IL RITORNO DEL MALE

Alfine Kroeth era tornato! Dopo esser rimasto imprigionato per più di cinquemila anni in quel gioiello ora poteva di nuovo circolare liberamente per le città degli uomini!
Il demone contemplò ancora una volta il proprio corpo punteggiato da escrescenze purulente che giungevano fin sugli arti ed un’espressione soddisfatta gli si disegnò sul volto lungo e sgraziato, che appariva contornato ovunque da punte ricurve. Il grosso naso annusò l’aria mentre gli occhi malevoli, di colore arancio chiaro, si posarono sugli edifici che contornavano le vie. Alti pali curvi illuminavano dall’alto le strade e strani suoni assordanti e contrastanti, simili a mille musiche differenti mescolate assieme, riempivano ovunque l’aria. Molte cose erano cambiate, decisamente…
Era ormai lontano il tempo in cui aveva fatto riecheggiare delle sue gesta le strade polverose della città di Halaf , nell’antico Regno Accadico, e tutta la cosiddetta "Terra fra i fiumi". Nella sua mente restavano ancora impressi vividamente i fuochi magici con cui aveva avvolto la scuola di stregoneria più grande della Gezira, infliggendo gravi perdite fra i suoi membri, o quella volta che un suo incantesimo aveva trasformato un potente generale in uno squallido rettile che era stato costretto a rifugiarsi nel deserto per il resto della propria esistenza , mentre il suo grande esercito, privo di un vero capo, veniva annientato nella battaglia che si svolgeva alle porte di Hassan. E tutti i poveri contadini che aveva bruciacchiato e spaventato soltanto perché così gli andava di fare… Ah,Ah,Ah… Quante azioni straordinarie, allora nessuno osava tentare di contrastarlo!
Poi però aveva incontrato quel dannato mago, Abukemal, che gli aveva tenuto testa ostinatamente e con le sue perfide arti era riuscito infine ad imprigionarlo in quel turchese magico, ove era rimasto così a lungo… Maledetto lui, pensò il demone, e rosicchiò un grosso pezzo di tronco che aveva strappato ad un albero rinsecchito incontrato lungo il cammino.
Ma ora il sigillo era stato spezzato ed era tornato libero!
Kroeth continuava a muovere incessantemente le gambe massicce, contornate da un corta peluria rossastra, avanzando lungo la strada che si stendeva interminabilmente innanzi a sé. Erano rimaste forzatamente bloccate così a lungo che pareva non volessero più saperne di fermarsi! Sulla destra si apriva un viottolo maleodorante, ai lati cumuli di sporcizia e stranissimi bidoni di ferro ricolmi di ogni genere di mercanzie gettavano un’ombra di degrado. Le città erano di gran lunga diverse ora, lo poteva vedere chiaramente. Uno strano manto duro rivestiva il suolo, rendendogli faticoso camminare come un tempo.
Gli artigli delle sue estremità inferiori dovevano lottare per far presa saldamente per terra e spesso si piegavano improvvisamente in sotto scivolando su quella superficie compatta. Quanto gli mancavano le vie polverose di Halaf , l’antica città che fronteggiava la pianura con le sue mura possenti!
Si era risvegliato soltanto alcune ore prima, ritrovandosi riverso su un pavimento di legno rifinito. Sparsi su un tavolo accanto aveva visto i frammenti del piccolo gioiello che era stato la sua odiata prigione per tanto tempo. Che soddisfazione poterlo contemplare finalmente dall’esterno, senza sentirsi più strette addosso le sue fredde pareti indistruttibili!
Guardandosi attorno il demone aveva compreso di trovarsi in una grossa casa, una dimora isolata situata apparentemente a grande distanza da ogni centro abitato. L’interno era ben arredato e vi si trovavano davvero parecchi oggetti peculiari, alcuni di grande valore. Il suo proprietario doveva essere un qualche studioso, poiché aveva subito riconosciuto molteplici statuette e vasi antichi, molto più vecchi di lui stesso! Poi, per caso, aveva preso fra le mani uno strano coso con cui aveva finito per attivare inavvertitamente un misterioso congegno. Numerose immagini luminose e danzanti avevano iniziato a fuoriuscire all’improvviso da una cassa scura fissata più in alto, avvolgendolo completamente. Si trattava di paesaggi sconosciuti, uomini in armi che urlavano frasi incomprensibili e sconfinate pianure verdeggianti. Pareva di esservi letteralmente immerso dentro… Che diavoleria era mai quella? Forse che in quegli anni di sua forzata assenza i deboli umani avevano appreso l’abilità di creare delle illusioni? E come erano realistiche!!! Anche piuttosto fastidiose, se doveva essere sincero… Se ciò era vero, avrebbe avuto serie difficoltà a sottomettere questa popolazione. Doveva saperne immediatamente di più!
