SOFT-ICE

La partita era arrivata al suo massimo momento agonistico: mancavano meno di un trenta secondi alla fine, 2-2 era il parziale. Nella logica della partita di hockey su ghiaccio scontri e contropiedi si susseguivano. Denis aveva subito l’ennesimo fallo da bastone alto da parte di Clarck Deviè a cinque secondi dalla sirena finale.

Il canadese in forza alla squadra avversaria vide Denis avventarsi sul pack, uscito da un contrasto dietro porta, e lo caricò con tutta la forza che gli usciva dai muscoli. Non arrivando sul disco alzò il bastone più del dovuto. La bandiera della stecca colpì la griglia del casco di Denis facendogli perdere l’equilibrio, cadde sul ghiaccio di schiena, sentendo freddo più del dovuto.

L’arbitro si avvicinò veloce a Deviè, indicandogli la panca puniti, decretando un ingaggio del quarto di difesa avversario.

Denis si allontanò dalla zona.

L’arbitro lasciò cadere il disco sul ghiaccio, le stecche si incrociarono, il pack rimbalzò verso la porta e giunse, dopo la deviazione di un pattino, inaspettatamente sulla stecca di Denis. Era li davanti al portiere in piedi sulla sua mezza luna. Un forte istinto gli diceva di tirare forte e battuto. Ma poi qualcosa fermò quell’ istinto. Il suo primo tocco sul disco fu una dolce carezza. Il portiere disorientato cadde all’indietro sulla linea della gabbia. Davanti alla sua vista la rete della gabbia apparve come un finestra sul mondo. Denis non ebbe esito e colpì con forza il disco. Udì solo un boato. I compagni che lo abbracciavano. La ripresa del gioco che non cambiò l’esito finale, poi solo il caldo dell’acqua della doccia.

Per Denis Jarè l’hockey su ghiaccio era la sua vita insieme agli scacchi. Delle botte prese e date sui piccoli laghi ghiacciati, in alcune parti delle gambe ne portava ancora i segni. Per lui, figlio di genitori immigrati dal Sud della Francia che l’hockey l’aveva già giocato tra le montagne di Albarteville, giocare in una squadra di college in Canada lo faceva sentire orgoglioso di se stesso. Non lo considerava un punto d’arrivo. Sognava qualcosa di più; fino ad arrivare alla medaglia Olimpica o forse alla NHL.

Nel rientro in quel tardo pomeriggio di Marzo, sull’autobus che lo portava al suo quartiere, Denis restò seduto per tutto il tragitto, su un sedile contro il finestrino a osservare il panorama esterno. Il sole tramontava sulle sagome dei palazzi ancora coperti della neve.

L’autobus con una rumorosa frenata si fermò alla stazione. Un sobbalzo distrasse Denis dai suoi pensieri. Si alzò rapidamente dirigendosi verso il predellino dell’uscita.

Guardò dentro al pub che si trovava alla fermata, quella sera c’era poca gente: “Una birra me la merito”, pensò. Entrò nel locale sedendosi sulla prima sedia al bancone.

- Una birra e un panino con hot-dog – ordinò alla cameriera. Si chiamava Lia Vadim, una ragazza dai capelli biondi, occhi verdi e sorriso accattivante, che Denis aveva conosciuto da circa un mese in modo del tutto superficiale. Lei posò dolcemente sul tavolo la piccola agenda elettronica, togliendo il pennino dalla custodia.

- Con sottaceti, come la vuoi la birra di che colore?………… Gran bel goal Denis. La TV ha mandato la partita…. Complimenti, non speravamo più nella vittoria…… ma grazie a te tutto è cambiato.

- No solo hot-dog e la birra scura….. grazie Lia.

Denis osservò Lia toccare la piastrella delle ordinazioni con il pennino, che emise un piccolo sibilo, poi Lia si girò dirigendosi verso la porta della cucina. Si era fermato diverse volta al pub, ma nessuno prima d’ora gli aveva mai parlato, nemmeno delle sue prestazioni sportive. Alzò gli occhi verso l’alto. La TV contro la parete mostrava immagini di News.

