FRANCO FERIOLI

Arriva sulla Zona Morta Franco Ferioli a presentare la sua ultima opera, che saprà condurci verso… la Galassia Writing!

TRA BAD ART, PALESTINA, BANSKY E LA GALASSIA WRITING… UN  VELOCE APPROFONDIMENTO?

Giusto definirla Zona Morta: la Galassia Writing e la Bad Art di Banksy “è stata morta” a Ferrara e a Palazzo dei Diamanti si è celebrato un funerale di stato pagato con soldi pubblici e con il ricavato dei biglietti di coloro che avrebbero ricevuto in cambio molto di più visitando la pagina Instagram dell’artista inglese al costo di una connessione telefonica.

Pietro Folena (Metamorfosi), Vittorio Sgarbi (fautore) e Gianluca Marziani (curatore) hanno auto-assunto stessi ruoli e medesimi destini dei naufraghi della fregata francese Medusa dipinti da Théodore Géricault e ripresi dallo stesso Banksy mentre alla deriva su una zattera di fortuna semiaffondata, tentano di salvarsi in un gioco al massacro che non consente di capire se sia il primo a lanciare un salvagente bucato al secondo o quest’ultimo a stringere un cappio attorno al collo del terzo, facendo assumere all’evento “Un Artista Chiamato Banksy” l’aspetto di una delle più grandi truffe dell’arte moderna contemporanea contemporaneamente rifilata sia al pubblico che all’artista.

E il tutto in assenza di Moni Ovadia, nominato, guarda caso, a dirigere il Teatro Comunale dopo la chiusura di una mostra che non ha mostrato o detto nulla di ciò che lui modula, ovunque tranne che nella Ferrara che lo stipendia, come leit motiv del suo ruolo di artista-intellettuale ebreo antisionista.

Concepito come catalogo non ufficiale volutamente apocrifo, PALESTINE BAD ART: MASSIMA DESTINAZIONE DEL WRITING, edito da La Carmelina, è nato dall’esigenza di fare controinformazione in merito a quanto non espresso dalla mostra più fake della storia dell’arte allestita in una galleria municipale di fama internazionale conseguita per motivi, metodi e meriti diametralmente opposti.

L’uso strumentale degli artisti in chiave personalistica fa emergere il ruolo del culturale contro la cultura, il valore della quantità contro la qualità, il vantaggio del privato contro il pubblico.

L’opera d’arte, ridotta a variabile decorativa, diviene illustrazione artificiale del pensiero a-critico.

La mostra espositiva declina in mostra propagandistica da “leggere” per farsi eleggere, diviene evento che scorre lungo saggi più o meno appropriati, più o meno approfonditi, più o meno «saggi».

Risalta inoltre quello di sensale come unico compito del curatore e attribuisce il merito della paternità a demagoghi populisti, clientelari che riducono la cultura pop, cioè popolare, a sottocultura oscurantista e populista.

Nel Graffitismo e nella Street Art è il contesto a semantizzare l’opera.

O meglio, sono le relazioni tra l’opera e il suo contesto a creare nuovi circuiti di energia semantica.

La Bad Art – l’arte cattiva di Banksy e la cattiva arte dei writers – cioè quel tipo di arte d’avanguardia di protesta, iconoclasta, clandestina, anonima, gratuita e pubblica che rifiuta il concetto classico ed accademico di fine arts – belle arti da destinare ai musei o alle gallerie, per imporre quello di arte di strada e di arte di frontiera, in Israele – da intendere e leggere sotto la voce PALESTINA – ha trovato il suo spazio, il suo tempo e il suo Tempio sugli oltre 700km di pareti di cemento armato alte 8 metri che al presente formano il Muro di Separazione e/o il Muro dell’Apartheid.

Ecco quello che non ha mostrato la non mostra e che il libro ha tentato di evidenziare.

FERIOLI, DA SEMPRE NEL CUORE DI CERTA AVANGUARDIA VIRTUOSA A 360°, FACCIAMO UNO ZOOM SUL TUO PLURIDECENNALE E SPESSO CONTROMEDIATICO ANCHE VOYAGE POSTARTISTICO…

Visto che fai riferimento a questioni jurassiche, sarei tentato di partire dalla preistoria degli anni Ottanta e citare il Neopallio di Dinosauro come ispiratore dell’esperienza multimediale del THC Polimedia, un gruppo antesignano delle attuali crews che ha proposto la tua pre-visione di poeta futurista… ma una serie sorprendente di assist, autogol ed effetti boomerang della politica ferrarese mi hanno ultimamente risintonizzato sul Pollo Loco Show: un’idea multimediale/marchio registrato di Glaucia Zanichelli basata sul disegno di un pollo preparato per essere cotto a puntino, presentata a Ferrara nel 1994, poi esportata in Brasile e infine riproposta nel 2004 come mirabile metafora della Pollitica Ferrarese con due elle, cioè di quel  complesso di attività riguardanti una comunità di uomini e di donne votanti, trattati come polli da allevamento e nutriti con gustosissime ricette a base di prelibato becchime pollitico.

