DAVIDE SCHITO

Complici gli amici di “Altrisogni”, grazie all’uscita dell’antologia “Ore nere – Otto racconti del terrore”, abbiamo avuto la possibilità di incontrare e conoscere meglio gli autori di questo volume. Tra questi troviamo Davide Schito.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È DAVIDE SCHITO?

Tante cose, mi piace pensare. Un ingegnere, un lettore, un osservatore della realtà che cerca il modo migliore di raccontarla. E di raccontarsi.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Per gioco, quasi. Dopo aver letto molto ho deciso di provare a farmi venire una buona idea per un concorso… e l’ho vinto, inaspettatamente. Da lì ho continuato.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PASSATE, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

Sicuramente quel primo racconto, che si intitola “L’uomo spaventato” e che è acquistabile come e-book su Amazon, è un po’ come il mio “primogenito”, anche se rileggendolo ora cambierei tantissime cose. Sono poi affezionato, per motivi sempre diversi, a tutti i racconti contenuti nell’antologia che ho da poco autopubblicato, “Punto di non ritorno”, anch’essa reperibile su Amazon. In generale, comunque, vado fiero di tutti i racconti che vengono scelti per far parte di qualche raccolta, perché significa che, chi più chi meno, hanno colpito almeno un lettore.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO ALL’INTERNO DELL’ANTOLOGIA “ALTRISOGNI PRESENTA: ORE NERE” IL TUO RACCONTO INTITOLATO “REGISTRAZIONE N.122”. CE NE VUOI PARLARE?

“Registrazione n.122” è un monologo, una registrazione appunto, recuperata dall’archivio di un manicomio criminale e registrata nel 1968. È la storia di una ragazzina tormentata e di come la follia, a volte, possa essere anche il risultato di esperienze di vita che nessuno vorrebbe mai vivere.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

La parte più difficile (ma è sempre così, poi) è stata sicuramente fare in modo che il personaggio non risultasse bidimensionale, ovvero che non rappresentasse uno stereotipo, ma che fosse in primo luogo credibile. L’immagine che volevo dare era quella di una donna il cui germe della pazzia si fosse sviluppato gradualmente, anche a causa di una condizione familiare molto problematica, ma comunque su un terreno “fertile”. Insomma, volevo giocare sul significato stesso di “pazzia” e “normalità”, termini di cui a volte si abusa.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO, COME IN QUESTO CASO, DI LEGGERE MOLTI GIOVANI AUTORI, E NON SOLO QUELLI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Credo sia necessario che convivano, e credo anche sia possibile. Non penso che la carta sparirà, non a breve comunque, ma essendo un sostenitore del digitale spero che questa realtà acquisti sempre più spazio nell’editoria, perché comporta diversi vantaggi, sia di carattere economico che logistico che ambientale.

CI PARE DI CAPIRE CHE IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Diciamo che io non mi considero uno scrittore di genere. Di certo, nelle cose che scrivo ci sono dei temi ricorrenti, e uno di essi è quella linea sottile che separa il reale dall’immaginario e dal fantastico. È la cosiddetta “Twilight Zone” di cui parla il telefilm, quella zona “ai confini della realtà” che mi piace indagare nei miei racconti, in modo che alla fine ci sia sempre un dubbio, un pensiero latente che possa fornire al lettore più di una sola chiave di interpretazione.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Dalla realtà che mi circonda, dalle mie esperienze, ma anche dai libri che leggo, dai film. Insomma, tutto ciò che esiste può essere convertito in idee, l’importante è tenere sempre occhi e orecchie ben aperti.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Leggo molto gli autori italiani contemporanei, di genere e non. Posso farti tre nomi: Paolo Roversi, Patrick Fogli e Luigi Romolo Carrino. Per motivi diversi, ma sono tre scrittori che ammiro molto per il loro modo di scrivere e per quello che scrivono.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Amo in particolare i thriller psicologici: “Memento”, “L’uomo senza sonno”, Vanilla sky”, tanto per fare tre titoli che servano da esempio. Anche in ambito cinematografico sono molto interessato al regno della mente e a quella striscia sottile che separa la realtà dall’immaginazione.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Sicuramente altri racconti, ma soprattutto un romanzo. Ho qualche idea in movimento, spero di riuscire a portarla a termine. Per il resto vivo alla giornata: quando l’ispirazione per scrivere qualcosa arriva, cerco di non lasciarla scappare.

E NEMMENO NOI TI LASCEREMO SCAPPARE ALLA PROSSIMA OCCASIONE.

Davide Longoni