EVA BASSA

Per le sue molteplici attitudini letterarie Eva Bassa diventa un’autrice un po’ difficile da inquadrare: scrittrice fantasy, ma con una vena ironica insita nel sangue, amante dei gialli come dei romanzi storici, per non parlare della sua passione per il fantastico in generale… forse è il caso che sia proprio lei a raccontarsi!
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È EVA BASSA?
E’ una ragazza che vive in un piccolo appartamento a Bologna. Scrive, lavora e se ne va a spasso per la città ogni volta che può. Adora il caffè e i baristi sono tra i suoi migliori amici.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI E DEL TUO CAMMINO DI SCRITTRICE?
Da piccole, io e mia sorella riempivamo enormi quadernoni di carta con storie e disegni. Produzioni di altissimo valore artistico, andate inesorabilmente perdute.
Interessante la varietà: c’era sempre una bambina stracciona, che prima o poi diventava una principessa. Il metodo era indifferente, l’importante era arrivare alla tavola finale in tempo per cena.
Passato quell’estro creativo ho divorato i libri di Agatha Christie e Stephen King, gentile concessione della biblioteca pubblica di Abano Terme. E’ stato per puro spirito d’emulazione che ho cominciato a scrivere brevi racconti gialli e dell’orrore. Niente di memorabile, ma la passione c’era tutta.
Doveroso tributo a “Tre uomini in barca”, è poi giunta la fase umoristica. Per farla breve, non credo di essere portata per i libri umoristici. Li infarcisco di considerazioni personali insopportabili che m’indispettiscono al solo guardarle.
Infine, sono arrivate quelle fantastiche raccolte di libri per ragazzi. Quelle che si compravano in edicola. Mia mamma non vedeva l’ora di riempire la nuova libreria e più lei riempiva, più io leggevo. Più che con le mie prime strampalate sperimentazioni, credo di aver coltivato la mia creatività proprio grazie a quelle letture.
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ROMANZO INTITOLATO “LA MARCIA SU WHOOK”. VUOI PARLARCENE?
E’ una competizione che si snoda attraverso un continente sconosciuto e inospitale: Whook, il terzo regno.
Un passato di guerre e atrocità, una landa gelida dove i marciatori sbarcano dopo anni di abbandono. I nativi sono stati tutti uccisi o deportati due secoli prima ma la Città Stato di Astoria non è ancora paga. Stavolta il pretesto per dare un nuovo assalto al regno è l’oricalco, un minerale che farà la fortuna di chi lo troverà.
Ecco dunque sbarcare il popolo di marciatori. Si accalcano al campo base, scortati dall’esercito a tutela della legge. Un mare di uomini e, fatto strano, un nugolo di donne. Non vi è di che meravigliarsi. Da quando la magia è tornata a benedire il mondo, le maghe si sono fatte sfacciate: perché barricarsi dietro le spade di soldati e mercenari, quando la chiave del successo se la portano addosso, migliaia di pietre magiche che adornano colli e dita?
Ma qualcosa comincia a incrinarsi fin da subito. La natura umana inizia a rivelarsi per ciò che è fin dall’esodo, nel bene e nel male. Il lettore scende in picchiata fino a carpire i segreti di alcuni dei partecipanti: sui volti congestionati da calca e insolazione, ne legge le intime speranze. Ascolta stralci di frasi, è informato di gustosi retroscena.
Il tempo di una rapida panoramica, che il serpentone comincia a muoversi.
Whook li attende. A braccia aperte.
COME È NATA L’IDEA DI FONDO DI QUESTA STORIA?
Volevo creare un romanzo “corale” dove i veri protagonisti fossero le persone comuni. Basta eroi o predestinati, solo un popolo in marcia. Il fatto che i protagonisti sembrino quasi pescati a caso, mi ha permesso di conferire al tutto un maggior realismo. Cos’hanno in comune un bardo, un paladino, una ragazzina hisshin, un ufficiale dell’esercito? Niente. Sono solo un piccolo scorcio sul fondale brulicante di vita su cui si muove la Marcia.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?
