FANTASCIENZA STORY 82

LA STORIA DEGLI UOMINI – LIBRO (1966) – PARTE 02

E a proposito di Madra eccolo qui. Siamo nella fantascienza “made in England” e non abbiamo nemmeno bisogno di dire molto come presentazione e questo perché, nella versione italiana, la distribuzione ha appiccicato un prologo realizzato con immagini fisse (ci sono pure delle copertine di Urania, una foto di Cittadino dello Spazio, ecc…) per rendere il tutto più drammatico. Quindi possiamo usare questo sproloquio per presentare il film.

” Il nostro pianeta è stato visitato da astronavi provenienti dagli abissi dell’universo, da lontani pianeti, da mondi sconosciuti? Noi non ne abbiamo prove precise ma molti fatti fanno pensare che esseri d’altri mondi sono giunti sulla Terra ai tempi della Preistoria. Chi non trova un’analogia tra un moderno astronauta e questi graffiti preistorici scoperti in varie parti del mondo? Dalla Val Camonica al deserto del Sahara, al Giappone. Quali relazioni esistono tra questi monumenti del Perù arcaico e strane figurazioni scoperte recentemente sulla Luna? Non esiste un’analogia fra le moderne navicelle e il disegno di questo bassorilievo della piramide azteca di Palenche? Come sono le creature spaziali delle quali, nelle antiche leggende e nei miti, si conserva un ricordo? Simili a mostri come quelli creati dalla fantasia degli uomini dal Medioevo ad oggi? Di loro non sappiamo niente, eppure possediamo delle misteriose tracce del loro passaggio, come questa misteriosa sostanza sconosciuta caduta dal cielo nel 1963, dopo il passaggio di un disco volante. Ora, dallo spazio, giungono nuovi e misteriosi avvenimenti.Può darsi che l’uomo sia alla vigilia della scoperta di una tremenda verità…”

Reparto Radar di Falsey Park. Nel laboratorio c’è il Direttore Tecnico dell’installazione, il Dottor Geoffrey Morley (Maurice Denham, 1909 – 2002), assieme alla sua assistente e analista Ann Barlow (Patricia Haines, 1932 – 1977) e un altro scienziato, il Dottor Jack Costain (John Saxon).

Ann: “Dottor Morley?”

Morley: “Sì?”

Ann: “Venga a vedere il radar… È a duecento chilometri di quota e  proviene dallo spazio.”

Morley: “A che velocità viaggia?”

Ann: “A circa ventimila chilometri l’ora.”

Morley: “Uhm…”

Jack: “Un momento, rallenta rapidamente…”

Morley: “Senza dubbio si tratta di un meteorite.”

Ann: “Deve essere voluminoso se il radar lo capta a quell’altezza.”

Jack: “Si disintegrerà entrando negli strati dell’atmosfera.”

Ann: “Vorrei sperarlo. Al momento sembra diretto su Londra.”

Continuano a guardare attentamente il radar.

Jack: “Ha modificato la traiettoria!”

Ann: “Non soltanto questo. È entrato nell’atmosfera terrestre e non si  è infiammato.”

Morley: “Ma è impossibile! La sua discesa deve essere guidata!”

Ann: “Quota: dieci chilometri. Dovrebbe essere visibile anche a occhio nudo.”

Appaiono i titoli di testa:

MADRA, IL TERRORE DI LONDRA (The Night Caller)

Una ulteriore modifica è stata portata dai distributori italiani anche alla musica. Nell’originale Mark Richardson canta una canzone dai toni romantici intitolata appunto “The Night Caller” ed è stata sostituita da una colonna sonora musicale costituita da suoni più angoscianti e minacciosi. Torniamo alla nostra storia.

La strada dove si presume sia caduto l’oggetto è bloccata da una pattuglia di militari. Morley e Jack mostrano i loro permessi e un soldato li accompagna dal Maggiore (John Carson).

Maggiore: “Allora, cosa c’è Signori?”

Morley: “È riuscito a localizzarlo, Maggiore?”

Maggiore: “A localizzare, cosa?”

Morley: “L’oggetto proveniente dallo spazio. È caduto entro un raggio di sette chilometri da questo punto.”

Jack: “Non vorrà dirci che le truppe che abbiamo incontrato venendo qui stanno facendo le manovre, Maggiore. Abbiamo seguito la rotta dell’oggetto sul radar.”

Maggiore: “No, mi dispiace…”

Morley: “Se lei esamina i nostri documenti, Maggiore, vedrà che il Servizio di Sicurezza ci tiene informati anche dei segreti militari più riservati.”

Jack: “Già…  e potrebbe aver bisogno di noi quando troverà l’oggetto. Può essere pericoloso.”

Maggiore: “(restituendo i documenti) Se lo troveremo.”

Morley: “Come sarebbe “se”? Dai dati in nostro possesso dovrebbe avere un’altezza di almeno sei metri. Non ci saranno difficoltà a individuare il cratere.”

Maggiore: “Non ci sono oggetti alti sei metri e tantomeno crateri.”

Jack: “Che cosa?

Morley: “Ne è sicuro?”

Maggiore: “Due elicotteri sono usciti in ricognizione: niente.”

Morley: “Ma è una cosa inspiegabile!”

Jack: “Eppure l’oggetto esiste. Non possiamo aver fatto un simile errore nei nostri calcoli.”

Maggiore: “Non l’ha fatto. Abbiamo avuto tre segnalazioni dall’avvistamento radar. Non c’è errore di posizione: ha preso terra qui. I radar americani della costa hanno confermato i nostri calcoli. Non c’è alcun dubbio che un grosso oggetto è atterrato qui e che poi è scomparso.”

Inizia l’operazione di rastrellamento.

Maggiore: “Le truppe circondano la zona e convergono verso il centro.”

Jack: “Avranno contatori geiger, mi auguro, l’oggetto dovrebbe essere radioattivo.”

Maggiore: “Uno per plotone.”

Dalla Jeep, in contatto radio con i vari plotoni, arriva una comunicazione.

Soldato: “Il Plotone RM segnala presenza di notevole radioattività. Coordinata Q 4-5-7.”

Maggiore: “Non avvicinatevi oltre, fino al mio arrivo. Venite con me, Signori?”

Jack: “Certo.”

La Jeep percorre la pianura fangosa fino ad arrivare nella zona cercata. Il Sergente Hawkins (Jack Watson ,1915 – 1999) sta aspettando il suo superiore. Il Maggiore scende rapidamente dal veicolo assieme a Jack e Morley. Pochi metri davanti a loro c’è una piccola sfera bianca e il militare porge il geiger a Jack il quale si avvicina cautamente all’oggetto.

Morley: “Se quello è l’oggetto caduto stanotte c’è qualcosa che non va nei nostri strumenti.”

Jack, dopo un rapido esame, torna sui suoi passi.

Jack: “Potete anche avvicinarvi.”

Morley: “Bene.”

Jack: “(sfiorandolo con cautela) È freddo, estremamente freddo.”

Morley: “Deve possedere una capacità di assorbire calore, una capacità inconcepibile per le mie conoscenze. Non ne sapremo di più finché non lo avremo esaminato in laboratorio.”

Maggiore: “Crede che sia l’oggetto caduto stanotte?”

