qualche “iniziato” o “mistico” dell’epoca.

Verso di me stava venendo – scrive ne Il terzo occhio il tanto discusso T. Lobsang Rampa, inglese o tibetano che fosse – una figura avvolta in un fumo azzurrognolo, squarciato da chiazze di un rosso acceso. C’è un uomo in fiamme nel corridoio, esclamai!”. Il lama Mingyar Dondup – ovvero il personaggio che l’enigmatico individuo che si firmava Lobsang Rampa descrive come suo guru nel monastero tibetano in cui egli diceva avesse vissuto – richiamato da tali urla, si affrettò ad uscire ma tornò subito indietro con un sorriso sulle labbra: “Lobsang, quello è un addetto alle pulizie in preda all’ira. La sua aura psichica è di un blu fumoso, non essendo egli evoluto e le fiammelle rosse sono gli impulsi dell’ira”.

Forse il sedicente monaco “tibetano” Lobsang Rampa dette eccessivo sfogo alla sua fantasia, forse le cose potrebbero essere non essere andate effettivamente così, ma ci piace pensare che alla base di tantissime descrizioni di “aloni” luminosi intorno al capo o all’intero corpo di alcune particolari individui… qualcosa ci sia veramente.

Nel 1843 il chimico barone Karl von Reichenbach (1788 – 1869) intraprese ad esempio delle interessanti esperienze sulle facoltà di alcuni individui che affermavano di poter distinguere dal diverso “colore dell’irradiazione” i due poli di un magnete. I suoi soggetti, fatti cadere in uno stato di leggera trance, affermavano infatti di percepire come fredda e piacevole l’estremità di una barra di ferro magnetizzata e come calda e ripugnante l’altra estremità. Egli sperimentò con centinaia di sensitivi per circa un quarto di secolo, giungendo alla conclusione che l’alone percepito dai suoi soggetti – alone che egli chiamò OD – non dipendesse né dal calore, né dal magnetismo, né dall’elettricità, ma fosse un quid completamente nuovo, forse intimamente legato a ciò che oggi chiameremmo bioenergia. Ne dissertò in un libro significativamente intitolato Indagini sulla dinamica del magnetismo, dell’elettricità, del calore, ecc. nei loro rapporti con la forza vitale.

 

Il Barone Karl von Reichenbach sostenitore di un quid che a parer suo veniva emanato da cose e persone e che chiamò OD. Sotto, ciò che alcuni “sensitivi” sostengono di poter vedere intorno al corpo delle persone

Proseguiamo…

Io ho sempre visto le piante, gli animali e le persone circondati da un alone di nebbia…” scriveva infatti Eileen Garret( 1893 – 1970)  celebre “sensitiva” nel suo libro Awareness e aggiungeva che tale alone cambiava di colore, di forma e di intensità a seconda delle particolari condizioni psicologiche della persona osservata.

Ma torniamo ad epoche a noi più vicine.

Krasnodar, anno 1939

Semyon Kirlian, elettrotecnico della regione di Kuban, nei pressi del Mar Nero, viene chiamato in un laboratorio universitario per riparare un apparato usato in sedute di elettroterapia. Sistemata l’apparecchiatura, Kirlian si accorge che tra gli elettrodi applicati sul corpo del paziente e la sua epidermide si forma come un alone bluastro, una strana luminosità che varia in intensità e colore a seconda di molte condizioni al contorno. A posteriori appare chiaro come nell’animo di Semyon albergasse la scintilla – è proprio il caso di dirlo! – che molto spesso induce a compiere azioni apparentemente insensate ma che altrettanto spesso conduce la Conoscenza verso vette inconsuete.

Semyon e Valentina Kirlian, i coniugi sovietici che a lungo sperimentarono nel controverso campo della Elettrofotografia. Sotto una bella fotografia dell’aura dei vegetali ottenuta con la “Camera Kirlian”. Anche con quelle descritte nei libri indicati alla fine dell’articolo…

