I BUONI VICINI

La Rizzoli Lizard propone nel suo catalogo la trilogia urban fantasy di I buoni vicini, ideata da Ted Naifeh, già autore di svariate graphic novel, e Holly Black, autrice della serie per ragazzi Spiderwick e dei due romanzi urban fantasy La fata delle tenebre e Le fate sotto la città, una rilettura dei miti del Piccolo Popolo in un contesto contemporaneo.

Rue Silver è all’apparenza una adolescente come tante, ha sin da bambina ha sempre visto strane cose, piante rampicanti che invadono un edificio in una sola notte, persone dai volti di creature fantastiche, fiori che circondano la sua bellissima madre Nia. Nia appartiene al Popolo delle Fate, e fu vinta dal marito Thaddeus dopo aver superato una prova tra la sua gente, a condizione che non venisse mai tradita. Ma Thaddeus, sconcertato da questa moglie sempre giovane e bellissima malgrado il passare degli anni, si è lasciato tentare da una collega di lavoro nella scuola dove insegna, e per questo motivo Nia scompare.

Rue vede il padre accusato di aver ucciso la moglie e anche una sua studentessa, anche se Nia torna, malata e quasi morente, perché è una sostituta, un simulacro di legno creato con un incantesimo: Rue decide di riunire la sua famiglia, ma dovrà scontrarsi con il nonno, re dei Buoni vicini, popolo fatato che vuole impossessarsi della città degli uomini, dove cominciano a succedere cose strane, tra persone che spariscono per poi tornare cambiate, creature fantastiche che si aggirano nelle strade, piante che inghiottono edifici e persone.

Recuperando le tradizioni del Piccolo Popolo, creature fantastiche e fiabesche ma tutt’altro che rassicuranti, come aveva già raccontato negli anni Settanta l’illustratore Brian Froud con il suo fondamentale libro illustrato Faeries, Ted Naifeh e Holly Black costruiscono una vicenda appassionane e onirica, dark e mai banale, in una realtà che diventa fantastica, ricordando la lezione di Stephen King secondo cui il fantastico deve entrare nella vita di tutti i giorni come quando si rovescia dell’acqua in un sacchetto di plastica.

I disegni sono molto interessanti, ricordano certe suggestioni dei nostri Corrado Roi e Claudio Chiaverotti, ma strizzano anche l’occhio a famosi disegnatori anglosassoni, Brian Froud senz’altro ma anche Amy Brown, in una scuola che ha sempre guardato anche ai mondi fantastici e sotterranei, senza zuccherosità e non nascondendo la loro origine di storie per adulti tutt’altro che rassicuranti.

La vicenda è appassionante, e Holly Black raggiunge una sua maturità narrativa, già visibile nel più adolescenziale Spiderwick e già interessante nei due romanzi urban fantasy sulle fate, per certi versi erroneamente pubblicati da Mondadori nella collana per ragazzi.

Il terzo volume è al momento ancora inedito, per ora ci si può appassionare con i primi due volumi, Famiglia e Fata, due fiabe moderne capaci di rievocare l’atmosfera di spavento e di incanto delle antiche fiabe e leggende, per una graphic novel tra le migliori del genere, molto vicina a quelle di Neil Gaiman, tra Sandman e Book of magic, forse ancora più capace nell’entrare in antiche suggestioni che non vogliono restare da parte nel mondo di oggi, ma riprendere questo universo da cui sono stati cacciati di diritto e nello stesso tempo capace di raccontare dubbi e paure dell’essere adolescente in un mondo che non lascia spazio per granché.

C’è da sperare che questa trilogia sia il primo di molte collaborazioni tra i due autori, capaci di creare uno stile che funziona sia in disegno che in narrazione, un racconto fantastico ipnotico che mescola l’eternità dei miti con la fugacità del presente.

Elena Romanello