FEDERICO PIRRO… IL GIORNALISMO E “LA MOSSA DEL TESCHIO”

E’ una storia di giornalismo di investigazione, un percorso di vita narrata che assume i toni oscuri e torbidi del noir. Il titolo del romanzo è quanto mai inquietante “La mossa del teschio” (Ed. Radici Future – 2016), l’autore del romanzo è Federico Pirro, anzitutto autorevole giornalista e poi anche saggista e romanziere.

Nella sua lunga e apprezzata carriera Pirro è stato a lungo cronista di cronaca giudiziaria per “La Gazzetta del Mezzogiorno”, quotidiano per il quale ha trattato storie scottanti; ha poi scritto per “La Repubblica” ed è quindi giunto in Rai, dove ha ricoperto l’incarico di capo redattore per la Puglia. Da non dimenticare gli incarichi rivestiti ai vertici nazionali della Federazione della Stampa.

Tra i suoi saggi più significativi ricordiamo “Vilipendio di cadavere. La DC barese nei giorni del dopo Moro” (Ed. Dal Sud, 1981), si tratta di una cronaca che non fa sconti sulle vicende del potere moroteo a Bari dopo il rapimento e l’assassinio dello statista pugliese da parte delle Brigate Rosse, completa il volume un’intervista al politologo Beppe Vacca.  Segnaliamo, inoltre, il testo “Bari brucia. Trent’anni di nera culminati nel rogo del Petruzzelli” (Besa, 2008), lavoro di inchiesta svolto dal Nostro sugli interessi e sugli intrecci criminali che portarono, nel 1991, all’incendio doloso del Teatro Petruzzelli di Bari.

Torniamo al romanzo “La mossa del teschio”: protagonista della narrazione è Franco Palmieri (alter ego dell’autore del quale guarda caso ha le stesse iniziali), cronista dalle grandi qualità, che “non molla mai”. Sullo sfondo c’è Bari, città dove si svolge una vicenda tortuosa e torbida tra appalti pubblici e speculazioni, nella quale Palmieri, partendo da vicende personali che riguardano il padre, anche lui era stato un giornalista, indagherà in un mondo fatto di connivenze, deviazioni della giustizia e del potere che tutto pervade.

Nella storia emergono i sentimenti del figlio verso il genitore perso quando egli era molto giovane e i ruoli dei due impegnati nella stessa professione.

Il romanzo è stato presentato nei giorni scorsi a Matera presso il settecentesco Palazzo dell’Annunziata nella sede della Biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani”.  La Biblioteca della Città dei Sassi, come è stato ricordato dai funzionari responsabili nell’introduzione, è un pregiato scrigno culturale fondato nel 1933 e vi sono conservati 350 mila volumi. Oggi la struttura ha bisogno di attenzione da parte delle Istituzioni in quanto vive un momento di grande difficoltà dovuto alla soppressione dell’Ente Provincia che non è stata ancora adeguatamente sostituita nella gestione della delega dalla Regione.

La serata, organizzata dalla libreria “The Sassi Book Store” è stata condotta da Pasquale Doria della redazione materana de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, il quale si è soffermato sulla figura del giornalista. Secondo Doria il libro di Pirro può essere considerato un vero e proprio manuale per chi vuole svolgere tale professione che sta soffrendo una crisi di identità dovuta sia alla concorrenza dei social network ma anche al suo divenire un mestiere sempre più sedentario, poiché si fanno sempre meno inchieste e si esce sempre meno per strada. Doria ha rilevato come, a suo parere, Federico Pirro nel romanzo abbia voluto lanciare un messaggio sul recupero del mestiere di giornalista. Ma dalla trama noir si possono anche trarre vari spunti di riflessione sulla società e sui sentimenti. Da citare pure l’intervento di Antonella Ciervo, attualmente addetto stampa del comune di Matera e nel passato cronista a Bari che ha ricordato la sua collaborazione con Federico Pirro. 

A margine della presentazione la nostra webzine ha incontrato l’autore per un’intervista.

“E’ stata un po’ una scommessa con me stesso – ha esordito il giornalista e scrittore – perché questa storia parte dall’esumazione di mio padre, esperienza che mi ha molto segnato.

…QUINDI SI TRATTA DI UNA STORIA VERA!