Volevo dare un’idea di movimento. Niente dialoghi statici in cui i protagonisti se ne stanno intorno al fuoco e sciorinano quintali di testo. La complessità scaturiva soprattutto dal voler dare un “senso” alla loro presenza su Whook, un background che conferisse profondità alle loro motivazioni. La necessità di usare flashback il meno possibile invasivi, però, mi ha costretto a dare a tutti una bella calmata. Ogni tanto li ho dovuti sedere.  
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Riesce a dare sfogo alla mia creatività. Stimola la mia fantasia e la incanala in qualcosa di concreto. In un certo senso, completa il quadro di una personalità razionale.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Per quanto riguarda le ambientazioni, ho la fortuna di vivere in una città (Bologna) dalle suggestioni fortemente medievali. Basta uscire di casa per trovarsi in mezzo a piazze, porticati, palazzi e merlature. Per il resto, traggo ispirazione dai videogiochi di ruolo (Gdr). Dal giorno in cui mi fu regalato un Vic20 di seconda mano (ufficialmente per la scuola), non mi sono più separata da quei mondi. Cambia l’hardware, cambiano i processori, ma il succo dei Gdr è sempre lo stesso: prendere un protagonista “grezzo” e condurlo attraverso molteplici sentieri ed esperienze di vita, fino a svilupparlo ai massimi livelli. Spero di essere riuscita a fare lo stesso coi miei protagonisti.
Poi ci sono le mie letture preferite. Il “Don Chisciotte” è stata l’ultima. Cervantes è un genio a dir poco ispirato: partendo dai patemi di uno sciocco che crede che i mondi descritti nei romanzi cavallereschi siano realtà (e con essi damigelle indifese, draghi, principi smaniosi di donare regni a valorosi), crea un mondo così variegato che sembra di viverlo. Osterie equivoche, pastori insolenti, banditi, boschi, la Sierra Morena. Sapiente la mescolanza tra momenti di grande liricità e momenti in cui ci si scompiscia dalle risate. Sullo sfondo, l’animo umano, così fragile e complesso: Don Chisciotte è davvero uno sciocco? O forse il suo mondo fantastico non fa altro che supplire ad una realtà ben più gretta e banale?
Infine “Il Conte di Montecristo”. Qui gli spunti fantastici ci sono tutti: l’identità celata di un protagonista alieno persino al lettore, la sua vendetta che si snoda attraverso gli anni, il tradimento, pozioni magiche, meccanismi segreti, viaggi per mare. A volte mi sembra che Dumas abbia già scritto ogni cosa. 
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Oltre ai due già menzionati, Jerome K. Jerome, Jane Austen, Flaubert e Mark Twain per i classici. Michael Ende, Ray Bradbury tra i contemporanei. Per il fantasy, Lois McMaster Bujold e Maggie Furey.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
Al primo posto, “Il grande Lebowski”, unico e inimitabile. Poi produzioni più visionarie: “Sin City”, “Batman – Il Cavaliere Oscuro”. Però ai film preferisco gli anime: “Cowboy Bebop” e “Trigun” sono i miei   preferiti.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Per il futuro mi attende “Dragon Age”, il famoso Gdr. Lo hanno già posticipato di un mese e non se ne può più! Soddisfatta la bisogna, mi metterò a correggere un po’ di lavoro arretrato.
Sogni nel cassetto. Il primo, il più importante: essere letta dagli amanti del genere. Non è una cosa ovvia, soprattutto come esordiente. Eppure è l’unico modo per ricevere critiche, consigli e, magari, anche qualche apprezzamento sincero. Qualcosa che vada oltre il semplice lato commerciale della cosa, che pure è importante.
L’entusiasmo non mi manca. Aspetto con trepidazione le prime recensioni.
Il secondo sogno: completare il quadro aperto con questo romanzo. Nelle mie intenzioni, “La Marcia su Whook” è stato solo l’apripista di una serie di romanzi fantasy che in parte è già scritta, in parte è ancora nella mia testa. Anziché sogno, sarebbe più giusto definirlo progetto, ma il mondo editoriale è così complesso e mutabile che a volte bisogna proprio raccomandarsi agli Dei, come direbbero i miei personaggi. Anche qui, l’entusiasmo è sempre acceso.

E CHE NON SI SPENGA MAI, ALLORA, E… BUONA MARCIA!

17/11/2009, Davide Longoni