I RACCONTI DI VIBORG 06 – UNA STORIA ALLAGHÉN

Questa è una storia Allaghén. Siamo Esseri di Luce, tempo prima in un precedente racconto vi ho descritto la mia razza come simile a quelli che voi avete sempre chiamato “fantasmi”. Siamo una forma di vita che sovverte la fisica del vostro mondo, perché possiamo esistere convertendo l’energia, la nostra “luce” in materia, divenendo esseri corporei. Noi Allaghen siamo solo una delle varie razze nel variegato universo degli Esseri di Luce. Discendiamo dalla Luce Blu, la forma di energia che faceva da mantello all’Asse Primordiale. Per questa nostra discendenza e per il nostro temperamento nomade, il resto degli Esseri di Luce non ci ama. Da sempre abbiamo dovuti sopportare le vessazioni di chi si credeva migliore di noi perché la sua Luce era l’energia più interna. In realtà non possediamo le strutture sociali degli Dei, esseri della Luce Bianca, né la territorialità guerriera dei Koissegai, appartenenti alla Luce Rossa. Viviamo come ci va di vivere. Senza stati, senza nazioni, senza leggi. Infestiamo i mondi abitati dagli uomini, perché certe volte qualcuno ci apprezza e ci da un po’ di cibo e riparo, prima di un altro viaggio. Sulla terra abbiamo diverse “Zone di Confluenza”, luoghi dove ci riuniamo per scambiarci le nostre esperienze sui viaggi e su ogni cosa possa essere interessante per le nostre orecchie. E in una di queste Zone comincia la storia che sto per raccontarvi.

Avevamo deciso di incontrarci sulla terra, in una giornata primaverile, verso mezzanotte,  nella Zona di Confluenza di un’antica foresta della Linguadoca, sotto le rovine della fortezza di Montsegùr  

Visto che sono un Allaghé, vi dico subito che Mezzanotte non è un orario come potreste pensare, abituati a vedere il tempo con i vostri parametri umani. È una coordinata Allaghè, che indicata sia una zona che la sua posizione nel tempo e nello spazio.  Sono stato io a fondarla, per attivare una Confluenza su questo mondo.

Mezzanotte indica il Nord e allo stesso tempo un luogo buio come una foresta dopo il tramonto. Gli altri Allaghen hanno recepito questa coordinata grazie a una mia poesia in Khoinna,  una lingua ancestrale, tramandata da Il Blu, il nostro antesignano, l’Allaghè più antico che viva fra di noi. La cui traduzione suona pressappoco così:

Parlami della Genesi selvaggia

Gigante perduto dell’Era Prima

Dimmi dell’Uomo  mentre guerreggia,

smarrito sul confine del furore il sentiero

E rubato il granello di semina,

ora brama la tetra luce della triade divina

di fecondare il suo triste impero.

Il Kohinna non è un linguaggio usato solo per comunicare quando siamo corporei.

A noi non interessa parlare. Siamo soliti scambiarci le frequenze dei fotoni all’interno dei nostri alveoli atomici, quando siamo Luce. Il gioco di colori che crea la nostra energia è anche la nostra lingua. Non ha un vocabolario né una grammatica, collega le nostre esperienze l’una all’altra, creando una specie di memoria collettiva perfettamente intuibile. La Poesia che avete ascoltato,  è una mappa per indicare la Confluenza, una volta divenuti corporei. È un po’ complicato da comprendersi per un non Allaghè, ma spero di essere stato abbastanza chiaro.

Dunque, dicevo, a Mezzanotte aspettavo gli altri nella Confluenza.

L’attesa mi rendeva inquieto, gli Allaghen più antichi sono molto impegnativi, perché avrei dovuto sostenere con questi una conversazione,  facendo defluire al contempo, la mia esperienza a tutti gli altri. È molto importante ciò che mi stavo apprestando a svolgere, direi che è il motivo stesso per il quale mi trovavo e mi trovo qui. Se fossi riuscito a sostenere la riunione, e a far passare la mia esperienza, tutto il resto della mia razza avrebbe saputo degli ultimi terrificanti progetti di Alath riguardo alla Terra e alla nostra stessa esistenza. Sperai di poter allontanare così gli altri dalle  avide brame dei Signori della Luce.  Arrivai al luogo prescelto, mi avvolgeva un senso di orgoglio misto a paura.

