ITINERARI ALTERNATIVI

Emanuele Delmiglio ha finora pubblicato un solo romanzo e forse ne ha altri nel cassetto o ancora da scrivere, ma per me resta un autore di racconti, ottimi racconti. Come scrive Danilo Arona nell’introduzione alla sua terza antologia, questo Itinerari alternativi (167 pagine; 13 euro; Solfanelli), «il suo mondo immaginale, accompagnato da una prosa asciutta e sintetica che ricorda grandi maestri americani della short story con un cospicuo supplemento di italica ironia (ma di più, veneto sarcasmo…), è in grado di spaziare a 360° per tutte le stanze della letteratura di genere, con un delizioso occhio affettuosamente critico volto al passato e i piedi ben piantati nel presente, quando non nel futuro», e proprio gli accenni all’italianità delle storie e alla concretezza delle vicende descritte me lo fa accostare anche ai maestri della novellistica italiana, un Pirandello o un Piero Chiara, fatte le debite proporzioni.

Insomma, stile asciutto e sintetico per meglio rappresentare situazioni e personaggi, ma situazioni e personaggi profondamente italiani, che affondano le radici nella nostra cultura,  e anche uno sguardo oltre, a quello che potrebbe avvenire e che è figlio del presente. Perché i racconti spaziano attraverso i generi e sono quanto mai variegati, come era avvenuto nella precedenti antologie: si va dal recupero di leggende padane al gotico modernamente reinterpretato, dalla pura fantascienza all’ironia sottile, in una rappresentazione distaccata ma consapevole delle varie sfaccettature della commedia umana, e qualche racconto breve e fulminante ha le caratteristiche di un genere ormai dimenticato, quello del “poema in prosa” alla Baudelaire o alla Poe. Due o tre tra i meno fantastici sono ambientati nel mondo dell’editoria o hanno a protagonisti degli scrittori, e suscitano un sorriso amaro.

C’è tutto un gioco di citazioni, a volte più esplicite più spesso quasi nascoste, nelle storie di questi personaggi che tanto assomigliano a persone che conosciamo… per non dire a noi stessi. Una caratteristica della scrittura di Delmiglio che già avevo constatato e che qui trovo ribadita è la sua capacità di cambiare la carte in tavola senza che la struttura ne risenta: il lettore – che si crede smaliziato – pensa di aver capito come una vicenda andrà a finire, e invece no, non è così, perché le possibilità sono molteplici e l’Autore riesce a spiazzare il lettore senza che il racconto perda di coerenza. Per questo vanno letti fino in fondo.

Voglio citare espressamente solo un paio di racconti: “Lo strano caso del signor Zuliani e del Duca di Santo Stefano” che è un delizioso pastiche con protagonisti Emilio Salgari, Cesare Lombroso, il Dottor Jekyll e Mary Riley; e “Infiniti campi di fragole”, un poliziesco giocato su due piani temporali che è anche un sentito omaggio a John Lennon (e come non apprezzarlo?). Due esempi molto diversi tanto per evidenziare la varietà di temi dei racconti di questa antologia, che si leggono d’un fiato anche grazie ai bellissimi dialoghi.

Gian Filippo Pizzo