IL CINEMA DI GENERE DI UMBERTO LENZI 06 – PARTE 02

Umberto Lenzi tra commedie e sentimento – Parte 02

Cicciabomba (1982) è un film più che atipico nella produzione di Umberto Lenzi, che non si era mai trovato a dirigere una cantante ballerina del tutto inesperta di recitazione come la Rettore. Il film è scritto da Mauro Mariani, sceneggiato da Giorgio Mariuzzo, montato da Enzo Meniconi e fotografato da Carlo Carlini. Sono importanti le musiche di Claudio Rego arrangiate da Pinuccio Perazzoli, le coreografie di Riziero Eridi e le scenografie di Claudio Cimini. Produce la Emme R.T. Cinema sotto la guida di Alberto Tarallo che funge da organizzatore generale. Interpreti: Donatella Rettore (Miris), Dario Caporaso (Mirko), Howard Napper, Paola Borboni (nonna di Miris), Didi Perego (mamma di Miris), Ugo Bologna (sindaco), Piero Vida, Sergio Ciulli, Dario Ghirardi, Paola Rinaldi, Gena Gas (Deborah), Adriana Russo (Pinocchia) e Anita Ekberg (Judith von Kema).

Il film è una fiaba a lieto fine sullo schema della vecchia storia del bruco che diventa farfalla, ma anche del brutto anatroccolo che si trasformata in cigno e si vendica di chi l’ha sempre derisa. Donatella Rettore è la grassa e goffa Miris Bigulin, una ragazzina che vive ad Allegra, un paesino del cattolico veneto, che passa il suo tempo tra la scuola e una radio locale dove conduce un programma in diretta. La sorella Deborah (interpretata dalla graziosa debuttante Gena Gas, poi scomparsa) è la bella di casa e la madre si prende cura solo di lei. La storia mette subito in primo piano il confronto tra le forme femminili di Deborah e le rotondità artificiali di Miris. La Rettore è una bella ragazza e per questo deve subire un trucco che la imbruttisce parecchio per potersi calare nel personaggio. La mamma di Miris è una diligente Didi Perego, nome ricorrente nella commedia all’italiana classica, ma in questo film è poco utilizzata. La presenza più interessante è invece quella di Paola Borboni, nei panni della nonna burbera di Miris che si aggira per la casa con due stampelle e borbotta in continuazione. Le fissazioni della nonna sono Paul Newman e un canarino giallo che prima chiama Mao Tsè Tung e poi ribattezza Cassius Clay, perché le cade nell’inchiostro. Paola Borboni è una vecchia gloria del cinema italiano che qui vediamo in una delle sue ultime apparizioni. Miris è una sorta di Pierino al femminile che boicotta la radio dei preti sostituendo la musica classica con il rock (sentiamo diverse canzoni della Rettore), va in motorino, veste con tute larghe e maglioni colorati da maschiaccio. Tutti la chiamano Cicciabomba perché è grassa e preferisce i dolci ai ragazzi. Ha un’amica soprannominata Pinocchia per via del naso lungo, interpretata da un’Adriana Russo pure lei molto imbruttita. Miris protegge un amico omosessuale che si traveste da Marilyn Monroe, lo difende da chi lo vuol malmenare e anche dai preti che lo scacciano dalla radio. Questa parte è molto moderna per i tempi in cui viene girato il film, soprattutto sono interessanti le parole in difesa dei gay e contro la chiesa che dovrebbe occuparsi di tutti. Un giorno Miris si prende gioco del bel Mirko (Dario Caporaso) che a scuola fa innamorare tutte le ragazzine e gli passa una versione di latino infarcita di offese contro il preside e il professore. Mirko si fidanza con la sorella Deborah (che intanto è stata eletta Miss Veneto) e si vendica con cattiveria, fingendosi uno spasimante di Miris che la chiama al telefono della radio. Miris si innamora e quando va all’appuntamento con il misterioso ragazzo trova Mirko e i suoi amici, che la canzonano e le fanno fare un bagno di acqua gelata. Alla fine Miris diventa lo zimbello della classe perché tutti vengono a sapere come Mirko si è preso gioco di lei. Viene addirittura licenziata dalla radio cattolica per via dello scandalo e medita il suicidio, ma la fortuna le fa vincere un viaggio premio a New York. La parte girata negli USA è la più bella da un punto di vista cinematografico ed è qui che possiamo apprezzare tutta la bravura di Lenzi. Miris incontra la baronessa Judith von Kema, un’ottima Anita Ekberg ormai troppo vecchia per le parti erotiche, che la vuole come testimonial per un prodotto dimagrante. Miris dimagrisce a vista d’occhio mangiando solo estratto di pinne di pescecane, diventa una ragazza bellissima e si innamora pure dell’avvocato della baronessa. La nuova Miris Bigulin si esibisce in pubblico con un seducente vestito rosso e un paio di stivaloni neri che mettono in risalto le lunghe gambe magre e affusolate.