Al momento stabilito milioni di scariche fotoniche cominciano a saturare la Zona di Confluenza. Il punto dell’Assemblea ebbe un collasso della sua fisica, e cominciò a divenire così pesante e carico di energia che ogni cosa attorno venne inghiottita in esso, persino la luce. Erano venuti davvero in molti, non mi aspettavo una simile aggregazione. L’orgoglio aumentava, ma anche il timore di non essere all’altezza del mio compito.  Mi chiedo se gli Uomini si accorgano quando questo fenomeno accade,  traviando lo spazio-tempo del loro mondo. Da sempre abbiamo lavorato molto perché la Confluenza non fosse letale per la Terra. Nelle ere gli Allaghè sono stati capaci di creare delle zone di collasso “protette”, cosicché riescono a confluire nelle loro assemblee, senza danneggiare i mondi che li ospitano. Nell’istante stabilito le scariche dei fotoni presero a stringersi attorno a me. Equilibrai la mia onda sulla frequenza collettiva, creatasi in quel momento.

Ora tutti erano connessi e in ascolto.

Cercherò d’ora in avanti, di rendervi intellegibile una riunione fra Allaghè, nei limiti che il linguaggio umano m’impone. “Parlare” come vi dissi prima,  quando ci troviamo nello stato di energia,  significa modulare la propria onda di luce sulle frequenze del resto della specie in ascolto, si crea in modo naturale una specie di super frequenza capace di tradurre la tua onda al resto degli Allaghè.

“Ben trovato.” Parlò il più antico Allaghè vivente, una luce blu cobalto, stabile come roccia, senza più alcuna traccia di trasparenza.

“Sono onorato di poterti trasmettere la mia esperienza.” Risposi, secondo il garbo della mia razza.

“Devo essere sincero, non ero sicuro di trovarti vivo qui. Dopo tutto, sono trascorsi molti millenni, e a quanto vedo, la Creazione è divenuto un ambiente  ancora meno ospitale.” Riprese.

Nessuno dopo di lui e prima di me, tornò nella Creazione dopo la partenza di Adam.

“Alath ha sparso il seme della sua tecnologia e Adam non è più lui da troppo tempo. Antico Amico, non ti sei stancato di questa realtò? Tu la conosci da quando tutto è iniziato. Quanto rimarrai ancora prima di ritornare nell’Asse?” chiesi, incuriosito dalla sua vita eterna.

“Mi manca ancora un’esperienza da vivere, poi, sì,  vorrei riposarmi.” Mi confidò, abbassando l’intensità luminosa del suo nucleo; mi parve rattristato. Intuii cosa avesse oscurato la sua luce.

“Ti manca forse il giorno in cui la Creazione sarà liberata da Alath?” chiedo.

“Sei arguto, giovane, sì.  Adam ritornerà al suo posto, ma non so quando questo accadrà, nel frattempo mi sembra tutto così triste. Mi manca l’Inno, mi manca sentire l’Uomo suonare quella musica ancestrale.”

 “Dai tempo della disfatta di Avila, quando la Regina d’Aurora si fece uccidere, la  Creazione è rimasta da sola, in balia del grande ingannatore, Alath. E tutto è divenuto più incerto e oscuro.”

“Per questo siamo qui, infatti.” Replicai “Ella è tornata nella Creazione, e ha rimesso in gioco molte cose che credevamo perdute o costrette all’immobilità.”

Le onde fotoniche si strinsero ancor più sulla frequenza collettiva, tendendosi per ricevere ogni goccia di informazione. Avevo catturato l’attenzione .

