LA TERRA DEL FIORE AZZURRO

Ecco un bel libro, o meglio una bella favola, da non far mancare assolutamente nella vostra libreria fantastica. Si tratta de “La terra del fiore azzurro” di Frances Hodgson Burnett pubblicato da Galaad Edizioni nella collana: “La Porta Magica” (82 pagine; euro 12,00). La traduzione è opera di Valeria Gorla, il volume a cura di Valentina Pattavina e le illustrazioni sono di Ulderico Fioretti.
“La terra del fiore azzurro” è una fiaba contemporanea. Anzi, la definirei una fiaba sempre contemporanea, perché i temi trattati sono più attuali che mai, e penso che lo saranno sempre, in quanto legati all’essenza stessa dell’essere umano. Rapporto con l’ambiente, solidarietà verso il proprio fratello, dualismo guerra-pace, bene-male. Sono stati, sono e saranno dei temi cruciali per l’intera umanità.
Quello che vediamo ne “La terra del fiore azzurro” è quanto possiamo osservare quotidianamente nel comportamento della maggior parte di noi: persone che litigano, si perdono in discussioni in cui ognuno ha le sue ragioni, lottando in continue, estenuanti diatribe spesso risolvibili solo tramite vie legali. Risolvibili solo in maniera aleatoria in realtà, in quanto le energie e il tempo spesi nell’impresa non ce le darà indietro nessuno.
Spesso l’enorme matassa che si viene a creare diventa più importante degli stessi motivi, futili o meno, non ha più importanza, che l’hanno creata. Quante volte le motivazioni di una lite perdono decisamente il senso di esistere, sostituiti da una lotta imperterrita, alla quale ci sentiamo obbligati quasi per principio! Non possiamo cedere, anche se non ricordiamo più perché la contesa è nata. E il tempo vola, veloce, portandosi dietro fette importanti della nostra vita.
Spesso rifletto e mi dico che non riuscirò a realizzare nella vita tutto quello che ho in mente e tutte le idee che mi verranno negli anni a venire. Semplicemente penso che non sarò in grado di assaporare tutti i libri che vorrei leggere, di gustare tutti i film che vorrei vedere. Quando faccio queste riflessioni, che possono sembrare decisamente astratte ma non lo sono affatto, penso a quanto tempo inutile sprechiamo nella nostra vita. Tempo che potremmo utilizzare invece per migliorare la nostra esistenza e la condizione dell’intera società.
È la stessa idea che il Vegliardo, fascinosa e saggia figura, cerca di inculcare ad Amor, futuro re, successore di Mordreth, sovrano di un regno triste e litigioso. Molto simile alla società moderna, direi. Ognuno pensa a se stesso, coltivando il proprio orticello e prestando la massima attenzione a non permettere che il vicino possa cogliere il metodo per far fiorire anch’egli le sue piantine, per crescere e migliorare. No, ognuno per sé, esattamente il contrario del motto dei moschettieri. Il Re Amor apprezza le parole del Vegliardo, che gli raccomanda di non scordarsi mai della natura: le nuvole, il sole, la tempesta, le stelle hanno tutti qualcosa da comunicargli, qualcosa da prendere come esempio. La forza, la tranquillità, la sincerità degli elementi naturali diventano i principi primi dell’educazione di Re Amor, che cerca di trasmetterli al suo popolo una volta diventato sovrano. Un popolo di attaccabrighe, ma anche di giovani intelligenti che capiscono e accolgono il messaggio: non c’è tempo per la rabbia, non c’è tempo per le liti, ma solo per la collaborazione. Il Re impone ai suoi sudditi di coltivare un fiore azzurro dalle proprietà molto particolari, e tutti si mettono al lavoro, comprendendo l’emozione di aiutarsi a vicenda, in una società sempre meno egocentrica.
Molto probabilmente avremmo bisogno anche noi, tutto il genere umano, di qualche sovrano che ci imponga di collaborare per qualcosa di semplice ma speciale come la crescita di un fiore, impareremmo che la collaborazione reciproca non porta all’appiattimento, ma a una crescita più efficace di tutta la società, con un conseguente miglioramento della qualità della vita per tutti.
Ho sempre creduto che il più grande problema dell’uomo fosse l’uomo stesso, quella sua insaziabile voglia di sopraffare il suo simile, anche calpestandone i diritti primordiali.
Penso che la lettura di questo romanzo breve possa far riflettere molti di noi sulla reale utilità di quello che riempie le nostre giornate.
Penso che, prima di andare a dormire, ognuno di noi si dovrebbe chiedere cosa ha costruito durante il giorno; se il castello della propria vita è andato avanti con lavori efficaci oppure è stato fermo per futili ragioni.
Penso che ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe coltivare un fiore azzurro.
Frances Hodgson Burnett, commediografa e scrittrice inglese, nacque a Cheetham Hill, Manchester, il 24 novembre 1849.
Nel 1864 si trasferì negli Stati Uniti. Rimasta orfana di entrambi i genitori, la diciottenne Frances iniziò a scrivere per aiutare la famiglia.
La sua prima storia venne pubblicata in “Godey’s Lady’s Book” nel 1868.
Nel 1886 pubblicò “Il Piccolo Lord Fauntleroy”. Il romanzo si rivelò un travolgente successo editoriale e vendette più di mezzo milione di copie.
Tra le opere più importanti della Burnett ricordiamo “Sara Crewe” (1888), successivamente riscritto come “La Piccola Principessa” (1905); “The Lady of Qualità” (1896), una delle sue migliori opere teatrali; e “Il Giardino Segreto” (1909), forse il suo romanzo più famoso.
Nel 1905 ottenne la cittadinanza americana. Morì a Plandome (New York) il 29 ottobre 1924.
Buona lettura!
24/11/2008, Danilo Marano