NASCOSTO NEL BUIO

Era da molto tempo che Robert desiderava passare il week-end in quel cottage in montagna… immerso nel silenzio, circondato solo dall’abbraccio di Madre Natura… un modo come un altro per riprendere fiato… per potersi ritemprare dallo stress e dal logorio della sua frenetica vita quotidiana: “Il prezzo del successo”, diceva sempre sua madre… già, ma l’importante è non giungere al punto di saturazione o è finita.
Così, quando gli si presentò l’occasione di realizzare il suo sogno, fece i bagagli e partì. L’affitto non era alto, per fortuna… poteva permettersi tranquillamente quella vacanza.
Non appena giunse sul posto sentì subito una sensazione di benessere:
-         E così, eccomi qui: pronto a ritemprarmi nello spirito e nella carne!
Fu la prima cosa che gli venne in mente nel vedere la distesa di pini con le punte innevate che stendeva per miglia in ogni dove… ovunque girasse lo sguardo.
Era totalmente immerso nella Natura… e nella solitudine.
Pensò che, qualunque persona abituata a vivere in città, potesse spaventarsi a morte all’idea di restare sola in un cottage in montagna, lontanissima dalla civiltà, senza nessuno cui rivolgersi per scambiare quattro chiacchiere: ma non era così per lui.
Lui era nato in montagna… e gli piaceva. E poi cosa sono in fondo i grattacieli se non monti di città? Dopotutto non si è soli anche in città? Vi abitava da dieci anni e non conosceva neppure il suo vicino di casa: anche questa è solitudine, no!?!
Sistemò la stanza ed accese il fuoco nel camino: era una sensazione stupenda… provava brividi che non aveva mai immaginato si potessero provare. Era veramente in pace con se stesso… e con la Natura. Dopo cena si sedette accanto al focolare con un buon libro in mano… ma non riusciva a leggere… non riusciva a concentrarsi.
Fuori il buio aveva ormai avvolto ogni cosa.. Visto dall’alto il cottage non era altro che un puntino luminoso in un oceano di oscurità…
La legna scoppiettava, lambita dalle fiamme, che si divertivano a torturare i ceppi con il loro calore… scavando da una parte ed uscendo dall’altra: osservò ed ascoltò attentamente… sembrava di sentire grida di agonia, ma… NON provenivano dal fuoco. No, le sentiva bene, ora: erano fuori!
Aprì la porta: all’esterno il vento fischiava ed il freddo si accaniva duramente contro il suo corpo, mettendo a dura prova la resistenza delle sue ossa, mentre mille brividi percorrevano la sue pelle in un saliscendi turbinoso.
Tese l’orecchio.
Nulla.
Silenzio assoluto.
Rientrò in casa e tentò, con il calore del fuoco, di schiacciare l’ultima resistenza di capitan Gelo sul suo corpo:
-         Sei facilmente suggestionabile questa sera, Robert! Che ti prende? Possibile che un po’ di solitudine basti a spaventarti in questo modo? Possibile che…
I suoi pensieri tranquillizzanti furono polverizzati da un altro grido proveniente dall’esterno… proprio vicino alla casa!
Uscì di nuovo, mentre le truppe di Capitan Gelo tornarono all’attacco:
-         Chi è là? C’è nessuno?
Nessuna risposta.
Riprovò:
-         Ehilà, c’è qualcuno?
Nessuno.
Decise di sfidare l’esercito del Capitano e fece un giro intorno alla casa, mentre il vento ululava… fischiava… e s’infiltrava in ogni buco, in ogni fessura che riusciva a trovargli addosso, in ogni pertugio disponibile, fino a sentirlo gridare dentro il corpo… ma dell’origine dell’urlo che lo aveva distratto dalla quiete della sua prima serata al cottage nessuna traccia.
Il buio aleggiava sinistro, ricoprendo ogni cosa.
Rientrò.
-         Mi sarò immaginato tutto. Probabilmente sono troppo abituato al chiasso della città e la mia mente si rifiuta di accettare il silenzio che qui regna sovrano. Così crea nel subconscio quelle grida… che rimbombano… rimbombano… Oh, ma a chi voglio darla a bere? E’ inutile che cerchi di convincerti del contrario con panzane psicologiche senza capo e senza coda, Robert! Quelle urla sono reali… e non certo il frutto della tua immaginazione! Ma, per Dio, chi…
La domanda gli s’interruppe nel cervello… improvvisamente l’urlo tornò a farsi sentire. Questa volta non v’erano dubbi: nonostante lo stridere del vento, il silenzio ovattato di sottofondo era stato lacerato da un altro grido, ben distinto, chiaro, limpido, sovrastante ogni altro rumore. E lui era fuori… il cuore si fermò per un istante… il sangue gli si gelò nelle vene, paralizzandolo… per un attimo i polmoni cessarono di rubare prezioso ossigeno all’aria circostante…
E poi ancora… ancora… sempre più forte… ancora… ancora… sempre più vicino…
Trovò la forza di rientrare immediatamente in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Sprangandola!