Jack: “Oh, sì. Non c’è alcun dubbio. Doveva essere una massa incandescente fino a poche ore fa. Adesso ha una temperatura inferiore allo zero.”

Maggiore: “Il Comando probabilmente vorrà sapere se è di origine straniera.”

Morley: “Per il momento, Maggiore, la sua opinione vale quanto la mia.”

Jack: “Ha notato la cosa più sorprendente di tutte? Abbiamo seguito questo oggetto mentre attraversava l’atmosfera a una velocità superiore ai ventimila chilometri orari, eppure è sceso senza nemmeno scalfire il suolo. La sua discesa è stata guidata in qualche modo, guidata con precisione fantastica, oltre le possibilità umane.”

L’oggetto viene chiuso in una cassa e portato al laboratorio presieduto da Morley e il Maggiore ordina al Sergente Hawkins di porre un cordone di sentinelle tutt’intorno all’edificio e altri quattro soldati sul tetto. Poi la cassa viene fatta scaricare e portata all’interno dove c’è anche Ann. Nell’evenienza che possa trattarsi di un ordigno nucleare il Maggiore fa sgomberare tutto l’edificio dal personale civile. Restano solamente Jack, Morley ed Ann che viene debitamente presentata all’ufficiale.

La ragazza prende un sensore e lo applica alla misteriosa sfera.

Ann: “Venticinque gradi sotto lo zero.”

Jack: “(fischiando) Di che cosa crede sia composto?”

Morley: “Di silicati, di siderite…  e come posso dirlo?”

Maggiore: “Dottor Morley, prima di cominciare le analisi, vuole accompagnarmi per lo stabilimento in modo da disporre le sentinelle?”

Morley: “Ooooh… È proprio necessario?”

Maggiore: “Purtroppo sì.”

Morley: “D’accordo.”

I due escono e restano Jack e Ann.

Ann: “Cosa si aspetta, paracadutisti da Marte?”

Jack: “Evidentemente il Governo pensa che sia un satellite lanciato dai nostri avversari…”

Ann: “…E che possiamo prevenire le loro mosse se scopriamo i loro segreti.”

Jack: “Forse questa sfera farà progredire le nostre conoscenze di cinquanta o cento anni. Non credo che sia stata concepita da una mente umana. E infatti non sembra proprio opera dell’uomo.”

È sera ma gli esami sulla sfera continuano.

Morley, usando per precauzione dei guanti, la sta riponendo nella cassa.

Morley: “(rivolto ad Ann) Questo non lo scriva, sono soltanto considerazioni. L’origine è oscura e per quanto riguarda…”

Jack: “(vedendo entrare il Maggiore) Aspetti.”

Maggiore: “Ci sono novità?”

Morley: “Stiamo terminando i nostri esami preliminari.”

Maggiore: “Allora?”

Morley: “Ann…”

Ann: “Finora l’abbiamo sottoposta alle analisi spettrometriche e di radioattività. Riteniamo che la sfera sia composta di un silicone di natura imprecisata e questo forma un guscio esterno protettivo dello spessore di tre millimetri.”

Maggiore: “E cosa c’è dentro la sfera?”

Jack: “Uno strato di fibre di carbonio.”

Morley: “Per il momento l’interno sembra essere assolutamente vuoto.”

Maggiore: “E la radioattività?”

Ann: “Non è radioattiva.”

Maggiore: “Ma il contatore geiger diceva di sì.”

Jack: “La sfera in sé non emette alcuna radiazione. Quelle rilevate stamattina dagli strumenti erano superficiali.”

Morley: “Forse erano state raccolte dalla sfera attraversando le fasce di Van Allen entrando nell’atmosfera terrestre…”

Lo scienziato si lascia sfuggire uno sbadiglio.

Maggiore: “È possibile dedurre da tutto questo che non si tratta di un ordigno atomico?”

Morley: “Ah, lo possiamo escludere nel modo più assoluto, Maggiore, e non contiene alcun elemento nucleare.”

Maggiore: “Comincio a sentirmi più tranquillo. E per quanto riguarda il suo paese d’origine? Il Ministero non mi dà pace da stamattina… allora?”

Morley: “Beh, non siamo ancora in grado di arrischiare un’ipotesi su questo.”

Maggiore: “Ma avrà certo qualche idea.”

Jack: “Di una sola cosa possiamo essere sicuri, attualmente.”

Maggiore: “Cioè’?”

Jack: “Non ne abbiamo idea, per il momento.”

Maggiore: “Capisco… Beh, devo riferire al Ministero. Sia così gentile di venire al telefono, Dottor Morley, vorranno parlare con lei.”

Morley: “Sì, volentieri. Tanto per stasera possiamo dire di aver finito, Costain ed io non chiudiamo occhio da trentasei ore… Verrò fra un istante, Maggiore.”

Maggiore: “Bene. Miss Barlow, Dottor Costain…”

L’ufficiale esce e Morley tira un sospiro di sollievo.

Morley: “Uhm…  parola mia, questa volta c’è mancato un pelo!”

Jack: “Già. Per ora meno ne sanno meglio è.”

Morley: “(indicando la sfera) Pensi lei a metterla al sicuro di là per stanotte… Riprenderemo le ricerche domattina… Sa, quando ci decideremo a dirglielo dovremo farlo con molta cautela in modo che riescano a convincersi.”

Jack: “Già…  Ed è probabile che anche noi troveremo difficile convincerci.”

Morley: “Sì… le sue caratteristiche sono alquanto allarmanti… Però non lasciamoci trascinare dall’immaginazione… Buona notte.”

Ann: “Buona notte.”

Jack: “Buona notte (s’infila i guanti e prende in mano la sfera). Avanti, Ann…”

La ragazza gli apre la porta del magazzino dotato di una sola finestra e di un uscio con un piccolo riquadro di vetro smerigliato.

Jack: “(appoggiando la sfera su un ripiano) Stanca?”

Ann: “(annuendo) Vorrei già essere nel mio letto.”

Jack: “Anch’io.”

Ann: “È una proposta?”

Jack: “Io ci provo sempre… T’accompagno a casa?”

Ann: “No…  No, devo battere a macchina gli appunti.”

Jack: “Vuoi che ti aiuti?”

Ann: “No, grazie.”

La ragazza chiude a chiave la porta del magazzino dietro di sé.

Jack: “Allora non mi resta che dirti buonanotte.”

Ann: “Buonanotte… Jack?”

Jack: “Hai cambiato idea?”

Ann: “No… Cosa ne pensa veramente?”

Jack: “Morley?”

La ragazza annuisce.

Jack: “È come se tutti noi scrutassimo in una sfera di cristallo, ma è l’idea in sé che è così fantastica,  capisci? La probabilità della sua origine, tanti dettagli concatenati… non sappiamo…”

Ann: “Puoi parlare liberamente con me, Jack.”

Jack: “E lo faccio. Ma non so che dire e lo stesso è per Morley.”

Ann: “Vuoi dire che anche lui si lascia trascinare dall’immaginazione?”

Jack: “Stai offendendo la sua reputazione scientifica. Vedrai, arriverà ad una conclusione.”

Ann: “D’accordo. È lui il capo.”

Jack: “Perché non spegniamo tutto e ce ne andiamo, Ann?”

Ann: “È un’ottima idea, ma io ho da fare.”