Seccato da quelle urla insensate che lo frastornavano, Kroeth aveva fatto un gesto con la mano per dissipare quella magia, senza tuttavia sortire alcun effetto, con suo grande disappunto. Incredulo e sconcertato, il demone aveva sentito crescere in lui l’ansia della conoscenza. Si era allontanato in fretta dall’abitazione, incamminandosi per un sentiero molto regolare che si snodava fra ampi terreni avvolti nel buio della notte.
Vi era una spessa nebbia che avvolgeva ogni cosa, ma non aveva avuto problemi a seguire la strada, desideroso di sapere dove lo avrebbe portato. In parecchie occasioni gli era parso che due grossi occhioni giallognoli lo osservassero maliziosamente. Dapprima aveva pensato si trattasse di qualche creatura feroce in cerca di una preda da divorare, però la velocità con cui si avvicinavano e gli passavano accanto, allontanandosi rapidamente, gli aveva fatto capire che doveva trattarsi di qualcosa di completamente diverso. Sicuramente un’altra stranezza di questo tempo con cui avrebbe dovuto confrontarsi quanto prima!
Kroeth si trovava ora in prossimità di una grande piazza quadrata sul cui lato opposto vi erano molte luci soffuse ed un ampio edificio la cui sommità somigliava in modo impressionante ad un’antica piramide. Conosceva quel tipo di costruzioni! Era stato alcune volte in quel gigantesco paese chiamato Egitto al tempo in cui aveva raggiunto una grande espansione territoriale. Si trattava di un regno forte e molto potente. Possibile che ora si trovasse lì?
Al centro esatto dell’edificio vi era un ampio ingresso. Una folta massa di persone si accalcava di fuori, in attesa di entrare. Raggi luminosi cangianti e suoni assordanti venivano sparati verso l’alto ed aleggiavano sulla folla come una cupola eterea in continua evoluzione. I presenti parevano davvero tutti molto diversi l’uno dall’altro… il colore della pelle andava dal bianco al verde all’azzurro chiaro, vi era perfino uno simile ad un piccolo drago e una donna con un enorme mantello ricamato che portava sul capo un’assurda corona assolutamente sproporzionata. Che strane creature e che curioso abbigliamento, di che popolo poteva trattarsi? Chiedendosi in che paese fosse realmente capitato, esaminò l’ingresso dell’edificio. Degli uomini corpulenti all’entrata instradavano pazientemente la marmaglia dagli strani costumi stabilendo chi doveva entrare e chi no. Ah, gli armigeri del sovrano, pensò il demone compiaciuto. Ove vi erano segni del potere, quello era il luogo in cui avrebbe certamente potuto costruire la sua nuova fortuna. Individui da corrompere e braccia armate di cui servirsi per i propri scopi di conquista!
Ad un tratto la porta dell’edificio si spalancò e ciò che Kroeth vide lo lasciò letteralmente senza fiato. Dentro, in un clima infernale avvolto da miasmi e fumi colorati, si agitava una marmaglia incredibile di mortali in preda a quella che pareva una danza frenetica, agitando febbrilmente i loro buffi costumi e dimenandosi incessantemente come in preda ad un furore divino. Violente luci saettavano in mezzo al vapore che li avvolgeva completamente riflettendosi sulle pareti e sull’abbigliamento dei presenti per rifrangersi poi in una miriade di riflessi baluginanti che accecavano solo a guardarli.
Cosa stava succedendo? Per quanto ricordava la piramide era utilizzata nel lontano Egitto come una tomba, in essa venivano seppelliti grandi re. Perché dunque quelle persone vi si accalcavano dentro, schiamazzando e urlando senza freni, in un rito di dissennatezza collettiva che ridicolizzava gli stessi riti proibiti dei più dissoluti sovrani del passato? Quanto erano cambiate le tradizioni… Ma un altro pensiero tormentava ancor di più lo spaesato Kroeth. Se quei tali si trovavano perfettamente a loro agio in quel clima infernale, gioendo addirittura di esservi immersi dentro, come avrebbe mai potuto pensare di riuscire a spaventarli con le sue evocazioni di tormenti indicibili al fine di sottometterli e dominarli?