Egli infatti pensa di interporre tra gli elettrodi una lastra fotografica su cui pone la propria mano. “La Scienza richiede sempre dei sacrifici!”, potrebbe avere esclamato l’elettrotecnico quando ha acceso l’apparato e ha provato un acuto dolore, dovuto evidentemente alla scarica ad alta tensione che dovrebbe aver attraversato la sua mano. Ma resiste stoicamente e successivamente passa nella camera oscura per sviluppare la lastra fotografica. Man mano che la lastra immersa nel liquido di sviluppo rivela l’immagine latente formatasi durante l’esposizione al forte campo elettrico applicato tra i due elettrodi, il nostro Semyon Davidovich Kirlian prova sempre più una curiosità mista a stupore poiché una strana immagine, una suggestiva  e quasi irreale luminosità ripete i contorni delle sue dita immortalate sul substrato sensibile della lastra. Kirlian intuisce allora di esser di fronte a qualcosa di importante, di nuovo, forse foriero di insospettabili applicazioni in campo medico e non solo. Perfeziona la tecnica che poi da lui prende il nome e, insieme alla moglie Valentina, compie innumerevoli esperimenti sugli ancor oggi non ben compresi aspetti di ciò che chiameremmo Bioenergia.

Però, prima di arrivare a delle conclusioni su ciò che potrebbe avere scoperto Kirlian, ad essere onesti dovremmo fare qualche passo indietro…

Nel 1842, ad esempio, lo studioso Karsten ottenne le cosiddette electrical breath figures tramite una sorta di condensatore elettrico le cui armature erano costituite da una lastra metallica e da una comune moneta, separate da una lastra fotografica, di vetro, che fungeva da dielettrico. Applicando un’elevata differenza di potenziale (ovvero una tensione elettrica) tra le due parti metalliche, sulla lastra, una volta sviluppata, appariva l’immagine della moneta.

Alcune delle primissime effluviografie ottenuta dal fisico Konstanty Jodko-Narkiewicz nel 1896.

Poco meno di mezzo secolo più tardi, il matematico e fisico della Moravia Bartolomjiei Navràtil, pubblicò sul Journal for Furthering Mathematics and Phiscs, un articolo intitolato Il nuovo tipo di figure elettriche, in cui spiegava – purtroppo senza molti dettagli tecnici – la metodologia da lui usata che, presumiamo, fosse molto simile a quella di Kirlian.

Qualche tempo dopo, l’astrofisico K.G. Senger descrisse analoghe sue esperienze nella pubblicazione The World Electrodinamic System, mentre nel 1903, a Praga, Jaroslav Janecèk pubblicava un interessante articolo sulle esperienze di elettrofotografia compiute dal polacco Konstanty Jodko-Narkiewicz tramite una Bobina di Ruhmkorff, un’apparecchiatura rudimentale ma abbastanza simile ai Generatori Kirlian che ho poi avuto modo di descrivere in alcuni miei libri: Psicotronica (1976), Enigma Uomo (1977) e in edizione ben più aggiornata in una sorta di compendio tra i due volumi, intitolato Manuale di Psicotronica sperimentale (Eremon Edizioni, 2007).

Una scarica elettrica nell’atmosfera ottenuta dal fisico polacco Konstanty Jodko-Narkiewicz agli inizi del XX secolo. Era l’inizio della sperimentazione sulle cosiddette “Effluviografie”.

Ma non solo con gli elettroni…

Ebbene sì: non solo con gli elettroni, ricorrendo a notevoli differenze di potenziale applicate tra due elettrodi che abbracciavano un corpo di natura organica o anche inorganica fu possibile ottenere delle strane immagini attribuite di volta in volta ad emanazioni che sarebbero caratteristiche della materia vivente (o che lo fu…).

Ad esempio, verso la fine del XIX secolo due studiosi, il Darget e il Baraduc avevano intrapreso una lunga serie di esperienze, gran parte delle quali  prevedevano anche  “materiale” proveniente dal locale… obitorio.

“…Il Darget –  scrisse in un suo saggio il dottor Lodovico Armani – prese una lastra fotografica, l’avvolse in una carta stampata o manoscritta, poi in carta nera e poi in un’altra carta qualsiasi: tenendo questo pacchetto sulla fronte o sul petto per una, due o tre ora, la lastra veniva impressionata dalla scrittura, anche se fra la lastra e la carta scritta si interponeva un foglio di carta bianca. La scrittura risultava ora negativa ora positiva , anche sulla stessa lastra. Questi risultati li ottenne anche con animali e con vegetali…”.

