LA PIANA DEL DRAGO

Vogliamo portare alla vostra attenzione un romanzo appena pubblicato da una piccola casa editrice di Orzinuovi (BS) e firmato da un duo che siamo certi farà molto parlare di sé nel prossimo futuro: Marco Di Giaimo, appassionato lettore di fantascienza dall’età dell’adolescenza, e Giuseppe Bono hanno da poco infatti dato alle stampe “La piana del drago”,  Editrice Angolazioni.

“Dopo aver pubblicato due romanzi di genere giallo-comico, ci racconta Di Giaimo, ed essermi classificato nel 2010 al terzo posto del “Premio letterario G. Verne” con il racconto “Una tranquilla giornata di lavoro”, è adesso la volta dell’uscita del mio nuovo romanzo breve, che si potrebbe inquadrare in parte nel cosiddetto filone Hard SF”.

Sono molti i misteri nella storia dell’uomo che eventi eccezionali hanno contribuito a far nascere. Racconti, storie, fiabe narrate attorno a un fuoco di notte e tramandate di generazione in generazione potrebbero essere veramente accadute. La cruenta battaglia tra San Giorgio e il Drago sarebbe stata combattuta nei tempi antichi e diventata leggenda solamente perché non ne rimasero prove. E se qualcuno ai giorni nostri trovasse queste prove?

Il romanzo è ambientato nei pressi di un piccolo villaggio della Grecia, Kopanaki, in particolare in una zona arida denominata “Piana del Drago”.

Adibita a discarica dal sindaco del villaggio, la Piana rappresenta un mistero, in quanto risulta essere l’unica area sterile in mezzo a distese di uliveti e macchia mediterranea. Durante i lavori preliminari di scavo vengono rinvenuti i resti di un rettile preistorico, e l’archeologo Dragan Rissas si trova a dover risolvere l’enigma della coesistenza di questi resti con altri che non dovrebbero trovarsi in quel luogo, cioè quelli di un legionario romano. Allo stesso tempo deve vedersela con Mikis Zagaris, il sindaco arrogante e corrotto di Kopanaki, che vuole a tutti i costi chiudere gli scavi e proseguire i lavori per la nuova discarica.

Tra gli studenti e i ricercatori dell’equipe intanto circola la leggenda che i resti appartengano addirittura al mitico San Giorgio.

In seguito alla scoperta di anomalie di carattere geologico, Rissas e il collega Nikos Mallis decidono di interpellare un fisico dell’Università di Atene, il dottor Kostis Dellas, che ipotizza la formazione, duemila anni prima, di una falla spazio-temporale che avrebbe messo in comunicazione il nostro universo con un altro avente un andamento temporale inverso.

Dopo le iniziali perplessità, l’equipe archeologica acconsente a far effettuare a Dellas un esperimento, cercando con un trucco di ritardare la chiusura degli scavi da parte di Zagaris.

Il sindaco però non cade nella trappola e si precipita al cantiere scortato dalla polizia locale per sgomberare il sito.

Scopre che gli scienziati nel frattempo hanno installato una sofisticata macchina che ha lo scopo di riattivare la falla spazio-temporale.

Nasce una colluttazione tra i membri dell’equipe di ricercatori e le forze della municipalità, sotto le nere nubi di un imminente temporale.

All’improvviso un fulmine colpisce l’antenna che avrebbe dovuto generare la falla temporale, e avviene un fatto straordinario: si crea una bolla che all’interno fa intravedere un ambiente di un’altra epoca.

La bolla si ingrandisce sempre più, fino a inglobare Rissas, Zagaris e il professor Dellas, dopodiché scompare lasciando al suo posto un enorme cratere.

Passano tre anni e una ricercatrice di nome Lucia Fermi, invaghitasi di Rissas, cerca in tutti i modi di ricreare le condizioni per formare una nuova bolla spazio-temporale e recuperare i tre dispersi.

Sono necessari sacrifici e grandi investimenti, e Lucia Fermi e il professor Brown del MIT di Boston si trovano sempre più sotto pressione da parte del governo greco che vuole chiudere l’esperimento, ma quando tutte le speranze sembrano perdute, Lucia ha un’ispirazione dettata proprio dalla visita al museo dove vengono conservate le spoglie del leggendario legionario romano e del rettile preistorico. Grazie a una modifica del dispositivo la squadra di scienziati riuscirà nell’intento di far ritornare i dispersi.

Il romanzo verrà presentato per la prima volta a Borgo S. Giacomo (BS), presso la biblioteca comunale, il prossimo 4 marzo 2016, mentre vi segnaliamo che altre notizie e un book trailer “artigianale” sono reperibili presso il blog dei due autori.

Il libro è stato concepito partendo da un’idea di Giuseppe Bono, che circa dieci anni fa decise di scrivere un racconto basato sulle gesta del leggendario San Giorgio, il soldato che nell’iconografia più diffusa è raffigurato nell’atto di uccidere un drago.

Nato in Cappadocia e divenuto soldato nelle truppe di Diocleziano, Giorgio dimostrò in più occasioni il suo valore, al punto da venire scelto da Diocleziano come guardia del corpo. Essendo cristiano ed avendo rifiutato di fare sacrifici agli dei, fu ucciso come martire dietro ordine dello stesso imperatore. Il mito del santo che sconfigge il drago nacque ai tempi delle crociate, probabilmente in seguito al ritrovamento di un’antica immagine dell’imperatore Costantino che schiacciava un enorme drago. La venerazione per il santo si collegò a questa immagine, creando così l’iconografia più conosciuta di San Giorgio. La leggenda di Giorgio è ben conosciuta. In una città della Libia un drago malefico prese a opprimere i suoi abitanti che, per placare la sua fame, gli offrivano continuamente animali in sacrificio. Stanco degli animali, il drago chiese in offerta la figlia del re. La situazione venne risolta eroicamente da Giorgio trafiggendo il mostro e salvando la principessa, dopo aver chiesto in cambio che la popolazione e il re si convertissero al cristianesimo.