Forse si trovavano già sotto l’influsso di n’altra creatura demoniaca suo pari in quel momento… Questo avrebbe costituito di certo un bel problema… Doveva prepararsi alla lotta, non avrebbe rinunciato facilmente a quel territorio! Kroeth non era un demone di second’ordine, nossignori!
Tuttavia un altro interrogativo gli girava per la testa, senza risposta. Un tempo il suo aspetto orripilante aveva provocato svenimenti e fughe precipitose fra gli sfortunati popolani che si imbattevano in lui. Ricordava ancora con gioia il terrore che leggeva sul volto dei passanti allorché scendeva alla sera dalla sua rocca isolata fra le montagne per gironzolare per la città in cerca di qualcuno da tormentare con i suoi orribili malefici. Eppure ora quegli uomini non parevano neppure degnarlo della minima considerazione, il suo colorito e i suoi arti beluini non li turbavano… com’era cambiata l’umanità!!!
Era quasi giunto in coda alla ressa che premeva al di fuori, dopo essersi beccato qualche spintone da due scalmanati, quando qualcosa attirò l’attenzione di un gruppetto inducendolo a guardare verso l’alto. In quel preciso momento due strane "cose" planarono letteralmente su un lato della piazza. Erano degli oggetti che il demone non aveva mai visto e sembravano del tutto simili a delle grosse scatole di metallo, piatte e lunghe, di colore azzurro e con due cosi, forse delle lampade, che emettevano forti getti di luce sul davanti. Fra la polvere ed il fumo consistente sollevati in aria dal retro, le due "cose" si posizionarono in un angolo dello spiazzo procedendo lentamente fino al punto in cui si trovava la folla. Pareva che scivolassero sul nulla a pochi centimetri da terra, incredibile!
I due oggetti si arrestarono improvvisamente poco dopo. Delle porte laterali si aprirono e ne uscirono degli individui alti, abbigliati in modo non meno inusuale degli altri. Quindi quelli erano mezzi di trasporto paragonabili a dei carri del passato nelle sue terre originarie, davvero curioso! Ma dove erano i cavalli che le trainavano? E come facevano a volare poi? L’uomo non era in possesso di simili capacità, per quanto ne sapeva, ed inoltre – anche per esseri della sua razza infernale – sarebbe stato assai faticoso mantenere così a lungo un incantesimo che potesse tenerle in aria. C’erano molte cose da apprendere su questi individui, ed in fretta!
Ai due appena scesi dal secondo mezzo si aggiunse un attimo dopo un ritardatario. Costui indossava sul corpo quello che poteva essere il manto di una tigre, un po’ grossolano in verità. Volgendosi indietro, armeggiò per qualche istante dentro la strana vettura, quindi ne riemerse tirandone fuori un enorme copricapo simile ad una grossa testa di animale. Tenendola fra le mani, se lo infilò sulle spalle e completò così il suo costume. Strana gente davvero, quella, si disse Kroeth! E il bello era che tutti parevano condividere quella follia… Assorto da quella vista, il demone fece per avvicinarsi a quegli oggetti che suscitavano in lui così tanti interrogativi. Ma quando gli fu proprio dietro, sentì un rumore stranissimo e le due vetture si rimisero improvvisamente in moto. Accelerò il passo, ma già i mezzi avevano ricominciato ad emettere quel fumo acre e maleodorante che gli causava tanti fastidi respiratori inducendogli una tosse insopportabile. Un attimo dopo si vide una forte fiammata fuoriuscire dai grossi buchi tondi posti appena al di sotto di entrambe e Kroeth ne rimase colpito in pieno. Incapace di vedere alcunché per lunghi momenti, il demone fu sul punto di lanciare un incantesimo per cancellare dall’esistenza quel fastidioso inconveniente, quando una propaggine della fiammata caldissima lo raggiunse proprio al petto. Ahhhh!, urlò Kroeth, sorpreso dal bruciore intensissimo che lo aveva pervaso. Barcollò all’indietro e quasi perse l’equilibrio, rischiando di cadere assai poco elegantemente per terra. Irato e ansioso di rifarsi cercò con lo sguardo le macchine in mezzo al fumo, però quando le ritrovò queste erano già lontane. Fluttuavano ormai a qualche decina di metri dal suolo destreggiandosi abilmente fra le alte costruzioni torreggianti che si innalzavano poco oltre la piazza. Il demone notò allora, per la prima volta, la loro possanza. La nebbiolina circostante gli aveva impedito di inquadrarli bene finora, ma cominciava a rendersi conto che si trattava degli edifici più grossi che avesse mai visto.
