I RACCONTI DI VIBORG 10 – OLTRE LO SPECCHIO: DIARIO DI 21 – PARTE QUATTRO

Esperienza 14

È tornato l’abitatore della musica.

Ha un vassoio, me lo porge. Non idea di cosa mi abbia portato. Oggetti di legno rugosi. Sembrano cervelli umani seccati. Lo sapevo! È uno che usa le meduse per seccarti il cervello e rimpicciolirlo! Arretro sul letto per allontanare quella visione nauseante.

“Non so cosa stia pensando, ma questa roba è frutta. Sono noci, mio giovane amico. Roba del tutto innocua.” Mi scruta. Capisco quello che sta facendo. Si sta agganciando alla mia frequenza: “No, non hai chiare le idee. Questi affari non sono i parassiti che temi.”

Le sue intenzioni sono oneste. Lo percepisco dalla sua luce di sfondo. È denso di colori chiari, senza sfumature pastello. Forse davvero quelle cose non sono cervelli seccati e rimpiccioliti dalle meduse.

“Voglio tornare dal Creatore.”

Mi guarda, sento che è felice delle mie prime parole. Accenna a una mossa delle labbra. Ma non scopre i denti nel modo orribile dell’ente Boromir. In questo sembra il Creatore quando è contento di me.

“Mi ci sapresti portare dal tuo Creatore?” mi chiede.

Una strada di catrame, senza fine. Anzi, una fine ce l’ha: un precipizio vuoto.

“No, non riesco a vederlo.” Rispondo.

“Cosa vedi, riesci a dirmelo?” la voce è grigia, della stessa compattezza della neve del giardino della Casa.  Un bianco meno abbagliante, è più facile seguire le sue frequenze, mentre parla. Come mi ricorda il Creatore!

“Io vedo solo una strada che non porta da nessuna parte.”

“Posso sapere perché avevi con te il Libro della Vita e un revolver ?”

“Perché gli zombie muoiono solo se gli spari in testa. E il Creatore li ha messi fuori legge. Sono contro natura, le leggi scritte nel suo libro possono combatterli.”

L’Abitatore mi guarda, senza troppe movenze inutili delle pupille, che al contrario saettano senza sosta in modo inspiegabile negli occhi degli altri. Con lui riesco a non essere preoccupato.

“Cosa sono gli zombie? Quegli esseri che ti hanno attaccato?”

Ma non ricordo cosa mi sia successo, se ho visto gli zombie, adesso non lo rammento.

“Non lo ricordi? Ti capisco, ciò che ti è crollato addosso è stato davvero terrificante.”

“Cosa mi è successo?”

“Non posso dirtelo, dovrai ricordare da solo. È l’unico modo per non farti soffrire ancora di più.”

“Gli zombie? Sono stati davvero gli zombie?” la cosa mi angoscia, se esistono, allora qualcuno sta tradendo il Creatore. 

“Li stavi inseguendo, come li hai scoperti?” la sua curiosità si fa pungente. Cosa vuole da me?

“Nulla, vorrei solo aiutarti.”

“Perché sai quello che penso?”

“Per lo stesso motivo per cui tu conosci i miei archetipi individuali.”

Ma chi è quell’abitatore? Da dove viene, nessuno, oltre il Creatore mi ha mai parlato in quel modo.

“Conosci il Creatore? Puoi farmi tornare da lui?” gli chiedo.

“Lo conosco. Ma temo di non potermi avvicinare tanto da ricondurti nella Casa del Delta. Ti aiuterò a trovare la strada di casa, ma poi dovrai andare da solo.”

Ritornerò, ci sarà la punizione per aver preso il libro dallo scaffale proibito. Ma non m’importa, se questo tipo riesce a farmi ricordare la strada, tornerò subito a Viborg.

“Perché sei vestito così? Perché sei senza divisa? quale gradino occupi della piramide?”

“Non credo di occupare alcun gradino. Molti mi hanno messo su un piedistallo, solo perché conosco più cose degli altri, ma ne sono disceso subito.  E come vedi, ho tirato su questa baracca. Non tutti portano una divisa, né una giacca. Non sei uscito spesso dalla Casa del Delta, vero?”

“Perché non puoi portarmi dal Creatore?”