Si appoggiò con la schiena, fredda e sudata al tempo stesso, all’uscio e trasse un profondo respiro.
Si passò una mano, gelida anch’essa, sulla fronte.
La legna continuava a scoppiettare nel camino, lottando strenuamente contro il fuoco per vincere una battaglia già persa in partenza…
Robert ascoltava immobilizzato l’urlo all’esterno… sempre più prossimo alla casa…
Quando sentì qualcosa battere contro la porta, scattò: i suoi riflessi reagirono con la velocità della luce e in un baleno si voltò su se stesso e si ritrovò appiattito contro l’uscio, nel tentativo di tenere fuori la “cosa urlante”…
“Cosa” era certo il termine più appropriato, perché quel grido non poteva provenire da alcuna gola che fosse minimamente umana:
-         Cristo, chi cazzo sei? Cosa vuoi?
All’esterno la “cosa urlante” grattava il legno… grattava e urlava… urlava e grattava…
Gocce di sudore freddo imperlavano ormai tutta la fronte di Robert,colando lungo le guance e precipitando nel vuoto, fino a schiantarsi sul pavimento…
La porta reggeva…
Il legno reggeva…
I muscoli reggevano…
La sua mente reggeva!?!
Sì, per ora reggeva lo scontro con quell’incubo, ma sarebbe bastato così poco… un passo falso… un leggero vantaggio della “cosa urlante” su di lui in quell’equilibrio stabile, eppure fragile, e la lucidità sarebbe andata a farsi sfottere.
-         Cristo santo, cosa cazzo può essere? Devo resistere! Smettila di gridare… finiscila… BASTA!
La “cosa urlante” smise… il silenzio tornò ad insinuarsi in ogni dove, come una sottile nebbia invisibile ed impalpabile…
Solo la legna nel camino continuava a gridare, tentando un’ultima disperata resistenza contro il fuoco… ma eravamo ormai agli sgoccioli: la battaglia del fuoco stava volgendo al termine, con un netto vantaggio per quest’ultimo.
Robert si guardò intorno, seminando gocce di sudore tutt’intorno a sé, che andavano ad infrangersi per terra come pezzi di vetro…
Ansimò… prese un lungo respiro, rapinando l’aria di quanto più ossigeno gli fosse possibile…
Fuori ancora silenzio…
Era finita?
Non osava aprire per constatare se la “cosa urlante” se ne fosse andata… Se la immaginava là fuori ad aspettarlo… pronta a balzargli addosso non appena avesse varcato la soglia di casa… una creatura spaventosa, frutto della sua fervida immaginazione, che in quel momento galoppava a spron battuto, raccogliendo frammenti di antiche leggende e di fiabe infantili… miscelando il tutto come un provetto barman farebbe con lo shaker per preparare un cocktail…
Capitan Gelo tuonò ed i rinforzi si aggiunsero al suo esercito.
-         Ci mancava anche il temporale! In perfetto stile horror! Un classico… ed io questa volta ne sono il protagonista! Ma chi l’ha scritta ‘sta storia?
Si prese ancora un po’ di ossigeno, strappandolo con la forza della disperazione dagli artigli dell’aria circostante… lottando con la sua mente per non cedere alle lusinghe della follia… tentando di resistere in piedi, incollato contro la porta.
-         Dio mio, fa che regga!
Fuori Capitan Gelo chiamava a raccolta le sue truppe per scatenarle contro il piccolo cottage, unico ambasciatore del genere umano in quel posto totalmente immerso nella Natura…
Nel camino la legna si arrese di fronte alla potenza del suo nemico, cedendo alla sua furia devastatrice, ben conscio però di portare con sé nell’olocausto finale anche il fuoco, che avrebbe cessato di esistere una volta finito di banchettare con i suoi resti…
Robert si rese conto che presto sarebbe rimasto al buio.
-         Si sta spegnendo il fuoco, merda! E adesso che faccio? Non posso lasciare questa posizione per mettere altra legna. Se la “cosa urlante” ritorna, è capace di buttare giù la porta. Merda… merda… merda!
S’accucciò con la schiena sempre contro il duro legno e… pianse.