Ma dove era capitato? Certamente era molto lontano dalla sua antica città di Halaf. Lontano nel tempo e nello spazio…
Confuso e adirato, Kroeth si rimise in piedi allontanandosi rapidamente da quel luogo. Le risatine degli strani individui presenti e i loro sguardi ironici coprirono i suoi passi veloci. Il suo orgoglio era stato profondamente ferito. Aveva bisogno di riflettere su tutto ciò che era accaduto.
Sicuramente la pietra in cui era stato tenuto imprigionato così a lungo doveva aver viaggiato parecchio nel corso dei secoli, fino a giungere in quel paese sconosciuto in cui si trovava ora. Già, ma dove esattamente? Si concentrò, richiamando alla mente alcune immagini del passato. I suoi poteri tuttavia non gli furono di grande aiuto. Vide soltanto un viaggio a bordo di una grande nave attraverso un mare che pareva interminabile, l’arrivo in una città illuminata dalle fioche luci della notte, molto diversa e primitiva rispetto a quella in cui si trovava. Poi osservò un uomo dalla barba curata che maneggiava fra le mani il prezioso oggetto in cui era rinchiuso in quei giorni il suo essere… Il paesaggio fuori era già mutato e da un balcone si potevano osservare alti palazzi punteggiati di innumerevoli finestre che parevano giungere fino al cielo. Decisamente più elaborati rispetto ai precedenti, però ancora molto più piccoli di quelli su cui aveva posato lo sguardo poco fa. L’immagine svanì presto e gli comparve innanzi una grande sala, adorna di innumerevoli oggetti appartenuti certamente a differenti epoche storiche, alcuni dei quali gli erano ben noti mentre altri non aveva mai avuto modo di contemplarli prima, sebbene fosse certo che dovevano essere comunque molto antichi… Tutto intorno pareva obliquo e distorto, come se osservato attraverso un vetro, e gli fu chiaro in quel momento che il turchese doveva trovarsi in realtà all’interno di un contenitore posto su un mobile al centro stesso della stanza. L’ultima cosa che ebbe modo di percepire fu una lunga linea accecante che si allargava sempre più di fronte a sé, frantumando le pareti che lo rinchiudevano in una serie di striature brillanti che si andavano espandendo tutt’intorno. Quello era il momento in cui il gioiello magico era stato infranto ed i suoi occhi avevano potuto finalmente rivedere la luce dopo tanti secoli trascorsi in prigionia là dentro!
Un grido lo fece ritornare al presente. Si trovava in un vicolo isolato e c’era qualcuno di fronte a lui. Lo strano individuo si avvicinò con fare spavaldo, un cappello grezzo calato sul capo, il suo sguardo duro e deciso. Sulle braccia aveva degli intricati disegni che arrivavano fino alle spalle e nella mano destra agitava un oggetto metallico che emetteva un breve raggio luminoso rossastro. Che diavoleria era mai quella? La sua bocca fece uscire dei suoni, tuttavia lui non comprendeva il suo idioma.
