FANTASMI A BERGAMO

Dopo il diavolo e gli spiriti, torniamo a parlare di entità soprannaturali nella provincia di Bergamo, così ricca di tradizioni popolari in merito.
A Brignano d’Adda ad esempio, i vecchi raccontano del Fantasma di Cügiane. Nel campo detto di Cügiane, dal soprannome dei proprietari, mentre i contadini lavoravano, una certa donna stranamente vestita, a una certa ora del mattino o del pomeriggio, si avvicinava per invitarli a colazione o a merenda, dicendo: «Venite, è tutto pronto». I contadini, come si può credere, affamati e stanchi, si affrettavano verso il luogo dove effettivamente era preparata una tavola imbandita, ma quando stavano per cominciare il pasto, ecco che spariva tutto. Dopo pochi istanti la donna riappariva sopra uno degli alberi vicini a ridere di loro.
Radicata nelle valli bergamasche è anche la superstiziosa credenza dei «confinati». Venivano chiamati così coloro che erano morti senza ricevere da un sacerdote il sacramento dell’estrema unzione. Si diceva che questi non potessero rimanere nella tomba benedetta del cimitero e quindi si mostrassero di notte vicino al cancello d’entrata, oppure ogni mattina il loro corpo era ritrovato allo scoperto sotto la fossa. In questo caso i corpi venivano presi e sepolti in un luogo dove non si sentivano le campane: infatti vuole la leggenda che solo lontano dai luoghi sacri questi corpi riuscivano a trovare pace. In Costa Serina si racconta che questi «confinati» uscivano dalla tomba emettendo urla e lamenti infernali e addirittura che tra questi dannati ce ne fosse uno che aveva preso l’abitudine di passeggiare sottoforma di cane color della brace, dal viso però umano, per le strade della frazione di Zogno.
Proseguendo il nostro viaggio, si racconta poi che durante certi temporali l’anima di un ladro sacrilego sottoforma di grande gru nera appare tra le nubi al di sopra della chiesina che sorge nel villaggio di Orezzo. La tradizione vuole infatti che una volta, molti anni fa, un ladro si fosse introdotto nella chiesina per sottrarre la pisside e gli altri vasi sacri con i gioielli, di cui era adorna la statua della Madonna. Dopo aver svuotato la pisside gettando le particole consacrate in una fontana vicina e dopo aver fatto un fagotto di quanto aveva trovato, il ladro era fuggito, ma nell’attraversare il bosco era stato colpito e incenerito da un fulmine. Gli oggetti rubati erano stati poi recuperati intatti e anche le particole erano state tolte dall’acqua miracolosamente asciutte. Proprio per la particolare forma che assume questo fantasma la valle in cui appare ha preso il nome di Valle della Gru.
Viene narrata infine in valle Imagna la visione di un certo Padre Claro che si recò con un confratello in un paese della Val Serina di cui non si sa il nome. Il parroco del paese li accolse malvolentieri e dopo la funzione e una magra cena, annunciò ai due predicatori che sarebbero dovuti andare a dormire in una casa vicina dove «ci si sentiva». Effettivamente i due frati passarono una tale notte che il mattino seguente, uscendo dalla camera, Padre Claro si accorse che il suo compagno era sbiancato dallo spavento. Dalla mezzanotte all’Ave Maria del mattino era stato un succedersi, per tutta la casa, di urla e di pianti, strascicar di catene e rimbombare di colpi alle porte delle camere dei due malcapitati ospiti. Il peggio era che avrebbero dovuto passarvi anche la notte seguente. Rassegnati alla loro sorte, si accordarono di rimanere in orazione, tutti e due nella stessa stanza. A una certa ora, ecco un risuonare di colpi ripetuti alla porta. Padre Claro disse: «Se qualcuno ha bisogno di noi, venga avanti in nome di Dio». Ed ecco apparire e farsi avanti il fantasma di un personaggio vecchissimo, coperto di strani abiti, al quale Padre Claro domandò: «Che volete?». «Te lo dirà chi mi segue» rispose lo scheletrico anziano, dietro al quale, uno dopo l’altro entrarono, andando ad allinearsi davanti ai due monaci, altri due fantasmi vecchissimi. Dietro costoro si presentò d’un tratto l’aitante figura di un giovane di bell’aspetto, il quale, iniziando a parlare, rivelò che i tre che l’avevano preceduto erano dannati per essersi fraudolentemente impossessati della casa in cui si trovavano; egli era stato condannato alle pene del Purgatorio, perché, pur essendo loro erede, non era a conoscenza dell’indebita usurpazione perpetrata dai suoi avi. Pregava però i due missionari di convincere i propri eredi a restituire la proprietà alla Chiesa affinché finisse la sua pena. La tradizione popolare non lo dice, ma si può credere che dopo quella visione Padre Claro si sia adoperato per l’adempimento di quanto gli era stato detto.
26/09/2009, Davide Longoni