I PANOZI

Proprio come blemmi e sciapodi, anche i panozi sono creature antropomorfe: si diceva fossero una popolazione abitante l’estremo Nord del mondo (Plinio, Naturalis Historia IV, 95). Descritti come esseri umani ad eccezion fatta per le orecchie, pareva  che queste ultime fossero talmente lunghe da poter essere utilizzate per volare. Di fatto il nome panozio deriva dal greco pan e othi che significa “tutto orecchi”. Il primo a designarli in questa maniera fu Pomponio Mela anche se, prima di lui, già lo storico greco Megastene – vissuto fra il IV e il III secolo a.C – aveva riferito alcune notizie relative ad esseri con le stesse caratteristiche. Anche Ctesia di Cnido parla di “panotii”, e del fatto che questi usassero le proprie grandi orecchie come giaciglio e coperta al momento di dormire, mentre le donne se ne servivano per coprire il proprio corpo.

Notizie relative  al loro aspetto e alla strana timidezza che pareva caratterizzare questi individui, le ritroviamo in un testo medioevale dal titolo Gesta romanorum, una raccolta di aneddoti e racconti bizzarri, fatta risalire intorno al XIII secolo.

Altrettanto interessante è il fatto che persino in Oriente si ritrovino raffigurazioni e descrizioni riguardanti esseri con questo particolare aspetto. In Malesia, ad esempio, si trova una figura demoniaca – uno dei guardiani dell’Inferno, per essere precisi – che avrebbe orecchie talmente grandi da permettere alle anime dei morti di trovare in esse un rifugio.

In Giappone, inoltre, sentiamo parlare dei “choji”, il cui significato è “farfalla”, presumibilmente in riferimento alle dimensioni delle orecchie di una particolare popolazione.

Esempi di questo genere si moltiplicano in tutte le parti del mondo e addirittura sul timpano del portale della chiesa di Sainte-Madeleine (IX secolo), lungo la via del pellegrinaggio verso Gerusalemme, ritroviamo raffigurati insieme a Dio e agli apostoli, non solo altre creature mitologiche come i cinocefali – dei quali abbiamo già parlato – ma anche dei panozi. Si tratta ovviamente di una scelta fatta sulla base di una finalità simbolica, come tutto d’altro canto in età cristiana. Le enormi orecchie, infatti, sarebbero considerate una sorta di dono per queste popolazioni che, in tal modo, hanno potuto meglio ascoltare la parola di Diosalvando così la propria anima.

Giusy Tolve