- Tu, con quel costume di carnevale ridicolo… caccia i soldi! – disse la voce gutturale. Sembrava in preda ad una forte esaltazione. – Forza, o ti faccio un bel buco con questo coltello-laser… -
Troppo insignificante per meritarsi un incantesimo e decisamente poco interessante in quel momento, quel figuro inopportuno costituiva poco più di un contrattempo per Kroeth. Fece un gesto come per scacciarlo, ma quello non si allontanò ed anzi insistette nel suo atteggiamento oltraggioso. Ora cominciava davvero a seccarlo…
Si spostò di lato per oltrepassarlo, ma l’uomo gli urlò qualcosa – Ma che, sei scemo? Guarda che ora ti sistemo… – e detto ciò affondò quella curiosa luce rossastra nel suo fianco. Il bruciore fu subito intenso e con sua grande sorpresa Kroeth si accorse di provare dolore. Un dolore terribile! Una ferita profonda gli si aprì immediatamente sul corpo. Quella luce era un’arma e il suo fuoco bruciava come la fiamma magica di Tlebh! Com’era possibile? Aveva penetrato senza problemi la sua robustissima corazza cutanea, quella che neanche le spade dei migliori soldati del re potevano sperare di perforare… Avvolto da fitte lancinanti, Kroeth si contorse per qualche istante, gettandosi poco elegantemente al suolo. Udì dei passi dietro di sé e capì che colui che lo aveva attaccato si stava ormai allontanando in tutta fretta. Maledetto, gridò fra sé il demone. Ti riprenderò, stanne certo! Una promessa ardua da mantenere però, considerato chela sua condizione gli rendeva perfino difficile rimettersi in piedi.
Era stato vittima di un’aggressione, come ne avvenivano a decine nelle buie vie di Halaf a causa dei malfattori e dei disperati che vivevano ai margini della città… Proprio lui, l’antico demone di Gezira, e ad opera di un umano per giunta!
Deciso a ritrovarlo a tutti i costi per vendicarsi dell’affronto subito – ma tuttavia conscio del grave danno che gli era stato inferto… – si trascinò per qualche lungo istante. I suoi occhi colmi di malvagità si appuntarono sulla sagoma della città che si stagliava lontano, maledicendola con tutte le sue forze. Avrebbero visto tutti! L’avrebbero pagata cara quell’offesa! Avrebbe solo dovuto riprendersi e poi…
In quel momento udì un frastuono prorompente che proveniva dalle nubi scure sopra l’abitato. Una enorme sagoma nera stava emergendo in quel momento dall’ammasso temporalesco scendendo velocemente verso terra. Lunghe file di puntini luminosi delineavano i fianchi mastodontici di quella struttura sospesa nel vuoto ed una grossa fiamma dalla tonalità sanguigna ne incendiava la parte posteriore…. Era una nave che veleggiava nell’aria! La sua forma incomparabile arrivava a riempire il cielo e si avvicinava sempre più a terra, scuotendo le cime degli alberi ed originando un vento potente tutt’attorno che pareva simile ad una tempesta. Come poteva tanto? 
Lo strano oggetto, grande come una piccola città, superò la zona in cui si trovava il demone, si diresse oltre il centro abitato, sorvolandolo velocemente, e quindi scomparve oltre le costruzioni torreggianti per posarsi al suolo. Silenzioso, incapace di comprendere completamente gli eventi a cui aveva assistito, Kroeth rimase per qualche minuto in silenzio.
Che posto era mai diventato il mondo? Gente in preda alla pazzia dai corpi deformi e simili a strane creature rispetto a cui il suo aspetto esteriore sarebbe parso perfino delicato ed angelico, macchine assordanti che emettevano a tradimento fiamme e fumi puzzolenti e dimostravano di essere perfettamente in grado di volare, ometti insignificanti dotati di armi misteriose in grado di ferirlo. Proprio lui, il demone dell’antica "Terra dei fiumi"! E ora quell’enorme cosa che calava dal cielo, incurante della sua presenza, ridotta al rango di un insignificante insetto che striscia al suolo. Come si poteva combattere contro creazioni di tal genere?
Decisamente quello non era il suo posto! Non più. Sforzandosi di reprimere il dolore che ancora lo attanagliava per la ferita, Kroeth serrò i pugni proferendo fra sé una promessa. Maledetti!!! L’avrebbero pagata, o sì, l’avrebbero pagata!!! Un giorno…
Ma nel frattempo aveva altri progetti. Si sarebbe allontanato da quel luogo mostruoso e si sarebbe rimesso alla ricerca del turchese che lo aveva tenuto imprigionato per tanti secoli. Poi, con l’aiuto delle sue arti oscure, avrebbe ricomposto quei frammenti sparsi sul tavolo ove li aveva trovati al suo risveglio e ne avrebbe sigillato accuratamente le profonde incisioni e le spaccature, rinchiudendosi nuovamente all’interno. Finalmente al sicuro.
In attesa di tempi migliori.
03/12/2008, Sergio Palumbo