Abbiamo già rispolverato tutto, costituito un’apposita associazione, la Pollo Loco Fe Academy e se la commissione per l’attribuzione del Primo Premio Pollo Loco Award al pollitico che ha reso i maggiori servizi nell’ambito dell’industria della Pollitica Ferrarese è ancora al lavoro e in ritardo sulle nomination ciò dipende dal fatto che sono tali e tanti i nomi dei candidati che stiamo già pensando di conferire più premi, forse addirittura a cadenza mensile o quindicinale, suddividendoli per categorie di merito, di competenza e di ruolo e di conseguenza vorrei estendere a Te e ad altri l’invito a presiedere le ulteriori commissioni che dovranno comporsi e riunirsi in un clima di crescente attesa e grande pressione.

PIÙ IN GENERALE, L’ATTUALE ERA DEL VIRUS, COME LA VEDI, RESTERÀ UN RISCHIO QUASI COME A SUO TEMPO L’ERA NUCLEARE?

Più che in relazione a quella nucleare, l’attuale era del virus la vedrei del tutto simile e conseguente all’era dell’11 settembre.

Anche se in tutti i casi si tratta di guerre, cioè di guerra mondiale, di guerra contro il terrorismo o di guerra contro il Covid 19, è solo negli ultimi due casi che sono state imposte misure di sicurezza che hanno modificato l’ambiente umano e limitato le libertà personali in maniera radicale, totale e planetaria.

Scopare a favore della verginità, uccidere a favore della pace, è come convincersi che le aziende farmaceutiche operino non per il profitto ma a favore della salute pubblica: se così fosse i vaccini dovrebbero essere liberati dai brevetti e offerti gratuitamente, o a costo minimo, a tutti.

Mi sembra però che solo Cuba stia facendo ciò e che nonostante il blocco degli Stati Uniti, riesca a sviluppare così tanto la sanità e la ricerca pubblica da inviarci brigate di medici e da sperimentare quattro tipi di vaccini: forse è anche per questo che è di nuovo sottoposta a nuovi embarghi e attacchi mediatici da parte di vecchi e nuovi nemici diversamente nauseabondi come ad esempio Roberto Saviano.

Il dato di fatto impossibile da negare o da annegare nella schematizzazione tra complottisti/negazionisti da un lato e anticomplottisti/antinegazionisti dall’altro, è che la “pandemia” da Coronavirus Covid 19 si è dimostrata un’occasione storica unica per incrementare e moltiplicare profitti sviluppando la produzione e la vendita di strumenti e tecnologie militari.

La dilagante militarizzazione del settore più colpito dalla crisi pandemica, la sanità, l’uso a 360 gradi delle forze armate e di polizia per gestire lo “stato di guerra sanitaria” dichiarato contro il Covid-19, hanno fornito le condizioni e il consenso generale per favorire un’emorragia di risorse pubbliche destinate alle spese militari e al rafforzamento dell’ampio contesto dell’apparato di difesa, di controllo e di sicurezza a favore di un inestricabile complesso militare-finanziario-industriale-scientifico che asserve e asservirà chissà per quanto tempo ancora, ogni singolo essere umano.

Se il Covid 19 dovesse poi rivelarsi un fenomeno artificiale, una macchinazione e un complotto, la guerra sarebbe il capolavoro, il virus l’arma perfetta e il rischio maggiore sarebbe di dover riconoscere che anche la sua narrazione, cioè il linguaggio scelto per la persuasione delle masse, non possa che essere anch’esso, come ha sempre sostenuto William S. Burroughs e cantato Laurie Anderson, una malattia epidemica che si trasmette per via orale: da “Language is a virus” a “Language is the virus”.

In tal caso breve e scontato sarebbe anche il passo felpato da Alain Resnais a John Foxx, dalla Nouvelle Vague agli Ultravox, da Hiroshima… a Wuhan Mon Amour. Ha Ha Ha…

Roberto Guerra