Jack: “Mi arrendo… Buonanotte.”

Ann resta così da sola nel laboratorio mentre il Maggiore, in un altro ufficio e con accanto Morley, sta riferendo quanto lo scienziato gli ha detto ma la linea è molto disturbata. Mentre Ann sta proseguendo il suo lavoro, una luce pulsante s’intravede dietro il vetro della porta del magazzino.

All’interno possiamo vedere che la sfera si sta illuminando di una luce sempre più intensa. Un’espressione di fastidio e poi di dolore si dipinge sul volto di Ann che cerca comunque di proseguire il suo lavoro senza riuscirvi. La ragazza si gira e vede la luce che filtra dalla porta ma questa subito dopo si spegne. Ann si alza a fatica mentre la testa le sembra scoppiare e la vista le si annebbia. Si dirige verso la porta quando sente un respiro pesante, affannoso, venire da dietro l’uscio e poi una luce intensissima le ferisce gli occhi. Gira la chiave della porta ma questa non si apre, come se qualcosa o qualcuno la tenesse bloccata dall’altra parte. Ann si appoggia terrorizzata allo stipite. Lentamente l’uscio si apre di un palmo e un artiglio (nel quale è evidente la gomma del guanto per le pieghe che crea) le afferra il polso. Ann urla, si divincola e si dirige verso il campanello d’allarme, attivandolo. Arriva di corsa il Sergente Hawkins con un soldato e lei indica loro la porta del magazzino, i due entrano ma non c’è nessuno. Arriva anche il Maggiore che chiede subito spiegazioni.

Ann: “Sì, ho dato io l’allarme.”

Maggiore: “Perché?”

Ann: “Beh, c’era qualcosa qui dentro! C’era, le giuro che c’era!”

Maggiore: “Quindi ha visto qualcosa di preciso.”

Ann: “Ecco… ho visto come un’orribile zampa che mi ha afferrata al polso.”

Il Maggiore controlla la finestra e chiede anche alla guardia di sotto se ha visto o notato qualcuno, alla risposta negativa del soldato ordina al Sergente di far ispezionare il cortile.

Ann: “Sono sicura che c’era qualcosa qui dentro!”

Maggiore: “Ma, come ha visto, la finestra era chiusa dall’interno.”

Ann: “Questo non c’entra.”

Maggiore: “Lei è rimasta sempre nel laboratorio, Miss Barlow?”

Ann: “Sì, non mi sono mossa.”

Maggiore: “Quindi nessuno avrebbe potuto entrare o uscire passando per il laboratorio.”

Ann: “Non riesco a capire… Ho sentito benissimo.”

Maggiore: “Che cosa?”

Ann: “Non sembrava umano… era un ansimare opprimente… e… e…  e poi quella mano…”

Maggiore: “Zampa…”

Ann: “Mano o zampa… non lo so, non era umana…”

Maggiore: “È meglio che lei ritorni a casa, Miss Barlow. Lei è molto agitata.”

Ann: “Lei crede che io abbia immaginato tutto, vero?”

Maggiore: “Esamino solo i fatti che mi risultano, Miss Barlow. Se qualcosa o qualcuno fosse entrato nel magazzino dovrebbe esserci ancora, non le pare?”

Ann: “Aspetti. Me n’ero dimenticata in questa confusione. Poco prima di udire quei rumori mi sono sentita male… Sì, sono quasi svenuta per un terribile mal di testa.”

Maggiore: “Forse questa è la spiegazione: un’emicrania… Ne soffre spesso?”

Ann: “No… E quella luce? Una luce abbagliante dietro la porta!”

Maggiore: “Una luce?”

Ann: “Sì, l’ho vista attraverso la porta.”

Maggiore: “Venga, la portiamo a casa.”

Il giorno dopo Jack entra nel laboratorio dove già ci sono il Maggiore e Morley. L’ufficiale gli riferisce l’accaduto ma Jack e Morley restano comunque perplessi perché Ann non è una ragazza molto impressionabile. Mentre il Maggiore se ne va Morley chiede a Jack di andare a prendere la sfera. L’uomo entra nel magazzino e, mentre sta per infilarsi i guanti, vede delle macchie di fango per terra. Apre la finestra e scorge l’impronta di una zampa impressa nel terreno sottostante. Poco tempo dopo tutti e quattro sono di nuovo in laboratorio.

Jack: “È il calco preciso dell’impronta.”

Morley: “Ha un aspetto piuttosto sinistro.”

Ann: “Non era uno scherzo dell’immaginazione.”

Maggiore: “Non credo che lei abbia corso alcun rischio, Miss Barlow.”

Jack: “Perché dice questo?”

Maggiore: “Beh, mi sembra logico, no? Vorrei dire che questa impronta non potrebbe essere stata fatta da un animale?”

Morley: “Ah, ma non da animali che siano noti.”

Maggiore: “Quindi, deve averla fatta un uomo.”

Morley: “Un uomo?”

Maggiore: “Credo che lei sia stata vittima di uno scherzo di cattivo gusto, Miss Barlow, vede altra spiegazione?”

Ann: “Vittima di uno scherzo?!  Ma io ho visto benissimo…”

Maggiore: “…Dei miei uomini.”

Morley: “Qualche suo soldato avrebbe organizzato questa messinscena?”

Maggiore: “Circolano molte voci fra loro, fra cui che questa sfera provenga dallo spazio astrale, credo anzi per lo più Marte. (Ride) Oh, beh, è ridicolo, lo so, ma è normale che succedano cose del genere. Mi dispiace per lo shock che possono averle causato.”

Ann: “Grazie.”

Morley: “In un certo senso è una spiegazione abbastanza razionale.”

Maggiore: “È l’unica spiegazione possibile. Farò un discorsetto agli uomini, darò loro un po’ di lavoro extra perché smaltiscano l’eccesso di energie. Non ci proveranno di nuovo.”

Ann guarda il Maggiore uscire e quindi si rivolge a Jack e Morley.

Ann: “La spiegazione più razionale… non me la bevo! Ma crede davvero che fosse uno scherzo?”

Morley: “Mah, è una possibilità.”

Jack; “No, è impossibile!”

Morley: “Perché no?”

Jack: “Perché anche il Maggiore ha detto che nessuno poteva entrare o uscire da quella stanza.”

Morley: “Quindi?”

Jack: “Quindi chi impediva ad Ann di aprire quella porta ieri sera? Chi tratteneva la porta dall’altra parte? Di chi erano i passi che ha udito? E quella zampa di cui ci ha parlato, e come ha fatto questo essere misterioso a uscire dalla stanza prima che arrivassero i soldati? No, è inutile illuderci. Sappiamo che in qualche modo c’entra la sfera e prima che succeda qualcosa dobbiamo scoprire cos’è… e non c’è molto tempo…”

Jack ed Ann continuano gli esami sulla sfera. Un altro sensore è stato collegato a un’apparecchiatura.

Jack: “Sei pronta, Ann?”

La ragazza annuisce.

Jack: “Bene, cominciamo da cinquemila e poi arriviamo fino a venti.”

Ann: “7,4 a cinquemila… 362 a diecimila… meno 10 e 0,7… 8 -  6 – 4 a ventimila…”

Il Dottor Morley entra nel laboratorio.

Morley: “Come sta andando?”