Le gocce di sudore si mischiarono alle lacrime, andando ad alimentare un minuscolo laghetto ai suoi piedi.
Il fuoco, dopo aver finito di straziare i resti del nemico, s’accorse, troppo tardi, di aver segnato anche la propria fine… ebbe un ultimo guizzo altezzoso, un ultimo sussulto singhiozzante e poi spirò.
-         Bene! Ora anche al buio! Oh cazzo, in che situazione mi trovo!
Capitan gelo continuava a lanciare la sua sfida all’uomo, senza paura, consapevole della sua superiorità su tutti i fronti. Il vento ululava come un branco di lupi affamati in cerca della preda… i tuoni si divertivano, ad intervalli quasi regolari, a mandare in frantumi il silenzio che aleggiava beffardo all’interno della piccola abitazione… i lampi schiaffeggiavano il buio circostante, facendo vanamente sperare due occhi avidi di luce… due occhi che ora, inutili nell’oscurità, piangevano…
-         Oh Dio… Dio… Voglio andare via di qua! Cosa cazzo sta succedendo?
Robert era ormai al limite…
Ad un tratto uno spiraglio di lucida speranza iniziò a far breccia in quella mente oppressa dal terrore.
-         E se il temporale avesse spaventato anche la “cosa urlante”? Dopotutto deve trattarsi di qualche animale selvatico… magari un orso… Certo, è così! E il temporale l’ha terrorizzato… ed ora se ne sta rinchiuso nella sua tana a gemere e tremare come una foglia… come tutti gli animali, quando c’è un temporale!
Le gocce di pioggia tamburellavano sulle finestre uno strano ritmo… una strana cacofonia musicale… accompagnando i pensieri di Robert che in quel momento affluivano dai meandri più remoti della sua mente, cercando un benché minimo appiglio nella ragione… tentando di aggrapparsi alla più piccola speranza esistente…
-         E’ inutile che me ne stia qui… nascosto nel buio… Sono salvo… salvo! La Natura ha protetto questo suo figlio… nato e cresciuto in montagna e tornato ora a lei dopo tanto tempo… Sì, Madre Natura e Sorella Montagna non mi hanno dimenticato… e mi hanno salvato la vita! Oh grazie, Madre Natura… grazie Sorella Montagna… grazie per non aver scordato questo figliol prodigo che ora, dopo tanto peregrinare, è tornato a voi. Grazie! Eccomi, vengo a voi… Non occorre più che io resti qui, nascosto nel buio… non occorre più… Sì, uscirò e verrò a voi… Eccomi! Sono qui!
Scherzi del destino. La ragione e la speranza non avevano voluto saperne di offrire un appiglio e la pazzia aveva rotto gli argini, riversandosi come un fiume in piena… travolgendo ogni cosa sbarrasse il suo cammino, fino ad allagare la mente di Robert. Come la fiumana che scende a valle quando si spalanca una diga… abbattendosi su ogni cosa con furia devastante, senza distinzione… senza scelta… senza freno… così la follia irruppe… e travolse…
Robert si alzò a spalancò la porta.
-         Eccomi a voi. Sono tornato! Riprendetemi fra le vostre amorose braccia… E non lasciatemi più andare…
Capitan gelo si accorse di lui e ne ebbe timore. Capì che la sua forza, a questo punto, non sarebbe servita a nulla e che avrebbe perso… Non fu facile prendere la decisione di una ritirata, ma alla fine, dopo una sofferta meditazione, Capitan Gelo ritornò sui suoi passi e richiamò a sé in un attimo le sue truppe ed il silenzio calò improvvisamente… Una pesante quiete si depositò sopra ogni cosa, appiccicandosi come una resina… non un movimento… non un fruscio… non un rumore… Nulla! Silenzio assoluto… totale…
E buio cieco…
- Sono qui, Madre! Sono qui, Sorella! Sono tornato a voi: finalmente ho capito!
Robert, ormai completamente fuori di sé, urlava a squarciagola, come un forsennato, cercando in qualche modo di spezzare quel silenzio immoto… di penetrare quel buio oscuro… che pesavano entrambi su di lui come un macigno di infinite proporzioni…
A quel punto, Sorella Montagna urlò come mai aveva fatto prima e Madre Natura riprese con sé il figliol prodigo, tornato a casa dopo tanto tempo, cingendolo delicatamente in un ultimo tenero abbraccio.
 
Originariamente pubblicato sul numero 1 SPECIALE FUORISERIE de LA ZONA MORTA, dicembre 1990

Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, aprile 2007

21/04/2007, Davide Longoni