“Ti ho detto, ti aiuterò a trovare la tua strada, ma una volta che sarai sicuro che sia quella giusta, andrai da solo.”

“Non sei suo amico, vero?” comincio a comprendere.

“Non è un discorso di amicizia, ragazzo mio. Ci sono cose che ancora non si possono fare.”

“Il Creatore non ha amici.”

“Lo so, e non ne sono sorpreso.”

“Vogliono tradirlo.”

“Chi lo vorrebbe?”

“Quelli che hanno creato gli zombie.”

“Uhm, sì, l’idea non è campata in aria. E per quale motivo, però?” finalmente qualcuno che crede in quello che dico!

“Per infrangere le sue leggi.”

“E’ vero, la stirpe del tuo Creatore ha plasmato la vita su questo mondo. Ma perché qualcuno dovrebbe cospirare per creare esseri così orribili?”

“Perché vogliono il suo potere.”

“Il suo potere?”

“Lui dà la vita. Ma non a tutti, e molti vogliono fare come lui. Ma non hanno il potere.”

“Sai che ti dico, di tutte le persone  conosciute in questo mondo, tu sei uno dei pochi che dice cose interessanti.”

“Mi credi? Mi credi quando ti dico degli zombie?”

“Gli zombie sono un’immagine di qualcos’altro e ho capito di cosa.”

“Dobbiamo avvertire il Creatore.”

“No, lo avvertirai tu. Io non posso fare altro che riportarti verso casa.”

“Non ti capisco. Non capisco se sei un suo amico oppure uno di quelli che gli hanno voltato le spalle.”

“Una volta eravamo amici. Ma oggi non credo si ricordi più di me.  Non gli ho mai voltato la schiena. Ma è una storia lunga e molto penosa, mio giovane amico.”

“Non eri contro di lui, prima che rientrasse nel Giardino?”

“Adamo non mi è mai stato nemico, non ho rancore verso di lui. Spero che lui non ne abbia nei miei confronti. È stata un’era di distruzione e tutti abbiamo pagato un prezzo molto alto. Ma occupiamoci di te, amico mio. Come stai?”

“Mi fanno male tutte le ossa e ho la nausea. Voglio tornare a casa.”

“Hai combattuto in modo feroce per non finire nella trappola di quei mostri. Erano molto più grossi di te. È normale che i colpi ti abbiano fatto così male.”

“Non ricordo nulla.”

“Per ora non sforzarti, quando ti sarai ripreso in pieno potremmo affrontare la tua storia.”

Esperienza 20

L’abitatore che mi ha medicato le ferite, quello che ho visto per primo, mi indica la vasca da bagno. Ma che vuole? Se pensa che io entri in quella vasca zeppa d’acqua, andrà contro una grossa delusione. Io lì non metto neppure un dito.

“Se t’imbarazza la mia presenza, vado via. Ma tu devi lavarti, sono giorni che non lo fai ed è necessario che lo faccia.”

Tu sei pazzo! Guarda quanta acqua! No, io lì proprio non ci vado.

Insiste, quasi mi supplica. Ora però si fa più duro. Ma sarà pieno di meduse quel recipiente. Non voglio giocarmi il cervello!

“Gli stai mettendo troppa pressione, Gregorio, nel suo mondo dovrebbe pensare a come non finire nella pancia dei Kossegai, perciò le sue reazioni potrebbero essere esagerate.” Riconosco le frequenze morbide e calme dell’abitatore della musica.

“E’ necessario che si faccia almeno un bagno, Roy! Come gliele pulisco altrimenti le ferite?”

“Lo so, ma abbi pazienza.”

Si avvicina a me. Vuol costringermi a immergermi nel suo allevamento di meduse? Non mi avrà!  Raggiungo la porta, ma l’hanno chiusa. Ora capisco il loro piano. Vogliono infilarmi quelle cose dentro! Sono loro i padroni degli zombie! Creatore! Creatore, dove sei? Aiutami!

“La situazione è complicata, Roy.”

“La porta è chiusa a chiave?”

“Certo, altrimenti sarebbe già schizzato fuori. È ci saranno almeno dieci gradi sotto zero.”

“Te lo avevo detto, non devi metterlo con le spalle al muro!”

“Se scappa fuori, muore. È indebolito e forse ha la febbre. Ho dovuto chiudere.”