Jack: “Abbiamo finito.”

Morley: “Allora?”

Jack: “Beh, a quanto risulta, è una specie di oscillatore ma… ma spaventosamente ingegnoso e complesso…”

Ann: “Così complesso che è inutile avanzare teorie, è al di là delle nostre conoscenze.”

Jack: “Agisce come un potente oscillatore.”

Ann: “E risponde alle bande dello spettro elettromagnetico.”

Morley: “Di tutto lo spettro?”

Ann conferma.

Morley: “Come fa a mantenere il suo equilibrio?”

Jack: “Per il momento posso soltanto supporre che il guscio di selenio agisca da schermo termoionico e mantenga gli elettrodi alla temperatura critica.”

Morley: “E cos’altro?”

Ann: “Il controllo di base, sembra che generi un campo magnetico fluttuante.”

Morley: “Allora potrebbe funzionare da monitore automatico che controlla la sua emissione.”

Jack: “Potrebbe anche essere una valvola trasmittente.”

Morley: “Certo. Oggi mi ha telefonato la B.B.C., il servizio controllo trasmissioni. Volevano sapere se avevamo fatto degli esperimenti con emissioni ad alta frequenza ieri sera. Cercavano di individuare la fonte di certe interferenze che avevano disturbato le trasmissioni radio e televisive. Ho risposto che non c’entravamo affatto.”

Jack: “A che ora si sono verificate le interferenze?”

Morley: “Verso le nove, le nove e dieci esattamente e poi si sono ripetute.”

Jack: “Pressappoco all’ora in cui sono andato via… Tu ti sei sentita male subito dopo, non è vero?”

Ann: “Sì, proprio così.”

Morley: “Questa sfera è un complesso oscillante d’incredibile potenza, una potenza che supera tutte le nostre conoscenze, incomprensibile come… l’energia atomica lo sarebbe stata per un alchimista del Medio Evo. Io credo che questo apparecchio abbia funzionato ieri notte.”

Jack: “Per trasmettere un messaggio al luogo di partenza?”

Morley: “No, non un messaggio e non per trasmettere. Alle nove di ieri sera è stato messo in funzione per ricevere qualcosa, non capite a che cosa serve? Qual è la sua funzione?”

Jack: “Riceve la materia!”

Morley: “Sì.”

Jack: “Intende dire una trasmissione di materia inviata da qualche altro pianeta, ricevuta dalla sfera e tramutata di nuovo nella sua forma originaria?”

Ann: “E praticamente?”

Jack: “Abbiamo avuto un visitatore dallo spazio.”

Ann: “Quindi deve ammettere che ho visto veramente qualcosa ieri notte!”

Morley: “No… no, aspetti… Non dimentichi che, per il momento, la nostra è solo una teoria.”

Ann: “Beh, io sono d’accordo con Jack, nessuno ha voluto credermi ieri sera.”

Morley: “D’accordo. Lasciamo da parte la teoria ma dove sarebbe finito questo essere quando Ann ha dato l’allarme?”

Jack: “Sarà tornato nello spazio, probabilmente. Ma c’è una cosa molto più importante, da dove proveniva, tornerà sulla Terra?”

È sera. Il Maggiore sta facendo rinforzare i controlli poi rientra in laboratorio dove stanno fervendo i preparativi. Morley ha infatti deciso di restare in una stanza da solo con la sfera per incontrare l’eventuale visitatore da altri mondi. Il Maggiore è scettico ma aiuta ugualmente lo scienziato che si sta mettendo un microfono collegato con la stanza nella quale ora si trovano. Jack vorrebbe andare al suo posto ma Morley rifiuta. Ora è tutto pronto. Lo scienziato e l’ufficiale entrano nella stanza dove c’è la sfera e vengono collegati gli spinotti che permettono il contatto con il centro di ricezione posto nel laboratorio. Morley si raccomanda affinché nessuno più entri e saluta il Maggiore che torna indietro. Dal laboratorio sentono la voce dello scienziato

Morley: “Spengo l’illuminazione, ora. Questo mi permetterà di vedere qualsiasi variazione nell’aspetto della sfera con la massima immediatezza…”

Jack dice ad Ann di partire con la registrazione. Il tempo passa, sono ora le nove e un quarto ma ancora nulla è accaduto. Altro tempo si accumula in un’attesa che sembra inutile finché…

Morley: “La sfera comincia ad illuminarsi… ( e cominciano le interferenze per cui il Maggiore ordina che si passi al collegamento diretto). Sta aumentando di splendore…  la luce è brillante… sembra che ci sia qualcosa che influenza l’organismo umano… io… io sento un grande dolore alla testa… Deve emettere delle radiazioni dannose agli esseri umani… consiglio di non entrare… che tutti ne stiano lontani finché non ne sapremo di più sui suoi effetti… (Pur soffrendo per il dolore Morley guarda la sfera e vede, su di essa, formarsi delle strane creste). Incredibile… incredibile… la sfera si sta modificando… non… non non sopporto più la luce… è inutile non ce la faccio più…”

Maggiore: “Io vado a tirarlo fuori.”

Jack: “Un momento, lo lasci stare! Non ci aspettavamo che fosse un’esperienza piacevole. Morley può uscire quando vuole, quindi deve lasciarlo stare, Maggiore!”

Morley: “Anche con la schiena voltata la luce supera la resistenza umana… mi copro gli occhi (e gli cadono gli occhiali)… il dolore alla testa è più intenso.”

Maggiore: “Questo non rientra nelle sue competenze!”

Jack: “Maggiore, il Dottor Morley ha chiesto di essere lasciato solo. Dobbiamo rispettare il suo desiderio!”

Morley: “I miei occhiali… gli occhiali… gli occhiali!”

Dall’altoparlante esce un suono che Ann riconosce subito.

Ann: “Lo stesso respiro… Mio Dio!”

Morley sta cercando gli occhiali andando a tentoni sul pavimento. Una gigantesca figura si erge davanti a lui. Un’ombra sfuocata e confusa fa arretrare lo scienziato, il filo del collegamento con il laboratorio si stacca.

Ann: “Non si sente più.”

Jack e il Maggiore si precipitano verso la stanza. L’essere si sta avvicinando a Morley il quale è sull’orlo di una crisi isterica, poi la creatura si allontana e lo scienziato, respirando affannosamente, si mette a sedere. Quando Jack e il Maggiore entrano Morley è già morto stroncato da un infarto. La sfera è sparita.

Dall’esterno provengono degli spari questo perché il Sergente Hawkins ha visto un’ombra indefinibile allontanarsi. Il perimetro del laboratorio viene messo a soqquadro e il Maggiore viene quasi investito da una macchina che parte velocemente nella notte. Alla guida c’è la creatura misteriosa, la riconosciamo dall’artiglio appoggiato sul volante (e più guanto che mai). Jack soccorre il Maggiore che ha battuto il capo violentemente contro il marciapiede.

È passato un mese ma qualcosa sta succedendo a Londra come dicono dei titoli sui giornali:

NUOVI SVILUPPI SULLA CREATURA SPAZIALE

Scotland Yard, ufficio dell’Ispettore Capo Hartley (Alfred Burke, 1918 – 2011).