Ripresi: “È certo che Alath stia tentando di allontanare il momento in cui Azyrath entrerà in modo ineluttabile nella Creazione.” Raccontai “Sa che la Regina è molto legata alla mia presenza qui. E che sarà un mio impulso a indicarle l’attimo esatto in cui colpire i Signori della Luce. C’è una sorgente di forza misteriosa in grado di darmi dei parametri da trasmettere ad Azyrath.  Calibrerò l’impulso su quello  della fonte misteriosa, capace di convogliare le energie dei ribelli. Prestatemi ascolto, amici, perché vi rivelo quale sia questa fonte.” La luce scoppiettò vivace, attendendo la mia rivelazione “Questa nuova, necessaria forza parte da un Adam.” La luce si scossero, inquiete. “La verità è che Adam non sa di essere l’origine di un messaggio che porterà le Forze ribelli sulla Terra. Ma spero che ne prenda coscienza il prima possibile. Non posso accelerare i tempi, per non destare i sospetti di Alath. Se scoprisse tutto, potrebbe cercare di eliminare l’impulso di guida, destabilizzando emotivamente l’Uomo. Quindi bloccherebbe l’ingresso del Popolo, al seguito della Regina del Sud. Alath anche se non conosce il nostro piano, però ha già una contromossa per un’eventuale aggancio di Adam da parte di Azyrath.”

“Racconta.”

“È semplice, farà leva sul conflitto che tormenterà il suo Principe ereditario al Trono adamitico, il Duca di Kargaard, al momento di richiedergli una conferma della sua assoluta lealtà al Regno della Luce. Gli imporrà un sacrificio, come fece ai primi due figli di Adamo. Allora scatenò quel conflitto, riuscendo a dividere in due la discendenza, ristabilendo il suo dominio sulla Creazione. Adesso si trova costretto a ripetere l’espediente.”

“Ma non è pericoloso per lui? Ormai Adamo ha sopportato quella punizione, e la riconoscerebbe.”

“Adamo, secondo l’ottica di Alath, ha un punto debole, capace di ricondurlo all’ordine, qualora la sua volontà dovesse entrare in conflitto con quella divina. Si tratta della sua emotività. All’inizio questo venne visto come un espediente per catturare ciò che nessuno, ormai, nella Creazione, poteva racimolare e usare per la propria tecnologia: la Linfa. Allontanandosi la parte intellettualmente simili a Signori della Luce, il Popolo, nella Creazione non rimase nessuno in grado di gestire quell’energia, se non Adamo. Ma Adamo, scisso in due sessi, in perenne conflitto con i suoi figli, presto si dimenticò di avere quel potere. Ma gli dei non lo dimenticarono. Essi non avevano quella possibilità. E non erano connessi come la Regina al resto del Popolo, cosi tennero stretta quell’ultima creatura. Ma la sua emotività divenne anche l’arma migliore per controllarlo.” Ripresi fiato “Alath chiederà a Matthia Kargaard lo stesso sacrificio che richiese a Abele: dargli il sangue del suo agnello migliore.”

“Cioè, il sangue della sua creatura migliore, tu?”

“Avete capito. Questo segnerà il punto di non ritorno di Adamo. Non ho idea di cosa deciderà. Mi ha già detto che per nessuna cosa al mondo mi ucciderà, ma non posso giurarci, è molto legato al suo mondo.”

“La Regina ha detto qualcosa riguardo a questo?”

“Ha proferito che Adamo deve salire al trono, costi quel che costi.”

“Anche se questo dovesse significare il tuo sacrificio?”

“Sì, amici. Ma credo che la difficoltà stia nel gestire l’emotività di Adamo, negli attimi seguenti alla mia morte. Non possiamo sapere se continuerà a essere membro del Popolo, oppure cederà, in preda alla disperazione,  il suo potere ad Alath.”

“E tu, come vivi la possibilità di interrompere la tua esperienza nelle Ere?”

“Quello che vivo io, allaghi, non è importante. Ho compiuto la mia esperienza qui, rendendomi utile a tutti voi. Sono pronto a qualsiasi decisione.”

“Non è giusto che tu interrompa la tua vita. Un Allaghi deve vivere sino a quando egli non ritiene più opportuno viaggiare nelle Ere, non è naturale che si decida per lui, o che la storia di un mondo preveda la cessazione della sua esperienza.”

