CHRISTIAN ANTONINI

Lo abbiamo conosciuto con “Legame doppio”, un horror di quelli da far accapponare la pelle, di quelli intriganti che, tra i misteri del passato e quelli del presente, ci conduce mano nella mano negli abissi della paura. Ora abbiamo il piacere di avere qui con noi il suo autore: Christian Antonini.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È CHRISTIAN ANTONINI?
Sono qualcuno che sta cercando di portare avanti la sua vita unendo per quanto possibile quello che deve fare a quello che vorrebbe fare. Ho 37 anni, sono sposato da un anno e, pur amando Milano, mi sono trasferito con gioia tra i monti della Valsassina, dove ho una casetta e vivo con mia moglie Simona, il nostro cane Morgana e il gatto Simba. Porto avanti il mio lavoro di redattore andando a Cernusco sul Naviglio e cerco di approfittare delle ore di viaggio per tuffarmi in storie quanto più possibile entusiasmanti. Questo significa che leggo molto e scrivo parecchio: cerco di mettere nelle mie storie quello che vorrei trovare. Chi sono? Sono uno che è cresciuto leggendo di “Conan” e dei "Fantastici Quattro”, “Il Signore degli Anelli” e le “Campagne di Alessandro”, studiando e amando la storia e cavalcando la tigre della nascita dei videogiochi e di tutto il pazzo mondo che gira loro intorno. Sono uno che ha lavorato nel campo dei giochi di ruolo, da tavolo, di miniature, ho inventato giochi, ho fatto il PR, il traduttore, il recensore, il commesso e il curatore di collana. Sono uno che ha fatto tanti lavori, in cerca della sua strada. Sono uno che la propia strada sta cercando di costruirsela. Un pezzetto alla volta. Sono uno che ha scoperto in sé un’ambizione. Scrivere e cercare di far pubblicare i propri sogni messi su carta.
VUOI FARCI UN ELENCO DELLE TUE PRODUZIONI LETTERARIE PRECEDENTI?
Ho pubblicato un solo romanzo, anche se ne ho pronto un altro e sto correggendo il terzo. Altrimenti ho pubblicato un po’ di racconti. Nel 2006 è uscito “Kosmos 1”, un racconto di fantascienza sull’antologia “666 Passi nel Delirio”. L’anno prima sono arrivato terzo al prestigioso Premio RiLL” e ho visto pubblicato un altro racconto di fantascienza: “Padre Nostro 2.0” sull’antologia del premio. Nello stesso anno ho scritto una puntata del serial “Il Diacono”, dal titolo “La Profezia Armena”. Questo piccolo horror è stato pubblicato sull’allora scalpitante (e sussultante) “Horror Mania”. Nel 2004 sono arrivato secondo al premio “Realtà Parallele” con il fantasy “La Sguattera di Baiedo”, pubblicato poi da “Rivista Inchiostro”. Prima ancora avevo scritto un horror-comico per la scomparsa rivista “Cult Fiction” (era “Cena di Famiglia”). E l’inizio di tutto si è avuto con “Violino Metropolitano”, un piccolo racconto fantastico pubblicato sull’antologia “Racconti Metropolitani”, promossa dal quotidiano “Metro”. In Rete c’è qualcosa di mio, ancora leggibile, qualche raccontino mandato a vari concorsi.
LA TUA ULTIMA FATICA PUBBLICATA È IL ROMANZO “LEGAME DOPPIO”. CE NE VUOI PARLARE?
Si tratta di un romanzo che amo e che ho amato molto, il primo horror pubblicato da Asengard Edizioni, una storia di fantasmi che viaggia su due linee narrative lontane 60 anni l’una dall’altra ma molto vicine. Vi ho messo cose a me care e piccole schegge autobiografiche di vita lavorativa. L’ho ambientato nel palazzo che mi ha ospitato per quasi trent’anni e mi ha dato grandi emozioni. L’ho visto pubblicato, stampato e finito, due settimane prima di trasferirmi tra i monti e tre settimane prima di sposarmi. Si classifica come romanzo horror, ma non ha elementi splatter o di violenza estrema; non ci sono mostri ripugnanti o mutilazioni. Si tratta di un thriller con forti elementi soprannaturali, una storia di fantasmi un po’ diversa dal solito.
VISTO CHE CI TROVIAMO IN UN PERIODO IN CUI IL BOOK-TRAILER STA DIVENTANDO UN MEZZO DI PROMOZIONE PER I LIBRI, VUOI RACCONTARCI LA GENESI DEL VIDEO DI “LEGAME DOPPIO”?