Anche lui sta guardando un grosso titolo sul “Daily Clarion”:

EFFETTUATE FEBBRILI RICERCHE

MA IL MISTERO DI QUATTRO SETTIMANE FA PERMANE

Jack bussa all’ufficio di Hartley.

Hartley: “Avanti, ah, Dottor Costain, la ringrazio di essere venuto. Sono l’Ispettore Capo Hartley, si accomodi, prego. Le spiace se comincio a farle una domanda?”

Jack: “Faccia pure.”

Hartley: “Mi dica, lei conosceva bene il suo collega, il defunto Dottor Morley?”

Jack: “No, non molto bene. Ma avevo imparato in pochissimo tempo a rispettarlo e ad avere fiducia in lui. Se fosse sopravvissuto avrebbe potuto dirci molto su quell’essere. Che aspetto aveva, per quale scopo era venuto fra noi.”

Hartley: “Lei ha visto i giornali, no?”

Jack: “Sì, è logico. Mi dispiace di aver agitato un po’ le acque rivolgendomi direttamente alla stampa ma mi è parso l’unico modo per arrivare a far luce su quanto è successo.”

Hartley: “Ah, sì… ma quando salta fuori una storia così… Tenga presente che noi a Scotland Yard consideriamo la faccenda con molto scetticismo però non possiamo trascurare niente per quanto assurdo appaia in questi giorni con tutto quel che succede nel mondo, le pare?”

Jack: “Nell’universo, direi…  Sono cose che succedono da secoli ma noi ce ne rendiamo conto solo ora.”

Hartley: “Senta, ho qui un elenco dei nomi delle ragazze che sono scomparse e vedo che, tranne due o tre eccezioni, nessuna di queste ragazze aveva dei parenti ancora in vita. Questo fatto potrebbe confermare la sua teoria, le pare? Oh, a proposito, per la cronaca, come lo chiamiamo? Uomo, essere, cosa?”

Jack: “Come vuole, Smith, Jones…”

Hartley: “Smith, bene… Dunque, come è arrivato a mettere in relazione Smith con la scomparsa delle ragazze? Mi dica la sua versione…”

Jack: “Beh, credevo che la stampa fosse stata esplicita. L’essere è stato visto… sì, descritto vagamente, lo ammetto, ma visto davanti alla casa di alcune di queste ragazze.”

Hartley: “Ah, quindi l’essere le avrebbe assassinate o, meglio, le avrebbe fatte sparire?”

Jack: “Le ha inviate nello spazio.”

Hartley: “E a quale scopo?

Jack: “Ah, non lo so…”

Hartley: “Già… beh, una teoria un po’ fantasiosa. No, dottore?”

Jack: “Sì, è vero.”

Hartley: “Potrei farle una domanda un po’ impertinente?”

Jack: “Sì, faccia pure.”

Hartley: “Lei vuole farsi della pubblicità?”

Jack: “Se non fosse stato un Ispettore di Polizia a chiedermelo avrei reagito!”

Hartley: “Mi scusi…”

Jack: “Senta, Ispettore, chiariamo subito una cosa: mi sono rivolto alla stampa soltanto per ottenere la

collaborazione della Polizia.”

Hartley: “Noi non siamo degli scienziati, Dottore.”

Jack: “Lo so benissimo, ma in questa faccenda c’è una possibilità di collaborazione fra scienza e polizia. Se si accetta la mia teoria che l’essere abbia ucciso queste ragazze, o che almeno le abbia rapite, allora dobbiamo lavorare insieme.”

Hartley: “Sì, ho avuto disposizioni di darle una mano. Da dove incominciamo?”

Jack: “Ne sono lieto. (Prende un foglio dalla tasca interna della giacca) Stamane ho ricevuto una lettera da una donna di nome Madge Lilburn , sua… sua figlia è scomparsa da tre giorni. Dovremmo parlare con lei, visto che scrive: “Non mi sono rivolta alla Polizia perché non avrebbero creduto alla mia storia. Ma poi ieri ho letto il suo articolo sul giornale …”

Hartley e Jack vanno a far visita ai coniugi Lilburn (Marianne Stone e Warren Mitchell). I due descrivono l’accaduto interrompendosi a vicenda e ripetendo le cose all’infinito ma i fatti sono comunque questi: la loro figlia Jane è scomparsa dopo essere andata a un appuntamento di lavoro che lei giudicava molto importante. Uno strano uomo, una sera, si è presentato a casa dei due. Era una persona molto alta e si è tenuto nell’ombra per tutto il tempo. Ha consegnato a Madge, che in quel momento era sola in casa, un pacchetto che conteneva una fotografia stampata su carta simile alla plastica, a colori e addirittura tridimensionale. Aveva una voce molto bella, signorile. La figlia, Jane, aveva contattato un’agenzia leggendo un annuncio sulla rivista “Bikini Girls” e, quando Hartley e Jack chiedono una copia della rivista, l’uomo la fa uscire da sotto il divano con aria imbarazzata… La descrizione di questo strano individuo continua: aveva un respiro affannoso, faticoso, come se avesse l’asma. La fotografia è sparita: Jane se l’è riportata via quando doveva andare a quel colloquio dopo il quale si è persa ogni traccia di lei. La persona che la ragazza doveva incontrare, il giorno in cui è scomparsa, si chiamava “Madra”. (Nella versione originale il nome è “Medra” ma in italiano è stato cambiato perché troppo simile a… un’altra parola…). Tornato a Scotland Yard, Hartley incarica il suo aiutante, Tom Grant (Stanley Meadows) di svolgere delle ricerche su quel nome in archivio. Il risultato, fino a quel momento, è che 21 ragazze sono scomparse in tre settimane. Ma la vita, nella caotica Londra continua mentre una ragazza va a un appuntamento per lei estremamente importante. Bussa alla porta di un ufficio ma nessuno risponde, entra e una porta scorrevole si apre davanti a lei. Un ufficio semibuio l’accoglie e una calda voce le dice di sedersi e di non avere paura. Poi una lampada di fronte alla ragazza comincia a oscillare e lei cade in uno stato ipnotico. Una mano mostruosa le accarezza il viso… A Scotland Yard le ricerche portano a una nulla di fatto e allora Hartley manda Tom a casa di tutte le ragazze per sapere se erano tutte lettrici di quella rivista e se avevano risposto tutte allo stesso annuncio. Tom esce con aria affranta al pensiero del grosso, lungo e noioso lavoro che l’aspetta.

Siamo sempre a Scotland Yard, nella sala riunioni presieduta dal Comandante Savage (Ballard Berkeley) ed Hartley entra a incontro già iniziato.

Hartley: “Chiedo scusa del ritardo… altre due ragazze scomparse.”

Savage: “Siamo a 23, vero?”

Hartley: “Sissignore, ma abbiamo un paio d’indizi alla fine. Ho scoperto un comune denominatore: tutte le ragazze leggevano una rivista intitolata “Bikini Girls” e tutte hanno risposto a una inserzione nel numero di questo mese.”

Savage: “Lei crede che l’inserzione servisse da esca?”

Hartley: “Ah, sì, la tecnica è sempre uguale: rispondono, vengono convocate e quindi sono fotografate. Poi la foto viene consegnata a casa delle ragazze, la sera prima che loro scompaiano… Oh, un paio di persone hanno visto l’uomo che le consegna. È sempre lo stesso, ogni volta. Sembra un tipo un po’ anormale.”