Essendo un mito in bilico tra leggenda e realtà, si confaceva a un racconto di pura fantasia. L’ambientazione in terra greca è stata scelta per creare un collegamento con la realtà storica, descritta in documenti risalenti al IV secolo D.C.

L’ispirazione di Giuseppe consiste nel trasportare il mito ai giorni nostri, cercando allo stesso tempo di dargli una sorta di credibilità narrativa.

Giunto però ad un punto morto della narrazione, per il quale erano richieste spiegazioni concrete per giustificare fatti di evidente origine mitologica, ecco venire in suo aiuto Marco Di Giaimo, già coautore di due romanzi scritti a quattro mani con Giuseppe. Esperto di fantascienza quanto può esserlo un lettore da quasi trent’anni di libri sul tema, ha pensato di dare al racconto quella che poteva essere la sua conclusione naturale, utilizzando una soluzione che nella letteratura fantastica era già stata sfruttata (un esempio è “Mastodonia”, di Clifford Simak, ma anche “Un americano alla corte di Re Artù”, di Mark Twain, oppure il recente “L’ultimo volo di Guynemer”, di Enrico Di Stefano).

Marco ha inoltre pensato di dare una connotazione burocratica alla “guerra” tra l’archeologo Rissas e il sindaco Zagaris grazie alla sua esperienza quotidiana con le vicissitudini legate alla sua professione di geometra.

Il paragrafo dove viene descritto il ritrovamento di scheletri di mammuth con incastrati “proiettili” di ferro descrive un fatto realmente avvenuto e descritto in un articolo del 2007 sul sito “Focus.it”.

Per quanto riguarda l’esperimento Black Bubble menzionato nel racconto, Marco ha adattato alle esigenze narrative un articolo del sito “Le Scienze.it” del 2012 che descriveva un esperimento per misurare le onde gravitazionali effettuato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Legnaro (PD).

Nel capitolo 12 si fa riferimento a due supercomputer: il Columbia della NASA e il modello sperimentale di computer quantistico D-Wave (Two). Essi esistono realmente e se ne possono leggere le caratteristiche su Wikipedia. Per la teoria degli universi paralleli, o meglio, del Multiverso, Marco ha liberamente preso ispirazione dalla relativa voce di Wikipedia, in particolare dal paragrafo riguardante la Teoria delle Stringhe.

Marco Di Giaimo è nato a Brescia nel 1969. Ha lavorato come geometra libero professionista a Borgo San Giacomo (BS) fino all’ottobre del 2014. Da più di un anno si è trasferito a Mosca, dove ha trovato impiego in un’azienda italiana di interior design. È un appassionato lettore di fantascienza e possiede un migliaio di libri, molti dei quali della famosa collana Urania. Colleziona anche la serie a fumetti della Bonelli Nathan Never.

Giuseppe Bono è nato a Orzinuovi (BS) nel 1969 e lavora in una ditta di componenti meccanici di precisione a Soncino (CR). Accanito lettore di romanzi fantasy e d’avventura, è amico di Marco Di Giaimo dall’infanzia.

I due hanno scritto a “quattro mani”: “Aristocratici & Villani” (Edizioni Il Filo, Roma, 2007) e “Operazione Dead Horse” (Edizioni Della Vigna, Arese – MI -, 2010)

Marco Di Giaimo come “solista” ha scritto anche altri racconti: per le antologie “Strani nuovi mondi” (Ed. Della Vigna, Arese – MI -, 2010), “365 racconti sulla fine del mondo” (Edizioni Delosbooks, Milano, 2012), “Racconti bresciani” (Historica Edizioni, Cesena, 2015), “Ceneri del Fantastico” (Edizioni Lulu, 2009) e “Le vie del buio” (Edizioni Lulu, 2009). Inoltre altri racconti sono liberamente leggibili sul blog degli autori. Infine nel corso del 2016 la Edizioni Della Vigna pubblicheranno un nuovo romanzo di Marco Di Giaimo e Giuseppe Bono: si tratta di un horror, dal titolo provvisorio “Il segreto del vecchio cimitero”.

Ritornando a “La piana del drago”, non ci resta che segnalarvi che in questo romanzo la coppia Marco Di Giaimo e Giuseppe Bono, dopo avere riscosso un buon successo con i precedenti “Aristocratici & Villani” e “Operazione Dead Horse”, si cimenta in un racconto fantasy ambientato in quella regione ricca di storia che è la Grecia… ma con connotazioni fantascientifiche molto interessanti, in un sapiente mix tra i due generi che non mancherà di stupirvi.

Amalgamando benissimo archeologia, paleontologia, paleozoologia, leggende e vicende umane odierne e sconfinando nella sua vera dimensione che è la fantascienza, il romanzo scorre veloce e piacevole fino alla sua imprevedibile conclusione. Viene posto in rilievo come la cupidigia umana molte volte sia in contrasto con la ricerca e il desiderio di conoscenza di molte persone, non sapendo che le novità, sia intellettuali che materiali, portano sempre a un progresso della civiltà e del benessere dei popoli.

Non ci rimane che lasciare ai lettori il piacere di immergersi nell’enigma rappresentato dalla Piana del Drago… buona lettura.

A cura della redazione