IL BAMBINO DI POLVERE

La Francia è un paese dove si legge e si scrive molta narrativa di genere fantastico, oltre a tradurne: ma la grande mole di romanzi di genere di terra franca non sempre arriva fuori dai confini in traduzione, a differenza degli onnipresenti libri britannici e a stelle e strisce.

Oscar Fantastica propone un titolo fantasy d’Oltralpe, IL BAMBINO DI POLVERE di Patrick K. Dewndey, inglese di nascita ma francese d’adozione fin da bambino, e infatti scrive in questa lingua.

Si tratta del primo libro di una saga ambientata in un mondo simile a quello reale europeo tra Medio Evo e età moderna, dove si svolge una tragica e appassionante storia di formazione, molto realistica e poco fantasy, ma non per questo meno appassionante.

In un luogo di campagna con come unico orizzonte il fiume Brune crescono quattro piccoli orfani, Syffo, Merlo, Cardù e Brindilla, ospiti della vedova Tarron come aiutanti nei campi. La loro vita è dura ma tutto sommato felice, ma fuori da lì esiste un mondo che chiama a gran voce e che un giorno arriverà a loro, sconvolgendo tutto.

Un giorno d’estate dell’anno 621 di quel mondo, nel borgo di Corna-Brune giunge la notizia della morte del re Bai Solistero, responsabile dell’unificazione del territorio, ora messa a rischio da una guerra, che travolgerà anche il mondo dei quattro amici cresciuti nei campi, felici di quello che avevano e senza pensieri.

Chi racconta la storia è Syffo, sorpreso a rubare una frittella e per questo costretto a lavorare per il temuto Hesse, la prima lama dell’Alto-Brune. Accanto a lui il ragazzo inizierà il suo viaggio avvincente, diventando servo, spia, apprendista chirurgo e alla fine anche lui un guerriero, tra accuse di stregoneria, omicidio e tradimento, carcere, per quella che è la prima parte delle sue avventure, che termina con un cliffhanger.

IL BAMBINO DI POLVERE è un fantasy anomalo, con pochi elementi del fantastico, in un mondo che piacerà ai fan di Martin, anche se tutto viene visto dalle classi più povere: tra i modelli letterari che il libro evoca, ci sono nomi classici come Hugo e Dickens, per la capacità di parlare dei più umili e non solo di nobili, reali e comandanti dell’esercito. Un titolo interessante, da cui partire e per i prossimi capitoli delle disavventure di Syffo e per magari scoprire altre voci fantasy francesi.

Elena Romanello