Savage: “Anormale?”

Hartley: “Sì. Si presenta sempre di sera e si nasconde nell’ombra. Sembra che sia molto alto e porta una specie di sciarpa che gli copre metà della faccia e, da come respira, potrebbe essere un asmatico.”

Savage: “Non c’è modo di identificarlo?”

Hartley: “C’è un ultimo dettaglio che conferma i nostri sospetti: Grant controllava se le ragazze leggevano “Bikini Girls” e ha avuto modo di scoprire un particolare molto importante…”

Savage: “Quale sarebbe?”

Hartley: “Una delle ragazze ha un fratellino che annota le targhe d’automobile. Stava tornando dal cinema, una sera, e ha preso il numero di un auto che era ferma proprio davanti a casa sua.”

Savage: “Questo semplifica le cose.”

Hartley: “Non esattamente. Vede, Grant ha controllato la targa una mezz’ora fa. L’auto risulta rubata.”

Savage: “Oh, no!”

Hartley: “Sì, un mese fa. Rubata all’Istituto di Ricerche di Falsey Park.”

Hartley esce dalla riunione e Tom gli riferisce che l’inserzione è stata pagata per posta e l’indirizzo del mittente è risultato falso.

All’inserzione, purtroppo, hanno risposto ben 201 persone e le lettere venivano inoltrate a un indirizzo di Soho.

Hartley va a questo indirizzo per trovarvi una sua vecchia conoscenza: Thorburn (Aubrey Morris, 1926 – 2015), un losco individuo che fa da tramite con il misterioso Madra.

Thorburn: “Avrò visto questo Madra una dozzina di volte e ogni volta mi è parso un… uno spettro… Lo so, è assurdo ma… sembra che abbia una maschera.”

Hartley: “Una maschera… sotto la sciarpa?”

Thorburn: “Una maschera… Gli si vedono gli occhi attraverso le  fessure… Oh, sono orribili, gelidi, come quelli di un rettile… non vado pazzo per i serpenti e lei? E le dirò di più: mi fa persino accapponare la pelle.”

Hartley: “E allora perché gli hai concesso questo recapito?”

Thorburn: “Perché mi paga bene: quindici sterline d’anticipo e una per ogni lettera.”

Hartley: “Uhm… non c’è male.”

Dopo aver spiegato all’uomo il perché Madra è ricercato, Hatley decide di preparare una trappola per quella sera stessa alle sei e trenta. Ora in cui Madra deve presentarsi per vedere se vi sono lettere. Alla riunione, sempre presieduta da Savage che ha preso in mano il caso, sono presenti  anche Jack ed Ann.

Hartley sta spiegando che intende circondare la zona del negozio di Thorburn con un vasto spiegamento di forze.

Hartley: “…Nessun uomo al mondo potrebbe sfuggire alla rete che sto preparando.”

Jack: “Per sfortuna, Signori, Madra non è un uomo di questo mondo. In un certo senso è un essere sovrumano, non appartiene a questo pianeta. Non abbiamo di fronte solamente una mente criminale ma anche una civiltà sconosciuta che si trova, forse, almeno mille anni più avanti della nostra… Fa vedere, Ann…”

La ragazza dispiega una carta sul tavolo.

Ann: “Questa è una carta del sistema planetario. Ecco il Sole con i suoi nove pianeti. La Terra è il terzo pianeta. Questo è il quinto pianeta, Giove, il pianeta gigante dalle dodici lune… E  questo, Signori, è da dove viene Madra: Giove Tre, la terza luna, nota agli astronomi come Ganimede.”

Siamo tra il 1965 ed il 1966. Mancano ancora circa tredici anni prima che la sonda americana Voyager 1 sorvoli e fotografi il pianeta Giove. Questo accadde nel marzo del 1979 e, successivamente, nel luglio dello stesso anno, il Voyager 2 arrivò negli stessi paraggi. Le due sonde scoprirono altri satelliti sconosciuti del pianeta Giove, portando il numero degli stessi fino a diciotto, per poi arrivare fino a 67, il numero attuale ma sicuramente approssimato per difetto. I più famosi dei satelliti di Giove sono quelli conosciuti come “pianeti Medicei” scoperti nel 1610 da Galileo Galilei. Essi sono: Io, Europa, Ganimede, Callisto. Ganimede è il satellite più grande di Giove e ha un diametro addirittura superiore a quello di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole. Possiede bassa densità e ha una crosta ghiacciata con una superficie segnata da crateri ma, una parte di essa, è solcata da dei canali simili a quelli di Europa. Si potrebbe trattare di montagne che si sono elevate per l’intensa attività che il satellite possedeva ai tempi della sua formazione. Sono catene montuose dell’altezza dei Monti Appalachi negli Stati Uniti Orientali, almeno facendone le debite proporzioni. Queste, ed altre caratteristiche, hanno suggerito agli scienziati che, circa quattro miliardi di anni fa, la superficie ghiacciata di Ganimede si sia fratturata sotto l’effetto di terremoti estremamente violenti. Questa la realtà attuale… ma torniamo alla fantasia.

Savage: “No, no, aspetti un minuto. Ammettiamo pure che Madra provenga dallo spazio, ma perché  proprio da Ganimede?”

Jack: “Lei sa che abbiamo esaminato la sfera a Falsey Park, abbiamo trovato elementi sufficienti per provare che è una valvola trasmittente di energia di potenza incredibile, una valvola che è la chiave di un sistema prodigioso che viene usato per ricevere e trasmettere materia.”

Savage: “Ma perché Ganimede?”

Jack: “Abbiamo rilevato un’intensa attività radio coi radiotelescopi da circa un mese. Abbiamo avuto conferme sufficienti: la trasmittente principale è su Ganimede e possiamo portare cinquanta altri scienziati e astronomi che la pensano così.”

Hartley: “Ma perché è venuto sulla Terra? Perché farebbe sparire queste ragazze?”

Jack: “È questo che dobbiamo scoprire.”

Ann: “Una spiegazione possibile è che vengano rapite per scopi sperimentali.”

Savage: “Esperimenti genetici…”

Jack: “La riproduzione di esseri umani effettuata in laboratorio.”

Ann: “Non vedo nessun’altra spiegazione logica per il momento.”

Jack: “Non dimentichiamo una cosa. Anche Madra deve fronteggiare enormi difficoltà: è in un ambiente estraneo, come dimostra il suo respiro pesante…”

Ann: “Noi riteniamo che abbia bisogno di una specie di apparecchio per respirare, come una maschera, a causa della nostra atmosfera.”

Savage: “Sì, capisco…”

Ann: “Avrei una proposta da fare… Beh, non è una proposta: è un fatto compiuto. Ho scritto un biglietto a quell’indirizzo.”

Jack: “Che cosa hai fatto?”

Ann: “Mi aspetta stasera là dove vorreste prenderlo in trappola, al negozio di Thorburn.”

Jack: “Non farai niente del genere, Ann!”

Ann: “Senti, Jack, servono informazioni, non è così? O tutto il nostro lavoro sarà stato inutile e il pericolo che ora rappresenta aumenterà. Bisogna scoprire che cosa si propone di fare prima che lo prenda la Polizia, perché temo che non lo prenderebbero vivo.”

