LA TOMBA DEI RE VIVENTI

Aveva cominciato a levarsi un leggero vento che portava con sé l’odore della sabbia che ricopriva la maggior parte del terreno all’orizzonte. I due cavalieri in armi dell’Ordine Cavalleresco Reale si erano da tempo lasciati alle spalle le terre verdeggianti del territorio comunemente noto, fra i popolani, come Regno Senza Tempo ed ora potevano vedere innanzi a sé la piatta distesa che si apriva nell’area a sud-est di quella medesima zona, con quelle due vistose prominenze di natura artificiale che sorgevano dal terreno in lontananza: i Tumuli Gemelli Reali.

Gli uomini continuarono a cavalcare ancora per una buona oretta, quindi oltrepassarono un grosso masso e puntarono alla loro sinistra lungo il sentiero, fermandosi in prossimità di due statue di pietra alte più di 13 metri e dure come il granito che sembravano sorvegliare, come guardiani silenziosi, quell’ampio spazio apparentemente senza fine. Quelle erano le antiche sculture polverose le cui fattezze ricordavano i volti dei due fratelli guerrieri che erano divenuti, per primi, i Re di quello stesso Regno Senza Tempo. Ormai erano passati più di due secoli dalla nascita di quella linea di sangue reale, ma ovviamente i loro nomi erano ben presenti nelle menti di tutti ancor’oggi.

“E’ tempo di lasciare qui le nostre cavalcature, e proseguire a piedi verso gli ingressi…” disse Ehofn, il primo dei due cavalieri. Alto, di soli 19 anni e con i tratti del volto abbelliti da capelli biondi e occhi molto scuri, la sua armatura in maglia di catena decorata con applicazioni in acciaio risplendeva sotto il sole che già faceva sentire tutta la sua forza in quella prima parte del giorno. Il giovane fece una breve pausa, quindi si rivolse in tono formale nuovamente al suo compagno che gli stava di fianco “Dobbiamo portare i nostri rispetti alle tombe…”.

L’altro uomo, di nome Briley, annuì e scese da cavallo.

Non appena Ehofn si mosse verso i Tumuli Gemelli Reali in testa gli rimuginarono molti pensieri. Il cavaliere sapeva benissimo che quelle camere sepolcrali e cerimoniali, che apparivano dall’esterno come dei tipici tumuli a sommità quadrata, erano ritenute essere una coppia di strane tombe costruite molto tempo addietro dalla popolazione locale. Da un certo punto di vista, le loro caratteristiche, e tutte quelle decorazioni antiche graffiate dalla sabbia e dal vento ogni giorno, le facevano apparire più simili ad un edificio reale abitato che non a delle vere tombe. Oltretutto, si trattava delle strutture sepolcrali di più grandi dimensioni dell’intero continente… e ben a ragione.

Le persone avevano i loro motivi, probabilmente, quando dicevano di avvertire qualcosa di strano riguardo a questo posto, anche se di certo non avrebbero mai potuto immaginarne il perché, o come mai si sentissero a disagio, o agitati.

Gli ultimi due Re che erano stati sepolti qui, Yhecy ed Awud, erano ben noti a tutti ed avevano vissuto per circa 100 anni ciascuno, il che era davvero una ragguardevole età – ed una cosa degna di rilievo – almeno per tutti gli individui comuni. Ad ogni modo, queste terre avevano avuto da sempre una lunga storia di personaggi di sangue reale che erano stati dotati di una vita di durata considerevole: di fatto molti di loro avevano regnato per quasi tutta la loro esistenza. Ed anche questo era un fatto non da poco, ovviamente.

L’Ordine Cavalleresco Reale a cui i due uomini appartenevano era stato creato allorché la medesima linea di sangue reale aveva avuto inizio in questo paese, circa due secoli fa. Ed il rituale richiedeva espressamente che, ogni anno, nel primo anniversario della morte di un Re, dei cavalieri come loro dovessero recarsi qui, aprire gli ingressi alle camere funerarie ed entrare dentro in modo da poter ricevere ordini che giungevano espressamente dalle anime di quei regnanti deceduti, che si diceva dimorassero oramai nell’Aldilà. O, almeno, così riferiva l’antica tradizione…

E, sebbene tutto ciò potesse sembrare inusuale, la pratica era stata tenuta incessantemente in vita, risalendo al tempo in cui i primi Re del paese avevano creato il loro medesimo ordine cavalleresco. Fra i loro membri, esso ricomprendeva i più forti ed i più abili guerrieri del Regno che avevano da adempiere a questo importante compito, i quali, oltretutto, non potevano neppure essere inviati a combattere in una guerra, dato che non potevano mai mettere a repentaglio la loro vita. In un certo qual modo, dovevano essere protetti, sebbene in conclusione solo due – scelti di volta in volta fra i 40 cavalieri dell’Ordine – sarebbero stati autorizzati, al giusto momento, a raggiungere questo posto, dopo un lungo corso di addestramento che aveva lo scopo di rafforzare il proprio corpo ed anche le loro abilità mentali.