“È vero e vi ringrazio per la premura. Ma altri Allaghé sono morti in modo innaturale, e ora i tempi richiedono decisioni individuali drastiche e dolorose. Liberando la Creazione ciò che ne scaturirebbe vale molto più di una singola vita Allaghé.”

“E’ questo che risulta dalla tua analisi delle cause e degli effetti?”

“Sì, è questo.”

“Ti chiediamo di far defluire la tua esperienza, cosicché anche noi, analizzandola possiamo darti un parere, se lo accetti.”

La mia onda sussultò come investita da una miriade di raggi luminosi. E particelle fotoniche della mia esperienza presero ad arrampicarsi su quei fasci esterni. Non provai dolore. Fu tutto molto rapido, anche se devo essere sincero, feci molta fatica a reggere quel passaggio di informazioni.

Quindi, dopo la consulta collettiva della mia esperienza,  uno degli Allaghi, fra i più vecchi: “Puoi salvarti, ma questo dipende dalla capacità di provare compassione verso te stesso.

L’ ho visto. Era un’ombra di luce informe, un’ onda fotonica più grande di quella di un Allaghè, quasi gigantesca, dai riflessi rosati. È stato durante la mia analisi finale sugli effetti del mio sacrificio. La Griglia spazio tempo sembrava una ragnatela bagnata, con le bolle d’acqua incastrate nelle sue maglie appiccicose. I quadranti erano opachi in modo insolito, non riuscivo a scorgerli singolarmente, con una visione panoramica,  così uno a uno li ho dovuti sondare, passandovi sopra. Stavo passando sul continuum del quadrante di Matthia, quando l’ ho incontrato. E mi colse di sorpresa.

“Cosa ci fai qui?” ho esclamato.

“Tu che pensi?” sogghignava con quelle labbra azzurre, stirate in modo artificioso in un sorriso morto.

“Sei arrivato da un altro spazio tempo, non puoi vivere qui.”

“No? Chi me lo impedirebbe?”

“La Creazione non è il tuo posto.”

“Ma tu ci stai,mi sembra.” Mi guardava con i suoi occhi rosa screziati di celeste.

“Io sono qui per la mia esperienza”.

“Tutti abbiamo un motivo.”

“Sarei curioso di conoscere il tuo.”

“Non v’è bisogno che tu lo conosca.”

“Se tu sei qui vuol dire che i tuoi simili hanno deciso di assaltare questo quadrante. E tu sei un’avanguardia.”

L’ombra rosso pallido digrignò i denti, attraverso il tenue candore della sua onda di luce potevo intravedere ogni fotone della sua essenza pulsare, dandogli la forza necessaria per sostenere un corpo materiale, una massa e un peso ad esso legati.

“Gli Uomini non ti crederanno. Somigli a loro, come me, e come le creature della Luce che decidono di diventare corpo e peso, ma puzzi di menzogna e le tue parole non saranno seguite.” In realtà, caro Diario, non ero convinto di quanto andavo dicendo, conoscevo la divisione in cui la razza umana era caduta e che avrebbe potuto condannarla per sempre, lui, il Koissegai, era un micidiale predatore e avrebbe atteso il momento giusto, il culmine della violenza in cui quella divisione avrebbe condotto l’Uomo. E come ogni predatore, avrebbe isolato e catturato i membri più deboli della società.

L’essere ringhiò: “Non ti ammazzo come il topo di fogna che sei perché mi servi. Ma prima o dopo, assaporerò l’immenso piacere ti spolpare ogni tuo singolo fotone, assaggiando ogni tuo quanto d’energia, mentre muori sotto infinite sofferenze. Ma ora reputati fortunato, miserabile Allaghè, perché ti lascerò vivere.”

