ERATAI 10 – LA FINE DELL’UNO: IL RE BIANCO E IL RE NERO – QUINTA PARTE

Ayurta

Ayurta era un’impresa degna di una titanica volontà, capace di abbattere l’ostacolo delle paludi dimensionali. Sarebbero morti innumerevoli soldati, e la sua conquista avrebbe richiesto al Luogotenente di Alath ogni stilla delle sue forze per pianificare qualcosa di realizzabile.

Al cospetto di Alath, Adam ricevette un’ulteriore divisione, l’Armata degli ‘Aġřnus, creature primordiali, nate nella Luce Rossa, che hanno cominciato la loro scriteriata migrazione dall’Asse, verso i mondi più antichi, i morenti Argum. Lì hanno portato i loro inganni, alleandosi con esseri abbietti, hanno ridotto a una perenne schiavitù il popolo di Lampan, che i sapienti chiamano il Popolo degli Uccelli.

Nell’Aula Magna del Tempio, il  Comandante della Famiglia vincente in capo agli‘Aġřnus, Kephet, attendeva. Era enorme, longilineo, con le gambe simili a quelle di un gigantesco uccello, e svettava ben al di sopra di Adam. 

“Kephet Amaketon Quarto, sono lieto di conoscerti.” Fece l’Uomo

Il titano ricambiò con un gorgoglio gutturale che fece dondolare i bargigli carnosi su quella specie di becco morbido.

“Amaketon è la famiglia ‘Aġřnus regnante , non è vero?” chiese.

“La mia linea di sangue serve Alath da innumerevoli ere,  come Famiglia dei Kah, Signore.” Rispose con un’insolita voce che sembrava l’acqua scossa da uno sbattitore.

“Conosco la forza della tua gente, Kah Amaketon. Ho studiato molto l’abilità dei vostri nel maneggiare le arti magiche. Per essere sincero, non conosco questo genere di scienze, perciò vi ammiro come detentori di una forma a me nuova di sapere.”

Il Kah si rabbuiò. Pensava che Adam stesse preparando una lusinga nei confronti dell’abilità magica della sua specie, invece, il Primo Uomo si limitò a rispettare una nuova forma di arte.

“Sapete perché siete stati convocati sotto il mio comando, Kah Amaketon?”

“Alath ci ha detto di venire a te, ma non sappiamo altro.”

“C’è da compiere un’impresa colossale, degna di nostro Signore Dio. Avevamo dunque bisogno di tutte le forze disponibili nell’Empireo. Perciò siete stati evocati dopo così tanto tempo.”

“Ebbene, qual è la natura di questo disegno, Re Adam?”

“Come sai, Grande Kah, i piani di Alath sono noti solo a lui, e in parte a me, poiché devo occuparmi della loro realizzazione. Non posso dirti altro se non il tuo preciso compito nella mia strategia generale.”

“Temo di non aver capito, Re Adam, perdonami.  Vorresti che metta a tua disposizione i maghi ‘Aġřnus senza sapere il motivo, né il piano al quale dovremmo prendere parte?”

“Alath elargisce i compiti, mio caro Kephet, noi dobbiamo eseguire i suoi ordini secondo i compiti affidateci.” Tagliò corto.

“Ho sempre obbedito a Nostro Signore e non mi sottrarrò questa volta, ma ammetto che per le creature più antiche dell’Asse, è una procedura inconsueta. Noi c’eravamo assieme agli Dei, e abbiamo compiuto per loro diverse missioni, prima ancora che arrivassero gli Uomini e ogni altra creatura.”

“Lo so, mi è nota la vostra storia, e mi onoro di averti fra le mie fila, Kah Amaketon. Ma non ci è dato sapere l’intero piano di Alath su di noi, né a me, né a voi, esseri antichi e rispettabili.” Al termine della frase Adam si azzittì, poi come attratto da una domanda irrefrenabile: “Grande Kah, non t’offendere se ti chiedo un’informazione che esula da questo contesto.”

Il Capo degli ‘Aġřnus annuì, aspettandosi la domanda.

“La tua gente sa molto della Luce Blu, potrei chiederti da quanto tempo la conoscete ?”

