CONGELATO
di Christian Folli
“Congelato?”
“Esatto, signor Smith.”
Un brivido. Leggero. Non sono diventato uno degli uomini più potenti del pianeta perdendo la calma di fronte agli ostacoli.
“Mi spieghi meglio.”
“E’ semplice. Lei si sdraia nella celletta di conservazione. Ha la forma di una bara, ma non potevamo fare diversamente. E’ progettata per resistere alle temperature più estreme e alle pressioni più elevate. Colleghiamo il suo corpo all’apparecchio tramite elettrodi e cavi (le risparmio la spiegazione scientifica completa), alcuni dei quali si inseriscono nei vasi sanguigni e altri si connettono direttamente ai neuroni. Quando attiviamo il processo, blocchiamo il funzionamento degli organi vitali, a cominciare dal cervello e dal cuore, portando la temperatura dell’organismo parecchio sotto lo zero. Concludiamo la procedura ricoprendola completamente di uno spesso strato di ghiaccio.”
Ho sempre valutato rischi e benefici, ma questa volta ho poco tempo a disposizione. L’impatto dell’asteroide con la Terra avverrà tra una settimana esatta.
“Quante persone avete ibernato finora?”
“Quattro, proponendolo ad altre cinque, incluso lei.”
Uno dei cinque è il Presidente, che me ne ha parlato stamattina.
“Immagino abbiate dei posti anche per coloro che hanno lavorato al progetto.”
“Lo abbiamo promesso a tutti gli ideatori. Purtroppo, i posti realmente a disposizione saranno solo quattro o cinque. Non c’è stato tempo per fare di più. Io naturalmente sono uno degli eletti. Gli altri…”
Già, gli altri. Non è questa la circostanza per pensare agli altri. Fortunatamente non ho amici. Mia moglie ha chiesto il divorzio il mese scorso. Mia figlia è una cretina sinistroide che pensa solo alle battaglie per i diritti dell’umanità e non mi rivolge quasi la parola.
“Mi risponda francamente. Quali sono le probabilità di successo?”
“Dal punto di vista tecnico, molto alte. Il vero problema è che non sappiamo quanti sopravviveranno all’impatto con l’asteroide. Non siamo in grado di dotare l’apparecchiatura di un – chiamiamolo così – “timer di scioglimento del ghiaccio”. Lasceremo istruzioni non troppo complesse per poter de-ibernare i partecipanti da qui a un centinaio d’anni, quando gli effetti devastanti dovrebbero essere svaniti, a detta dei nostri cervelloni. Ma se gli esseri umani si saranno estinti o se nessuno troverà le celle di conservazione o se nessuno sarà in grado di invertire il processo, non ci sarà niente da fare.”
Un altro piccolo brivido. Un rischio calcolato. Con un’enorme incognita.
“In sostanza, dobbiamo sperare che qualcuno sopravviva, che costoro continuino a riprodursi e che generino se non degli scienziati almeno qualcuno abbastanza intelligente da capire come fare a scongelarci fra circa un secolo, dopo aver ritrovato le cellette di conservazione.”
“Esatto, signor Smith.”
“E per fare questo mi chiedete quasi la metà del mio patrimonio.”
“Deve considerare che quella cifra verrà divisa fra parecchie persone, alcune delle quali hanno capito perfettamente di avere ancora una settimana di vita….”
Sorrido. Pochi concetti ma chiari. E nessuna alternativa.
“Ho ancora alcune cose da sistemare.”
“Mi dica lei quando.”
“Vogliamo fare dopodomani?”
“A dopodomani, signor Smith.”
*****
Dove mi trovo?
“…”
Un suono in lontananza. Indistinto.
“…”
Ancora il suono. Meno flebile.
“..ith..”
Un abbozzo di senso dell’io. Frammenti di ricordi.
“..Smith..”
Smith. Sì, certo. Sono io. La memoria inizia a diventare più vivida.
“Signor Smith!”
Comincio a riprendere consapevolezza. Non posso muovermi né parlare, immerso nell’oscurità assoluta. Ovvio, dal momento che sono ricoperto da un abbondante strato di ghiaccio. Non avverto freddo, anche se il mio sangue sta circolando, altrimenti non avrei ripreso conoscenza.
“Signor Smith!”
Ora la voce è abbastanza forte. La odo direttamente nella testa.
“Ah, signor Smith! Adesso mi sente! Lo vedo dai segnali degli elettrodi collegati ai suoi neuroni. Scienza e fantascienza sono concetti sempre più relativi e fluidi, non è vero, signor Smith?”
La nebbia si dissolve dalla mente. L’asteroide. Qualcuno è sopravvissuto. E mi hanno trovato. Quanto tempo sarà passato? E come sarà la Terra?
“Bene, signor Smith! La sua attività elettrica cerebrale si fa più vivace. Lei inizia a ricordare. E a porsi domande.”
Il tono della voce suona strano. Provo inquietudine. Sono sepolto vivo dentro una bara di ghiaccio. Spero non ci voglia molto per scongelarmi.