 

Foto della madre morente effettuata dal dottor Hyppolite Baraduc – sopra – nel 1896. Cosa erano quelle “sferule” bianche che venivano emanate dal corpo della donna? Qualcuno sostenne che era la sua “energia vitale” che si allontanava dal corpo fisico…

A cosa erano dovute le immagini ottenute? Al calore corporeo? Ad una imperfetta esecuzione delle esperienze? Oppure a delle misteriose radiazioni – denominate Raggi V – come sostenevano i due sperimentatori?

Ad onor del vero nessuna prova sperimentale – al di là di ogni ragionevole dubbio – emerse a favore di tali fantomatiche radiazioni…

Un procedimento del tutto diverso – prosegue l’Armani – venne invece seguito dal dottor Luys, che ne fece oggetto di una comunicazione alla Società di Biologia di Parigi nel 1897. In camera oscura, alla luce rossa, egli mise una lastra fotografica in una bacinella in modo che la gelatina fosse rivolta all’insù; la coprì poi di un sottile bagno di idrochinone ed appoggiò i polpastrelli delle dita sulla gelatina per 15 o 20 minuti. Passò poi a sviluppare la lastra come al solito. Vide allora che nei punti dove aveva appoggiato i polpastrelli si aveva un’impressione meccanica con i pori dell’epidermide, mentre attorno s’era formato un alone luminoso più o meno esteso. Era questo in rapporto al sesso, all’età, allo stato di salute del soggetto, al suo momento fisiologico ed al suo stato emotivo…”.

Sopra, un libro che ricorda le esperienze del dottor Baraduc con i morenti. Sotto un’immagine che illustra come il cosiddetto “corpo astrale” si allontani dal corpo al momento della morte o anche durante le esperienze OOBE (Out Of Body Experience) ottenute sperimentalmente o in casi di “morte apparente”.

Analoghe esperienze furono poi compiute dal Chaigneau, dal Colomès, dal Majewsky e dal Delanne il quale “… per eliminare i raggi calorici oscuri – presumiamo intenda la radiazione infrarossa . N.d.A. – usò uno schermo di 15 mm di allume ed ottenne ugualmente l’effluviografia. Mentre non ottenne nessuna immagine da un recipiente di vetro attorniato da ovatta, nel quale si faceva passare una corrente d’acqua a 40°C. Interpose anche, fra lastra e mano, uno schermo di 1 cm di acqua corrente fredda, fatta passare tra due lastre di vetro opportunamente disposte come una scatola. Anche così ottenne l’effluviografia con posa di mezz’ora.”

Curiosi esperimenti, se vogliamo analoghi a quelli del nostro dottor Guido Cremonese ben descritti nel libro Gli stregoni della scienza pubblicato da chi scrive queste note (Eremon Edizioni, seconda edizione aggiornata 2017).

Esperimenti, suggerisco, da ripetere…

Spiegazioni di ieri… e di oggi

Negli anni Settanta e, forse, Ottanta del secolo appena trascorso le ipotesi avanzate soprattutto dai ricercatori sovietici potevano sintetizzarsi in quattro punti essenziali:

a)     esisterebbe una sorta di “modello energetico” di ogni organismo vivente. Esso però avrebbe proprietà ben differenti da quelle che deriverebbero dagli usuali fenomeni di natura fisico-chimica;

b)    esisterebbe una strettissima relazione causa-effetto tra condizioni fisiche dell’oggetto esaminato, e anche psicofisiche nel caso di esseri viventi, e la struttura morfologica e cromatica dell’alone ottenuto con il metodo Kirlian;

c)     esisterebbe una sorta di “energia vitale” legata al “modello energetico” succitato, del tutto indipendente dalla presenza fisica – durante l’esperimento – di parte del soggetto organico posto tra gli elettrodi. Tagliata parte di una foglia fresca di una pianta, a volte, nella cosiddetta effluviografia sarebbe apparso tutto il contorno della foglia stessa. E’ il cosiddetto Effetto fantasma che tanto ha fatto discutere tutti i detrattori della fotografia Kirlian;

d)    sebbene con una certa riluttanza, si è associato il Corpo di Plasma biologico con il più vetusto Corpo astrale o OD studiato dal von Reichenbach.

Foto Kirlian di una foglia. L’alone luminoso che la circonda per alcuni è una sorta di modello energetico della foglia, presente anche in assenza della componente “fisica” della stessa. Per altri esso non è altro che una particolare manifestazione dell’Effetto corona.

