I MISTERI DI SATURNO

Nel suo viaggio intorno a Saturno e alle sue molteplici lune, la Sonda Cassini ha fatto in questi giorni un’altra straordinaria scoperta, ovvero l’esistenza di un “Grande vuoto” fra gli anelli di Saturno. La sonda spaziale, dopo quasi 20 anni in orbita, ha iniziato il capitolo finale del suo viaggio nello spazio. Il 2 maggio la Cassini ha realizzato una fra le ultime “immersioni” fra gli anelli di Saturno, costituiti da una regione di oltre 2mila chilometri. L’analisi dei dati raccolti dalla navicella ha consentito così agli studiosi di realizzare delle scoperte molto importanti e in particolare di individuare l’esistenza di un “Grande Vuoto”.

“La regione tra gli anelli e Saturno è “il Grande Vuoto”, apparentemente – ha spiegato il responsabile del programma Cassini per il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, Earl Maize -. La sonda resterà sul suo percorso, mentre gli scienziati lavoreranno sul mistero del perché il livello di polvere sia molto più basso di quanto previsto”.

I tecnici Nasa, grazie a questa sorpresa potranno ora orientare nella direzione preferita l’antenna di Cassini, senza il pericolo di rovinare la strumentazione. “È stato un po’ disorientante: non stavamo ascoltando ciò che ci aspettavamo di ascoltare” ha svelato William Kurth, ricercatore della University of Iowa e responsabile del “Radio and Plasma Wave Science” . Convertendo i dati inviati dalla Sonda Cassini in formato audio, gli studiosi sono riusciti a stabilire l’assenza delle consuete particelle, valutando il loro rumore a contatto con le strumentazioni che si trovano fuori dallo scudo. Oltre ai fischi che solitamente vengono rilevati da Rpws, non ci sono stati suoni ulteriori suoni che hanno mostrato l’esistenza di corpi esterni. Una scoperta che ha spiazzato gli scienziati, rivelando appunto l’esistenza del “Grande Vuoto”.

Ma fra le altre sensazionali scoperte della Sonda Cassini, c’è anche stata, sempre di recente, quella che risponde alla domanda: “c’è vita oltre la Terra?”. L’annuncio, dato dalla Nasa poco tempo fa in merito all’esplorazione di Saturno, ha emozionato tutti gli appassionati di mistero e che sono convinti dell’esistenza di qualche forma di vita extraterrestre. Secondo i tecnici dell’agenzia spaziale infatti, Encelado, una delle lune di Saturno, avrebbe un oceano nascosto sotto i ghiacci in grado di ospitare la vita. La rivelazione sarebbe arrivata dopo che la Sonda aveva esplorato il Polo Sud di questa Luna, tuffandosi nei geyser.

La scoperta è stata poi pubblicata sulla rivista “Science” e annunciata tramite una conferenza stampa della Nasa coordinata da Junter Waite, del “Southwest Research Institute”. La missione Cassini, organizzata dalla Nasa, dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), nel 2014 aveva già scoperto l’esistenza di un oceano su Encelado e in seguito ad una ricerca condotta da Luciano Iess, dell’Università Sapienza di Roma, si era ipotizzato che quell’ambiente avrebbe potuto ospitare la vita. Gli ultimi dati raccolti sembrano confermare questa ipotesi molto affascinante.

Il Ion Neutral Mass Spectrometer, che si trova a bordo di Cassini, ha infatti consentito di individuare tracce della presenza, nell’oceano di Encelado, di alcune sorgenti geotermali molto simili a quelle presenti sulla Terra. Sono stati individuati, in particolare, idrogeno e anidride carbonica, considerati “ingredienti critici per il processo noto come metanogenesi”, ossia la produzione da parte dei microrganismi di metano. Il geochimico Jeffrey Seewald, dell’istituto oceanografico Woods Hole ha commentato la scoperta su “Science” considerandola “un passo in avanti importante nel valutare quanto Encelado possa essere abitabile”.

La scoperta è da attribuire anche all’Italia: “In quanto membri della missione Cassini siamo estremamente contenti di questo risultato – ha svelato il coordinatore scientifico dell’Asi, Enrico Flamini -. Questo è un bellissimo lavoro e che si basa sulle precedenti scoperte del gruppo di Iess”.

A commentare la ricerca, considerata “scientificamente ineccepibile” anche Gian Gabriele Ori, il direttore della Scuola internazionale di scienze planetarie (Irsps) dell’università di Pescara, come pure l’astrobiologa Daniela Billi, dell’università di Roma Tor Vergata, secondo cui lo scenario di Encelado ricorda molto quello della Terra 3,8 miliardi di anni fa.

Restiamo allora in attesa dei prossimi sviluppi.

A cura della redazione