“Sei solo un antico incubo della mia specie, un Koissegai è null’altro che una vecchia onda di luce, il vostro potere è scemato, mentre cresceva la corruzione in voi, e la vostra energia marciva. Adesso intuisco il motivo della tua incursione nel quadrante umano. Sei qui per patteggiare con Alath,perché ti conceda un pezzo di quella Linfa che catturerà quando la Macchina centrale entrerà a regime. Ma sei un illuso. La Macchina è già morta prima di nascere.”

Il Koissegai non mi rispose, d’improvviso brandì una lingua di luce, la sua arma preferita, urtò la mia onda fotonica. Ebbi un sussulto di dolore, ma resistetti: “Non puoi entrare nella Creazione, ormai è tutto deciso, Alath, Manzath e Uzzath dovranno interrompere i loro abominevoli disegni.”

“Idiota, non sarà un pezzo di letame di Allaghi a impedire i nostri desideri. Non dovevo farlo ma non mi rimane scelta.” Un altro schiocco, ma stavolta riuscii a contrastarlo, e contrattaccai con una forte vibrazione dell’onda, imprigionandogli la frusta di luce. Non avevo molte possibilità contro di lui, era un gigante al mio confronto, ma a differenza dei Koissegai che l’ hanno persa, la mia specie possiede ancora la potenza delle prime radiazioni dell’universo, nascosta nei suoi quanti d’energia. Cercavo solo di puntare i miei tachioni, la parte più veloce e pesante della mia essenza, sui recettori, per innescare una reazione a catena in grado di frantumare le particelle fotoniche del Koissegai, o almeno della sua arma.  Ebbi un attimo, solo un istante, cui il gigantesco essere mi penetrò con il suo sguardo malsano. Approfittai del fatto che mi stesse studiando. Riuscii a mandare un impulso, una particella si scontrò contro un tachione, spingendolo a sua volto addosso a un’altra particella di luce, un attimo solo e divampò un biancore abbacinante. Gli abitanti della Creazione videro nel cielo, solo un’improvvisa esplosione, lontana, nei recessi del cielo. Un bagliore di una stella bianca, e poi nulla. L’urto infatti fu così forte che le nostre onde caddero su frequenze percettibili agli occhi umani.

Mi ridestai sulla spiaggia. Il mare del Nord ringhiava sotto un’imminente tempesta.

“Sei ferito?” la barba bionda che ornava le labbra di Matthia, fu la prima cosa che vidi.

“Ti abbiamo potuto seguire grazie alla traccia che ci hai lasciato sui radar.”

Sollevai la testa dalla sabbia, spuntandola, mi era entrata persino in gola.  Mi guardai attorno: i resti di un  bunker con le bocche di fuoco morte, ancora puntate sul mare,  e le carcasse dei Tank: “Dove sono finito?”

“Sulla spiaggia di Hidden.” Mi fa Matthia “Fa freddo.”

“Il vento sulla Costa Atlantica è impietoso.” Risponde “Cosa ti è successo? Hai un aspetto osceno.”

“Stavo effettuando un’altra analisi sul quadrante. Ma poi quello che pensavo impossibile, si è concretizzato. Come un incubo.”

“Torniamo a Viborg, devi riprenderti, e mi spiegherai. Dimmi se sei ferito, se hai dolore.” Mi parla, preoccupato.

“È come se fossi passato in un tritacarne, ma sono vivo.” Faccio, scostando il pesante mantello di Matthia che mi aveva quasi avvolto, mentre era piegato su di me. È un abito possente. Ci vuole la stazza  di Adamo, o di un Lacerta per portarlo. È una parte essenziale per il combattimento, attivato può proteggere dai proiettili, riflettendoli indietro. Inoltre destabilizza i radar umani, i mirini laser e altri marchingegni simili. Ma è pesante, e sebbene mi tenesse riparato dalla salsedine che mi colpiva con il vento gelido, rendeva difficile ogni mia mossa. Matthia mi aiutò, tenendolo lui indosso e coprendomi.

Mentre la flebo stava gocciolando le sue sostanze saline in me, sentivo Matthia lavorare al tavolino.