Hartley: “Io non direi questo, Miss Barlow, ma a me sembra un’idea ragionevole.”

Jack: “Può anche essere, ma non sappiamo che cosa abbiamo contro. Ann, non sono d’accordo con te!”

Ann: “Non dipendo dalla tua autorità, Jack, quindi nessuno può impedirmelo! Chiedo solo pochi minuti con lui, ecco tutto.”

Jack: “Anche a Morley concedemmo pochi minuti.”

Sta per arrivare l’ora dell’appuntamento e la trappola è stata preparata. Jack ed Hartley vedono il negozio di Thorburn dalle finestre di una caseggiato dall’altra parte della strada.

Hartley: “Appena Madra entra nel vicolo le due estremità saranno bloccate.”

Jack: “È sicuro che non ci sia altra via d’uscita da quel negozio?”

Hartley: “Ah, c’è una finestra, ma con una robusta grata. Se deve venire non ritarderà molto. E miss Barlow?”

Jack: “Sarà qui a minuti.”

Restano tutti in spasmodica attesa per alcuni minuti fino a che non vedono arrivare Ann, la quale bussa alla porta del negozio.

Stranamente, come rileva Hartley, è aperto e la donna entra nel locale illuminato fiocamente. Non si avvede del corpo di Thorburn esanime in un angolo e prosegue per uno stretto corridoio. Due occhi chiari, nascosti dietro una maschera, seguono i suoi movimenti.

Dalla sagoma scura davanti a lei esce una voce fredda.

Madra: “Miss Barlow? Miss Barlow… perché ha voluto questo colloquio?”

Ann: “M’interessava l’offerta di lavoro.”

Madra: “Lei fa la modella di professione?”

Ann: “Sì…”

Madra: “Mi dispiace ma non le credo. Mi guardi negli occhi.”

Casa di fronte.

Jack: “Non le darò più di tre minuti.”

Hartley: “Già, con Madra.”

Jack: “Nel negozio, con o senza Madra. Tre minuti… e uno è già passato!”

Hartley: “Madra non c’è.”

Jack: “Magari ne fossi sicuro.”

Intanto la conversazione tra i due prosegue. Non si capisce perché Ann non sia stata munita di microfono, probabilmente per giustificare il tardivo intervento di Jack e Hartley, ma la cosa resta illogica.

Madra: “Tu hai paura di me, non è vero?”

Ann: “Sì, ho paura…”

Madra: “Per questo so che hai mentito. Solo coloro che mi vogliono fare del male hanno paura. Ora dimmi la verità.”

Ann: “Ho voluto vederti per sapere qual è lo scopo della tua visita sulla Terra…”

Madra: “E per scoprire i segreti del mio pianeta, Ganimede. Per cos’altro sei venuta qui?”

Ann: “Per scoprire che cosa è successo alle ragazze che hai rapito. Noi scienziati non possiamo accettare l’idea che tu desideri distruggere. Noi riteniamo che tu possieda una civiltà, un’intelligenza in anticipo di mille anni rispetto alla nostra. Eppure ora tu distruggi, non hai esperimentato l’inutilità della violenza?”

Madra: “Noi abbiamo sofferto per colpa della violenza quanto voi. La legge della vita dice che ci sarà sempre un nemico che ucciderà o verrà ucciso e che ci sarà sempre qualcuno da temere.”

Ann: “Tu non hai nulla da temere da me.”

Madra: “Al contrario. (Le si avvicina lentamente) Io temo ciò che non posso dominare e non posso dominare un’intelligenza che è quasi simile alla mia, una mente come la tua che indaga e distrugge!”

L’artiglio colpisce spietatamente Ann al volto.

Casa di fronte. Jack guarda l’orologio.

Jack: “Forza, andiamo.”

Entrano nel negozio per trovarvi solo due cadaveri e la finestra con le sbarre divelte.

Hartley: “Mi dispiace… Lui era già qui.”

Entra anche Tom Grant che si toglie l’impermeabile per deporlo sul corpo inerte di Ann. Jack è chino su di lei.

Hartley: “Grant, dì agli uomini di controllare tutta la zona. Voglio un cordone tutt’intorno a Soho… Mi dispiace…”

Scotland Yard. Sala riunioni.

Jack: “Ci troviamo di fronte a un essere dotato non solo di potere e d’intelligenza sovrumani, ma anche di primitivi impulsi di violenza e di crudeltà… e per di più è mia opinione che Madra potrebbe essere l’avanguardia di una vasta invasione.”

Savage: “Quindi non ci sarebbe limite al numero di esseri che potrebbero arrivare qui.”

Jack: “No. Nessun limite.”

Hartley: “Vorrei che le ragazze che gli hanno risposto si mettessero in contatto con noi. Sappiamo che le lettere sono state più di duecento.”

Savage: “Me ne rendo conto, Hartley, però non bisogna dimenticare una cosa…”

Hartley: “Lo so, Signore.”

Savage: “D’accordo per l’avvertimento ma niente altro. Desidero tener nascosto ciò che è accaduto stasera fino all’ultimo minuto.”

L’avvertimento viene comunicato per televisione.

Annunciatore: “Interrompiamo il programma per diramare un bollettino della polizia. Qualsiasi ragazza che abbia risposto ad un offerta di lavoro apparsa sul numero di questo mese della rivista “Bikini Girls”, indirizzando alla Casella  9-6-8, per favore si rivolga alla più vicina Centrale di Polizia. La Polizia desidera chiarire che, rispondendo a tale inserzione, queste ragazze si sono esposte a un grave rischio.”

Hartley e Grant ascoltano il comunicato mentre al centro logistico di Scotland Yard, Jack e l’Ispettore Jones (David Gregory), stanno preparando il piano per poter finalmente incastrare Madra.

Jones: “Le rete dei collegamenti dovrebbe essere già pronta.”

Jack: “Bene… Ah, Tenente, controlli che le coordinate fondamentali siano esatte.”

Jones: “Funzionerà?”

Jack: “Dipende tutto dal fatto di individuare la lunghezza d’onda secondaria emessa dalla sfera. Se ci riusciamo potremo subito triangolare la sua posizione con i nostri monitor. Jodrell Bank trasmetterà il primo segnale di rilevamento immediato a Fyling Dale, poi dalla Cornovaglia qui a Londra e quando le linee convergeranno individueremo la sfera. Dopodiché toccherà a lei.”

Joyce Malone (Barbara French), la ragazza che era andata poco tempo prima nell’ufficio di Madra, si mette in contatto con la Polizia.

Hartley si precipita da lei. Al centro di controllo Jack è agitatissimo e attende comunicazioni da Hartley mentre Jones gli consiglia di stare calmo.

Jones: “Mi dica, questa… questa che lei chiama… questa trasmissione della materia… crede che riusciremo mai ad arrivarci?”

Jack: “Può darsi. Per ora ci troviamo soltanto ai primi gradini della scala.”

Jones: “È cioè?”

Jack: “Noi possiamo trasmettere in due dimensioni con la televisione, ci manca soltanto la terza.”

Jones: “E dopo potremo restituire loro la visita, eh?”

Jack: “Lei si presterebbe all’esperimento?”

Jones: “Non mi attira troppo.”

Hartley è a casa della ragazza.