Il book-trailer di “Legame Doppio” (visibile alla pagina del romanzo sul sito di Asengard oppure sulla homepage di Baseluna o su Youtube) è nato in seguito a una chiacchierata online con un mio carissimo amico, Vito Di Domenico, di Baseluna Film. Baseluna è una casa di realizzazione di video che produce piccoli gioiellini con tecnologie all’avanguardia, attenzione e molta molta passione. Inoltre Vito conosceva “Legame Doppio” da quando ancora lo stavo scrivendo. Abbiamo quindi deciso di provare questo esperimento. In poco tempo l’idea è diventata un progetto. La location in cui abbiamo girato è la stessa in cui ho scritto: la camera che ho descritto intorno al personaggio di Catia Ternani. La ragazza che interpreta la protagonista è una giovane e promettente attrice, Laura Milani, che incarna perfettamente Catia e che ha fatto suo il ruolo nel giro di poche ore. Assistere alle riprese, alla creazione della macchina che ha realizzato il book-trailer del mio romanzo è stata un’esperienza unica. La qualità professionale del prodotto finito parla da sola. La sceneggiatura e la gestione della troupe è stata curata da Vito, mentre la regia è a cura del bravissimo Graziano Molteni. Il momento che non scorderò mai sarà il primo ciak (nelle due foto a sinistra, sopra e sotto) e vedere Catia – la mia Catia – sullo schermo, in carne e ossa, respirante e fumante, di fronte al suo computer.
E COSA PENSI IN MERITO A QUESTO NUOVO MODO DI FARE PUBBLICITÀ?
Ritengo che i book-trailer possano essere uno strumento valido per la piccola editoria, a patto di voler investire un minimo e di poter veicolare bene il filmato. Purtroppo ho visto book-trailer realizzati magari dai singoli autori – da soli – con immagini e musiche non originali, con le solite frasi ad effetto che vorrebbero dire molto, ma che poi non dicono niente. Filmati che magari si concludono senza nemmeno spiegare che si tratta di un romanzo. Peccato davvero: così sono solo occasioni mancate. Credo che i grandi editori non abbiano bisogno di questo strumento, ma i giovani autori, gli esordienti e le piccole case editrici potrebbero trarre giovamento da questa possibilità.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO IN GENERALE. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Mi offre un brivido in più. Mi è capitato di scrivere anche generi non fantastici (racconti sentimentali, mainstream o storici), ma devo dire che il fantastico mi viene meglio. Forse è perché l’ho sempre respirato. Magari è voglia di evadere o di aspirare a qualcosa di più. In fondo sognare e immaginare storie fantastiche è qualcosa che accompagna l’Uomo fin da quando ci si riuniva la notte intorno a un fuoco da campo e ci si raccontava storie di eroi, dei e amori portentosi. Storie di grandezza, di meraviglia e fantasia magari aiutano a rapportarsi con i tristi e schiaccianti problemi di ogni giorno, o forse sono solo divertenti. Nel fantastico può accadere qualunque cosa, anche che i deboli e gli indifesi riescano a sovvertire situazioni impossibili e a cavarsela per il rotto della cuffia. Cosa un po’ troppo rara nella realtà di ogni giorno. Il fantastico ci dà (mi dà?) speranza. Offre esempi. Trasmette insegnamenti. Il “Ciclo Arturiano” è mitologia, è racconti fantastici, ma si tratta di un fantastico in cui possiamo vedere rispecchiata la realtà, messa a confronto con valori e ideali. Forse è questo che cerco nelle storie fantastiche, un confronto con gli assoluti. Forse è per questo che amo leggerle. E scriverle.
FANTASY, FANTASCIENZA, MISTERO E HORROR SONO I PILASTRI DEL COSIDDETTO GENERE FANTASTICO E NEI TUOI LAVORI TI SEI TROVATO SPESSO AD AFFRONTARLI. COME SI PONGONO PER TE LE VARIE TEMATICHE CHE AFFRONTI RISPETTO AL TUO MODO DI SCRIVERE?
Al momento ho scritto tre romanzi (solo due completi, uno ancora in correzione) e sono tutti e tre dell’orrore, tutti e tre parlano di eventi e creature soprannaturali e di pericoli corsi da persone assolutamente normali. Credo che sia questo un elemento che mi attira molto: vedere gente assolutamente normale in situazioni di difficilissima soluzione, magari con le spalle al muro e vedere come cercano di cavarsela. Lottare, lottare sempre, anche quando la situazione avversa è schiacciante. Devo anche dire che un horror contemporaneo mi risulta più facile di scrivere di un romanzo fantasy o di fantascienza, ambientati in mondi lontani dal nostro. Questo perché ritengo fondamentale realizzare e offrire a chi legge un mondo coerente, plausibile, funzionante. Scrivere di ciò che si conosce, senza barare: una regola importantissima. Fantasy e fantascienza sono generi difficilissimi, dove è molto facile cadere, sbagliare, scrivere una cosa che si innesta male nel castello di carte dell’ambientazione che abbiamo creato e che fa crollare l’intera struttura. Ma mi cimenterò anche in questo. Sto pensando di dare un morso al frutto della fantascienza.
E VICEVERSA, QUANTO LA TUA SCRITTURA INFLUENZA LE TEMATICHE CHE AFFRONTI?
Beh, sì: nutro un certo timore per le scene troppo crude o efferate. Strafare è un pericolo sempre presente, dietro l’angolo. Quindi cerco di restare abbastanza sobrio. Inoltre mi piace scrivere storie che non lascino con il dubbio di cosa sia accaduto o meno, quindi cerco di fornire una spiegazione per gli eventi narrati. Nel mio terzo romanzo ho infranto una barriera: quella del sesso. Ci sono scene d’amore, esplicite abbastanza per capire che i personaggi si amano anche carnalmente, ma non volgari.