Intorno non c’era altro eccetto il mio letto, la flebo, e un macchinario che pulsava a intermittenza. Ero nel Laboratorio, e seguivo con gli occhi quello che faceva Matthia, anche se non capisco il senso. Sta scrivendo su una lavagna alcuni numeri, sigle, e li incrocia in formule e dati. Non so cosa siano tutti quei risultati. Ha prelevato alcuni libri dalla biblioteca, riesco a scorgere qualche titolo: La Sintesi del DNA : molecole sub nucleari, Crazione e Genetica, Appunti di Matematica Nucleare.

È un Uomo all’antica e spesso preferisce la carta alla tecnologia. Ma i libri siano meno intercettabili degli appunti sul suo simulatore, sicché è questo, più che il sapore d’antico, ad attirarlo sui manoscritti.

Inaspettata riceviamo una visita.

“Mi sorprendi sempre di più, Allaghè.” La voce femminile era  intensa come una giornata d’estate.

“Bentornata, Signora.” Fa Mattia, voltandosi.

La Regina del Sud gli sorride, poi mi tocca la fronte: “Ho avuto paura durante il tuo combattimento, il Koissegai era enorme e pericoloso. Ma ci ha colti tutti di sorpresa, siamo rimasti bloccati all’esterno e nessuno è potuto venire in tuo soccorso.”

“Lo so, il quadrante stesso era una trappola per chiunque, oltre me vi si fosse avventurato.”

“In questa storia sembra che tu debba combattere in solitudine. Mi dispiace.”

“Mi ci abituo.”

Solleva lo sguardo verso Matthia: “Come sta? È ferito?”

“Non è ferito, ma è molto debole, come se qualcosa gli avesse succhiato energia durante la sua materializzazione.”

“È il Koissagai. Non so come abbia potuto impararlo, ma è in grado di sfruttare l’energia quantica del processo di materializzazione degli Allaghi.”

“Non credo lo sapesse fare, prima.” Faccio.

“Infatti.” Risponde lei “Non lo poteva fare. Ora invece sembra che sappia agganciarsi alla tua onda mentre ritorni materia.”

“Cos’è quest’affare, un nuovo gioco di Alath?” chiede Matthia, sconcertato.

“No, Matthia, un Koissegai è un essere che non viene dalla Creazione. Vive nella stessa Zona degli Allaghi, ed è un potente predatore di quest’ultimi. Negli ultimi tempi, però la sua ferocia si è scontrata con la maggiore capacità degli Allaghi di sfuggirgli, attraverso le loro esperienze. È infuriato,perché l’onda fotonica di un Allaghi è il suo nutrimento principale.” Risponde lei.

“È grosso, ma stupido.” Aggiungo, con una fitta improvvisa al petto.

“Diceva che ‘gli servivo’.” Continuo.

“Sì, capisco. Tu servi a lui per tracciare una via che porterà i suoi simili nella Creazione.”

“Ma perché? Non ci sono Allaghi nella Creazione, eccetto me.”

“C’è tuo figlio, un anello debole della vostra catena sociale, facile da catturare.” Replica “E presto, se Manzath riuscirà a ingannare suo fratello, tuo figlio potrà generare altri Allaghè altrettanto deboli. Un pasto facile per i Koissegai.”

“Animali da allevamento, dunque?” fa Matthia.

“È così, Allaghè allevati come polli, per nutrirli. La Macchina Centrale avrà bisogno di guardiani e di vedette sulla Griglia. Quale mastino migliore di un Koissegai per ripararsi dalle sorprese di un’incursione di Allaghè?”

“Quindi questi cosi si stanno alleando con i tre dei?”

“No, Matthia, con Manzath. Lui ha promesso che solo quando avrà il potere assoluto sulla Macchina, potrà dar vita al patto con loro I Koissegai dovranno schierarsi contro Alath e Uzzath, fra non molto, per divenire un nuovo esercito della Luce.”

Mi scuoto, indignato: “Ma un Koissegai è una testa vuota! Sanno solo cacciare e sbranare alla cieca. Talora agiscono in branco, ma non hanno alcuna iterazione evoluta fra loro! Mi spieghi come farebbero a schierarsi nei ranghi di un esercito?”