……. Il presidente USA…… con il voto favorevole del Congresso ha deliberato il totale ritiro delle truppe……. Boston: Strage in una scuola superiore di…. un pazzo. Un certo Alan Kraig senza una ragione apparente è entrato nell’edificio sparando all’impazzata causando tre morti e dieci feriti. Il folle intercettato da una pattuglia di polizia in servizio nelle vicinanze è morto nel conflitto a fuoco…….. Sport NHL: L’allenatore Gregory Trimos di origine russa sarà in visita ad alcuni Team…

- Denis…… – La voce di Lia lo distrasse dalla visione – Il tuo hot-dog è pronto guarda che si fredda…. -

Distolse gli occhi dalla TV, afferrò il panino dal vassoio di carta e lo aggredì con un vigoroso morso. Poi sorseggiò un poco di birra, rialzò gli occhi e cercò la notizia di poco prima… ma ormai nel notiziario si era già passati al Football.

Denis abitava da solo in un monolocale alla periferia della città. Nulla di particolare: due stanze, un Computer – Desk collegato in rete, uno schermo a cristalli liquidi dove oltre alla TV andavano le immagini delle partite di hockey. Denis si sedette sul divano lasciandosi andare. Sfiorò il comando di accensione dello schermo. Sul video scorrevano le finestre dei canali. Denis non aveva gran che voglia di guardare. Cercò l’immagine delle news che riguardavano Trimos senza però trovare nulla. Quelle serate da solo non finivano mai: cercò in rete qualche scacchista. Poi ci ripensò e tornò a guardare la TV. I genitori dalla Francia non avevano chiamato quella sera. Trascorse ancora un’ora nel silenzio, con le immagini della TV che scorrevano senza audio. Poi un trillo…………. il telefono cellulare.

Denis si allungò afferrandolo.

- Sì Denis Jarè, chi è?

- Buona sera – un voce femminile – goleador. Sono Lia Vaidim. Oggi sei fuggito di corsa. Ti andrebbe di bere qualcosa insieme?

- Sono proprio cambiati i tempi: ora sono le donne che…

- Beh sì ma non farci caso. Poi ho qualche anno più di te, posso anche permettermelo.

- Sono quasi le undici: tu dove sei?

- Mi trovo all’Hard-Rock-Bear di Koler-Street. C’è ancora gente e voglia di vivere….. poi non sei lontanissimo, dai solo un poco di buona volontà…… ci vediamo

- Ok. Dammi una ventina di minuti. Arrivo…

Il parcheggio del pub non era pieno, ma di auto ce ne erano. Denis parcheggiò la sua Smart in una casella di fronte alla vetrata del locale. Sul tetto un grosso orso grizzly dagli occhi illuminati invitava a gente a entrare……. Denis scese attraverso la strada del parcheggio e oltrepassò il marciapiede entrando nel locale.

Musica, luci soffuse e confusione erano la scenografia che si ritrovò davanti agli occhi. Nella penombra vide l’immagine della chioma bionda di Lia seduta a un tavolo in un angolo in fondo al locale. Le si avvicinò lentamente.

- Eccomi qua………. adesso per ogni goal decisivo che realizzo esco con una ragazza.

- E’ la sorte di chi deve diventare campione NHL – rispose con un sorriso Lia -. A dire il vero volevo conoscerti meglio già da prima.

- Certo che la mia rete……

- Ha favorito questo incontro!

- Cosa bevi? – le disse vedendo il cameriere avvicinarsi al tavolo.

- Un Blu Drink a me……. con un tocco di gin…

- A me un bianco francese con ghiaccio.

- A te la notizia è sfuggita, ma a me no. Anche se quella della strage di quel folle avvenuta in quella scuola è pazzesca….. quando andavo a scuola molti episodi come questi sono accaduti e per un periodo la polizia raddoppiò la sorveglianza……. in tutta la cerchia urbana di Boston!

- Non capisco il motivo per cui uno faccia un gesto di questo tipo…… non so…

- A volte sono ex studenti delusi, qualcuno che ha dei conti da chiudere e se la prendono anni dopo con i luoghi dove pensano di aver subito questi torti. Scuole, posti di lavoro e altro ancora….

- Hai poi finito la scuola?

- Sì, mi sono diplomata e poi l’università… un foglio che mi dice che sono laureata in chimica alimentare. Arrivata in fondo ho cambiato città e non ho trovato di meglio che il posto nel pub, per ora.

- A quale notizia ti riferisci? – domandò Denis.

