E POI VENNE IL COMPUTER… MA SOLO POI – PARTE 14 – SUPERMAN (1978)

Anche il poderoso Superman, senza effetti speciali, sarebbe stato un Clark Kent qualsiasi: si devono infatti alla tecnica del Blue Screen i magnifici voli del supereroe in lotta contro il male! Nelle scene girate in studio Christopher Reeve era sospeso con dei fili, attaccati alla tuta, a una struttura di sostegno (simile a una gru) e, muovendosi a destra e sinistra, doveva dare l’impressione di solcare il cielo. Non fu facile all’inizio coordinare i movimenti in modo da non perdere l’equilibrio, ma grazie all’aiuto di un maestro Reeve riuscì in poco tempo a “volare” alla perfezione; in fase di post produzione i fili furono cancellati e fu sovrapposta l’immagine di sfondo desiderata. Ah, naturalmente l’effetto vento è stato realizzato grazie a un ventilatore di grande potenza situato, a seconda delle necessità, in fronte o in retro all’attore.

La ricerca dell’attore più giusto per interpretare la parte di Superman è stata molto difficile: ci voleva una faccia pulita, non importava la notorietà, quindi s’interpellarono diversi personaggi come Terence Stamp (alla fine fu scartato per suo rifiuto) e Ryan O’Neal. Su O’Neal ci furono varie opinioni, chi diceva che sarebbe stato un eroe con i fiocchi e chi diceva che sarebbe stato solamente Ryan O’Neal in un costume attillato; Sylvester Stallone avrebbe avuto un successone nella tutina blu, ma fu proprio lui a riferire alla stampa che non se la sentiva; sarà stata forse questa sua grande controvoglia a fargli desiderare in seguito di essere presente sul set? Bruce Jenner poteva essere l’uomo adatto, ma il suo giovane volto purtroppo non lo era. Finalmente si arrivò a Reeve, dapprima incerto, poi entusiasta. Ed entusiasti erano anche i produttori: Reeve aveva gli stessi tratti somatici di quel famoso Superman che tante volte era stato disegnato nei fumetti.

Le svolazzate di Reeve sono state filmate con un sistema di ripresa chiamato Zoptic (ideato e costruito da Persic), attraverso il quale si cancellarono tutti i problemi di Blue Screen: lo Zoptic fu veramente una manna dal cielo, si poteva manovrare la camera in qualsiasi modo, in qualsiasi direzione, consentendo una continua fluidità della ripresa. Assecondando i movimenti di Reeve la macchina da presa si spostava a destra e sinistra, abbassandosi e allontanandosi dal soggetto; se si paragona la Zoptic con una normale altra camera da presa si può facilmente capire che la differenza è enorme, soprattutto nella resa finale.

Nelle riprese del pianeta Krypton si potrà certamente notare l’originalità dell’ambientazione, con tutti quei cristalli che simboleggiano la conoscenza accumulata nei secoli dal popolo; John Barry ideò i cristalli combinando insieme diversi elementi come fibra di vetro, polistirene, gesso e plexiglas, oltre a un particolare materiale che permetteva all’insieme di scintillare. Durante la scena del crollo poi si è ricorso all’utilizzo di sali minerali e sale da cucina: l’effetto è molto realistico e di basso costo… la fatica maggiore fu quella di togliere tutto il sale dal set. Un simpatico aneddoto riguardo al sale è stato raccontato da un aiuto attrezzista, James Darren, che, molto sensibile ai problemi dei bambini poveri, raccolse tutto il sale da cucina possibile, lo depurò e, assieme alla moglie Donna, organizzò una grande cena con spettacolino: lo spettacolo consisteva nell’interpretazione di una favola popolare nella quale il principe eroe doveva attraversare una landa innevata per salvare la sua dolce principessa; la neve naturalmente era stata fatta con il sale! Lo spettacolo ebbe successo e James e Donna divennero gli eroi del quartiere. E tutti sentirono la loro mancanza quando entrambi perirono in una sciagura aerea nel 1990.

Per riprendere tutte le scenografie del crollo, si è utilizzata la tecnica del matte e della multiesposizione, sovrapponendo al sale rottami vari; mentre per il resto dei crolli si sono utilizzati diversi modellini in miniatura ripresi da varie angolazioni. Lo stesso si dica per i modellini delle macchine esplose lungo la strada: la strada stessa fu riprodotta in scala 1/8 e in scala 1/1; dal momento che l’esplosione dei modellini avrebbe richiesto un lunghissimo procedimento d’integrazione con le scene degli stuntman, si ovviò il tutto costruendo persone piccolissime (robottini) che scappavano dappertutto; magari andando al rallentatore si possono notare le gambe stilizzate di questi robot, ma guardando il film a velocità normale, tutto è veloce e non c’è il tempo di soffermarsi a guardare i piccoli dettagli. La ragione principale per cui non è stata girata la scena a dimensioni naturali, riguardava le automobili: ovvero come era possibile sollevare una auto vera (anche se svuotata al suo interno), farla piroettare e poi schiantarla al suolo? Le auto di polistirolo erano troppo leggere, quelle di cartone prendevano fuoco subito, quelle di plastica non volavano abbastanza in alto, e allora? Ecco il motivo del plastico in scala con le auto finte!

Durante una piccola sosta in un ristorantino fuori città, Reeve s’imbatté in una giornalista, molto cordiale e per niente impicciona, che lo pregò di scrivere una dedica a suo figlio sedicenne, costretto su di una sedia a rotelle fin dalla nascita. Reeve si meravigliò che la giornalista non volesse intervistarlo e con gioia s’intrattenne con lei a discutere del più e del meno della lavorazione del film; si mostrò in particolare snervato ed esausto raccontando delle molte ore all’incrocio tra la 57th e la 5th strada a Manhattan fermando il traffico per girare le scene esterne. Giurò che non avrebbe più fatto l’idiota in tuta blu fermo in mezzo alla strada!

Due buffi record si è conquistato il film di Richard Donner: quello dei più lunghi titoli di testa e di coda (5 minuti in testa e 7 minuti in coda) e del maggior numero di nomi che compaiono fra i titoli di testa e di coda (ben 457); certo non ha niente a che vedere con i 4000 e passa di quel famoso film giapponese, ma anche qui non si scherza!

Superman”, il film, ha ricevuto il “Premio Hugo” per la “Migliore Presentazione dell’anno” (Best Dramatic Presentation of 1978) durante la Convention Mondiale di Fantascienza londinese; ha ritirato il premio Chris Reeve, trovandosi in Europa per girare alcune scene del secondo capitolo del supereroe in tuta blu.

Giovanni Mongini