Sei uno di loro, uno dei nemici del Creatore, lo so, altrimenti non saresti il capo degli zombie. Ora capisco perché non più memoria, me l’hanno mangiata le tue Meduse!

“Ragazzo, calmati, non vogliamo farti alcun male. È solo un  bagno, acqua tiepida, guarda metto io il mio braccio.” L’abitatore delle medicine si toglie la camicia e infila il braccio sino al gomito.  Ovvio che lo hai ritirato su intonso, sei il loro allevatore, conosci tutti i segreti delle Meduse.

“Aspetta Gregorio, forse ho capito.”

L’abitatore della musica mi chiede: “Perché pensi che sia così pericoloso un bagno? Cosa ti ha detto il Creatore circa l’acqua?”

Pensi che abbocchi alla tua esca? Ora mi dirai che non esistono le Meduse e io, fidandomi, ci entrerò. Così scatterà la tua trappola. No, non mi avrai!

“Ma perché non capisce che vogliamo solo aiutarlo?”

“Gregorio, lui ha una sua visione della realtà, e non ho idea di quale sia, purtroppo. Ma non agitiamoci.”

“Voglio tornare dal Creatore!” urlò.

“D’accordo, ragazzo, non ho nulla in contrario. Ma prima dovresti medicarti le ferite, altrimenti s’infetteranno e non potrai più tornare dal Creatore, perché morirai.” Mi fa l’abitatore della musica.

“Non entro nell’acqua. È pericoloso.”

“Allora come pensi di poterle pulire le ferite?” fa l’altro.

“So che stai pensando, ragazzo. Credi che l’idrogeno dell’acqua possa ucciderti. In parte è vero, ma solo se sei nello stato d’energia.” Risponde l’abitatore della musica.

“Credimi non voglio che ti faccia del male, ed per questo che vorrei pulirti le ferite.” Replica l’altro.

La loro voce non è buia. La loro frequenza non flette su sfumature opache. Non mentono. Il Creatore mi aveva detto che, per lo stato della materia, l’acqua è innocua.  E ora la ferite che ho sparse un po’ dappertutto mi danno molto fastidio, vorrei grattarmi ovunque, la pelle mi va a fuoco. Se l’abitatore della musica dice la sua stessa cosa, è ovvio che segua le sue leggi, e non sia contro natura. Mi tolgo le bende, e l’altro abitatore mi aiuta. Mi fa un male pazzesco quando deve passarci il disinfettante, ma se segue la parola del Creatore, lo farà di sicuro a ragion veduta. L’abitatore della musica mi dà la sua mano, mi viene di stringergliela per il dolore, ma cerco di non farlo.

“Non preoccuparti, non mi farai male, e a te darà sollievo.”

Prendo la sua mano e mi viene di strizzarla. Il suo viso, come promesso, non rimanda alcuna smorfia.

“Accidenti, com’è profonda.” Fa l’abitatore delle medicine “Che razza di belve! Guarda questi morsi, Roy, sono ampi come il mio palmo.”

“Sì, vedo. Ma come stanno le ferite?”

“Non sarà una cosa breve, alcune sono molto sporche, e ritardano a granulare il tessuto nuovo. Ma se continuo a pulire in modo regolare, possiamo guarirlo del tutto.”

“Sii forte ragazzo, ci vorrà pazienza.” Mi rifà l’abitatore della musica, accarezzandomi il dorso della mano.

“Devo essere sincero, amico mio, ti ammiro. Hai combattuto in modo strenuo con questi mostri, nonostante la ferocia con cui ti hanno attaccato.” Continua l’altro.

“Il Creatore mi cura con la crema sulla pelle. Poi entro nella vasca della vita, quella in cui mi ha creato.”

L’abitatore delle medicine alza lo sguardo su di me, arricciando la fronte. Non sa come funziona la Creazione? Impossibile.

“Lui ha una tecnologia medica diversa dalla nostra. Ma ti garantisco che ti aiuteremo anche noi.” Fa l’abitatore della musica.

Il Creatore non mi fa mai soffrire. Queste medicazioni non le sopporto. Se non ci fosse l’abitatore della musica che mi accarezza la spalla e la mano, sarei già saltato giù dal letto. Cerco di ricordare quello che mi è successo, per distrarmi da quanto mi stanno facendo, ma non vedo nulla nel passato. Il Creatore sa come affrontare gli incubi e il buio,  invece ora mi ritrovo da solo, e non riesco a entrare in quella stanza scura.