Il Kah sollevò il collo ricurvo, emettendo un brontolio stridulo d’interesse: “Ammetto che la domanda di Re Adam mi mette curiosità.  Ma risponderò. Invero la mia gente conosce bene la Luce Blu.  La nostra conoscenza su quest’infame energia dell’Asse, deriva dai tempi remoti. Né tu, Re Adam, neppure forse gli Dei, eccezion fatta di Alath il Misericorde,  potreste immaginare da quanto tempo la conosciamo.”

Ringraziò il Kah. Il motivo per il quale s’interessò a quell’informazione  rimase oscuro a Kephet come ad Adam stesso. Il Primo Uomo non capì perché a un certo punto lo punse il desiderio di conoscere quel dettaglio. Il Kah per ossequio al suo nuovo Generale, non ne chiese il motivo. Gli uomini, secondo lui, sono esseri emotivi e certe volte risultano incomprensibili nelle loro stupide pretese.

Il Capo degli ‘Aġřnus  uscì dall’aula, con il suo inusuale passo ondeggiante.

Adam rimase solo. Raccolse alcune carte che aveva studiato prima della riunione, quando sentì il bisogno di sedersi. S’incurvò sullo stomaco, preso da un dolore acuto quanto improvviso. Stille gelate gli gocciolarono dalla fronte,  imbevendo i capelli sul viso. Le labbra si fecero paonazze.  Un istante dopo quel dolore che gli tagliò il respiro, sentì accendersi un fuoco dentro di sé. Forse dormì. Perché ebbe una visione. Piano il sudore freddo lasciò il posto a un rovente desiderio di urlare, e le labbra divennero vermiglie.  Si sbottonò il colletto rigido, e afferrò la bottiglia d’acqua. Non aspettò di versarsela nel bicchiere ma la trangugiò dal collo. Quel bollore gli parve accrescere la percezione del suo corpo.  Si sentì gigantesco, capace di sovrastare quella specie di pollo con i bargigli di carne. Tutto gli sembrò di poter dominare, come un’aquila abbarbicata sullo sperone di un crinale, e, al di sotto la sua valle.

In un immaginario volo su quella folle vallata, scorse il tramonto allungarsi quasi all’infinito, come se il mondo non avesse più il suo naturale confine. Un punto nero, dove si stagliavano le luci del crepuscolo, attirò il suo sguardo. Come un pazzo corse oltre il sole, attratto da quella visione. Un punto, nulla più. Ma in quel punto entrava tutta la luce del suo sogno. Doveva vedere verso cui voltavano i raggi, e lì vide cos’era quel punto. Era un portico di pietra. Guardò meglio, venne attratto dall’iscrizione che recava sull’arco superiore.

“Mananìras Edakanìras Sapodàn” Balbettò, ricadendo all’improvviso nella realtà “Il Porto delle Anime Morte.” Prese un taccuino e vergò quelle parole “Nella loro lingua. Sì.” pensò mentre tracciava i segni di una lingua assopita nella sua memoria “La lingua dei Doremesur.” Sul motivo di quella visione non si seppe rispondere. Qualcosa galleggiò però nei suoi ricordi, ammantato di nebbia :

“Rassadӕġàran iperàkenn

Romàniril elarġissànir

Athiperassànn

peadàran elabianàran.

Per il dominio della Luce

che regna sulle creature,

dispensatrice di vita,

Il Regno di Dio,

Le Potenze proteggono.”

Riflettè su quello che aveva appena ricordato: “Doremesur. Antiche bestie senza destino. Perché la loro voce? Però avevano una bella voce. La voce.” Pensò appoggiando la fronte madida fra le mani.

“Vostra Maestà!” sentì chiamare dall’alto della loggia esterna “Vostra Maestà, un incidente!”

Adam sollevò il capo verso la fonte della voce. Un giovane cadetto Siran lo stava avvertendo con un fare altisonante, ma rispettoso. Confuso, tornò alla realtà.

“Cosa diamine è successo? Perché imprechi in questo modo? Sono appena uscito da una riunione, avresti rischiato d’interromperla, razza di maleducato!” sbottò.

Il cadetto, un giovane dall’aspetto laccato e con l’uniforme inamidata sono all’eccesso, tentennò: “Maestà, mi hanno detto che la riunione si è conclusa due ore fa e che voi siete rimasto qui per studiare. Mai mi sarei permesso d’interrompervi!”

Adam scattò in piedi: “Cos’hai detto? Due ore?”

“Sì, mio signore.”

S’irrigidì, ma cercò di non darlo a vedere al cadetto, che attendeva una sua risposta. Il pensiero di aver trascorso due ore in quel letargo lo sconvolse, ma non mostrò alcun segno al di fuori.

