ALESSANDRO DURANTE… E LO SCRITTORE DI GHOST STORIES

Durante la nostra continua e costante ricerca alla scoperta di registi cinematografici underground e (ultra)indipendenti, come in questo caso, ci siamo piacevolmente imbattuti in Alessandro Durante, milanese, un quarto di secolo e tanta voglia di fare cinema di genere a tutti i costi, nonostante i pochi mezzi, le esigue risorse e il budget ridotto a zero.

Da poco tempo Alessandro ha reso disponibile per lo streaming gratuito un suo vecchio film fantastico del 2012, “proiettato alcune volte davanti a pubblici molto ristretti, come ci racconta il regista, e rimasto nella cosiddetta soffitta polverosa da allora”. Si tratta de “Lo Scrittore di Ghost Stories” (titolo internazionale “A Writer of Ghost Stories”), una pellicola che si presenta come una sapiente e ben dosata miscela di urban fantasy “ai confini della realtà” e fantastico tout-court con molte sfaccettature oniriche, horror, psichedeliche, weird e gotiche che sanno creare e suggerire quel “sense of wonder” che tanto amiamo.

La storia narra dello scrittore Lando Vivaldi, che dalla sua tranquilla routine quotidiana a base di tè, passeggiate col cane e zapping alla tv, senza sapere come, si ritrova catapultato in un mondo dove tutto è possibile: fantasmi che giocano a biliardo e fanno giardinaggio, burattini che prendono vita, doppelganger incavolati e altre assurdità assortite! Il misterioso dottor Shuji si offre di aiutarlo, ma le forze dell’aldilà sono cieche e spietate…

Ad aiutare Alessandro in questa avventura troviamo nel cast Oscar Parisi, Michele Picciariello, Luca De Giglio, la piccola Anna e il cane Dylan, mentre tutto il resto è opera del regista stesso.

“Il libro che il protagonista Lando Vivaldi sta scrivendo, ci dice Alessandro, e che recita a voce nel corso del film, era il soggetto di un altro film che avevo scritto e che avrei effettivamente voluto girare. Sullo stesso quaderno (quello che si vede nel film) erano presenti la sceneggiatura e gli storyboard de “Lo Scrittore di Ghost Stories”, il cui titolo di lavorazione era semplicemente “Storia di Fantasmi”. A metà delle riprese, siccome ero insoddisfatto di come stava venendo il film, ho buttato via tutto, deciso a non tornarci più su. Passato qualche mese mi sono ricreduto e ho completato la seconda parte, con un finale girato quasi per caso in Colombia, dove mi trovavo per vacanza”.

Per quanto riguarda la scelta dell’attore protagonista, Durante ricorda che “ai tempi dell’università, in cui il film è stato girato, Oscar era un compagno inseparabile di avventure. Ne abbiamo vissute davvero tante insieme, oltre al fatto che lui era stato aiuto regista e operatore di molti dei miei precedenti cortometraggi. Se il soggetto iniziale del film si può definire in qualche modo autobiografico, il prodotto definitivo è tutta un’altra cosa, per via della presenza di Oscar, straordinario interprete che ha saputo aggiungere al personaggio un carattere e una vitalità che costituiscono l’anima del film stesso. In pratica quando ho girato questo film volevo rendere omaggio all’amicizia che ci legava, attraverso la grande passione che avevamo in comune, ovvero quella del cinema e in particolare del cinema horror, riguardo al quale ci entusiasmavamo sempre in lunghe conversazioni”.

“Il personaggio del Dottor Shuji” invece, come continua a raccontarci Alessandro, “è chiaramente ispirato (per chi lo conosce) al famoso regista d’avanguardia giapponese Shuji Terayama. Riguardo a una delle scene con il dottore, c’è un aneddoto che mi vergogno un po’ a raccontare, ma che in fondo rappresenta meglio di ogni altro il sottobosco di aneddoti bizzarri legati alla lavorazione del film: c’è una scena in cui l’attore Michele, altro mio grande amico e ottimo alleato nella mai sazia ricerca di compagnia femminile, doveva stare disteso per terra senza muoversi né sbattere gli occhi, mentre io, con la videocamera, e Oscar, nei panni del personaggio, gli giravamo attorno. Era una scena molto difficile perché doveva essere girata in piano-sequenza (ovvero una sola ripresa senza stacchi), e la cosa tragica era questa: nel garage di casa di Oscar, dove è ambientata la scena, era passato un gatto che aveva lasciato i suoi bisogni in un angolo. Ad accorgersene è stato ovviamente Michele, che per tutta la scena, e nei diversi ciak che abbiamo dovuto girare, ha avuto quell’odore terribile a pochi passi dalla faccia (come, se si fa ben attenzione, si può chiaramente vedere nel film). Poi, a fare da contrappunto a questa situazione già di per sé assurda, c’era anche la madre di Oscar che, passando di lì per caso e venuta a sapere di ciò che il gatto aveva lasciato, voleva a tutti i costi pulire, e ricordo di aver detto qualcosa come “No, deve rimanere lì, così Michele assume un’espressione più drammatica”, e Oscar, più diretto, categorico “Mamma, lascia stare la merda lì dov’è!”.”.