Esperienza 15

Che nottata infernale. Le ferite mi facevamo male e sentivo prurito da ogni parte.  Mi sono alzato, perché stare sulla schiena o in qualsiasi altra posizione, mi era impossibile. Nell’altra ala della casa qualcuno deve avermi sentito. Aspetta, vediamo chi è.

Esperienza 16

Non è male l’abitatore della musica. Mi piace quando parla, la sua frequenza danza in modo chiaro e ritmico, senza sconquassi. È lui che mi ha sentito smaniare durante la notte. Non ha detto nulla si è seduto sul letto, dopo essersi assicurato che stessi meglio. Ha preso quel tubo coi fori e ci ha soffiato la sua aria melodiosa. Il dolore, ti sembrerà folle, ma si è affievolito. Vorrei sentire la mani del Creatore sul letto, che controllano se non ho sporcato. È un’abitudine ormai, lo ha sempre fatto, perché nei primi giorni dopo la mia creazione, non riuscivo a tenermi nulla. Ora non è più così, ma lui controlla sempre. Non è stato facile prendere in mano la situazione. Nello stato di materia divento un complesso di condutture con  liquidi più o meno vischiosi, e per i primi giorni sono stato un idraulico, la fatica è stata molta, ma ce l’ho fatta. Ora controllo ciò che succede nel mio corpo materiale.

Sento il Creatore mentre canta, pregando. La sua voce scorre in me come il più potente dei fiumi che passano nella Creazione. La stanza sembra svanire, e mi trovo sulle quote più alte del mondo. Il tono basso mi fa vibrare il petto e la pancia. Ho provato a inseguire il suo canto, ma arriva là dove io non posso andare. Se piango, quando mi canta vicino, smetto. Certe volte me lo promette, se eseguo le esercitazioni canta vicino al mio letto. La sua voce è il terremoto che solleva le rocce e disegna la faccia della terra. Gli zombie, le meduse e i traditori soccombono alla sua parola che si alza nel canto.

“A cosa pensi, con questi occhi così distanti da me? Al tuo Creatore, vero?” mi fa l’abitatore con la sua musica.

“Voglio tornare da lui. Ora è solo, e anch’io lo lasciato.”

“Non è colpa tua, ti hanno teso una trappola. Lui lo sa, e ti starà cercando.”

“Mi cerca? Davvero?” mi sollevo di scatto sui gomiti.

“Ne sono sicuro, e noi lo aiuteremo. Dammi qualcosa perché possa mostrargli dove ti trovi.”

“Ma se puoi raggiungerlo, perché non mi fai venire con te?”

“Ragazzo mio, è difficile da capire, lo so, ma purtroppo il tempo e il mondo di oggi non consentono l’incontro fra noi e il tuo Creatore.”

“Ma perché? Perché continui a dire che non potete vedervi?”

“Abbia pazienza, lo capirai anche tu.”

“Cosa vuoi portargli di mio?”

“Quello che tu pensi sia più opportuno”

“Il mio diario. Me lo ha regalato lui, l’ho scritto per lui.” Non ci ho pensato sopra. Ma ora so che dovremo separarci. Digli tu dove mi trovo e che sono con brave persone. Digli che ho scoperto gli zombie e cosa vogliono fare.

“Sei sicuro di quanto dici?”

“Certo. Portategli il mio Diario e lui saprà che sono vivo e che voi siete miei amici.”

“Sono contento di sentirtelo dire.”

“Come si usa quello strumento che stai suonando?”

“Non lo conosci? È un flauto dolce. È piuttosto semplice, vuoi provare?”

“Non ho mai suonato nulla.”

“Neppure io avevo mai suonato, prima di farlo”

“Mi piace fare cose nuove.”

“Allora prova. Tieni” prende un altro strumento simile al suo, da un involucro di tessuto “Questo è nuovo e migliore. Ti sarà più facile imparare con un flauto di questa fattura.”

Esperienza 21

Ho ancora un po’ di tempo, prima di lasciarti nelle mani dell’abitatore della musica. Il Creatore ti leggerà e saprà dove mi trovo e che non corro pericoli. La tua è una missione molto importante. Da te dipende il mio destino.