“Cos’è successo?” fece, rassettandosi il collo della giacca.

Il Siran discese nella sala, con la chioma bianca platino che gli cadeva morbida sul collo: “Nelle Vasche dei Gabinetti di Detenzione sembra vi sia stato un corto circuito e il suo Prigioniero Speciale ha riportato danni molto seri.”

“Dunque tu eri un tirocinante delle Guardie Reale?”

“Sì, Maestà, di turno presso i gabinetti di detenzione.”

“Dimmi tutto, intanto voliamo lì.”

“Soggetto n. 029.7 Luce Blu, sottorazza Allaghè, trattamento di protocollo in fase terminale.”

Sottorazza, Alath voleva una nuova classificazione del suo catalogo della vita, chiese ad Adam di riunire una commissione di esperti per ridefinire una volta per tutte, la questione etica degli Allaghè. Poiché erano Esseri di Luce come gli Dei, risultava sconveniente perseguitarli alla stregua di maiali da macello, dai quali succhiare ogni brandello di energia. Adam non volle direttamente occuparsi della questione. Riunì nell’Aula Magna uno dei più autorevoli Siran, per l’esattezza: “Signor Hookan, direttore del Dipartimento della Classificazione delle Specie, la ringrazio di presiedere all’incontro” Fece il Luogotente di Alath.

“Riunione mantenuta nell’assoluto segreto, Re Adam, abbiamo ricevuto l’ordine divino di non fare parola con nessuno di quest’incontro, neppure con  le nostre segreterie.” Parlò Hookan, un Siran dalla voce sonante e con un eterno sguardo di sufficienza.

“Mi rammarico per il disagio provocato, esimi signori, ma è necessario il riserbo e vi dirò i motivi.” Spiegò Adam “Come sapete ormai la questione degli Allaghè è divenuta annosa. Ora, sappiamo che la loro sostanza è simile a quella degli Dei, essendo fatti di luce. Il problema è che ci serve la loro energia. Ci serve per conquistare Ayurta e le sue inesauribili ascese di Linfa e i suoi preziosi varchi dimensionali. Per una guerra simile abbiamo bisogno di una fonte di energia eterna, senziente, capace di adattarsi a parametri variabili. Al nostro totale servizio. Questa l’abbiamo trovata nella Luce Blu.  Ora sorgono due nuovi problemi, il primo è la reperibilità della fonte. Il secondo è più burocratico. Non possiamo mettere sotto vetro qualcosa che porti un’impronta divina nel nome della sua razza, come Essere di Luce.”

Hookan parlò: “Non capisco, vostra maestà sa bene che alla Voce Essere di Luce nel Catalogo Empireo, seguono tre diversi rami: Luce Bianca, Luce Rossa e Luce Blu. Gli Allaghè si trovano sotto la radice Luce Blu.”

“Lo so, infatti, Signor Direttore. Per la precisione: ‘Famiglia Esseri di Luce, Classe Luce Blu, Specie Allaghè. Conosco i suoi studi e la sua classificazione è perfetta. Ma il problema è questo. Possiamo dare la caccia, estrarre la luce dal loro corpo e incenerire la carne inutile, con una simile nomenclatura? Non è degno di chi vive sotto lo stesso albero della vita di un Dio, fare la fine di un animale al macello.”

“Non cambiando la classificazione della sua razza, cambieremo la sua natura, Re Adam.”

“No, ma muteremo l’atteggiamento mentale dei cacciatori. Un conto è andare alla ricerca di Esseri di Luce, cugini, alla lontana, degli dei, un altro è cacciare animali selvatici, buoni solo per funzionare da pile.”

“Dunque cosa mi sta proponendo, Vostra Maestà?”

“La faccio partecipe della volontà di Dio, non di un mio pensiero. Dunque ecco cosa si dovrà escogitare. Gli Allaghè sono un sottorazza derivante dalla Luce Blu.”

“Uhm, e come la identifico nel Catalogo? Mi spiego, una sottorazza deriva da una razza, un ramo principale.”

“Certo, farete partire la specie Allaghè da una derivazione indiretta della Classe di Luce Blu. Una specie di ramo secco e inutile dell’evoluzione degli Esseri di Luce, una sorta di tumore benigno in seno all’asse ereditario delle Classe di Luce Blu. Uno sviluppo autonomo, senza alcun legame con  Dio.”