Inoltre cerco di rendere adatto al nostro mondo, contemporaneo, un tema horror che tratto. In “Legame Doppio” ci sono i fantasmi… ebbene non sono spettri che agitano catene. Sono entità rivisitate in chiave moderna, contemporanee che interagiscono con la realtà del 2003.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Da me stesso, nel senso che sono molto attento a quello che mi circonda. Episodi, frasi, letture, sensazioni, permangono. A volte qualcosa colpisce la mia attenzione e ci rimugino sopra. Certe volte, quando riesco a combinarlo con un altro elemento, ecco che il nocciolo di una storia prende vita. In alcuni casi si tratta di articoli che leggo o brani di romanzi altrui che mi portano a riflettere su quanto ho letto e a fare associazioni di idee. Altre volte si tratta di riflessioni che partono da normali "E se…". What if. Un esercizio divertente ma anche utile, soprattutto se si vuole dare plausibilità a una storia basata su presupposti reali.
VUOI RACCONTARCI ANCHE DEL CIRCOLO DEI NARRATORI TENACI?
Qualche anno fa, quando “Legame Doppio” era ancora alla sua prima stesura, scrivevo di pari passo con un mio amico e ci interrogavamo su come fare, su come crescere, su che direzione prendere. Poi lui ebbe l’idea di allargare le nostre discussioni a un altro nostro amico (il Vito di cui sopra) e una sua amica, anche loro aspiranti scrittori. Cominciammo a vederci, circa una volta al mese e iniziarono a prendere corpo delle idee. Tra noi, sentimmo, c’era il potenziale per scrivere e crescere scrivendo. Decidemmo di sistematizzare quei nostri incontri. Quasi per scherzo decidemmo di darci un nome: Circolo dei Narratori Tenaci. Circolo perché eravamo tutti alla pari (come i Cavalieri della Tavola Rotonda, seduti in circolo), Narratori perché non ci saremmo limitati solo alla scrittura, ma anche ad altri media, e infine Tenaci perché… sapevamo che non si deve mollare mai. Stabilimmo che dovevamo farci conoscere e che, un buon modo per creare credenziali con cui rimpolmpare le future lettere di presentazione che avrebbero accompagnato i nostri manoscritti, sarebbero state pubblicazioni di racconti e vittorie a premi e concorsi letterari. Allora iniziammo a stabilire temi e generi di racconti che avremo scritto una volta per l’altra. Quando ci incontravamo confrontavamo le nostre opere, le discutevamo, ci davamo consigli. Ci scambiavamo dritte e informazioni sui concorsi a cui partecipare, sulle case editrici a cui spedire. Arrivammo a essere invitati a una “Fiera dei Piccoli Editori”, a Belgioioso, da parte di “Inchiostro”, dopo che due di noi si furono piazzati primo e secondo a un premio letterario patrocinato da quella rivista. Purtroppo ora ognuno ha preso una strada più o meno diversa e I Tenaci conducono la propria lotta singolarmente e non più come gruppo organico ma, parafrasando un motto dei Marine… Tenace una volta, tenace per sempre.
QUANTO È DIFFICILE IN ITALIA FARE LO SCRITTORE?
Beh pare che ci siano molti più aspiranti scrittori di quanti non siano i lettori! Inoltre c’è il fatto che la nostra cultura non accetta di buon grado opere di generi fantastici scritte da connazionali. L’horror, il fantasy e la fantascienza nostrana hanno vita molto difficile, tranne quando si tratta di fenomeni costruiti a tavolino o gradevoli eccezioni. È difficile: il mondo è pieno di sedicenti editori pronti a chiederti soldi, agenti letterari a pagamento a priori… e il problema è che questi individui esistono perché trovano persone disposte a patteggiare alle loro condizioni. È dura. È davvero dura. Ma ogni piccolo successo è un mattone, un passo di un cammino che porterà – spero – da qualche parte. Magari anche a cambiare un pochino questo stato di cose.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Cerco di non lasciare sogni nel cassetto. Ho racconti che non hanno trovato un editore. Mi spiace tantissimo. Continuo a correggerli, sistemarli e spedirli. Progetti… molti. Sto correggendo un terzo romanzo horror ma sento che presto comincerò a scrivere qualcosa di nuovo. Potrebbe essere una storia di fantascienza. Voglio tornare a partecipare a gare, premi e concorsi e poi… scrivo regolamenti di giochi. Ho preparato un gioco da tavolo che voglio proporre a un editore di giochi e un gioco di carte non collezionabili che merita di tentare la strada della pubblicazione. Vedremo.
Poi… ci sarebbe un altro piccolo progetto: dare vita a un altro sogno, ma mi serve mia moglie per questo. È ora di allargare la famiglia. Bisogna lavorare sodo ;)
In bocca al lupo per ogni cosa!
02/10/2008, Davide Longoni