SIME

Luigi Simeoni, in arte Sime, nasce a Brescia il 4 settembre 1967. Dice di essere della vergine, anzi extravergine, e disegna fin da quando aveva di 6 anni.
Lo abbiamo visto con "Il Lupo Mannaggia" su LA ZONA MORTA (è stato tra i primi collaboratori della nostra versione fanzine), tra gli altri ha lavorato per la Acme e la Star Comics, mentre attualmente è in forze alla Sergio Bonelli Editore ("Nathan Never", "Brendon", "Gregory Hunter" e prossimamente un romanzo fantastico a fumetti scritto e disegnato interamente da lui). Il suo tratto ricorda un po’ Magnus, anche se le influenze sono varie e con il tempo ha trovato uno stile che è tutto suo. Preferisce farcire il genere fantastico con una bella risata, quando gli è possibile ovviamente.
Questa intervista è in parte quella che era stata pubblicata anni fa ai tempi de LA ZONA MORTA in versione cartacea e in parte è totalmente nuova, dal momento che nel frattempo Sime si è dedicato a molte altre cose… e visto che qualche volta ancora ci sentiamo nonostante sia passato davvero tanto tempo. Sentiamo ora però cos’ha da raccontarci.
COS’E’ PER TE L’HORROR?
L’orrore è una serie di situazioni mentali che ognuno ha, sia per quanto riguarda luoghi comuni sia per quanto riguarda fatti personali. L’orrore come produzione è una forma di esorcismo per abbassare i decibel delle urla degli orrori che abbiamo dentro di noi. Vorrei precisare che per me è un esorcismo su cui bisogna scherzare per sdrammatizzare.
COME SONO NATI I TUOI PERSONAGGI?
Parliamo di quelli del passato. “Dr. Jeckill & Mrs. Hyde”, che sono stati pubblicati su “Zio Tibia” della defunta Acme, sono nati in una famiglia non molto numerosa di miei personaggi. Sono stati i primi a prendere una loro forma per esigenze editoriali. Partendo dal presupposto che il matrimonio unisce due persone indissolubilmente per tutta la vita e in tutte le loro caratteristiche (e questo Sime lo sa bene visto che è sposato da anni, ndr) e che Jeckill & Hyde di Stevenson erano praticamente due persone distinte in una, nel caso dei miei personaggi il matrimonio/sdoppiamento di personalità diventa la “mostruosità” che ha generato questi due individui (potete vederli tra le copertine de LA ZONA MORTA nella sezione Portfolio). C’è una certa nostalgia per gli elementi lugubri del Gruppo TNT di Magnus e quindi cerco umilmente di emulare la stessa ambientazione, anche se cambiano tempi, luoghi e personaggi. (A questo punto Sime si mette a ridere). Adesso però ti dico il vero motivo: mi diverto un casino a farli e basta. Il “Lupo Mannaggia” (già visto sulle nostre pagine nella sezione Fumetti) è nato all’interno di quella famiglia di cui sopra. Il personaggio ha preso forma su gentile richiesta dell’amico Davide Longoni (cioè io, ndr) che abbisognava di numero sei (6!) tavole per la sua fanzine (cioè quella che adesso è diventata questo sito, ndr). Il vero motivo è comunque sempre lo stesso: io mi diverto. E arriviamo a “Zompi” (personaggio pubblicato su “Cattivik” di Silver ai tempi della gestione Acme), che è il mio personaggio preferito: è il fratello maggiore della famiglia di sui sempre sopra. E’ nato durante una convalescenza passata a casa quando andavo ancora a scuola (m’ero beccato una broncopolmonite virale): una mattina mi sono svegliato con un chiodo fisso nella testa che differiva dai miei capelli che sono chiodi pure loro. Era un chiodo con la faccia di “Zompi”… e basta!
QUALI SONO I TUOI FILM FANTASTICI PREFERITI?
Mi ha colpito molto “L’esorcista” (fra la scapola destra e la quarta vertebra) per la cruenza e la violenza delle scene e per il fatto che parte da fatto che accadono realmente. Poi ne adoro gli effetti speciali. Quindi mi è piaciuto un casino “Shining” per la superba interpretazione di Jack Nicholson e per tutto il resto. E anche “Un lupo mannaro americano a Londra”. Di fantascienza mi è piaciuta molto la trilogia di "Star wars", soprattutto "L’impero colpisce ancora" (stiamo parlando ovviamente della seconda trilogia, la prima a quei tempi non era ancora stata girata, ndr). Principalmente però preferisco “La casa” e “La casa 2” per il fatto che rispecchiano lo stesso mio punto di vista nei confronti dell’horror.
QUANDO HA INIZIATO AD AFFASCINARTI L’HORROR?
Quando sono nato sono riuscito fugacemente a specchiarmi in una cromatura della lampada della sala parto. Allora mi sono detto: “Con quella faccia lì non potrei fare altro che dedicarmi all’horror!”. A parte gli scherzi, ho sempre avuto una predisposizione per lo splatter (con relative disperazioni di mamma Simeoni). La cosa più “dolce” che ho letto in vita mia è stato il Gruppo TNT.
COME HAI INIZIATO A FARE FUMETTI HORROR?
Per conto mio ho realizzato di punto in bianco, mentre facevo il grafico pubblicitario, la prima storia di “Zompi” a tavole intere. Poi ho iniziato a collaborare con la Walt Disney per gentile concessione di un caro amico e mi sono detto: “Non è paglia cominciare con la Walt, anche se non è il mio genere!”. Un pomeriggio però, mentre il buon Carpi (responsabile allora della Walt Disney, ndr) mi stava facendo aspettare in sala da due ore e un quarto, mi sono accorto di avere in cartelletta anche “Zompi”. Allora sono andato all’Acme (oggi defunta, ndr), che era lì vicino (si fa per dire, ndr)… ed il resto è venuto da sé.