“E’ un’impresa, perché nel catalogo la Famiglia degli Esseri di Luce è la più omogenea in assoluto, non possiede alcuna derivazione genetica a cui aggrapparsi. Si trattasse di un Rettile sarebbe molto più semplice, di rami evolutivi ce ne sono a decine, e trovarne uno da ‘seccare’ non è arduo. Ma la Luce, Buon Dio,  ha tre filoni precisi, lisci, senza alcun fronzolo dal quale far dipartire una linea genetica ‘inferiore’.”

“Bene, Alath vuole che sia creata.”

Oghaan titubò sulle parole del Re: “Ho capito bene, maestà? Creata?”

“Ha compreso. Ora si metta al lavoro”

“Dunque mi state chiedendo di tirar fuori da un disegno di un albero su un foglio un ramo prima inesistente? Signore, posso anche improvvisarmi un pittore, ma quell’aggiunta a penna, non segnerà la comparsa di una nuova forma di vita.”

Adam divenne scuro: “Il progetto di Alath il Misericorde è sconosciuto ai mortali.” Proferì tagliando corto “Noi ci è permesso criticare i suoi dettami.”

“Di sicuro, Maestà. Obbedisco, mi metterò a studiare la faccenda. Entro qualche giorno avrete una mia relazione.”

“No, Direttore. Vogliamo la sua relazione fra quarantotto ore. Non tolleriamo ritardi.”

Il Siran deglutì: “La questione è complicata, si tratta di riscrivere la storia naturale.”

“Me ne rendo conto, ma è la sua volontà, non la mia.”

“Sì, certo. Obbedisco.” Ripeté sconsolato il Siran.

“Ne sono felice. , Alath sia Lodato.”

“Sia lodato il Signore!” scattò il Siran, salutando il Re che s’allontanava verso la porta.

Adam entrò nella sala della contenzione, dove era immobilizzato nella sua vasca l’Allaghè catturato. Attorno a lui si agitava la solita vita di quelle sale. Sacerdoti dediti ad ammansire e lustrare l’altare dell’ ’Argnut. L’Allaghè giaceva privo di forze, come se qualche proboscite di zanzara avesse succhiato tutto il suo sangue.

“Soggetto n. 029.7 Luce Blu, sottorazza Allaghè, trattamento di protocollo in fase terminale.”  Disse, ora quell’essere non era che una creatura inferiore, da trattare senza rispetto.

La caccia a questi topi da laboratorio sarebbe stata affidata a segugi infernali.

L’altare si lordò si sangue vivo, mentre un giovane rettile, un Lacerta, si contorceva con la gola squarciata. Adam attese che l’ultimo soffio di vita abbandonasse il corpo verde smeraldo, assistendo agli spasmi della vittima che cercava di rimanere viva, nonostante dalla sua gola zampillasse il suo sangue.

Alath accolse con compiacimento il sacrificio del suo Luogotenente e gli concesse la parola.

Adam si prosternò, udendo il tuono soddisfatto del suo dio e cominciò: “Useremo i Draghi di Fuoco, mio Signore, a questo punto ritengo che siano gli animali migliori per inseguire quei topi della Luce Blu.”

“Non è stato concesso ad Adam di dominare le creature mortali  nei mondi della Creazione, per eseguire il volere del suo Signore?”

“Ho addestrato un gruppo di Draghi di Fuoco, affinchè compiacessero i suoi ordini. Ora il progetto di Dio avrà nuove leve.”

“Sono andati molto oltre le evocazioni, i Doromesur e sono stati convocati alla volontà del Re dei Mondi. In loro ardono gli spiriti della Luce Rossa, che noi abbiamo assoggettato alla nostra guerra.”

“Sia fatta la volontà di Dio, e che tutto si compia. Ricominceremo a dare la caccia agli Allaghè, li staneremo, non daremo loro tregua. Li porterò al tuo cospetto, perché si rammentino della loro empia natura.”

“E’ stato deciso che la Luce Blu pagherà il prezzo dei suoi sacrilegi.”