“Caro Ventuno non dimenticarti che sei tu a vederli come teste vuote. Per alcuni Uomini saranno invece esseri di luce, scesi dal cielo per aiutarli.”

“Angeli?”

“In tutte le culture umane c’è un salvatore giunto dal cielo, dopo una tremenda catastrofe.”

“Non posso crederci!” scatto “Come si può pensare a quelle belve come a dei salvatori?”

“Loro si nutrono di Allaghè, non di umani.” Replica.

“C’è più possibilità che un Luccio diventi un governante Terrestre, che un Koissegai componga una frase logica.” Ribatto “Un pesce terrestre ha più cervello di uno di quei pachidermi luminosi!”

“Comunque le cose vadano, la Triade dei Signori della Luce dovrà disgregarsi.” Interviene Matthia “Se Manzath ha deciso di puntare al controllo totale della Macchina, utilizzando questi suoi nuovi giocattoli, incapperà nelle ostilità dei suoi Fratelli.”

“È fuori di dubbio.” Aggiunge la Regina “Ed era prevedibile. Quei tre sono assatanati di potere. La creazione li ha drogati. Ora non si accontentano più dell’ immenso dominio di un’Era, sia pure diviso in tre. Ora vogliono comandare l’uno sull’altro.” 

“Ora capisco le intenzioni di Alath. E forse un modo per salvare tuo figlio esiste.” Parla Matthia “Lui vuole ucciderlo per evitare che suo fratello abbia il suo allevamento di carne da pasto per queste bestie. Ma possiamo ingannarlo, possiamo fargli credere che tuo figlio sarà un’esca perfetta per svelare i piani di Manzath e innescare una nostra rappresaglia.”

“Ottimo, così esporresti il figlio di Ventuno alla mercé di quegli esseri!” se ne esce la Regina.

“Meglio che sgozzarlo sull’altare, non trovi?”

“Pensi che Alath accetterà questo piano, che cada nel tuo tranello?” chiedo, perplesso dal piano di Matthia.

“Non solo ci cadrà, ma lo convincerò che io e te siamo insostituibili in questa nuova battaglia, cosa non falsa, ma non ancora calcolata dal nostro divino signore. Io posso creargli Allaghè capaci di percepire i movimenti del suo antagonista sulla Griglia, e conosco i nuovi soldati di Manzath. E forse posso anche replicarli qui.” Si avvicina sulla lavagna dove stava scrivendo prima “Ho rintracciato una strana frequenza sulla catena rna di Ventuno. Ho fatto delle prove. I geni di un preciso cromosoma sembrano alterati, reagendo in modo abnorme a un certo tipo di elemento. Quindi se isolo l’elemento che ha alterato la percezione di quelle  proteine di Ventuno, posso farmi un’idea della composizione primaria del DNA di quegli affari.   Se prima era in dubbio sul cosa fare di me, ora credo non abbia scelta. Salirò sul trono di Adamo, e Ventuno vivrà.” Disse, giurandomi in modo implicito che non mi avrebbe lasciato sacrificare, anche se io stesso avessi preso quella decisione.

La Regina del Sud: “La tua prontezza è agghiacciante Matthia. Capisco perché Alath non ti voglia come nemico.”

“Replicare un Koissegai potrebbe essere un errore.” Faccio sospettoso circa il suo piano “Loro ancora non riescono a materializzarsi nella Creazione e tu, cercando di crearli, potresti dar loro una mano.”

“E forse è questo che vogliono” aggiunge la Regina “Aspettano che Matthia crei qui dentro un corpo fisico per un Koissegai.”

“Alath avrebbe però un bilanciamento delle forze sul campo. Questo porterebbe ancora una volta a una sorta di pace condivisa fra i fratelli, che ci darebbe il tempo di andare avanti con i nostri progetti.” Replica il Duca.