Sto imparando con questo flauto. Mi piace, è bello sentire l’aria tramutarsi in suono.

Li sento ancora parlare dall’altra sala. Non mi piace origliare, ma li sento anche senza spiare.

“Quella lampadina vivente ci porterà guai, Roy. Ho i rilievi dei contatori: c’è una grossa interferenza attorno a noi. Sembra qualcosa di divino.”

“Sì, Peter, è lui, Alath. Ci sta osservando, ma non può far nulla.”

“Allora sa dove siamo, la nostra copertura è saltata, Roy, come fai a rimanere così impassibile?” fa il tipo femmina che si è presa cura di me la prima volta.

“Perché il nostro ospite e il Duca sono legati con un filo segreto a qualcos’altro. Alath lo sa. E teme che il Duca e la sua giovane creatura scoprano quel legame.”

“Ma un essere di luce è fedele agli dei, lo sappiamo, come intendi gestire il rapporto del nostro amico con Alath?” fa l’abitatore delle medicine.

“Gregorio, è un Allaghè, appartiene a una specie diversa dai Koissegai o dagli altri esseri della luce che conosciamo.  La sua natura è ancora poco nota. Dall’esperienza che ho, posso dirti che forse il nostro ospite neppure sa chi o cosa sia Alath. Lui ama in modo viscerale il suo Creatore, il Duca, e credo che se Alath lo allontanasse da lui, causerebbe la reazione devastante dell’Allaghè. Per questo non osa ancora avanzare pretese sul genio della lampada del Duca.”

“E’ un essere diverso dagli altri luminosi, Roy, di questo mi sono accorta anch’io.” Fa il tipo femmina di prima “è pauroso, animalesco, non sopporta le espressioni del volto. Mi ricorda un animale selvatico ferito, più che un essere di luce, e  non è aggressivo, a differenza dei suoi colleghi luminosi.”

“Ti ho detto, nell’Era della Luce è una preda, una specie che preferisce girovagare libera per il cosmo, più che condensarsi in una civiltà. Il suo carattere nomade lo rende anche diverso e “selvatico” rispetto agli altri.”

“A me ricorda un adolescente inquieto che non è mai andato a scuola.” Aggiunge l’Uomo delle Medicine “Però mi ha colpito la sua forza d’animo. È stato quasi sbranato vivo, e continua a cercare disperato il suo Creatore, perché, a suo dire, vorrebbe proteggerlo dai traditori.”

Io non capisco cosa stiano dicendo. Riesco a seguire i loro discorsi, a trascriverli, ma non afferro il senso del loro parlare. Eppure potrei ripetere quanto si sono detti virgola per virgola, senza dimenticare neppure una parola. È la prima volta che scopro questa mia possibilità. Nella Casa non ne avevo bisogno, ripensandoci. I sottostanti e gli altri Interni, compreso il Creatore, non si parlano molto. E quando lo fanno in genere è per pianificare qualche missione. Poche parole, familiari, ho imparato a conoscerle prima ancora che vengano dette.  Qui è strano, sembra di essere al centro di un groviglio senz’ordine di suoni, movimenti, voci, e cose alla rinfusa, delle quale non comprendo lo scopo né l’utilizzo.

Esperienza 22

“Ti incuriosiscono questi tessuti?” mi fa l’abitatore della musica. È entrato e io sto girovagando per la stanza, toccando gli strani pezzi di stoffa colorati che pendono dal muro.

“Sono lini creati da questo marchingegno.” Mi fa cenno di seguirlo oltre la porta. Non sono andato mai oltre la soglia. Lì dietro si riuniscono gli Interni di questa casa. Non posso andare dove ci sono le riunioni, il Creatore non vuole. 

“Seguimi pure, non rimanere lì.” Mi invita.

No, non posso. Il Creatore si arrabbia.

“Questa è casa mia, non del Delta.  E qui vigono le mie regole non quelle del Creatore.” Insiste.

Le sue leggi non posso violarle. Se quell’Abitatore vuol farlo, sono affari suoi.