- Quella di Gregory Trimos… mentre addentavi l’hot-dog non hai sentito il resto. Trimos visiterà il college per uno stage e vorrà vedere una selezione dei giocatori della scuola e dei college della contea: la data è tra cinque giorni.

- Cosa ti fa pensare che io sia tra i convocati?

- Uno che realizza una rete del genere non può mancare…… non può!

- Grazie… ma, era solo questo il motivo dell’appuntamento di stasera?

- No, poi c’è il resto… ma quello non ha bisogno di conversazione. Sarà come un tiro verso la gabbia ma senza potenza.

- Un tiro dolce e liftato che vola dolce alle spalle del portiere accarezzando la rete e cadendo lento sul ghiaccio…..

- Sì Denis… lento liftato e dolce………..

Poi tutto il resto della serata avvenne nella penombra nel locale e nel buio della notte…

La pista da ghiaccio era deserta, solo qualche passante si aggirava nei giardini circostanti spogli dell’ultima neve che si stava ormai sciogliendo. Denis era solo: lui, la pista e la porta. Con in tasca la convocazione per lo stage di Gregory Trimos che aveva ricevuto via mail il mattino dopo l’appuntamento con Lia. Non l’avrebbe rivista se non dopo la stage. Una serie di dischi tutti alla stessa distanza formavano una linea retta all’altezza del cerchio d’ingaggio. Nella porta aveva sistemato la sagoma. Denis iniziò a tirare prima lentamente, poi ogni tiro aumentava la potenza. Alcuni rimbalzavano sulla balaustra, altri finivano in rete alle spalle della sagoma. Arrivò la penultimo pack, con un tiro potente finì di poco a lato del palo destro.

Denis si fermò qualche secondo a pensare. Si guardò attorno, il sole era caldo in quel pomeriggio. Impugnò con forza la stecca e colpì il disco. L’oggetto si alzò da terra e prese una forza mai vista. Una scia luminosa lo seguiva con mille scintille, poi colpi il palo finendo in mille briciole. Lo sguardo stupito di Denis durò solo qualche secondo, ma fu di una sorpresa intensa. Si guardò attorno il sole illuminava la città coma al solito… come se nulla fosse accaduto.

La pista era piena di giocatori in movimento che provavano tiri e frenate. Denis pattinava da solo cercando la concentrazione. Ogni tanto allungava lo sguardo verso la tribuna dove scorgeva la chioma bianca di Trimos, seduto con accanto i collaboratori. Trimos non aveva agende di carta né note-book, ma era attentissimo a ogni cosa che accadeva in pista. In particolar modo nella fase di riscaldamento.

- Allora, cosa speri Denis? -, la voce di Clarck Deivè sovrastò i rumori alle sue spalle. – Qua non basta fingere un fallo e fare espellere l’avversario per avere un secondo di gloria.

- Anche tu qua Clarck? Qua ci vuole molto di più……… bisogna dimostrare qualcosa!

- Esatto, quello che non hai mai dimostrato tu… neppure l’ultima volta: è stato solo un bluff!

- Ti rode ancora…?! Io non gioco a poker e non ci sono bluff a scacchi!

- In campana Denis. Qua si fa sul serio…….. e non ci sarà una panca puniti a favorirti!

Un fischio interruppe la fase di riscaldamento

- Ragazzi tutti sul cerchio centrale – la voce di Harbert Liard chiamò a raduno i giocatori. Accanto a Liard si stagliava la figura di Trimos nel frattempo sceso dalle tribune

- Il signor Trimos vi vuole conoscere…

- Buon giorno a tutti. – Attaccò il coach con un vago accento da Europa dell’est – Cercate di essere disinvolti e fate quello che sapete. Inizieremo con i fondamentali tecnici individuali, qualche scambio di passaggio poi una partita…… il gioco agonistico lo ammetto ma le scorrettezze gratuite non le sopporto…… ora al lavoro ragazzi.

La fase tecnica: tiri, passaggi, dai e vai duro per quasi un’ora. Poi tutti i giocatori furono radunati di nuovo a centro pista. Un piccolo carrello metallico spinto da una pattinatrice si fermò a pochi passi dal gruppetto.

- Ragazzi queste sono le divise per il nostro torneo. Ora leggerò colore ed elenco dei giocatori, i portieri verranno chiamati in seguito.