“Un Koissegai non è come un Allaghè. È grosso un po’ meno di un Megasauro, ma il doppio di un Uomo, ti strappa la pelle con una frusta di luce che ha al posto dei capelli, a contatto con la materia genera un acido velenoso, e ti scioglie i tessuti viventi. Si nutre di Allaghè, ma sa uccidere tutto ciò che gli si presenti davanti. È un’entità antica, dalle infinite conoscenze, capace di ammaliare i viventi più giovani, come un ragno che fa brillare di falso nettare la sua tela. Non avete idea di cosa potreste trovarvi nel mondo. I Megasauri potrebbero essere in confronto, dei cuccioli indifesi. Ciò che oggi si sta per estinguere, domani potrebbe essere una specie infestante, capace di dominarvi come nessuno ha mai fatto.”

“Non ha torto.” Annuisce la Regina “I Koissegai sono predatori, e la fame li sta spingendo nella Creazione. Io, e i Tre Signori della Luce, sappiamo come fermarli, gli Allaghè stanno evolvendo la capacità di fuggirgli, ma dopo infinite epoche ed esperienze, i Megasauri sono grossi e feroci,  mentre voi, i Siran e i Lacerta, non avreste possibilità. A meno di non venire protetti dai vostri dei. E questo non farebbe che aggravare la vostra situazione, legandovi ancor più a quei tre.”

Matthia sbuffò, sgranchiendo il collo indolenzito per la lunga veglia alla lavagna: “Sì, ho capito.” Si avvicina ancora alla lavagna, prende un pennarello e cerchia una specie di formula chimica mischiata a una sorta di algoritmo.

Lo guardiamo incuriositi.

“Ma adesso io so come potrebbero esser fatti e di cosa avrebbero bisogno, qualora decidessero di farsi vivi qui.”

La Regina: “Sei riuscito a capire quale materia potrebbe sostenere la loro energia?” è incredula “Sono secoli che cerco di farlo. Ti ho detto, Adamo, la tua intuizione m’impressiona ,  Alath a ragione temeva il tuo antesignano.”

“Comprendo perché ti sia sfuggito questo particolare, mia Signora.” Le risponde in modo dolce “Non avresti mai mandato un Allaghè a rischiare la vita per trascinare dentro di se una traccia di quelle belve. Ma ora, è successo, e avendo solo io l’accesso al DNA dell’unico Allaghè che ci sia riuscito, ho anche la traccia su cui lavorare. Non c’entra nulla l’intuizione, ma la fortuna. Fortuna di Ventuno, riuscito a sopravvivere all’aggressione e la mia, che sono riuscito a cogliere quest’ombra proteica, appena in tempo, prima che svanisse.”

“Ti sbagli, il tuo tempismo e la tua sapienza sono stati fatali per svelare il mistero.” Continua lei, ma Matthia non raccoglie il complimento. Non è un  amante dei premi e degli encomi.

“Fatto rimane che quel Koissegai scalpita ai limiti della Creazione.” Faccio notare.

“Una traccia proteica è poco per stendere una mappa genetica della nostra  bestia   trans-dimensionale.” Parla Matthia “Ma è un inizio”

“A quanto pare Alath non ha neppure quella.” Replica la Regina.

“Alath ha me, però.”

Tacemmo. Matthia ci apparve preoccupato.

“Se riuscissi a dimostrargli che un Allaghè è meglio vivo che morto, potrei rimanere sul Trono e salvare la vita di Ventuno insieme. E perseguire il nostro piano.” Insisté.

“Se pensi che davvero questo possa esserci utile, allora agisci secondo la tua coscienza, Matthia.” Replica la Regina “Ma stai attento, Alath è astuto e potrebbe annusare puzza di bruciato nelle tue parole.”

“Conosco il mio dio, è suscettibile alle lusinghe e ama essere venerato, so come dovrò comportarmi per essere creduto.” Disse il Duca.

“E non ha scelta, se vuole venire a conoscenza dei piani di suo fratello.” Aggiungo.

Ora, caro Diario, tutto era nel destino di un gioco di parole. La nostra storia futura si sarebbe scritta secondo l’esito  di un’astuta sfida di retorica da parte di un uomo contro  un essere divino.

Alessandra Biagini Scalambra