GLORIA SCAIOLI

E’ una delle ultime scoperte di Plesio Editore e con il romanzo “La radice del rubino” ha saputo regalarci un fantasy atipico, di stampo mediterraneo, senza i classici archetipi del genere, e che sa farsi leggere dalla prima all’ultima pagina tutto d’un fiato: Gloria Scaioli è ora sulle pagine della Zona Morta… conosciamola meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È GLORIA SCAIOLI?

Mi piace scrivere e spero che quello che scrivo sia piacevole da leggere. Ho da poco pubblicato il mio romanzo d’esordio.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Be’, in prima elementare, l’alfabeto, poi le sillabe, grazie alla maestra Maria, che non ringrazierò mai abbastanza. Scherzo (a parte i ringraziamenti alla maestra che sono sinceri). La passione per i romanzi affonda le radici in tempi remoti. La volontà di cimentarmi in prima persona, invece, deriva dai primi anni di università. Intorno ai grandi classici c’è come un’aura, qualcosa di impalpabile che ispira alla produzione. Almeno così è stato per me.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO  IL TUO PRIMO ROMANZO, “LA RADICE DEL RUBINO”. CE NE VUOI PARLARE?

Volentieri. È un fantasy con un’ambientazione ispirata al mondo mediterraneo e alla cultura italiana. Niente elfi, nani, orchi, vampiri. Le situazioni e il mondo prevedono la presenza del magico, ma con una sfumatura mitologica, più che favolistica. Quello che veramente mi interessava era l’interazione tra i personaggi, la loro interiorità messa alla prova dalle situazioni difficili in cui vengono a trovarsi. Poi, certo, c’è anche una buona dose di avventura, le insidie di una strada capace di generare illusioni, un deserto nato dal vibrare ritmico di un diapason, una città impenetrabile, dalle mura concentriche, governata da misteriosi alchimisti. Le storie sono tante e intrecciate, perché volevo che la trama ricordasse un poema cavalleresco. Con un pizzico di ironia, di ariostesca memoria.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Non so, non parlerei di difficoltà. Finora sono stata fortunata e se ho trovato degli intoppi è bastato aspettare un momento, lasciando sedimentare il tutto, per vedere il problema con mente fredda e cercare di sciogliere il nodo.

DOVREMO ASPETTARCI UN SEGUITO OPPURE TI DEDICHERAI D ALTRO?

Il seguito, “Il labirinto d’ambra”, è già pronto e uscirà sempre con Plesio Editore. Almeno così sostiene il contratto e chi sono mai io per smentirlo?

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Amo il fantastico. È forse il genere più “pittorico”, perché consente di creare ambienti diversi e popolarli di personaggi multiformi. E in ogni angolo di quel mondo può celarsi un mistero da scoprire. Anche da lettrice mi piacciono i libri che stupiscono. Questo non significa che io scriva solo di fantastico. Mi piacerebbe cimentarmi con il giallo in futuro.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Non lo so. Suppongo che ci siano tantissimi fattori che confluiscono in quello che diventa un romanzo. Sono stimoli diversissimi, polisensoriali: un racconto, un quadro, un film, un fatto reale.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Mi piacciono molti romanzi anche diversi fra di loro. Quello che proprio non incontra il mio gusto è la banalità, storie che si trascinano dalla prima all’ultima pagina inanellando luoghi comuni, in uno stile piatto e da traduttore automatico. Quindi ben vengano i preziosismi di D’Annunzio o la scoppiettante verve di Douglas Adams. Certo, se poi c’è anche una bella storia dietro, allora siamo a posto.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?

Il mio film preferito è “Arsenico e vecchi merletti” di Frank Capra: ogni personaggio è assolutamente perfetto e i dialoghi sono un capolavoro. Per non parlare del bianco e nero “espressionista” e di quel gusto di teatro miscelato con l’horror e l’umorismo in un gustosissimo cocktail. Quest’anno ho adorato “The Artist” e mi sono divertita un sacco con “Men in black 3”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Nessun cassetto, per carità, ho la brutta tendenza a dimenticarmi dove ho messo le cose. Proseguirò a scrivere e a proporre ciò che ho scritto nella speranza che possa diventare un libro. Intanto spero che l’editore Plesio, che ha investito sul mio romanzo d’esordio, possa essere soddisfatto del risultato e che chi legge si diverta. Il resto è materia di sogno.

ASPETTEREMO ALLORA DI VEDERE I TUOI SOGNI REALIZZARSI!

Davide Longoni