FRANCESCA ANGELINELLI

L’abbiamo conosciuta con la saga di Chariza, un ciclo fantasy ispirato al mondo wuxia giapponese. Ora siamo lieti che sia lei a farsi conoscere: vi presentiamo Francesca Angelinelli.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FRANCESCA ANGELINELLI?
Eh, ecco una delle grandi domande esistenziali: chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo?
Io provengo della Stella Sirio e sono giunta sulla terra circa 12.000 anni fa… ah, no, scusa, questo è il mio dossier segreto.
Dovendo nascondere al mondo la mia identità aliena, vivo una vita piuttosto tranquilla e riservata, tutto sommato ordinaria. Attualmente sono impiegata in uno studio di consulenza del lavoro, anche se le mie passioni mi hanno portata, in gioventù, a diplomarmi in agraria e a frequentare, senza però laurearmi, il corso di studi in archeologia dell’università di Milano.
Il lavoro part-time mi permette di dedicare gran parte delle mie giornate a due grandi mie passioni: la scrittura e la lettura. Per cui penso che una buona risposta alla domanda possa essere che sono una “book hunter”. Mi piace infatti andare a caccia di libri spesso fuori commercio, sono una grande frequentatrice della biblioteca locale e anche in rete cerco soprattutto remainders oppure romanzi di giovani autori editi da piccoli editori.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI LETTERARIE PRECEDENTI?
Volentieri. Come spesso capita per molti autori, ho iniziato a scrivere fin dall’infanzia, ma la svolta verso la “professione” (anche se questo termine non mi piace molto) di scrittrice è avvenuta nel 2004 quando ho frequentato per la prima volta un corso di scrittura creativa presso l’università di Milano. Tra il 2003 e il 2004 una congiunzione astrale particolare doveva trovarsi nel mio segno zodiacale, perché è stato anche il periodo in cui ho abbandonato la stesura di racconti d’avventura e di racconti realistici (ispirati alla produzione di Banana Yoshimoto e che per questo definirei “esistenziali”) per dedicarmi allo studio e alla scrittura di narrativa fantastica.
All’inizio, per lo più, ho scritto o rielaborato racconti brevi e abbastanza classici, di cui uno, Infiltrato, è stato pubblicato sulla rivista Il Laboratorio del Segnalibro nel Marzo del 2005. Ma nell’estate del 2004 già erano nati Chariza e lo Si-hai-pai con una serie di racconti che, per un certo tempo, sono stati presenti sul sito di narrativa fantastica Fantasy Story. E, infatti, sempre nel 2004 il racconto Una strega vera (che aveva Chariza per protagonista, anche se poi è stato eliminato dalla serie di racconti che narrano le sue avventure precedenti i romanzi) si è classificato terzo al Premio di Narrativa Yoric e nel 2005 uscì sulla rivista Inchiostro uno dei tanti racconti che costituiscono Le Avventure di Chariza, intitolato Da Ogni Dove.
Con il 2005, e la frequenza per la seconda volta al corso di scrittura creativa, sono passata alla stesura esclusiva di romanzi, di cui il primo però non fu Chariza, bensì Valaeria che prossimamente sarà edito sempre per Runde Taarn Edizioni.
DA QUALCHE TEMPO SONO IN CIRCOLAZIONE I DUE LIBRI DELLA SAGA DI CHARIZA. CE NE VUOI PARLARE?
I romanzi di Chariza, Il Soffio del Vento e Il Drago Bianco, costituivano all’inizio un unico testo e sono evoluzione e continuazione naturale dei numerosi racconti con cui presi confidenza con la mia protagonista e con il mondo in cui muoveva.
Appartengono a un genere abbastanza preciso della narrativa fantasy, ovvero la fantasy eroica, e l’elemento più caratteristico dei due romanzi probabilmente è l’ambientazione estremo orientale.
Chariza e lo Si-hai-pai, il mondo che ho creato non solo per le storie di Chariza, sono frutto dell’incontro tra due miei grandi amori: il genere fantasy e la narrativa (ma, in senso più ampio, direi la cultura) nipponica ed estremo orientale in generale.
Essendo un’appassionata di cinema wuxia (La Tigre e il Dragone, Hero, La foresta dei pugnali volanti… solo per citare i titoli più noti e più recenti) e chambara (storie di samurai), di anime e di letteratura giapponese classica, è stato abbastanza naturale per me rielaborarne le suggestioni per riportarle nei miei romanzi.
Ci troviamo in un mondo che non esiste, ma che richiama diversi aspetti della cultura cinese medievale e di quella feudale giapponese, mescolati, uniti e amalgamati per creare un’entità a se stante e, spero, il più realistica possibile. Anche per questo l’elemento magico non è predominante, i modelli della fantasy eroica a cui mi ispiro sono Gianluigi Zuddas e Mariangela Cerrino, per l’Italia, e Marion Zimmer Bradley e Diana Paxton, per l’estero.