Ehofn si diresse verso il primo dei due Tumuli Gemelli Reali che stava sulla destra, mentre il riccioluto Briley si incamminò attraverso l’ingresso del secondo e vi scomparve dentro poco dopo. Non appena Ehofn si vide davanti agli occhi la fitta oscurità che avvolgeva tutta la camera sepolcrale, in cui solo un guizzo di luce dall’esterno sembrava forte abbastanza da potersi farsi strada all’ingresso, la sua attenzione si volse subito verso la tomba ove giaceva il corpo di Re Yhecy. Nonostante fosse interamente nascosta da uno spesso strato di pietra, la tomba aveva in alto una superficie levigata, e simile al vetro, creata appositamente con la magia, che rendeva il cadavere ben visibile. L’uso del legno e dei metalli – in quanto deperibili con il tempo – era rarissimo negli spazi interni di camere del genere, dato che erano fatte per perdurare nei secoli, e dunque la pietra regnava incontrastata. La pietra che sola poteva restare inalterata nei millenni, ovviamente.

Non ci volle molto ad ogni modo – una volta che l’uomo accese i bracieri cerimoniali di metallo presenti lungo il muro – prima che avvenisse qualcosa di molto strano. Una specie di stranissima sostanza vaporosa cominciò ad uscire dal sito della tomba all’improvviso, e si avvicinò velocemente al cavaliere, il quale restò molto sorpreso e non trovò neanche il tempo, né la prontezza di riflessi, per allontanarsi o imbracciare la sua spada in un gesto di difesa appena abbozzato.

La strana sostanza sconosciuta, che sembrava uscisse in qualche maniera proprio dalla testa del corpo del defunto Re, dapprima toccò le braccia ed il petto di Ehofn, quindi si intrufolò fino alla sua mente attraverso il naso. Ci fu un sussulto, un inspiegabile tremolio nelle gambe e nelle braccia dell’uomo. Alla fine di tutto ciò, ogni cosa cambiò!

Re Yhecy era stato riportato in vita! Il regnante che aveva vissuto per cent’anni su questa terra, governando assieme al fratello su tutto il Regno Senza Tempo, sapeva che il momento era giunto, e che il potere ultraterreno di cui era dotato – così come il gemello Awud – fin dalla giovane età aveva svolto il suo compito ancora una volta. Dopo che la morte era sopraggiunta, infatti, ed i suoi resti mortali erano stati posti in questo luogo, Re Yhecy sapeva benissimo che la sua mente aveva solo necessità di restare a riposo, per così dire, per un intero anno, così come era accaduto tutte le altre volte, di modo che potesse essere rigenerata e lui potesse prepararsi a camminare ancora una volta fra i vivi. Ed infine, allorquando i due uomini d’arme prescelti fra i membri dell’Ordine Cavalleresco Reale (quello stesso Ordine che lui e suo fratello Awud avevano istituito in passato per rifornire le loro menti immortali di nuovi giovani corpi di cui impadronirsi durante lo svolgimento del cerimoniale ) erano entrati nei Tumuli Gemelli Reali, le loro vivide energie vitali erano state sufficienti a riportare su questo mondo i vecchi Re ormai deceduti. Ed ora si sarebbe solo trattato di ritornare al galoppo verso i Troni Gemelli della loro capitale, e riappropriarsi del loro potere. E dei benefici ad esso connessi, ovviamente.

La mente del primo dei due regnanti si risvegliò lentamente mentre cercava di adattarsi al nuovo corpo vigoroso in cui si trovava adesso. Infine, i suoi ricordi, e tutti i suoi pensieri, ripresero a fluire interamente, sempre più velocemente, fintantoché l’uomo non ritornò completamente in sé. Ora si sentiva di nuovo in forze, ora era di nuovo vivo!

Alla fine di tutto ciò, il potere magico del defunto sovrano – che era appena penetrato nel cavaliere scelto come vittima predestinata – cominciò a modificare anche le sembianze esteriori di quel giovane corpo finché anche quel volto non risultò essere in tutto e per tutto corrispondente a quello di una delle due alte statue che si innalzavano nello spazio all’esterno. Adesso Yhecy era nuovamente in vita, e pronto a cominciare un nuovo lungo periodo di regno. La medesima trasformazione, come sapeva, doveva essere avvenuta anche nell’altra camera funeraria situata a fianco di questa tomba dove la mente di suo fratello Awud si era ovviamente già impadronita del corpo dell’altro cavaliere che era stato inviato qui oggi. Anche lui quindi era ritornato a camminare fra i vivi a scapito del povero giovane sacrificato a sua insaputa.  Un sacrificio necessario, per il loro bene, e per la saldezza del Regno nel tempo a venire, come ovvio…

Ora era dunque il momento di uscire fuori da quei polverosi Tumuli Gemelli Reali, lasciarsi alle spalle quel luogo e potersi reincontrare con suo fratello, approfittando dei cavalli dei malcapitati cavalieri qui giunti al fine di poter ritornare ai loro troni vuoti da un anno. Gli stessi troni da cui avrebbero presto governato con forza, e senza pietà, su tutti quanti per i prossimi cento anni…

Com’era sempre stato, d’altra parte, indipendentemente dalla volontà dei loro sudditi, dal lontano giorno in cui i due uomini erano venuti al mondo, e come sarebbe sempre avvenuto ovviamente…

Il sole caldo illuminava una nuvola che sembrava spostarsi molto lentamente. Che bellissima sensazione sentire i suoi raggi ancora una volta sul suo corpo! L’uomo volse la sua mente all’immagine della vecchia capitale che ben ricordava, le cui strade si accendevano di innumerevoli luci delle lampade ad olio nella notte. Presto, molto presto, avrebbe avuto inizio la strage di coloro che avevano osato solo lievemente distaccarsi dai loro insegnamenti, e dalle loro leggi, durante il breve tempo di un anno in cui erano stati assenti. Una sanguinaria tradizione che i due Re rinnovavano con forza tutte le volte che potevano…

Sergio Palumbo