DA UN PO’ DI TEMPO A QUESTA PARTE, DA QUANDO SEI ENTRATO A FAR PARTE DELLA SCUDERIA DELLA SERGIO BONELLI EDITORE, HAI ABBANDONATO IL TRATTO IRONICO PER PUNTARE DI PIU’ SUL REALISTICO. COME E’ AVVENUTO QUESTO PASSAGGIO E QUANTO SEI RIUSCITO A MEDIARE CON LA TUA VENA (O ERA UN’ARTERIA?) INNATA?
Non c’è un passaggio netto. Mi piace esprimermi in modi diversi, ma la vena grottesca è sempre in agguato. In Bonelli mi tirano spesso le redini. Mi hanno lasciato libero di impazzare solo col Maxi Gregory Hunter…
TRA POCO PUBBLICHERAI UN “ROMANZO A FUMETTI” PER LA BONELLI INTERAMENTE SCRITTO E DISEGNATO DA TE. CE NE VUOI PARLARE?
E’ presto, per parlarne. Tutto quello che posso dire, come si può leggere sul mio sito (vedere nella sezione link) è che si intitola “GLI OCCHI E IL BUIO” (in alto potete vedere la copertina) e che la pubblicazione, di ben 290 pagine, è prevista per la metà di ottobre. Il titolo è già un programma, piuttosto inquietante: ha richiesto quasi due anni e mezzo di lavoro per costruire una storia che è una sorta di viaggio allucinante tra genialità e follia, tra Bene e Male. Già dalle premesse, il romanzo si presenta come qualcosa di decisamente diverso dai prodotti fumettistici ai quali il pubblico è abituato, rifuggendo qualsiasi classificazione di genere: ambientazione italiana, all’inizio del ventesimo secolo, con personaggi (uno lo potete vedere a destra) e ruoli studiati appositamente per rappresentare l’effervescenza e i dinamismi di crescita ed espansione culturale e sociale tipici della Belle Epoque. Non solo l’ottimismo rappresentato dalla florida imponenza delle architetture liberty o dal gigantismo di un’ingegneria industriale fiera e supponente (il transatlantico Titanic ne è un celebre esempio), quindi, ma anche una rappresentazione strumentale della situazione politica e sociale di quel periodo: un’Italia dove l’analfabetismo arrivava a sfiorare il 40% del totale della popolazione, gli scioperi dei lavoratori finivano spesso in tragedia, con cariche delle Forze dell’Ordine, morti e feriti. Stiamo parlando dell’Italia dei Futuristi e delle altre avanguardie artistiche, pronte a dissodare il “marciume ottocentesco” e portare nuova linfa e nuove idee in tutti i campi dell’espressione artistica ed estetica. E’ l’Italia delle battaglie tra i quotidiani, che da organi d’informazione e svago divenivano mezzi di supporto alle diverse fazioni politiche e per i quali lavoravano reporter d’assalto sempre più simili ad investigatori privati. L’Italia orgogliosamente all’avanguardia con i primi corsi di Polizia Scientifica, che codificavano ed ispiravano a livello mondiale le metodologie d’indagine e di comportamento sulla scena del crimine, valide ancora oggi. Una rappresentazione strumentale, dicevo, perché ho volutamente alleggerito la mano su questi aspetti, richiamandoli di tanto in tanto in modo naturale, per non appesantire la lettura nel suo complesso e distrarre il lettore dalla trama principale. Ma di cosa parla, appunto, la trama? Meglio non svelare nulla. Dal punto di vista tecnico, potremmo definire il racconto come uno “psico-thriller”, una caccia all’uomo in cui non c’è solo un confronto continuo tra personaggi diversi per estrazione sociale, psicologica e culturale, ma una rappresentazione dell’eterno confronto tra follia e ragione, genio e raziocinio, libertà espressiva e condizionamento morale. Insomma, tanti argomenti sostanziosi e avvincenti. A dare corpo alla trama ci sono molti personaggi, tutti molto realistici e lontani dai noti cliché fumettistici. C’è una Milano ormai dimenticata, quella dei Navigli, delle case a ringhiera, dei bordelli di lusso e di Toscanini. Fatti storici e romanzeschi si intrecciano sfumando gli uni negli altri senza soluzione di continuità. I dettagli con cui ho riempito ogni singola vignetta, dagli abiti alle suppellettili, dai mezzi di trasporto agli attrezzi da lavoro, sono scelti con precisione maniacale ed assoluta fedeltà storica. E mi fermo qui. Magari mi sbracherò quando saremo un po’ più vicini alla pubblicazione. Ma dato che sei mio amico, per te posso aggiungere che il finale lo sto ancora decidendo. E’ difficilissimo, vorrei usare pochissime parole, possibilmente una scena quasi muta, molto simbolica. Vedremo!
QUALI ALTRI PROGETTI HAI IN SERBO PER IL TUO FUTURO?
Al momento, andare in ferie. Poi, sto masticando un’idea, ma devo aspettare di vedere se il mio romanzone sarà un successo.
BENE, E’ FINITA. VUOI FARE UN SALUTO AI NOSTRI LETTORI?
Certo, mi scuso per essere stato così prolisso, ma è così raro trovare qualcuno con cui parlare per uno che pensa solo a teste che rotolano e a bulbi oculari che cadono. Saluto tutti i lettori de LA ZONA MORTA e, se volete mandarmi dei soldi, il mio indirizzo è… FERMATO IN TEMPO!
 
Originariamente pubblicato sul numero 6 de LA ZONA MORTA, aprile 1991
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, luglio 2007

31/07/2007, Davide Longoni