“Ah, signor Smith! Lei non credeva che un giorno sarebbe riuscito a risvegliarsi uscendo dall’ibernazione, non è vero?”
Una leggera sensazione di freddo. Le funzioni del corpo che si riattivano.
“Ma lei vorrà sapere molte cose, signor Smith. Inizierò dalla più importante. Da quando lei ha subito il processo di congelamento ad oggi sono passati soltanto dieci anni.”
Dieci anni! Com’è possibile?
“Ah, signor Smith! L’India! Dobbiamo ringraziare l’India! Mentre in occidente i nostri scienziati si arrovellavano invano, nel paese dalla saggezza ultramillenaria sono stati completati calcoli astronomici di una complessità inaudita, che hanno permesso di indirizzare un missile proprio contro l’asteroide, frantumandolo in mille pezzi prima dell’impatto con la superficie del nostro pianeta. Sfortunatamente, questo avveniva solo il giorno prima della data prevista per la catastrofe e pertanto i frammenti dell’asteroide sono comunque precipitati causando un numero spaventoso di vittime, sia direttamente sia originando terremoti, maremoti e uragani. Inoltre, per anni, i superstiti hanno vissuto immersi in un denso strato di polveri, smog e fumi. E’ stato un disastro, ma nulla in confronto a ciò che sarebbe accaduto senza il missile degli Indiani.”
Mentre ascolto ho l’impressione che il corpo inizi a riscaldarsi. Il buio è ancora completo, ma a tratti mi pare di poter muovere appena la palpebre o la punta delle dita.
“Tuttavia, signor Smith…..”
Perché questa pausa?
“…..è mio dovere informarla che si sono verificati altri eventi, sia durante il periodo più critico sia dopo che la situazione si è, diciamo così, normalizzata.”
Ovvero?
“Mentre il ghiaccio che la avvolge continua a sciogliersi gradualmente, la aggiornerò su alcuni fatti accaduti in sua… assenza.”
Di nuovo quell’inflessione nella voce. Ora avverto i battiti del cuore. Veloci.
“Lei ricorderà, signor Smith, che il giorno in cui venne ibernato le fu comunicato che la cella di congelamento a lei destinata si era guastata e forse non sarebbe stata riparata in tempo. A quel punto lei “convinse”, con molta generosità, il responsabile del progetto a sostituire la sua capsula con un’altra, già destinata a un certo signor Grooves, un multimiliardario ricco quanto lei ma, se mi è consentito, senza i suoi appoggi politici. Purtroppo non fu possibile aggiustare la cella e il signor Grooves morì nel crollo del suo rifugio, abbattuto da un frammento del meteorite.”
Perché me lo racconta? E’ ovvio, in situazioni di guerra o catastrofe vige la legge del più forte.
“Ho un’altra storia da raccontarle. Quando si rese conto della catastrofe imminente, onde poter disporre di tutto il denaro possibile – e in effetti dovette utilizzarne davvero tanto, signor Smith! -, lei si sbarazzò del suo socio accusandolo falsamente di aver manipolato il bilancio della vostra multinazionale. Il signor Loomin fu quindi arrestato, seppure del tutto innocente, come lei ben sa, e morì d’infarto in prigione poche ore prima della caduta dell’asteroide.”
Loomin. Intelligentissimo, altrimenti non l’avrei tenuto come socio. Ma un debole.
“Lei sta iniziando a fare dei piccoli movimenti, signor Smith.”
Vero. Piccoli movimenti delle estremità e della lingua. Anche le tenebre cominciano a rischiararsi.
“Ah, signor Smith! Mi duole avvisarla che la prossima comunicazione sarà la più triste. Sebbene non aveste grandi rapporti, lei aveva una figlia, Sophie, che, per contro, era attaccatissima a sua moglie, o dovrei dire ex-moglie, dato che le aveva intentato una causa di divorzio. Sophie era un’idealista, una persona di nobili principi, e soprattutto una ragazza estremamente sensibile. Sopravvisse alla catastrofe dell’impatto, ma non a ciò che ne seguì: morte, devastazione, sciacallaggi. Si suicidò dopo poche settimane.”
Sophie! Suicida! Una giovane imbecille, ma pur sempre mia figlia.
Non è più buio. Avverto che lo strato di ghiaccio intorno a me si fa sempre più sottile. Posso socchiudere le palpebre. Intravedo delle sagome.
“Come lei ha sempre saputo, signor Smith, sono i soldi a far girare il mondo. E qualcuno ha pagato per essere qui al momento del suo risveglio.”
Ora posso distinguere abbastanza chiaramente tre figure umane intorno alla mia celletta.
“Il ghiaccio sta per svanire, signor Smith. Mi permetta di presentarle coloro che la accoglieranno. Il signor Roger, fratello del signor Grooves. Il signor William, figlio del signor Loomin. L’ultima la conosce. Amalia, la sua ex-moglie.”
Il ghiaccio si è sciolto quasi del tutto. Vedo più distintamente le tre figure. Una ha i capelli lunghi. Tutte tengono in mano un oggetto lungo e affilato. Un coltello.