Adam lasciò il corpo dissanguato del Lacerta alle fiamme del forno sacro. Sgozzare un Lacerta davanti ad Alath era una pratica ormai consueto. Il Dio si sporcava le mani quando voleva procedere da solo agli esperimenti di genetica, e in quel momento stava architettando una specie di soldato rettile in segreto, al riparo dagli schiamazzi dei suoi sudditi e dallo sguardo malevolo dei suoi fratelli. Adam era il suo assistente di laboratorio e gli forniva i tessuti vivi per le sperimentazioni. Oggi Alath voleva del sangue. Sangue infettato da un virus prodotto dal suo Luogotenente per esplorare alcune variabili genetiche. Perciò il corpo venne dato alle fiamme.

Adam si diresse verso l’area dei Draghi di Fuoco. I Draghi del Fuoco discendono dai Draghi,  la stessa razza di rettili cui appartiene il Generale di Adam, Astarat, ne sono una sotto razza, un derivato. Sono poi stati mescolati con altri rettili. La loro casa nell’Empireo è uno zoo fatto di un unico muro di metallo Ummo, una lega proveniente dalla scienza di dio, la cui resistenza è senza tempo. Sul muro, corre un laser di luce capace di uccidere all’istante ogni cosa. L’aspetto dell’aerea è quello di una campana, una specie di voliera senza sbarre, ma solo una cupola impenetrabile, un blocco unico di Ummo. Un cunicolo sotterraneo introduce nella campana. Un sibilo avverte gli “ospiti” dell’arrivo di un pezzo grosso della gerarchia.  È essenziale che i signori del Fuoco sappiano in largo anticipo chi o cosa entrerà dalla botola. Il pericolo che si avventino d’istinto sul primo che entri è elevato, vista la loro poca confidenza con il ragionamento.

Lo sbattere membranoso delle ali si poteva sentire già dal tunnel d’ingresso. Ma il fetore che avviluppò Adam quando oltrepassò la soglia, lo fece tentennare. La pelle squamosa dei Draghi del Fuoco è coperta sui platagi  da una sostanza grassosa, che rende le ali indistruttibili. Ogni tanto si staccano dei brani di questa gelatina e cadono a terra, decomponendosi. L’odore di questa decomposizione stomaca chiunque non sia uno di loro.

Era un gruppo di dieci rettili, la normalità demografica dei loro branchi in natura. Il più grosso, rosso e violento, era il loro capo. Le casse toraciche dei Lacerta che giacevano al suolo, era divelte, le interiora estratte e divorate. Teschi e resti umani con ancora della pelle attaccata cospargevano le pozze d’acqua stagnante. In realtà di rettile i Draghi avevano solo l’ involucro esteriore. Erano macchine progettate anche su un modello ormai estinto da ere, una razza di rettile che viveva un po’ ovunque nei mondi della Creazione, i Doromesur. Sebbene possenti e molto più massicci di un Lacerta, i Doromesur non erano gente violenta. Come i primi erano predatori, carnivori, ma conducevano una vita sociale in piccoli gruppi,  che di rado s’incontravano, vista l’enormità delle prede. Erano, però al contrario dei Lacerta, abili artigiani di spade e armi da duello, le gare, i duelli erano la prima cosa che si vedeva quando dei gruppi decidevano d’incontrarsi. Rinomati erano i campionati mondiali dei loro combattenti, vere e proprie stelle, attorno alle quali venivano composti canti epici e gesta d’eroi.  Ma la loro voglia di battersi si esauriva in quelle contese. Nessun Uomo, o Allaghè,  o altro ebbe fastidio dalla loro natura. I Doromesur non erano della stessa famiglia dei Lacerta, pur essendo entrambi rettili, i primi erano Sauri, come i Megasauri, gli Arcontosauri e gli Antrasauri, giganti della loro classe, feroci, e sì, bellicosi. I Doromesur erano i più intelligenti e meno violenti della famiglia. Di poco più piccoli dei cugini. I Lacerta sono tutt’altra razza, più affine agli uccelli che ai sauri. A detta di molti, hanno un cervello di gran lunga più importante del resto dei rettili senzienti. I Draghi di Fuoco sono stati costruiti sulla base del corpo dei Dormoesur e dei Draghi, ma poi la loro razza si è stabilizzata in un’altra famiglia, del tutto nuova e artificiale, i Rettiloidi.  Tant’è che questo gruppo possiede le ali, nessun sauro o lacerta ne è dotato.    

“Tutto questo è nato dal seme di Astarat.” Riflettè Adam, guardandosi attorno, ricordandosi di quando il suo Generale fecondò la sola femmina di Doremesur mantenuta in vita, allo scopo. La storia dei Doromesur è triste e mortifera, si spenge in quell  gesto di Astarat, dando origine ai Draghi di Fuoco.