La storia narrata è quindi quella di un’eroina che deve compiere una missione importante per la salvezza dell’Impero e che, per fare questo, deve superare diverse prove e ostacoli, costituiti anche da forze sovrannaturali. Non ultima la maledizione di avidità che l’attanaglia e che mette in crisi anche i suoi rapporti interpersonali. Tutto questo senza tralasciare un elemento importante della mia scrittura, ovvero l’introspezione: il viaggio eroico di Chariza è, infatti, anche una metafora della continua lotta che deve affrontare con se stessa e della ricerca di sé.
COME MAI LA SCELTA DEL PROTAGONISTA DEL CICLO È CADUTA SU UNA DONNA?
La scelta è stata naturale. Pur non amando la prima persona e prediligendo, invece, la terza, che secondo me permette di avere un punto di vista più ampio sulla storia, sentivo comunque la necessità di un legame empatico con i personaggi di cui andavo a raccontare le vicissitudini. Essendo una donna io stessa, quindi, è stato più facile immedesimarsi in una protagonista femminile e portare avanti la vicenda dal suo punto di vista.
IL TUO PROSSIMO LAVORO, GIÀ ANNUNCIATO, SARÀ “VALAERIA”: ANCORA UNA DONNA E ANCORA UN FANTASY. PUOI ANTICIPARCI QUALCOSA DI QUESTA TUO NUOVA EROINA?
Valaeria e Chariza per alcuni aspetti nacquero dallo smembramento di una storia precedente, mai scritta. Valaeria divenne però un romanzo di prova, spesso l’ho definito “un esercizio sulla moltiplicazione dei punti di vista”. Racconta le vicende parallele di tre fratelli, Valeria, Lucio e Severo, in un’ambientazione che ricorda la Roma del periodo tardo imperiale (ed è quindi figlia dei miei studi archeologici).
È un romanzo che sostanzialmente parla di vendetta. I tre fratelli protagonisti, pur anelando tutti la stessa vendetta sull’assassino della loro famiglia, la vivono e la compiono in modi differenti. Valeria, la cui storia costituisce l’asse principale del romanzo, diviene una guerriera che segue le tracce del suo nemico per poterlo affrontare; Lucio, più freddo, entra invece in una scuola gladiatoria nell’attesa di ottenere la forza, la capacità e l’occasione di incontrare l’oggetto del suo odio; Severo si arruola nell’esercito che ha, tra i vari compiti, anche quello di dare la caccia all’uomo che è l’assassino della sua famiglia. Attorno a loro si muovono poi altri personaggi che influenzeranno le vite dei tre fratelli, fino alla conclusione… che non vi anticipo, rimandandovi al romanzo che uscirà nel 2009. Anche in questo caso un fantasy eroico e low-magic.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASY. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
La scelta del genere è sicuramente dettata da quella che ritengo una maggiore libertà di azione che il fantasy riesce a darmi. Lavorando moltissimo sulle ambientazioni, studiandole e documentandomi parecchio prima di mettermi fisicamente davanti al foglio bianco, ho sempre trovato nello scrivere fantasy una maggior sicurezza, la possibilità di discostarmi dalla realtà, di dare sfogo alla mia fantasia pur partendo da nozioni assolutamente reali.
Inoltre il genere fantasy, raccontando di eroi, mi offre la possibilità di indagare, attraverso le metafore date dai viaggi e dalle avventure dei miei personaggi, molti aspetti dell’animo umano. Opportunità che sicuramente potrei ritrovare anche in altri generi narrativi. Tuttavia, per quanto mi riguarda, mi riconosco in una tradizione che parte da Omero e Virgilio e passa per Ariosto, Boiardo e Tasso, e che si esprime meravigliosamente da millenni nella figura dell’Eroe e con la metafora del Viaggio come esperienza di formazione dell’animo umano. Uno dei manuali di scrittura a cui faccio maggiormente riferimento è, infatti, Il Viaggio dell’Eroe di Chris Vogler e un’altra delle mie infinite passioni è proprio quella per la mitologia antica.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Sono fermamente contraria al concetto di “ispirazione”, inteso nel senso classico del termine. Niente muse che discendono per infondermi il dono del narrare o sogni al risveglio dei quali sono padrona di incredibili storie.
Le idee per le mie storie sono arrivate, negli anni, da letterature straniere, dall’archeologia, dalla mitologia, a volte anche da film o cd, perfino da momenti della vita quotidiana e dall’osservazione del comportamento umano.
Tuttavia, dal momento in cui sorge l’idea, perché sia trasformata in racconto o in romanzo, inizio un lavoro assolutamente razionale di studio e di progettazione della storia. Sono una grande fautrice del lavoro duro, dello studio, dell’esercizio e della fatica sulle storie che si creano. Per questo al concetto di “ispirazione” preferisco quello di “ideazione”.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
I progetti per il futuro, relativi alla scrittura, sono tanti, molte storie già ideate attendono di essere scritte. Attualmente sto cercando di terminare alcuni romanzi brevi ambientati sempre nello Si-hai-pai, per poi tornare ad occuparmi di testi più corposi. Tuttavia recentemente mi sono avvicinata alla narrativa sui vampiri, un romanzo è già stato scritto e uno dei miei sogni sarebbe di vederlo presto edito. Oltre a questo vincere al Superenalotto, diventare milionaria e potermi dedicare totalmente alla scrittura non sarebbe male…
01/12/2008, Davide Longoni