“La versione originale del film, prosegue il regista nel suo racconto sulla lavorazione della pellicola, quella proiettata alla “prima” davanti a qualcosa come dieci persone, durava alcuni minuti in più di quella oggi disponibile. Non sono state tagliate molte scene per intero, quanto alcuni dei piani-sequenza, tuttora molto lunghi, sono stati accorciati su consiglio degli spettatori. Proverbiale era la scena della “zappa”, che durava un tempo eterno”.

Nel film appare anche lo stesso Alessandro Durante, che ci dice anche due parole sul suo cameo, nella parte del vicino di casa inquietante: “Inizialmente doveva interpretare quella parte il mio amico Pierpaolo, solo che il giorno delle riprese, in cui dovevamo trasferirci alla location di campagna, non ricordo per quale motivo lui non è potuto venire, quindi, più per stakanovismo che per narcisismo, ho deciso di calarmi io nei panni di Lando Gardino. Quando abbiamo girato quella scena, con Luca alla videocamera, eravamo tutti e tre un po’ alticci, fuori faceva un freddo glaciale, e non c’era una luce nei paraggi se non quella proveniente dalla casa. Anche questo era un piano-sequenza, e io dovevo aspettare il segnale che mi avrebbe dato Luca, passati 30 secondi dall’inizio della scena, dopodiché avrei dovuto bussare e dialogare con il protagonista. Ecco, quei 30 secondi, chiuso fuori di casa, al freddo, al buio, alticcio, e nel mezzo delle riprese di un film sui fantasmi, li ricordo come un’estenuante attesa di terrore puro”.

Da segnalare che il noto regista e produttore della Troma, Lloyd Kaufman, possiede una delle poche copie in DVD del film, consegnatagli in occasione di un workshop da lui tenuto a Roma “a cui io e Oscar abbiamo partecipato, ci segnala Alessandro. Non ho mai saputo se l’abbia visto o no, ma sembrava molto contento del regalo”.

E se volete saperne di più su di lui, lasciamo che sia proprio Durante a raccontarci chi è: “Sono nato a Milano alla fine del ’90. La prima esperienza artistica pubblica che ricordi risale al 2006 o 2007, anno in cui ho messo in piedi la mia prima band, i Lost Strange Dreams (suonavamo un genere tra il punk e la musica psichedelica e godevamo di un discreto seguito nell’ambiente underground milanese), il cui ciclo si è curiosamente concluso in concomitanza con l’esame di maturità, nell’estate del 2009. Dopo sono seguite diverse altre sperimentazioni musicali, tra cui il duo prog-acustico dei Dreave Soar. Contemporaneamente alla musica, che è in assoluto la forma artistica che preferisco – qua faccio un salto di qualche anno in avanti e rimando al mio cortometraggio “Beethoven Cyberpunk”, in cui credo che questo concetto sia ben espresso -, contemporaneamente alla musica dicevo, ho scoperto nel cinema un eccezionale strumento espressivo, e mi sono iscritto a un’accademia d’arte per frequentare l’indirizzo cinematografico. Dopo una vasta produzione di cortometraggi che non farei più vedere a nessuno, nel 2011 ho realizzato “Luchérnagas”, un mediometraggio di arti marziali che, ancora oggi, considero una delle mie più audaci prove di regista, oltre che la testimonianza di un periodo in cui, davvero, non sapevo che avrei fatto da un giorno all’altro. Scrivo queste cose alla fine del 2015, dalla sicura scrivania di un ufficio che, purtroppo, mi lascia ben pochi dubbi su cosa farò domani (=noia totale), perciò credo che le mie parole risuoneranno tanto più vere se dico che “Luchérnagas”, il successivo “Lo Scrittore di Ghost Stories” del 2012 e i vari cortometraggi di quel periodo, sono la lucidissima e nostalgica testimonianza di una fase della mia personale evoluzione irripetibile e forse, poiché immatura, migliore. Quello che è venuto dopo, in seguito alla preparazione della tesi di laurea che mi ha tenuto occupato per gran parte del 2013, può essere definito come una sorta di work in progress/life in progress, i cui veri risultati verranno fuori negli anni, più che nell’immediato: nei miei ultimi film ho raccontato qualcosa di autobiografico, ma tutto è ancora un gran Pozzo Nero (o una Zona Morta di kinghiana memoria), e se ci metto dentro il naso mi vien da rabbrividire, perciò preferisco, per il momento, lasciare agli altri il gusto di chiedersi quale sarà la mia prossima realizzazione, e divertirmi ogni tanto a riguardare i film fatti da uno sbarbatello un po’ egocentrico e presuntuoso, ma che metteva una cura maniacale in ogni minimo dettaglio della sua opera più insignificante”.

Secondo noi sentiremo ancora parlare di Alessandro Durante, prima o poi salterà fuori da un antro nascosto nel buio e ci colpirà con un altro film; nell’attesa guardatevi “Lo Scrittore di Ghost Stories” sul canale Vimeo, rabbrividite con noi… ma soprattutto guardatevi le spalle!

Buona visione!

Davide Longoni