GIULIO LEONI… E DANTE ALIGHIERI DETECTIVE

Giulio Leoni è uno che con le parole ci sa fare e che con il fantastico va a braccetto da anni: mystero, noir, fantasy, fantascienza, giallo, alcune spruzzate di horror e di weird… insomma, è un autore eclettico e completo che sa spaziare dalla narrativa al cinema senza trovare mai sosta e, soprattutto, facendo centro ogni volta. Ci sono talmente tante cose da dire su di lui e ne ha talmente tante da raccontarci lui stesso, che abbiamo deciso di incontrarlo di nuovo, dopo averlo intervistato tempo fa. Ma la chiacchiarata è stata talmente lunga e variegata che abbiamo optato per spezzarla in tre parti. In questo primo incontro siamo partiti con la sua “creatura” più famosa, ovvero Dante Alighieri Investigatore.

CIAO GIULIO, ANZITUTTO BENRITROVATO. L’ULTIMA VOLTA CHE CI SIAMO SENTITI, DUE ANNI FA, STAVI LAVORANDO A TANTISSIMI PROGETTI: COSA E’ SUCCESSO DA ALLORA E QUALI SONO ANDATI IN PORTO?

Oltre a qualche racconto, da allora sono usciti due romanzi nuovi, “Il Testamento del Papa”, una storia ambientata tra le due guerre mondiali che ruota intorno all’enigmatica figura di Silvestro II, il papa mago. E “La sindone del Diavolo”, una nuova storia investigativa di Dante Alighieri, qui colto in una sua trasferta a Venezia.

IN QUESTA PRIMA PARTE DI INTERVISTA VORREMMO APPROFONDIRE PROPRIO LA PARTE DI TE CHE RIGUARDA DANTE INVESTIGATORE. AL MOMENTO SONO STATI SCRITTI QUATTRO ROMANZI E ALCUNI RACCONTI: COSA LI LEGA FRA LORO, A PARTE OVVIAMENTE IL PROTAGONISTA?

Adesso come ti dicevo sono diventati cinque. Quello che li lega è proprio il personaggio, il suo rigore morale, la passione civile ma soprattutto la sua curiosità intellettuale, che lo portano ad appassionarsi a tutti quei crimini che abbiano un risvolto filosofico, politico o esoterico. Come in quest’ultimo, dove il poeta si confronta addirittura con il Nemico, Satana in persona. O almeno così sembra.

PER QUANTO RIGUARDA IL CONTESTO STORICO, GEOGRAFICO E LINGUISTICO DELL’EPOCA, COME TI SEI COMPORTATO E QUALI RICERCHE O STUDI HAI EFFETTUATO PRIMA DI DEDICARTI ALLA STESURA DEI VARI ROMANZI?
Nulla di particolare, le ordinarie ricerche che si fanno riguardo a ogni periodo storico. Eventi, architetture, abbigliamento, linguaggi. Ma soprattutto cercare di ricostruire abitudini e modi di pensare, quelli che danno il colore dell’epoca.

QUANTO DI REALE E STORICAMENTE DOCUMENTATO C’E’ IN QUESTA SERIE E QUANTO INVECE DI INVENTATO?

Il carattere, le idee, le azioni di Dante derivano dall’indagine storica e dalla lettura delle sue opere, le vicende criminali sono ovviamente inventate.

E DA DOVE HAI TRATTO ISPIRAZIONE PER TROVARE I CASI DA AFFIDARE AD ALIGHIERI?

Dalla fantasia, programmaticamente ho evitato sempre di ispirarmi a fatti reali. Un romanzo deve aggiungere qualcosa alla realtà, non limitarsi a sfruttarla.

IN COSA VI SOMIGLIATE E IN COSA VI DIFFERITE TU E IL TUO ALTER-EGO LETTERARIO, SE COSI’ VOGLIAMO CHIAMARLO?

Lui è una persona seria!

PARLIAMO DELLE SINGOLE STORIE. LA PRIMA SI INTITOLA “DANTE ALIGHIERI E I DELITTI DELLA MEDUSA”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?

Tutti i romanzi della serie dantesca partono ognuno da un enigma della vita o dell’opera del poeta. Nella “Medusa” mi incuriosiva lo strano comportamento di Dante, che appena nominato priore spedisce in esilio il primo dei suoi amici, Guido Cavalcanti. Un comportamento apparentemente inspiegabile: ho immaginato una possibile spiegazione, e ne è nato il racconto.

QUALI SONO STATE INVECE LE VICENDE LEGATE A “I DELITTI DEL MOSAICO”?

Qui si trattava di un enigma letterario: in un passo dell’inferno Dante narra di un colosso, composto di cinque materie diverse, da cui piovono lacrime e che sembra in marcia verso Roma. Tutti i commentatori si sono sbizzarriti ad avanzare possibili spiegazioni di questa allegoria, ma io non ne ero soddisfatto. Così ho immaginato una possibile spiegazione alternativa, che mette in moto il piano criminale dell’assassino.

E COSA PUOI RACCONTARCI POI DE “I DELITTI DELLA LUCE”?

La “Luce” si impernia su un delitto avvenuto cinquanta anni prima, l’assassinio del grande imperatore Federico II. Delitto scaturito da un misterioso esperimento scientifico che l’imperatore stava tentando e che qualcuno ha voluto impedire. Un qualcuno che torna a uccidere quando altri tornano a tentare la stessa prova. E Dante non può certo stare a guardare!

INFINE ABBIAMO “LA CROCIATA DELLE TENEBRE”, CHE CHIUDE PER ORA LE STORIE DI DANTE ALIGHIERI DETECTIVE: COSA CI PUOI DIRE AL RIGUARDO?

La “Crociata” si fonda su quello che secondo me è l’enigma più affascinante di Dante, la sua colpa. Cosa ha commesso il poeta di così terribile da temere di essere perduto se non compirà il suo pericolosissimo viaggio nei regni dell’oltretomba? In questo romanzo la vicenda criminale si intreccia appunto con la risposta a questa domanda.
E DEI RACCONTI INVECE COSA POSSIAMO DIRE?

I racconti hanno ognuno una storia a sé. Per me sono il luogo degli esperimenti, dove mi diverto a trattare generi meno commerciali, a fare esperimenti con il linguaggio e a provare trame nuove e nuovi personaggi. Che se poi funzionano spesso passano nei romanzi veri e propri.

ESISTERANNO PROSSIME INDAGINI DI DANTE DETECTIVE? LO VEDREMO TORNARE?

Come ti dicevo è già tornato, “La sindone del Diavolo” è in tutte le librerie!

(1 – continua)

Davide Longoni