LA’, DOVE FINISCE IL FIUME (ALLE CINQUE E MEZZO DELLA SERA)

Anatolij Dneprov è lo pseudonimo di Anatolij Petrovič Mickevič (1919 – 1975). Fisico russo di origine ucraina, membro dell’Accademia Sovietica delle Scienze, Dneprov ebbe una parallela attività di scrittore di fantascienza. In questo campo trattò soprattutto tematiche come l’antimateria e la cibernetica.

“Tam, gde koncaetsja reka” è una sua novella pubblicata nel 1966. L’anonimo io narrante racconta di come sia diventato la cavia di un audace esperimento fisico.

La prima parte è raccontata in un flusso di coscienza all’apparenza casuale, e il protagonista racconta fatti ricorrenti della sua vita quotidiana, gli incontri fugaci con una ragazza che incontra ogni giorno, di cui è innamorato senza conoscerla, la sua attività come cavia umana nel laboratorio di fisica guidato dal professor Gorgadze, e del perché sia stato scelto: la sua straordinaria capacità di cogliere i particolari nella realtà circostante. Il racconto del protagonista non segue un filo cronologico, e il lettore è preso in un vortice di sensazioni e di emozioni più che di eventi, scritto in uno stile più onirico che introspettivo o analitico, ma nondimeno coinvolgente ed emozionante.

Nella seconda parte scopriamo in cosa consiste l’esperimento. Al protagonista viene affidato uno strumento detto “stroboscopio temporale” e il suo compito è scendere in strada e azionarlo alle 5 e 30 del pomeriggio. La macchina blocca lo scorrere del tempo e il protagonista deve sfruttare il suo spirito di osservazione per vedere e descrivere quello che succede in quel “tempo interrotto”. E la seconda parte diventa un caleidoscopio in cui la realtà si frammenta in un prisma di microvariazioni in cui gli stessi personaggi, gli stessi eventi si diversificano frantumandosi in mille alternative di se stessi, sfidando le leggi della fisica, o forse modificando le capacità dei 5 sensi del protagonista, o forse trasportandolo non in uno ma in più universi alternativi. In questa seconda parte la prosa di Dneprov cattura il lettore con una straordinaria potenza immaginifica e visionaria, che ricorda la pittura e la poesia surrealista, ma che in qualche modo anticipa anche i loop visivi del film “Tenet” (id., 2020) di Christopher Nolan, superandolo però in fantasia e in casistica, andando molto più al di là di una semplice “inversione” degli eventi.

Il titolo originale significa “Là, dove finisce il fiume”, ma la sua edizione italiana s’intitola “Alle cinque e mezza della sera”, pubblicata nel volume “La nuova arma”, Edizioni FER, 1967.

Mario Luca Moretti