NICOLA LAGIOIA… E LA FEROCIA

Con il suo quarto romanzo intitolato “La ferocia” (Einaudi, 2014) lo scrittore Nicola Lagioia ha vinto, lo scorso anno, il prestigioso Premio Strega. Il testo, poderoso e di notevole tensione emotiva, ha una trama nella quale accadono fatti che l’autore stesso definisce terribili. Infatti, il Nostro utilizza il noir per addentrarsi in una storia che si dipana in un efficace e drammatico crescendo narrativo. La vicenda narra della spaventosa morte, passata per suicidio, di Clara Salvemini, giovane donna, figlia di una potente famiglia di palazzinari baresi. Il romanzo ambientato nel capoluogo pugliese, che Lagioia conosce in ogni sfaccettatura in quanto ci è nato, si sviluppa in una concatenazione di situazioni molto articolate e avvincenti: “è senz’altro – ha dichiarato l’autorevole critico letterario Alberto Asor Rosa – il migliore romanzo degli ultimi due anni”.  Nicola Lagioia, in occasione della recente Giornata mondiale del libro, ha tenuto a Matera una conferenza dal titolo “Come e perché continuare a leggere i classici”, organizzata presso la Biblioteca provinciale dalla Fondazione Matera 2019 – Capitale europea della Cultura, è stata una preziosa occasione per intervistarlo:

DOPO UNA SERIE DI ROMANZI NEI QUALI HAI TRATTATO TEMATICHE PIU’ PURAMENTE LETTERARIE, HAI DECISO DI SCRIVERE UN NOIR. SI TRATTA DI UN AVVICINAMENTO A QUESTO GENERE?

In effetti il noir per me è stato soltanto un recinto che mi sono dato per poi romperlo. Si tratta di un pretesto per cui raccontare una storia, quella della ricca famiglia Salvemini i cui componenti, se fossero degli animali, sarebbero certamente dei pescecani. Quindi il noir è più che altro un mezzo, oltre che l’atmosfera. Infatti, nel romanzo non c’è un meccanismo da detective story. Per esempio non c’è neanche un commissario come spesso avviene in questo tipo di storie. Tra i principali personaggi c’è Michele, fratellastro problematico di Clara, che è più un indagatore dell’incubo che un novello Maigret o un Ciccio Ingravallo, per tirare in ballo Gadda.

MA COME LO DEFINIRESTI ALLORA QUESTO ROMANZO?

E’ una sorta di romanzo “gotico meridionale”. In tale quadro penso più che altro a William Faulkner che, a mio parere, racconta storie del Sud meglio di qualunque altro. Certo nel suo caso sono storie del Sud degli Stati Uniti, però anche lì c’è un’atmosfera oscura, sinistra, strana. Ma penso anche ad altre storie: alla Louisiana di David Linch del film “Cuore Selvaggio”’. Quindi immagino un Sud fuori dagli stereotipi del sole, del mare e dei mandolini, dove si possono costruire trame molto particolari.

E A PROPOSITO DI STRANE ATMOSFERE, NELLA STORIA, CLARA, DOPO IL SUO NON CHIARITO SUICIDIO-OMICIDIO DIVIENE UNA SPECIE DI GUIDA DEL FRATELLASTRO MICHELE, CHE E’ ALLA RICERCA DELLA VERITA’ SULLA SUA MORTE. COME HAI COSTRUITO QUESTO PERSONAGGIO?

Clara è un personaggio che mi portavo dietro da tanto tempo perché è come se fosse venuto fuori già fatto e finito. Ci ho messo molto a capire che tipo di romanzo dovevo scrivere perché la cosa difficile è comprendere qual è la tua urgenza più forte. Per stendere il testo de “La ferocia” ci ho impiegato anni. E’ un romanzo lungo con una trama abbastanza complessa. Però Chiara è un personaggio talmente magnetico che la prima immagine che mi è venuta in mente è questa ragazza che nuda e ricoperta di sangue percorre la strada statale 100 che collega Bari  a Taranto. Da lì è partito tutto e piano piano da lì ho capito che Clara era  la secondogenita di una famiglia benestante di costruttori, aveva un fratellastro cui era molto legata e così via. Ma ripeto  tutto parte da Clara.

PER LAVORO TI OCCUPI DI LIBRI: SEI TRA I CONDUTTORI DELLA RASSEGNA QUOTIDIANA PAGINA 3 DI RAI RADIO TRE. RITIENI CHE OGGI IN ITALIA VADA MAGGIORMENTE IL GENERE NOIR O LA TENDENDENZA SIA VERSO IL ROMANZO PIU’ PSICOLOGICO?

Per me è importante quello che è bello, un bel libro! Per la tendenza occorre chiedere a coloro che si occupano di marketing più che a me. Certo il noir va molto, però ci sono gialli belli e brutti. Ripeto, per me, al di là dei generi, esistono solo i libri buoni o i libri cattivi libri.

ATTUALMENTE NEL PANORAMA EDITORIALE ITALIANO CI SONO NARRATORI IMPORTANTI CHE VENGONO FUORI CON FORZA, OPPURE E’ UN PERIODO PER COSI’ DIRE ORDINARIO?

Beh, recentemente il settimanale Time, come ogni anno, ha compilato la lista delle cento persone più influenti al mondo e all’interno vi erano due scrittori soltanto. Una era Elena Ferrante…

LA FERRANTE LO SCORSO ANNO E’ GIUNTA TERZA AL PREMIO STREGA ED E’ STATA TUA DIRETTA CONCORRENTE…

Sì è così! Comunque la Ferrante nella lista del Time era in compagnia di un’altra scrittrice statunitense molto brava ossia Marilynne Robinson. Quindi se uno scrittore italiano è finito tra i cento più importanti personaggi del mondo, secondo il Time, insieme a una collega americana vuol dire che la letteratura italiana qualcosa da dire ce l’ha!

A PROPOSITO DI LETTERATURA E DEI CLASSICI, OGGETTO DELLA CONFERENZA ODIERNA, COSA RAPPRESENTANO PER TE?

La letteratura è lo strumento più sofisticato della mente umana. I classici sono alcuni dei pilastri della civiltà umana che sopravvivono agli autori e fanno parte di noi. Credo che la lettura serva a riconoscerci come esseri umani: la poesia e l’arte ci servono ad arricchire  la nostra vita emotiva.

UN’ULTIMA DOMANDA, PER SCRIVERE “LA FEROCIA” HAI IMPIEGATO QUATTRO  ANNI, ADESSO STAI LAVORANDO A QUALCHE ALTRO ROMANZO?

Sì, e anche questa volta con lentezza!

Filippo Radogna