ROBERT ERVIN HOWARD

Robert Ervin Howard è stato uno scrittore prolifico nei suoi (pochi) trent’anni di vita e ha dato vita a molti personaggi, ma soprattutto lo si ricorda per aver creato Conan il cimmero: ai suoi 21 racconti ed un romanzo, oltre ad alcuni appunti sparsi, si rifecero autori del calibro di Lyon Sprague de Camp, Lin Carter, Poul Anderson e molti altri per ampliarne la saga fino a farle raggiungere le dimensioni mitiche e i connotati completi che ha oggi. Ma il nome di Conan resterà sempre legato a quello del suo principale creatore.
Un dato di fatto è certo: Howard era un genio della narrativa popolare avventurosa. Con debite proporzioni di tempo e di luogo, lo si potrebbe paragonare al nostrano Emilio Salgari, altro scrittore dalla mente vulcanica, con cui ha condiviso la morte: suicidio. Infatti l’11 giugno del 1936 Robert Ervin Howard prese l’irreversibile decisione di farsi saltare la sede dove lavora la fantasia con un colpo di pistola, ponendo per sempre la parola fine a tutte le sue creature… almeno scritte di suo pugno!
Egli era nato trent’anni prima, il 22 gennaio 1906, a Peaster in Texas. Da bambino era gracile, delicato e timido. Queste caratteristiche, che lo resero malinconico con tendenze al solitario, favorirono anche gli scherzi stupidi dei suoi coetanei. A volte l’irresponsabile cattiveria infantile può procurare dei traumi psicologici che solo il tempo può guarire. Il piccolo Robert, per arrestare questi quotidiani prepotenti attacchi nei suoi confronti, decise che l’unica soluzione per godere del rispetto che, era naturale, pretendeva dai compagni, fosse quella di gettarsi a capofitto negli sport, per rigenerare la sua esile costituzione. Dopo allenamenti costanti, coronati da competizioni sportive, riuscì nell’intento tanto da ritrovarsi alto, forte e robusto. Ora avrebbe potuto rispondere per le rime ai suoi indisponenti compagni, ma loro preferivano adesso lasciarlo nel suo mondo, timorosi della reazione che i suoi muscoli avrebbero potuto arrecare nei loro volti tempo prima così inclini alla beffa.
Per tutta la sua vita Howard visse a Cross Plains, altro paesino texano ai margini del deserto: si era trasferito con la famiglia qui per via del padre che era medico. L’arida natura del luogo gli giovò per la carriera di scrittore, ma gli fu negativa per coltivare delle amicizie culturali, che spesso mancano in un piccolo centro. Anzi, era guardato con sospetto dai suoi compaesani, abituati a tenere a debita distanza tutto ciò che, per gretta ignoranza, non comprendevano.
La sua carriera di scrittore iniziò ufficialmente nel luglio del 1925, quando gli venne pubblicato il suo primo racconto per la rivista pulp dedicata al fantastico più in voga a quel tempo, “Weird Tales”. Da quel momento in poi il suo nome e quello del periodico saranno sempre legati: dopo vari racconti tra l’horror e il fantastico, nel 1928 esordisce Solomon Kane, il primo dei suoi personaggi ciclici. Era un avventuriero dell’età elisabettiana, di aspetto alto e magro, del quale ben poco so sa: viaggia tra Europa ed Africa, è appartenente alla setta dei quaccheri, è di poche parole e, sentitosi investito del compito di fare giustizia in nome di Dio, è sempre alla ricerca del Male da punire, qualunque sia la sua forma… lupi mannari, vampiri, morti viventi o altro. Nel 1929 arriva Kull di Valusia, da molti considerato un terreno di prova per Conan, che nasce invece nel 1932. Kull è un atlantideo che giunge a conquistare il Trono di Topazio, ambito posto di potere di uno dei regni più fiorenti dell’epoca. Il suo più acerrimo nemico era il mago Thulsa Doom. Ma l’instancabile Howard scrive nel frattempo anche il Ciclo Celta, quello di James Allison, quello di Kirby Buckner, quello del pianeta “Almuric” ed un suo personale contributo al Ciclo di Cthulhu di Lovecraft con il racconto “La pietra nera”, cui ne seguirono altri.
Ma torniamo a parlare dell’uomo calato nel contesto in cui abitava. Uno scrittore di storie fantastiche, dove pullulano mostri infernali, dove il protagonista si fa strada lasciandosi alle spalle una montagna di cadaveri grondanti di sangue, dove crudeli maghi seviziano indifese e discinte fanciulle… deve essere obbligatoriamente matto. E così infatti era bollato dai suoi compaesani, da persone che non cercavano di comprendere il genio che emanava la sua personalità, generalmente tendente al cupo. Inoltre a suo sfavore, ben inteso sempre a giudizio della gente, giocavano i violenti scatti d’ira, che però si spegnevano con la stessa rapidità con cui si erano generati, e il comportamento schivo nei confronti del sesso femminile. Unica amica fu Novalyne Price Ellis, con la quale, dal 1934 fino alla sua morte, instaurò una relazione più che altro intellettuale, contrastata però dalla madre.
Il vero Howard comunque non era quello che passeggiava nelle polverose vie di Cross Plains, quello reale era invece tutto ciò che usciva dalla sua penna. Lui era Conan quando scriveva di Conan, era Kull quando scriveva di Kull, era questo o quell’altro personaggio quando ne descriveva le gesta. Aveva in sostanza il dono psichico di crearsi un’ubiquità a proprio uso e consumo. In ogni caso aveva la predisposizione verso l’amicizia. Un’amicizia però concessa a poche selezionate persone con cui era di una cortesia quasi commovente. Questa disponibilità si sprigionava specialmente con i colleghi scrittori che lo andavano a trovare e con i suoi lettori con cui manteneva una corrispondenza culturalmente elevata. Howard, lo si capisce leggendolo, amava la cultura in forze delle tante e svariate letture che lo avevano aiutato ad ampliare la sua già sviluppata creatività. Ma come tutti gli esseri umani aveva bisogno di affetto. Provava un’inusitata paura reverenziale per le donne, cosa che gli causava, appunto, la mancanza delle sensazioni che agognava e che riversava nel comportamento virile dei suoi personaggi. Questa limitazione lo perseguitava, rendendolo microscopicamente diverso dai semplici compaesani. Solo una persona lo comprendeva appieno, aiutandolo con dolcezza e perseveranza: la madre. Infatti egli era morbosamente attaccato a lei, tanto da consumarsi in una situazione quasi edipica. Invero ebbe tanto a soffrire per una lunga e micidiale malattia della madre che, quando costei entrò in coma, la sua fragile stabilità mentale ne risentì a tal punto da spingerlo al suicidio.
 
BIBLIOGRAFIA CICLICA
-         Ciclo di Solomon Kane (sedici opere tra racconti, romanzi, poesie e frammenti)
-         Ciclo di Kull di Valusia (dieci opere tra racconti e romanzi)
-         Ciclo di Conan (ventuno racconti e un romanzo)
-         Ciclo Celta (otto racconti)
-         Ciclo di James Allison (tre racconti)
-         Ciclo di Kirby Buckner (tre racconti)
-         Ciclo di Cthulhu (quattro racconti)
 
Originariamente pubblicato sul numero 7 de LA ZONA MORTA, settembre 1991

Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, dicembre 2007

04/01/2008, Davide Longoni