UN CHIEN ANDALOU

Uscito nel 1929, Un chien andalou è tra le più celebri, impressionanti e indecifrabili pellicole mai realizzate. Si tratta di un cortometraggio horror (ma ne siamo sicuri?) tra sogno, delirio e allucinazione nato dall’incontro tra due grandi personalità artistiche: quella del regista Luis Buñuel e quella del pittore Salvador Dalí, qui in veste di sceneggiatore, interprete e produttore. Definirlo surrealista o avanguardista non basterebbe a spiegare il senso di destabilizzazione che provoca nello spettatore.

Scritto e realizzato in appena due settimane sulla scorta delle suggestioni oniriche del regista e del pittore, ha regalato al cinema una delle scene più terrificanti di sempre: un uomo, interpretato dallo stesso Buñuel, taglia in due con un rasoio l’occhio della donna con la quale convive. Una sequenza iconica più volte citata da altre arti, dal cinema stesso alla musica.

A firmarne la trasposizione a fumetti per Nicola Pesce Editore, sia nei testi che nei disegni, è Andrea Cavaletto, già sceneggiatore di “Dylan Dog” e “Martin Mystère”. A distanza di anni, l’autore riprende in mano carboncino e solventi per trasferire sulle pagine ogni singolo fotogramma di questo capolavoro. Ne esce fuori un affascinante adattamento per cultori e amanti del genere e per chiunque voglia provare una piacevole sensazione di straniamento.

In UN CHIEN ANDALOU ((64 pagine; 16,90 euro) un uomo affila un rasoio guardando la luna, poi torna a casa e con esso trancia l’occhio della donna che vive con lui, in una delle scene più raccapriccianti mai viste nel cinema. Una girandola di assurdità, stranezze, deliri onirici: elementi tipici del surrealismo, che rappresentano l’inafferrabilità dell’esistenza.

Con questo volume Edizioni NPE ha il piacere di presentare la trasposizione a fumetti, sequenza per sequenza, del capolavoro del cinema surrealista di Luis Buñuel, prodotto e interpretato assieme a Salvador Dalí.

Leggiamo dall’introduzione dell’autore: “La prima volta che sentii parlare del famoso cortometraggio surrealista Un chien andalou (“Un cane andaluso”), ero un ragazzino. Lessi di questo film sull’Enciclopedia dell’Orrore allegata al primo speciale estivo di «Dylan Dog», e la foto che campeggiava nella pagina, con il primo piano di un occhio tagliato da un rasoio, mi colpì e mi turbò tantissimo. Decisi che volevo vederlo, ma all’epoca non era di facile reperibilità, così lasciai perdere. Ma non me ne dimenticai. Quel fotogramma mi era restato impresso nella mente. Ebbi finalmente occasione di recuperare una VHS alla fine del liceo. Che soddisfazione, anche se, ammetto, non ci capii nulla! Non avevo afferrato il senso, eppure la scene del film, non solo quella dell’occhio, ma molte altre, mi avevano affascinato. Era come se fossi stato protagonista di un sogno/incubo a occhi aperti. Una sensazione che mi capita di avere solo quando guardo alcuni film di David Lynch. Non lo riguardai più, ma era ormai rimasto dentro di me. Da allora, iniziai a cullare la piacevole idea di farne un mio adattamento a fumetti, con lo stile che mi contraddistingue e che ho perfezionato nel corso degli anni, una complicata e sperimentale tecnica di mia invenzione che prevede l’utilizzo massiccio di carboncino mixato con solventi e photocomposing. Col tempo, ho preferito dedicarmi principalmente alla scrittura, lasciando da parte l’arte e il disegno, accantonando quindi anche l’idea di realizzare questo mio piccolo sogno adolescenziale. Ma il Destino è uno strano animale, che ti sfugge e poi ti insegue, quando meno te lo aspetti…”.

A cura della redazione