ERNST THEODOR AMADEUS HOFFMANN

Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann, nato a Königsberg il 24 gennaio del 1776 e morto a Berlino il 25 giugno del 1822, è ricordato soprattutto come un grande scrittore del Romanticismo tedesco, ma nella sua vita è stato anche compositore, pittore e perfino giurista. Piccola curiosità in merito al suo nome, che per tutti è E.T.A. (ovvero Ernst Theodor Amadeus) Hoffmann, è che mutò il suo terzo nome in Amadeus nel 1805 in onore di Wolfgang Amadeus Mozart.
E.T.A. Hoffmann, dopo la morte della madre quand’era in tenera età e a seguito dell’abbandono del padre, trascorse l’infanzia nella casa dello zio materno Otto Döerferr, che lo avviò a studi di giurisprudenza; ma il ragazzo si sentiva maggiormente attratto dalla musica (grazie alla passione scaturita dal liuto della giovane zia Füsschen), dalla pittura e dalla letteratura (in seguito alla lettura delle opere di Jean Jacques Rousseau, William Shakespeare e Laurence Sterne, oltre che di testi mistici, cabalistici e filosofici). Laureatosi, intraprese la carriera di magistrato, spinto dal prozio Vöthory, viaggiando in diverse città, tra cui Berlino e Varsavia; all’attività giuridica riuscì sempre ad alternare quella artistica, componendo sinfonie, dirigendo orchestre, occupandosi di critica musicale e di regia teatrale.
Nel 1814 iniziò il periodo più fecondo della sua produzione letteraria, che lo portò a scrivere racconti tra i più originali e suggestivi della letteratura europea, grazie all’incoraggiamento dell’amico ed editore Kunz.
Il suo primo racconto fu “Il cavaliere Gluck”, scritto nel 1808, in cui descriveva la musica come un’arte leggera e soave, ma profondamente distruttrice.
Tra le altre cose si dedicò anche allo studio dell’ipnosi, dell’occulto e della telepatia. Fu così che l’attrazione che provava per i fenomeni occulti e allucinatori si ritrovò nel romanzo “Gli elisir del diavolo (1815), dove lo scrittore affrontava i temi dello sdoppiamento della coscienza, della follia e della telepatia, e nella raccolta di racconti intitolata “Notturni”. Nei suoi scritti Hoffmann affrontò diversi generi narrativi, spaziando dal racconto avventuroso a quello poliziesco; ma si dedicò anche a casi patologici e alla satira; descrisse la realtà concreta come un qualcosa di inconcepibile, assurdo, artificioso, mentre i sogni e le magie apparivano come aspetti assolutamente naturali e ovvi. Una sua importante raccolta di romanzi e racconti è “I confratelli di Serapione”. Hoffmann pubblicò anche altri racconti nei volumi “Frammenti fantastici alla maniera di Callot” e “Racconti notturni”. Tra questi ultimi, uno dei più celebri è “Der Sandmann” (ovvero, “L’uomo della sabbia”), che raccontava l’amore tra un uomo e la bambola meccanica Olimpia, sotto l’occhio malevolo del dottor Spalanzani. Proprio da questo soggetto il compositore Jacques Offenbach compose nel 1881 una famosa opera dal titolo “I racconti di Hoffmann”. Il tema poi verrà abbondantemente ripreso nel tempo, dalla “Eva futura” di Auguste Villiers de l’Isle-Adam fino ad arrivare al robot del film “Metropolis” di Fritz Lang. Da un altro racconto invece, “Schiaccianoci e il re dei topi”, il musicista russo Piot Il’ic Tchaikovskij prese ispirazione per la creazione (nel 1891) del suo popolare balletto “Lo Schiaccianoci”.
Per gli scrittori francesi dell’Ottocento, Hoffmann ha incarnato il vero spirito romantico tedesco. La sua figura e le sue opere letterarie, improntate al fantastico e all’horror, influenzarono notevolmente il Romanticismo europeo e ispirarono le narrazioni di molti autori, tra i quali Edgar Allan Poe e Fedor Dostoevskij.
La sua originalità stava nell’aver introdotto nelle sue opere, con assoluta naturalezza, l’elemento fantastico della Magia e del soprannaturale e il gusto del mistero e dell’incubo nella mediocre vita quotidiana: nelle sue storie si alternano infatti ragione e follia, ironia e commozione, assurdità buffonesca e coerenza psicologica, presenze demoniache e rievocazione scrupolosa di epoche storiche. Addirittura, nel 1919, Sigmund Freud dirà che i suoi racconti erano straordinari precorritori dell’analisi dei processi dell’inconscio. Morì nel 1822 a Berlino a soli quarantasei anni per tabe dorsale.
Tra i suoi racconti ricordiamo: “Il magnetizzatore”, “Il Sanctus”, “La casa disabitata”, “L’automa”, “L’ospite sinistro”, “Apparizioni”, “Vampirismo”, “Lo spirito elementare” e “Il bimbo misterioso.
28/02/2009, Davide Longoni