Il cosiddetto “Effetto fantasma” ottenuto da qualche… fortunato sperimentatore, ma che ha fatto anche arricciare il naso ai soliti detrattori cicappiani che lo attribuiscono ad errori sperimentali. Bisognerebbe indagare più a fondo e con maggior rigore…

Oggi anche chi scrive la pensa un po’ diversamente e vediamo il perché.

In Elettrotecnica è ben noto un fenomeno di ionizzazione di elettrodi ai quali siano applicate altissime tensioni. Tale ionizzazione dell’aria circostante si manifesta in modo abbastanza eclatante, ad esempio, poco prima che si scateni un temporale, proprio in prossimità degli isolatori posti sui tralicci della rete di distribuzione elettrica a 380.000 volt. In località silenziose, in campagna, si può udire anche un leggero rumore, un sorta di sfrigolio dovuto al manifestarsi del fenomeno. Spesso si sente anche un caratteristico odore di ozono, gas con formula chimica O3, poiché le sue molecole comprendono non due – come nella molecola dell’Ossigeno – ma tre atomi di quest’ultimo elemento.

Il fenomeno viene definito Effetto corona poiché intorno all’elettrodo ad alta tensione si forma una caratteristica corona luminosa, un alone bluastro che nulla ha da invidiare alle ben più mistiche corone o aureole di cui parlavamo all’inizio di questo articolo.

Ebbene non è affatto da escludere che una componente essenziale di ciò che stupì il buon Semyon Kirlian  sia da attribuire proprio a tale fenomeno di ionizzazione.

Immagini Kirlian sono state ottenute anche con oggetti comuni, come queste due monete. La qual cosa porta acqua al mulino degli scettici poiché appare difficile sostenere che anche oggetti così posseggano un’aura… Però la tecnica si è rivelata interessante per lo studio di difetti nei metalli.

Alla fine comunque, nonostante questa nostra (ma non solo nostra…) forse tardiva applicazione del notissimo rasoio di Occam, nonostante si cerchi di applicare ragionevolmente il sano principio dell’economia delle cause, nonostante tutto insomma, qualche dubbio permane…

Foto Kirlian ottenuta sperimentando con la “Camera Kirlian”, ovvero un apparecchio in grado di generare altissime tensioni con bassissima intensità di corrente. È solo l’Effetto Corona, cioè la ionizzazione dell’aria intorno ai corpi oppure… è qualcosa di più?

Soprattutto quando si sperimenta con soggetti in condizioni operative ben diverse.

Ad esempio, un interessante studio della fotografia Kirlian legata ad una possibile diagnosi precoce di alcune patologie è stato condotto nel 1976 dall’amico Pierluigi Marsigli, in collaborazione con un medico, il dottor Gennaro, e con un tecnico, Fulvio Guzzon. Ne è nato anche un libro La foto Kirlian: ricerche e prospettive (Edizioni Mediterranee, 1977) a cui rimanderei (riuscendo a trovarlo…) per gli stimolanti suggerimenti che potrebbe dare ai lettori più portati alla sperimentazione.

La costruzione di alcuni semplici Generatori Kirlian è stata descritta anche da chi scrive nel libro Manuale di Psicotronica sperimentale (Eremon Edizioni, 2007).

In conclusione (si fa per dire!) la tecnica dell’Elettrofotografia Kirlian, opportunamente standardizzata riguardo alle modalità e ai parametri operativi (tensione applicata agli elettrodi, frequenza di tale parametro elettrico, tempi di esposizione, ecc.), potrebbe forse fornire ulteriori spunti di ricerca in settori molto affini agli studi parapsicologici (e non).

Soprattutto se abbinata ad hoc all’impiego dell’onnipresente computer che aiuterebbe ad analizzare in modo ben più specifico la struttura morfologica e cromatica degli aloni ottenibili con la suddetta tecnica.

Roberto Volterri

I due libri pubblicati nel 1976 e nel 1981, anche in edizione spagnola, dall’Autore di questo articolo sugli apparecchi per lo studio della fenomenologia “paranormale”.

Il recente Manuale di Psicotronica sperimentale del dottor Volterri, in cui vengono descritti anche  vari, semplici apparecchi elettronici per introdursi alla fotografia Kirlian.