CHIARA PALAZZOLO

Dopo la trilogia dedicata dei Ritornanti partita con Non mi uccidere, che presto verrà trasposto al cinema, Chiara Palazzolo torna alla letteratura fantastica con Nel bosco di Aus (Edizioni Piemme, 19 euro e 50), storia di streghe ma non solo, incentrata su Carla, una donna di mezz’età, lontanissima dagli stereotipi di eroina fantasy, un’insegnante e sposata con tre figli, che cambia casa andando a vivere vicino ad una foresta scoprendo un mondo che potrebbe distruggerla.

COSA HAI VOLUTO RACCONTARE IN QUESTO ROMANZO RISPETTO AI PRECEDENTI?

Nella trilogia dei Ritornanti parlavo della rabbia di una società che non dà prospettive e porta all’autodistruzione, qui parlo della fatica delle donne di oggi, non belle, non eroiche, normali, a destreggiarsi tra lavoro e famiglia in un mondo che non le aiuta. Io parlo di una donna atterrita da se stessa e da quello che man mano scopre su di sé.

IL BOSCO DI AUS DEL TITOLO ESISTE VERAMENTE?

Certo, l’immagine iniziale di Carla che si confronta con lui per la prima volta me l’ha data il bosco stesso, che ho visitato anni fa, una cascata verde all’interno di una gola di pietre e di rocce. Aus è un luogo primigenio, di una bellezza selvaggia, e ho pensato fin da quando l’ho visto che non mi avrebbe mai lasciato andare, ed è un bosco naturale, non quello addomesticato per le passeggiate e le gite domenicali. Il Bosco di Aus è l’ideale per raccontare l’idea della paura, paura di confrontarsi con se stessi e con gli altri, il simbolo della sostanza stessa della cosa, faccio dire a Carla “Ci sono due luoghi nello stesso sito, quello che il luogo appare e quello che il luogo è”.

QUANDO SI PARLA DI FANTASTICO, SI PENSA A UNO SCENARIO ALTRO DALLA REALTÀ.  MA STEPHEN KING HA SCRITTO CHE IL SOPRANNATURALE DOVREBBE COLARE COME ACQUA DAL FONDO DEL SACCHETTO. E PARLANDO DI VITA REALE, QUANTE VOLTE LE PERSONE ADULTE SI DICONO “MA È TUTTA QUI LA MIA VITA?”. TU RACCONTI UNA STORIA FANTASTICA PARTENDO DAL REALE, PERCHÉ?

La frase “Tutto qui?” all’interno di  una vita banale e superficiale, quando si dice o si pensa questo le possibilità cominciano a restringersi. Da questa frase inizia la paura per il resto, e per la mia protagonista Carla nasce però l’aspirazione per qualcosa di diverso, qualcosa che è in lei e che viene scatenato dall’incontro con il bosco.

LA TUA CARLA È UN’EROINA SUI GENERIS, NON È PARTICOLARMENTE CORAGGIOSA NÉ BELLISSIMA, E TUTTO IL TUO LIBRO È UNA STORIA AL FEMMINILE.

Carla è la protagonista di una storia realistica, è una di noi, che si trova in una situazione anomala, qualcuno ha scritto in giro che è fuori target all’interno della letteratura fantastica dove le protagoniste sono tutte adolescenti, e indubbiamente è coraggioso creare un’eroina fantasy quarantenne, sposata e con tre figli. Il mio romanzo vuole essere davvero fantastico, non una storia adolescenziale travestita da vicenda gotica.

TU PARLI DI STREGHE, ANDANDO CONTRO CERTI STEREOTIPI.

Io parto dalla tradizione popolare, che avevo già utilizzato per la trilogia dei Ritornanti con i personaggi dei Benandanti, stregoni friulani benefici che diventavano nella mia vicenda cacciatori di vampiri e zombie. Le mie streghe si rifanno a quelle della cultura popolare italiana, una tradizione che è stata in parte riesplorata a partire dal saggio Storia notturna di Ginzburg, dove si afferma che le streghe esistevano e non erano collegate con il diavolo come diceva l’Inquisizione.

TORNANDO AL BOSCO DI AUS, NEL TUO LIBRO CI SONO RIFERIMENTI A VARIE MITOLOGIE, CELTICA E NON SOLO, SI PARLA DEL TEMA DEL LABIRINTO. CHE INFLUENZA HANNO I MITI NEL TUO IMMAGINARIO?

Sono nata a Siracusa, i miti greci sono stati il mio primo pane. Il tema del labirinto come luogo iniziatico da cui bisogna uscire è presente in tutte le culture, e l’ho riportato scegliendo il Bosco di Aus come luogo chiuso da cui bisogna entrare ed uscire. Nel labirinto si incontrano le proprie paure, solo superandole si può uscire.

COME VEDI LA LETTERATURA FANTASTICA OGGI, SOPRATTUTTO QUELLA PER GIOVANI, DOVE PARE CHE DOPO I VAMPIRI LA PROSSIMA FIGURA PROTAGONISTA SARÀ QUELLA DELLE FATE?

Oggi il mercato della letteratura fantastica è complicata e si vuole essere rassicuranti, soprattutto per i più giovani. Io non sono rassicurante, comunque le fate di oggi non sono le vere fate della tradizione, sono la rilettura disneyana della figura della fata, le vere fate sono oscure, basti pensare alla più famosa di loro, Morgana. Dare ai ragazzi libri zuccherosi e compiacenti, sia pure di genere fantastico, significa voler mantenere lo status quo. Le vere fiabe sono sconcertanti ed inquietanti, e le vere fate sono terribili.

Elena Romanello