E’ vera solo l’esumazione ma non tutto il resto. Da questa esperienza sono maturate una serie di riflessioni sulla vita, sulla morte sulle generazioni che si susseguono e che io ho voluto sottolineare con questa storia di fantasia. Anche se di fantasia si tratta sino ad un certo punto, perché narra di valori reali. Il protagonista, il giornalista Franco Palmieri, ha perso il padre in età giovane e quindi non c’è stato mai un dialogo tra i due, qualcosa che consentisse di conoscersi. Gli accadimenti, invece, lo inducono a riscoprire la figura del padre.

MA COSA SUCCEDE QUANDO AVVIENE L’ESUMAZIONE DEL PADRE DEL GIORNALISTA?

C’è un mistero perché il cranio del padre viene ritrovato con un foro di proiettile, mentre era morto per un tumore al fegato. Per capire cosa è successo Franco scandaglierà la vita del padre, anche lui giornalista, attraverso la sua esperienza professionale e umana che è racchiusa in un archivio, un insieme di fogli e documenti, che il padre stesso gli aveva lasciato. Sarà quindi il padre che lo spinge nel percorso giusto.

IL PROTAGONISTA DEL NOIR METTE IN PRATICA LE CONOSCENZE ACQUISITE NEL SUO MESTIERE DI CRONISTA…

Non avendo elementi utili per avviare le indagini su questa storia, il protagonista si rivolge alle vicende del padre per capire se aveva dei nemici e via via riprende il dialogo con lui, al punto che è tormentato dal rammarico di non aver avuto un dialogo anche sugli aspetti professionali, perché il padre sotto quell’aspetto ebbe delle disavventure pur avendo ragione – ma chi comanda prevale – e quindi Franco Palmieri è interessato a capire come erano andate le cose.

QUANTO INVECE DI ESPERIENZA PERSONALE CI HAI MESSO NELLA STESURA DELLA TRAMA?

Ciò che di personale c’è nel libro è la mia professione di giornalista, figura che è in grado di mettere insieme tante cose della vita della società. Io ho fatto il cronista giudiziario per tanti anni quindi le vicende giudiziarie le ho gestire e conosciute bene. Aggiungo che mi sono divertito, anche se non è proprio il termine giusto, a sottolineare gli aspetti negativi di una professione che non sempre risponde alle esigenze di una società che ha diritto di sapere cosa accade come vanno le cose e non sempre l’informazione risponde a queste esigenze.

COSA NON FUNZIONA SECONDO TE NELL’INFORMAZIONE?

Talvolta le cose sono seguite secondo interessi al di fuori del mondo dell’informazione, interessi che è bene accontentare, tenere buoni perché è questo che vuole la vita, una vita ipocrita naturalmente.

COSA RAPPRESENTA PER TE IL NOIR? E’ UN MODO DI INDAGARE NELLA MENTE DELL’UOMO, UNA MANIERA DI LANCIARE UN MESSAGGIO SOCIALE…

Entrambe le cose. Nel libro vengono trattate una serie di vicende che danno l’idea di una società nella quale quelle che sono le istituzioni agiscono in maniera distorta. C’è il camposanto dove tutto finisce; la Procura muta sorda e cieca, infatti sono rappresentati magistrati che usano la legge in modo disinvolto. E poi l’informazione che gestisce in un certo modo il contatto con la società e, se vogliamo, anche la vita degli altri.

NICOLA LAGIOIA, GIANRICO CAROFIGLIO, DONATO CARRISI, GIANCARLO DE CATALDO, PIERLUIGI SILVIS, E ADESSO ANCHE FEDERICO PIRRO. LA PUGLIA HA UN GRUPPO NUTRITO E AGGUERRITO DI SCRITTORI NOIR CHE SI STANNO DISTINGUENDO NEL PANORAMA DELLA NARRATIVA NAZIONALE.

Hai citato grandi nomi, loro sono ottimi scrittori. Io sto in coda. Il noir è un filone che attrae molto il lettore. Mi sono ispirato a una vicenda mia personale, io sono di una tale modestia che ho bisogno di una premessa vera per far venire fuori una storia!

CONOSCENDO LA PENNA ESPERTA DI FEDERICO PIRRO SIAMO CONVINTI CHE IL SUO NOIR SARA’ AD ALTISSIMA TENSIONE E NON AVRA’ NULLA DA INVIDIARE AI CITATI GRANDI NOMI!

Filippo Radogna