Dentro quell’involucro di rettile arde la fiamma della Luce Rossa, impiantata dallo stesso Alath. Questo fu l’affronto finale per gli Allaghè. Il cuore di quei mostri batteva per assaporare la loro carne e succhiarne il midollo, la Luce Blu. Ora Alath aveva dato ad Adam  un cane da caccia perfetto per inseguire e catturare gli Allaghè. In natura, dove vennero abbandonati per farli prolificare e perfezionare dall’ambiente, avevano imparato a nutrirsi di queste creature, assaporando la loro carne dolce, e la Luce Blu. Quei dieci erano affamati e da tempo sognavano ciò per cui erano stati creati. Adam li chiamò a raccolta.

“Preparatevi, Draghi, perché oggi andremo a caccia di Allaghè.”

Le parole provocarono un tumutlo fra i rettili.

Adam sollevò il mento e chiamò il capo, appollaiato sulla roccia più alta: “Lukkom!”

Un battito corposo di ali segnò la sua discesa sino ai piedi dell’Uomo. Curvò il collo per asoltarlo.

“Organizza i tuoi, perchè presto dovrete uscire in missione.”

“Quale sarà il nostro compito, mio Signore?”

“Andrete su Nebret, l’ultimo mondo che, secondo i nostri informatori, possede ancora una zona di confluenza Allaghè. Lì avrete un solo scopo: prendeteli tutti.”

“E poi?”

“Me li consegnerete. Sceglierò quelli meno adatti al mio progetto e voi potrete nutrirvene, e farvi quel che vi pare. Più ne prenderete, più possibilità avrete di saziarvi con carne di Allaghè.”

Il Drago ruggì di soddisfazione. Il suo compiacimento si sparse in tutti gli altri rettili. La campana sembrò una cassa di risonanza per un vibrare possente e profondo.

“Partirete fra poco, quindi fatevi trovare in ranghi, al mio ritorno.”

“Saremo pronti, Signore.” Replicò Lukkom.

“Mio signore.”

Adam si voltò per ascoltare.

“Nabret, il pianeta di Vandall.”

“Vandall era un  Capo dei Draghi di Fuoco selvaggi. Non c’entra nulla con la vostra storia, Lukkom.”

“La sua leggenda ancora ammanta quelle zone.” Rispose a bassa voce.

“O vorresti dire la leggenda di Arkan e i Cavalieri Neri? Lukkom, mi sembri una delle fanciulle che divori! Arkan non esiste più come il suo antagonista, Vandall!” parlò l’Uomo serrando la mascella.

“Vandall e Arkan si combattereno per un Allaghè, il castello dei Draghi di Nabret cadde.”

“Stupide storie da quattro soldi, messe in piedi dalla resistenza umana di Nabret! Nabret è nostra, l’abbiamo presa da tempo, e non c’è ombra di Drago Selvatico, tantomeno di Cavalieri Neri. Ma se ti pisci addosso per un mucchio di favole, vedrò di conferirè con Alath per trasferirti a un compito più “domestico”, come  cavia da laboratorio.”

“Perdonatemi, mio Signore, sono stato insolente.” Si sottomise il Drago.

“Lascia perdere, e serra i tuoi ranghi come ti ho detto. Fra non molto andrete.”

L’ultima possibilità di reperire l’energia della Luce Blu, prima di attaccare Ayhurta. Adam era nervoso, se le spiate fossero inesatte tutto sarebbe saltato. I draghi attaccano di sorpresa, perché un Allaghè è molto più veloce di loro. Anzi, è l’entità più veloce in assoluto. Basta un solo bagliore della tua ombra per metterli in fuga. Hanno occhi grandi che arrivano più in profondità di qualsiasi altro sguardo esistente. Percepiscono le sottili alterazione dei campi elettromagnetici e della luce. Se non sei bravo a confonderti con i i fotoni dell’ambiente, verrai intercettato subito. La Luce Rosse ha una dote, il mimetismo. È l’unica cosa che può avvicinarsi a una fonte di Luce Blu senza essere avvistata subito.  Catturare un Allaghè è una pratica affinata dai Draghi selvatici, che attraverso incroci programmati l’hanno trasmessa al ceppo di Lukkom.

Alessandra Biagini Scalambra