IL GIOVANE ROBOT

Questo già bestseller in Giappone del nuovo e geniale talento Sakumoto Yōsuke (E/O Edizioni, 2017), sarebbe piaciuto tantissimo certamente a Isaac Asimov e alla stessa robotpsicologa immaginaria Susan Calvin, spesso protagonista della saga dei robot del celebre scrittore storico di fantascienza. Dello stesso Asimov, e della Calvin… come robot evoca senz’altro inoltre sia il piccolo Robbie bambino del racconto omonimo e del film Il Pianeta Proibito, magari cresciuto, sia lo stesso successivo Robot detective ai limiti se non oltre della singolarità tecnologica e delle leggi della robotica “standard”.

Semmai li avrebbe irritati in certo senso il finale a sorpresa, quando si scopre che il protagonista del libro, tra fantascienza robotica e letteratura minimalista, non è affatto un robot ma un giovane umano schizoide convinto nella sua pur malattia creativa di essere appunto una macchina, un robot.

Al contrario proprio l’outing in certo senso del protagonista potenzia ulteriormente il senso psicologico e cibernetico del romanzo, scritto con una cifra letteraria, come accennato, squisitamente minimalista elettronica, quasi una evolutissima scrittura meccanica o binaria, come davvero una giovane AI che studia come diventare umani (o li analizza – anche beffardamente – al contrario…).

Come noto il romanzo è anche struggevolmente autobiografico, sembra quindi, amplificando, realmente un saggio di robotica o AI descrittivo, una previsione anche sulla futura interazione tra robot più umani degli umani e la specie umana, quando la diffusione probabile e futuribile della nuova specie artificiale e sintetica sarà Realtà.

Rei Tezaky è un giovane robot, prototipo di un esperimento robotico inviato nel mondo reale per saggiare appunto le capacità di adattamento da un centro di ricerca: in incognito viene mescolato in classi di studenti dove naturalmente spicca per eccellenze in quasi ogni campo di studi e anche nel ping pong (anche troppo): nel frattempo periodicamente il giovane robot informa il suo padre creatore Dottor “Frankenstein” di turno del divenire dell’esperimento che sembra procedere bene se non benissimo.

Subentrano però due analoghe problematiche, in entrambe le due fasi dell’esperimento, nelle classi medie inferiori e superiori: entrambe le volte, essendo il giovane robot oltre che speciale anche piuttosto carino, fa innamorare un paio di compagne di scuola.

Non riesce a sottrarsi a certo coinvolgimento, nonostante i suoi sforzi, è costretto a confessare di essere un robot in missione segreta e naturalmente la prima spasimante, una certa Kozou, sconvolta, oltre a sparire, sconvolge anche il giovane robot che ha svelato il suo segreto: lo sconvolge letteralmente con improvvisi crash e surriscaldamenti dei circuiti.

Nel secondo caso la studentessa innamorata, Sango, analogo, al contrario, dopo varie dinamiche, riesce a reggere lo choc del robot con un lieto fine elettronico: naturalmente quando si scopre la realtà. Il giovane robot è una strategia di un giovane malato di mente ma creativo a modo suo per superare la malattia, causata da violenze paterne nell’infanzia (con tanto di gravi cicatrici) e la stessa Sango ha un passato di patologia psichica, il centro di ricerca era in realtà una clinica psichiatrica. 

IL GIOVANE ROBOT è a nostro avviso una meraviglia tardo postmoderna: con una rara sincronia, mente personale e archetipo collettivo, con Jung, l’autore ha distillato non solo un romanzo autobiografico originale e innovativo con un linguaggio scorrevolissimo, brillante e godibilissimo (un campionario profondo di logica e paradossologia) ma una specie di manuale di psicologia informatica: per gli umani nell’interfaccia presente con la società informatica e – chiudendo il cerchio – come davvero in futuro e viceversa, i robot o AI senzienti vivranno la loro interfaccia con gli umani.

Anzi proprio l’esperimento, mentale in certo senso nel romanzo, potenziale in avvenire, si rivela e rivelerà, per la componente fatale delle emozioni nella vita quotidiana reale, esperimento ulteriore per AI o Robot non solo capaci di Intelligenza logica, ma anche Intelligenza emotiva, fino al mistero cosiddetto stesso dell’erotismo e dell’Amore.

Roberto Guerra