Hartley: “E lei dice che è stato un colloquio strano?”

Joyce: “Al principio ero alquanto spaventata. Mi sono trovata in un ufficio meraviglioso ma sembrava che fosse abbandonato e poi una porta si è aperta all’improvviso da sola.”

Hartley: “Ah!”

Joyce: “Certo, ho capito che aveva un comando a distanza ma… rimasi impressionata là, sul momento…”

Hartley: “E questo Signor Madra l’ha minacciata?”

Joyce: “No… Lei lo crederà assurdo, lo so, ma non mi ricordo più di lui. Mi ricordo che ero là e mi chiedevo dove fossi e poi ricordo di aver sentito la sua voce, era una voce meravigliosa, gentile e suadente… non so se mi spiego…”

Hartley: “E non ricorda quando le ha scattato la foto?”

Joyce: “No, di quella foto so soltanto che è venuto un uomo a portarmela, gliel’ho già detto.”

Hartley: “Sembra una normalissima fotografia, secondo me.”

Joyce: “No, per me è diverso… Sembra così viva, e lo sfondo sembra che… che si muova…”

Hartley: “Si muova?! Come sarebbe a dire?”

Joyce: “In certi momenti quando io… ah, lasci perdere, è solo la mia fantasia.”

Hartley: “E lei non ricorda niente altro di questo colloquio?”

Joyce: “Niente. L’unica cosa che ricordo, dopo aver sentito la voce, è che mi sono trovata di nuovo in strada.”

Hartley: “Speriamo che le torni qualcosa in mente più tardi. Farò sorvegliare la casa, Miss Malone, quindi se vede degli uomini in giro, non abbia paura.”

Joyce: “Non riesco a rendermi conto che quell’uomo possa farmi del male.”

Hartley: “Per questo si trova in pericolo, perché non ci crede.”

La polizia fa irruzione nell’ufficio di Madra. La targa sulla porta reca la scritta “Orion Enterprises”. Il locale è completamente vuoto.

Grant va davanti alla casa di Joyce dove c’è la macchina della Polizia con dentro Hartley. L’uomo gli riferisce la sua ispezione nell’ufficio dello straniero quando entrambi notano Joyce uscire di casa e una macchina che l’attende davanti all’uscio. La ragazza, infatti, stava dormendo tranquillamente quando la fotografia sul comodino si era illuminata di una luce pulsante. Come se stesse obbedendo a un ordine ipnotico, la ragazza si era svegliata e vestita in tutta fretta.

Hartley comincia a seguire la vettura guidata da Madra mentre cominciano le operazioni per effettuare la triangolazione. Jack è convinto che a Madra non interessi il fatto di essere seguito e, quando l’inseguimento di Hartley e la triangolazione di Jack raggiungono il risultato perseguito, tutti i protagonisti si trovano davanti a un edificio semi diroccato in periferia e a delle lingue di fuoco che circondano un imponente figura mascherata.

Madra: “Fra pochi minuti io tornerò sul mio pianeta. Non potete far niente per impedirmelo. Il mio compito qui è completato.”

Jack: “Parlaci del tuo pianeta, Madra!”

Madra: “Mille anni fa noi facemmo il nostro primo incerto passo nello spazio. Visitammo la Terra e scoprimmo che non potevamo vivere nella sua atmosfera. Ma noi di Ganimede sapevamo di esservi superiori e di non aver niente da imparare da voi. Noi avevamo conoscenze tali che potevano portare a un progresso e a una pace stabile ma che racchiudevano anche le più oscure potenze distruttive. Allora ebbe termine la nostra civiltà, così come  finirà la vostra.”

Jack: “Ma qualcuno di voi sopravvisse?”

Madra: “Pochissimi. E avevano un aspetto orribile. Ci vollero secoli di esperimenti prima che tornassero ad apparire dei segni di normalità… una mano come questa… (perfettamente umana), invece di questa (l’artiglio già più volte visto). Il mio volto, vorreste vederlo? Un esempio chiarissimo… ( Madra si toglie il cappuccio: una metà del volto è perfettamente umana, anzi pure piacevole, l’altra metà è deforme, il ruolo è interpretato da Robert Crewdson).”

Jack: “È per questo che sei venuto sulla Terra? Per cercare sangue nuovo!”

Madra: “Voi non dovete temere per le giovani donne che verranno con me. Non faremo loro alcun male e un giorno, forse, io tornerò… Se non è già troppo tardi…”

Mentre con un botto fin troppo simile a quello di un gigantesco mortaretto, la sfera s’innalza nel cielo diventando un’improponibile palla di fuoco, Jack si sorprende a dire nel silenzio generale:

Jack: “Forse è già troppo tardi… anche per noi.”

Il monito sui pericoli della guerra atomica, in puro stile anni ’50 e seppur abbastanza velato, conclude il film di John Gilling.

Per quanto riguarda il suo protagonista, John Saxon, è un attore dalla vasta filmografia, nel campo della fantascienza e horror (Spiaggia di sangue, I magnifici sette nello spazio, Nightmare – Dal profondo della notte, Vendetta dal Futuro, Nightmare 3: i guerrieri del sogno, The Arrival, Nightmare – Nuovo incubo, Dal tramonto all’alba, ecc…)

Diciamo due parole veloci su Robert (Madra) Crewdson, attore dalla filmografia scarna, se si esclude un Psycopath del 1966 nel ruolo di Victor Ledoux e Trog del 1970. Ancora oggi il suo ruolo più famoso è questo.

Curiosa è invece la storia dell’attore Jack Watson. Qui lo troviamo nel ruolo del Sergente Hawkins ma fu un attore specializzato proprio in film di guerra, nelle parti di sergente severo ma umano. Anche in questo film, dove la sua partecipazione è poco più che un cameo, si lascia andare a battute militarmente spiritose come quando rimprovera due soldati che se dovessero lasciare cadere la sfera, la quale all’inizio poteva anche essere una bomba atomica, avrebbero dovuto ripagarla nel caso gli fosse esplosa in faccia… Watson è nato il 15 maggio del 1921 a Thorney, nel Cambridgeshire. Il suo vero nome era Hubert Watson. È morto a Bath, nel Nord Est Somerset il 4 luglio del 1999.

Il Dottor Morley, e cioè Maurice Denham, è nato il 23 dicembre 1909 a Beckenham, in Inghilterra. Lo ricordiamo nel ruolo del reverendo Merridew nel film televisivo The Last Vampire del 1992.

John Carson, che ricopre il ruolo del “Maggiore” (non ne viene mai indicato il nome) è nato il 28 febbraio del 1927 a Colombo, a Ceylon. Lo ricordiamo nel 1966 nel film La Lunga Notte dell’Orrore, poi, nel 1970 in Una Messa per Dracula, nel ruolo di Jonathan Secker; è anche il Dottor Marcus in Kronos del 1973 ed è Priest in L’Ultimo Guerriero del 1989.

La sfera e cioè il mezzo che Madra utilizza per arrivare sulla Terra, non è altro che un globo di silicone. Ne sono state realizzate tre di cui una con le “creste” per la scena con il Dottor Morley.

Come abbiamo già detto il film è Inglese. Negli Stati Uniti fu editato come Blood Beast from Outer Space o anche come Night Caller from Outer Space.

(2 – continua)

Giovanni Mongini