“Ascolta, anche se qui ci riuniamo, non è un luogo interdetto, perché non contiene alcun oggetto o personaggio pericoloso per te. Capisco che il Creatore ti abbia dato delle regole, lo ha fatto per proteggerti, ma qui non è necessario, non siamo pericolosi per te.”

Non ha torto. In effetti non ci sono schermi, né portali diacronici, non ci sono neppure gli Esterni, gentaglia con l’aria da superiore, simili agli Interni e agli Abitatori della Creazione, ma dalla pelle più bianca delle neve di Viborg. Le sue parole non sono raspose, non vibrano su un’onda color pastello, perciò non sono da temersi. Lo seguo.

La Casa è tutta lì, in quella sala. E i colori si inseguono io modo caotico un po’ ovunque, sui tessuti stesi in un angolo, su alcune tavole di legno appese, e su quelle forme attorcigliate di vetro, che non ho idea di come facciano a essere bottiglie. Però sono belle, di un blu profondo, come l’acqua del mare di Skange. E sulla pelle sembrano ghiaccio caldo, piacevole.

Che strano odore! Scatto portandomi una mano sulla bocca.

“Cosa c’è?” mi fa l’abitatore della musica, avvicinandosi.

Non è un cattivo odore, ma non so cosa lo produca.

“Qualcosa che si brucia, come in giardino quando i Sottostanti Guardiani inceneriscono le sterpaglie per pulire.”

L’abitatore risponde: “In effetti il caminetto sta bruciando del legno. Mai visto un caminetto?”

Tengono una fiamma accesa in casa, come gli Interni. Il Creatore ha la fiamma più potente, al centro del suo Laboratorio.

“Lo usate per le Benedizioni della Casa?” faccio “Quando avete la prossima?”

“Ti riferisci ai Riti Augurali che si tengono nella Casa del Delta? Amico mio, noi non siamo pratici di quelle cose. Adamo le sa fare bene, e ci basta che sia lui a svolgerle. Qui il fuoco ha solo la funzione di scaldarci.”

“Qualcuno è come me, perché ha fatto dei disegni.” Dico, accorgendomi di alcuni fogli sul tavolo grande in mezzo alla sala. “è un Coesistente?”

“Non ci sono Allaghè qui, oltre te, amico mio. Ma a qualcuno di noi piace disegnare, questi li ha creati una ragazza con molta fantasia, è il primo abitatore femmina che hai incontrato.” Il suo volto è tollerabile, ma adesso si arriccia in modo preoccupante:  “Anche tu disegni? Mi piacerebbe che facessi qualche schizzo per noi. Abbelliremo la nostra casa.”

“Sì. Quando sono solo disegno. Al Creatore piace guardare quello che ho fatto, quando torna dalle sue missioni.”

“Sei un tipo tutto strano. Un Allaghè che disegna, che combatte, che vuole imparare a suonare, davvero mi piacerebbe molto conoscerti di più. E sì, anche a me farebbe piacere che tu disegnassi. Abbiamo molti fogli, con  matite e colori. Non devi chiederci nulla, quando te la senti, prendi e libera la tua fantasia.”

“Perché sono strano?”

“In genere un Allaghè non fa tutte queste cose. Non si è mai visto.  Si accontenta delle Poesie che neppure trascrive, ma detta direttamente a sé stesso, nella sua memoria. E di andarsene a zonzo nell’aria cosmica. Però tu sei il primo Allaghè giunto nella Creazione dopo eoni. E forse ti stai adattando al regno della materia. ”

“Il Creatore mi ha insegnato a combattere. Anche a scrivere e a leggere. A disegnare invece, ho fatto da solo, ma a lui è piaciuto.”

“Il Creatore ti ha insegnato tutto quello che devi sapere sul mondo, vero?”

“Sì. Mi ha fatto vedere come devo fare quando compio il passaggio di stato dalla materia all’energia, per non farmi male. Mi insegnato a correre nel tunnel d’accelerazione, e mi ha fatto capire come usare le frequenze degli archetipi.”

“Credo che ti abbia insegnato ben più di quello che serve per vivere qui.” Accenna a una smorfia, pur contento di parlarmi. È un movimento del volto simile a quello del sottostante Boromir, ma ciò che lo accompagna è molto diverso. La smorfia dell’abitatore Boromir e quella dell’abitatore della musica, sono quindi due cose diverse.

Alessandra Biagini Scalambra