GLI ALCHIMISTI – UN AMORE TERRENO

Vi segnaliamo il libro GLI ALCHIMISTI – UN AMORE TERRENO (386 pagine; 19 euro) di Antti Tuuri, pubblicato nella collana “Lapis” dalle Edizioni Vocifuoriscena su traduzione di  Marcello Ganassini.

«Avevo letto tutti gli scritti sull’alchimia: sapevo che la fabbricazione dell’oro era possibile e che, attraverso l’Opera alchemica e l’oro terreno,  saremmo riusciti a realizzare anche quello celeste,  ûrîm e tûmmîm, l’Uomo elevato…»

Nell’inverno del 1787 il nobile August Nordenskiöld, direttore del Dipartimento minerario finlandese e seguace di Emanuel Swedenborg, si accinge a un esperimento che, secondo le sue teorie, libererà il mondo dalla schiavitù del denaro: la fabbricazione dell’oro. A Uusikaupunki, città scelta per la realizzazione dell’impresa, il laboratorio e il crogiolo sono pronti: manca solo il carbone, che dovrà tenere acceso il fuoco nella fornace per almeno dodici mesi. Come aiutante, il “Capitano minerario” convoca Carl Fredrik Bergklint, giovane agrimensore, figlio adottivo del fratello, laureato in topografia all’università di Turku. La fede nell’Opera alchemica come seme capace di generare l’Uomo nuovo deve però fare i conti con le tempeste della vita e le vicende personali dei due alchimisti: Carl Fredrik si occupa dei figli del suo mentore, trascurati dalla moglie Anna Charlotta, donna tanto ambiziosa quanto vacua, il cui unico desiderio è tornare a vivere a Stoccolma. Inoltre, l’amore per la giovane Katariina mette in crisi la sua fede nella ragione come

chiave della vita spirituale, assumendo i tratti di una prova iniziatica. La tenacia dei due protagonisti acquisterà, nel clima mutevole e contraddittorio dell’illuminismo gustaviano, i tratti di un’ispirazione mefistofelica.  L’impresa degli ultimi alchimisti d’Europa, in una terra di confine che ha barattato l’etica della tradizione con le pruderie e i feticci della civiltà mercantile, non è che un pallido simulacro della Scienza Sacra di caldei ed egizi. Eppure le arcane virtù del procedimento sembrano acquisire un significato ancora più profondo: è forse l’amore l’unico vero obiettivo dell’Opera alchemica. .

Antti Tuuri (Kauhava 1944), autore di oltre trenta romanzi tradotti in venti lingue, è tra i più noti e apprezzati scrittori finlandesi contemporanei. La sua vasta produzione abbraccia anche sceneggiature e libretti d’opera, fino alla traduzione delle saghe islandesi. Nella narrativa ha affrontato il rapporto tra storia e identità nazionale, concentrandosi particolarmente sul fenomeno dell’immigrazione finlandese negli Stati Uniti, tema trattato negli ampi cicli narrativi Pohjanmaa (“Ostrobotnia”) e Äitini suku (“La schiatta di mia madre”). Molti suoi libri hanno ispirato film di successo: Pohjanmaa (“Ostrobotnia” 1988), Talvisota (“Guerra d’Inverno”, 1989), Ameriikan raitti (“Arteria d’America”, 1990), Rukajärven tie (“La via di Rukajärvi”, 1999), Lakeuden kutsu (“Il richiamo della pianura”, 2000). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il premio “Finlandia” (1997), la croce dell’Ordine cavalleresco islandese del Falcone (1999) e il premio “Aleksis Kivi” (2009). “Gli Alchimisti – Un amore terreno” (2013) è la prima parte di un dittico, che si conclude con “Gli Alchimisti II-  Le nozze celesti” (2014).

Buona lettura.

A cura della redazione