La chiamata fu veloce e dopo alcuni minuti tutti i giocatori erano già pronti per la partita. L’ingaggio iniziale fu proprio tra Clarck e Denis: il primo spazzò il disco lontano contro la balaustra, i due si scontrarono con un robusta carica. Fu un susseguirsi di cambi, anche per Denis ci fu un turno di panca puniti.

Da lì guardò la tribuna. Lia non c’era… poi si ricordò che il pubblico non era ammesso. Il suo sguardo andò allora sul volto di Trimos, che attento seguiva le partita.

Il suo turno di panca puniti finì. Denis tornò in pista. Alzò la vista verso il tabellone: 2-1 per gli avversari e le reti non erano altro che una doppietta di Deviè. Dalla mischia del power-play il disco schizzò verso di lui, che si lanciò in contropiede.

In un lampo arrivò davanti al portiere: stava per caricare il tiro violento.

Ma di colpo il mondo attorno a lui sembrò come sparire…. tutto era fermo. Il portiere e la porta erano come una sagoma in lontananza.

………”Lento, liftato e dolce Denis… Dolce…..”.

La voce la riconobbe: era Lia.

Ma non c’era nessuno.

Il tutto durò solo qualche decimo di secondo.

Denis colpì il pack alzandolo: passò sulla spalla del portiere insaccandosi nella rete. Dalla tribuna solo un brusio. Poi il risultato che cambiava sul tabellone 2-2.

Denis usci dallo spogliatoio con la borsa e la stecca. Varcata la porta tre persone l’aspettavano: una era il preside Gil Vereschi, l’altra l’allenatore Harbert Liard e su tutti Gregory Trimos…

- Complimenti Denis – il primo a parlare fu il preside -. Oltre al buon comportamento nell’anno abbiamo un futuro campione: il signor Trimos vuole conoscerti.

- Salve Denis. Bella la rete… ed è stato ottimo anche il tuo atteggiamento nella partita. Se sei interessato il prossimo mese a Toronto c’è uno stage giovanile per la nazionale Olimpica…. e tu sei nei dieci convocati di questa prima selezione.

- Sono felicissimo……- non seppe dire altro.

- Ecco la convocazione – Liard allungò la busta quadrata a Denis. – Dentro c’è il biglietto d’aereo……..

Denis non disse altro oltre al saluto e un sorriso…… ma la gioia gli usciva da tutti i pori: era ben visibile anche a chi lo incrociava per caso.

Il tragitto del bus fu il solito. A Denis però il tempo pareva non trascorrere mai. Il bus si fermò nel solito modo alla solita stazione dove c’era il solito pub dove lavorava Lia. Dalla vetrata all’interno si scorgeva la gente: era la solita. Oltrepassò l’entrata e si sedette al banco. Una ragazza dai capelli neri gli si fece incontro.

- Ciao, cosa ti porto ?

- Un hot-dog e birra scura… e mi chiami Lia!

- Per l’hot-dog e la birra bene, il mio nome è Sandra, ma non conosco nessuna Lia.

- Ma come? Due giorni fa lavorava qua: il suo nome e Lia Vaidim… bionda, alta come te.

- Scusa ma non so di chi parli: io lavoro qua da un mese, ma di ragazze bionde non ne lavorano… poi, scusa ma adesso vado in cucina.

Denis si sentì come un brivido attraversare tutto il corpo. Mise una mano nella tasca del piumino. C’era tutto: la convocazione, la busta, l’assegno… non si era sognato nulla.

Trascorsero alcuni secondi… estrasse il telefono e cercò il numero di Lia ma non era più in memoria. Posò la mano sul tavolo e toccò un giornale. L’afferrò per spostarlo, ma la sua attenzione fu catturata dal titolo: “Resa nota la lista completa delle vittime della scuola di….. a pagina 3″.

Denis aprì il quotidiano. C’erano i riquadri con le foto e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere. In uno di questi, a metà pagina, c’era la foto di una ragazza giovane bionda… l’espressione degli occhi era inconfondibile… il nome Lia Vaidim… ultimo anno… aveva già la pre-iscrizione alla facoltà di chimica alimentare di…

Il silenzio fu rotto dalla voce della cameriera… di nome Sandra.

- Birra e panino sono pronti. L’hot-dog è caldo… se non ti sbrighi, ancora per poco!

Enrico Grossi