Da segnalare una coreografia televisiva e una canzone che sono davvero il massimo del trash. Va citata almeno una strofa perché la canzone può andare fiera di essere un’icona della cultura trash: “M’è scoppiata la testa/ io rivoglio la pasta/ sono sveglia o son desta/ con le gambe come un grissino/ vorrei un panino!”.

A questo punto Miris torna in Italia e decide di vendicarsi di Mirko, che intanto ha mollato la sorella Deborah per fidanzarsi con la ricca figlia del sindaco. Miris arriva appena in tempo per salvare la sorella dal suicidio e qui registriamo una bella scena acrobatica con le due donne che volano dal cornicione di un palazzo fino al telone dei pompieri. Ci sono le controfigure, ma Lenzi dimostra la sua bravura nella realizzazione di queste sequenze che ricordano le tematiche poliziottesche. Miris ritrova Pinocchia (che si è operata al naso) e le vecchie amiche del club delle racchie che sono diventate tutte belle ragazze. Miris, Deborah e le compagne rapiscono la figlia del sindaco e la ingozzano a forza di cibo fino a farla diventare una grassona. Miris intanto si spaccia per miliardaria americana e si fa ricevere dal sindaco per rassicurarlo sul fatto che la figlia sta bene ed è partita per un viaggio. Il sindaco è un convincente Ugo Bologna, molto bravo nella parte del commenda ricco e bigotto, che però non perde occasione per sbirciare le gambe alla bella ragazza. L’interpretazione della Rettore come finta americana è molto trash, ma di sicuro la sua mimica è caricata per rendere più ironica la parte. Miris fa innamorare Mirko e dopo averlo cacciato di casa, lo ridicolizza davanti a tutto il paese facendolo vestire da gay e mettendolo tra le braccia del suo amico omosessuale. La beffa finale è un finto matrimonio con Mirko al quale Miris si presenta con mezz’ora di ritardo e vestita in minigonna gialla. La scena è il massimo del trash con la Rettore che balla il rock e l’organista che suona musica da discoteca. La vendetta è completa quando Miris dice no all’altare e fa entrare la sorella Deborah che si sposa davvero con Mirko. Miris se ne va perché i matrimoni la fanno piangere e poi lei sostiene che non è adatta al matrimonio, perché è matta. Non è poi così vero, perché Miris ritrova il suo avvocato inglese che l’aveva fatta innamorare a New York e insieme se ne vanno a Broadway. La scena finale vede i due innamorati su una decappottabile bianca che cantano la romantica This Time di Elton John nella notte illuminata di New York.

Il film è la classica pellicola per teenager, adatta a un pubblico di ragazzine anni Ottanta in piena tempesta ormonale, nel periodo in cui si fantastica sul ragazzo più bello della classe o sul divo dei fotoromanzi e del cinema. La cantante Donatella Rettore si improvvisa attrice (e tutto sommato non se la cava male) per interpretare una commedia vecchio stile che non ha grandi pretese, ma che non presenta nemmeno vistose cadute di stile. Le parti trash della pellicola sono ancora oggi un divertente specchio del tempo passato e fa sorridere risentire un vocabolario giovanilistico anni Ottanta a base di fico, flipparsi il cervello, gasato, super, un tipo giusto e via di questo passo. L’abbigliamento della Rettore è una delle cose più divertenti del film. Nella prima parte sfoggia vestiti larghi, tute, maglioni con i cuoricini e pettinature a base di trecce da ragazzina. Nella seconda parte si trasforma in bomba sexy e mette in mostra le lunghe gambe per mezzo di alti stivaloni neri e di vestiti cortissimi dai colori sgargianti.

Mereghetti concede una stella al film e non lo demolisce, anzi ne parla in termini piuttosto lusinghieri come di “una commedia vecchia maniera”. Marco Giusti lo definisce “un misto di canzonettistico e di Pierino al femminile”, ma secondo me è vero solo in parte, perché il film è soprattutto una commedia per ragazzine. Il giudizio più entusiasta su questa pellicola viene da Piero Farinotti che concede due stelle con questa motivazione: “Una divertente e brava Donatela Rettore improvvisata attrice”.

Umberto Lenzi ricorda così il film: “Mi fu presentato un copione puerile e scipito, che in parte riscrissi con Giorgio Mariuzzo. Secondo me la Rettore era molto dotata come attrice, ma non era facile lavorare con lei perché era una persona molto piena di sé. Le scene del film girate a New York solo le sole che mi abbiano veramente soddisfatto. Il problema di quel film erano i due protagonisti maschili, e la squinzia che interpretava la sorella: tutti imposti dai finanziatori, gente digiuna di cinema. Un disastro. Per fortuna avevo la Perego e la Borboni a bilanciare un cast  decisamente zoppo. Ma se ricorda i musicarelli di quel periodo, questa Cicciabomba non sfigurava affatto”.

(6/2 – continua)

Gordiano Lupi